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RePowerEU, il piano dell’UE per ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi, diversificare l’approvvigionamento energetico a livello dell’UE e accelerare la transizione verde, potrebbe dover affrontare sfide pratiche significative, avverte la Corte dei conti europea in un parere pubblicato recentemente. In particolare, secondo la Corte, il successo di REPowerEU dipenderà da azioni complementari a tutti i livelli e dalla garanzia di finanziamenti per circa 200 miliardi di euro.

Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, il Consiglio europeo ha deciso che l’UE dovrebbe eliminare completamente la sua dipendenza dalle importazioni russe di gas, petrolio e carbone il prima possibile. La Commissione Europea ha quindi presentato il piano REPowerEU, volto ad aumentare la resilienza del sistema energetico dell’UE riducendo la sua dipendenza dai combustibili fossili e diversificando gli approvvigionamenti energetici a livello di UE. Questo obiettivo sarà attuato attraverso la Recovery and Resilience Facility (RRF): le misure a sostegno dell’obiettivo saranno incluse nei capitoli REPowerEU dei piani nazionali di ripresa e resilienza.

“L’invasione russa dell’Ucraina ha acceso i riflettori sulla nostra dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone e l’UE aveva assolutamente bisogno di agire e rispondere rapidamente alle crescenti preoccupazioni in materia di sicurezza energetica “, ha affermato Ivana Maletić, membro della Corte dei conti europea responsabile del parere. “Ma la nostra opinione è che REPowerEU, nella sua forma attuale, potrebbe non riuscire a identificare e attuare rapidamente i progetti strategici dell’UE con un impatto immediato e massimo sulla sicurezza e l’indipendenza energetica dell’UE“.

REPowerEU potrebbe non rivelarsiall’altezza delle proprie ambizioni
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C265 dell’11 luglio informa della relazione della Corte dei Conti europea su «Leader e lo sviluppo locale di tipo partecipativo facilitano l’impegno a livello locale, ma i benefici supplementari apportati non sono ancora dimostrati a sufficienza».

LEADER è l’approccio partecipativo e dal basso verso l’alto dell’UE per coinvolgere le comunità locali nello sviluppo dei progetti e nei processi decisionali, informa la Corte dei Conti.

Implica costi e rischi aggiuntivi rispetto ai programmi di spesa principali dell’UE (dall’alto verso il basso).

La Corte ha esaminato se l’approccio LEADER offrisse vantaggi che ne giustificassero i costi e i rischi aggiuntivi e ha riscontrato che più di un decennio dopo, sono stati apportati miglioramenti in alcune aree e che l’approccio LEADER facilita l’impegno locale.

Tuttavia, ci sono ancora poche prove che i benefici superino i costi e i rischi sostenuti. La Corte raccomanda che la Commissione europea valuti in modo completo i costi e i benefici di LEADER e valuti l’approccio di sviluppo locale di tipo partecipativo.

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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C258 del 5 luglio pubblica l’avviso della pubblicazione della Relazione speciale 14/2022 della Corte dei Conti europea: “La risposta della Commissione alle frodi nella politica agricola comune – È ora di affrontare il problema alla radice”.

Le frodi ledono gli interessi finanziari dell’UE e impediscono alle risorse dell’UE di raggiungere gli obiettivi strategici, scrive la Corte dei Conti. Nella presente relazione, la Corte fornisce una panoramica dei rischi di frode cui è soggetta la politica agricola comune (PAC) e valuta la risposta della Commissione alle frodi nella PAC.br>
La Corte conclude che la Commissione europea ha risposto ai casi di frode nella spesa della PAC, ma non è stata sufficientemente proattiva nell’affrontare l’impatto del rischio dell’accaparramento illegale dei terreni sui pagamenti della PAC, nel monitorare le misure antifrode degli Stati membri e nello sfruttare il potenziale delle nuove tecnologie.

La Corte raccomanda alla Commissione di intraprendere azioni volte ad approfondire le sue conoscenze sui rischi di frode e sulle misure antifrode per poi intervenire sulla relativa valutazione, nonché di rafforzare il suo ruolo nel promuovere l’uso delle nuove tecnologie per la prevenzione e l’individuazione delle frodi.

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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C246 del 29 giugno pubblica l’avviso della Relazione speciale della Corte dei Conti europea «I dati nella politica agricola comune – Per valutare la PAC non si sfruttano le potenzialità dei big data»

La Corte scrive che “se si vuole utilizzare un approccio basato su dati probanti per adottare decisioni sulle politiche vi è bisogno di vari dati provenienti da fonti diverse e di una successiva analisi”.

La Corte ha valutato se la Commissione stia facendo buon uso dei dati e delle tecniche di analisi dei dati per la concezione, il monitoraggio e la valutazione della PAC, politica a cui viene destinato oltre un terzo del bilancio dell’UE.

La Corte ha riscontrato che la Commissione ha adottato diverse iniziative per sfruttare meglio i dati esistenti. Permangono tuttavia alcuni impedimenti che non consentono di utilizzare al meglio i dati raccolti. Ostacoli quali la mancanza di standardizzazione e le limitazioni dovute all’aggregazione dei dati riducono la disponibilità e l’utilizzabilità dei dati stessi. La Corte formula una serie di raccomandazioni, tra cui quella di migliorare l’utilizzo dei dati disaggregati forniti dagli Stati membri.

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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C236 del 0 giugno informa della Relazione speciale 15/2022 della Corte dei conti europea: Le misure volte ad ampliare la partecipazione a Orizzonte 2020 sono state ben concepite, ma un cambiamento sostenibile dipenderà per lo più dalle autorità nazionali.

Per colmare il divario in termini di innovazione, Orizzonte 2020 ha introdotto specifiche “misure di ampliamento” volte a sostenere gli Stati membri che registrano ritardi nel settore della ricerca e dell’innovazione (R&I). La Corte ha verificato se tali misure fossero adatte allo scopo.

La conclusione a cui è giunta la Corte dei Conti è che le misure di ampliamento sono state ben concepite per ovviare alla limitata partecipazione ai programmi quadro in materia di R&I da parte dei paesi “getto dell’ampliamento”; tuttavia, per conseguire cambiamenti sostenibili occorre un impegno a livello nazionale. La capacità del Meccanismo di sostegno delle politiche di indurre tali cambiamenti è stata limitata.

La partecipazione alle misure di ampliamento non è stata uniforme ed i progetti finanziati, pur iniziando a mostrare risultati promettenti, incontrano problemi per quanto riguarda i finanziamenti complementari e la sostenibilità.

La Corte raccomanda alla Commissione europea di accrescere l’utilizzo del Meccanismo di sostegno delle politiche, mirare ad una partecipazione maggiormente bilanciata alle misure di ampliamento, facilitare la disponibilità di finanziamenti complementari per progetti, rafforzare la capacità dei beneficiari di sfruttare i risultati dei progetti e potenziare il monitoraggio.
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C231 del 15 giugno informa che la Corte di Conti europea ha pubblicato la Relazione speciale sul tema «Libera circolazione nell’UE durante la pandemia di COVID-19 – Il controllo dei controlli alle frontiere interne è limitato, e le azioni intraprese dagli Stati membri non sono coordinate»

“Il diritto dei cittadini dell’UE di circolare liberamente nel territorio degli Stati membri dell’UE è una libertà fondamentale dell’Unione europea”, scrive la Corte dei Conti. La Corte ha esaminato la supervisione della Commissione sui controlli alle frontiere interne Schengen e sulle restrizioni di viaggio imposte dagli Stati membri durante la pandemia di COVID-19, nonché gli sforzi intrapresi a livello dell’UE per coordinare tali restrizioni fino alla fine di giugno 2021.

La Corte ha concluso che limitazioni del quadro giuridico hanno ostacolato il controllo da parte della Commissione delle restrizioni alla libera circolazione imposte dagli Stati membri. Inoltre, la Commissione non ha esercitato un controllo adeguato per garantire che i controlli alle frontiere interne fossero conformi alla normativa Schengen. Nonostante le iniziative della Commissione, le restrizioni di viaggio degli Stati membri erano per lo più non coordinate.

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La Gazzetta ufficiale C218 del 2 giugno pubblica la Relazione speciale della Corte dei Conti europea n. 8/2022 “Il sostegno del FESR a favore della competitività delle PMI – Le debolezze nell’impostazione riducono l’efficacia dei finanziamenti”.

La Corte ha valutato se il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) ha contribuito a migliorare la competitività delle piccole e medie imprese (PMI) nel periodo 2014-2020 ed ha riscontrato che gli Stati membri miravano a finanziare un gran numero di PMI piuttosto che prendere di mira i fattori chiave che limitano la competitività delle PMI.

La maggior parte dei bandi ha finanziato investimenti produttivi specifici senza alcun impatto duraturo sulla competitività. I progetti sono stati per lo più aggiudicati attraverso procedure di selezione e sovvenzioni non competitive.

Il sostegno, continua la Corte, ha stimolato la volontà delle PMI di investire, anche se molte avrebbero effettuato gli stessi investimenti senza finanziamenti pubblici. In alcuni casi, il sostegno ha influito negativamente sulle prospettive economiche di altre PMI che competono negli stessi mercati. La Corte dei conti conclude raccomandando di migliorare la progettazione degli inviti per le PMI, rivedere le procedure di selezione del FESR per l’assegnazione delle sovvenzioni e dare priorità all’uso degli aiuti rimborsabili.

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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C210 del 25 maggio informa della pubblicazione della Relazione speciale della Corte dei conti europea «Proteggere il bilancio dell’UE – Lo strumento dell’esclusione va utilizzato meglio»

La “lista nera” è una misura volta a prevenire le frodi. Attraverso la sua banca dati EDES, l’UE cerca di escludere le controparti inaffidabili, come quelle coinvolte in frodi, corruzione o altre irregolarità, dalla ricezione di fondi pubblici.

La Corte dei Conti europea ha valutato se la lista nera viene utilizzata in modo efficace per proteggere il bilancio dell’UE ed ha concluso che il sistema attuale non è efficace in quanto non esiste un insieme coerente di obblighi per le diverse modalità di pagamento.

Inoltre, per i fondi gestiti dagli Stati membri, l’uso dei sistemi di esclusione non è obbligatorio. Responsabilità frammentate e carenze nell’identificazione delle controparti escludibili portano a pochi casi nella lista nera EDES. Raccomandiamo quindi di estendere l’uso di EDES ai fondi gestiti dagli Stati membri, dove attualmente si applica un mosaico di obblighi legali sull’esclusione.

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