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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, ma mette anche in guardia dai rischi: se attuate troppo rapidamente, le soluzioni digitali potrebbero portare all’esclusione di gran parte della popolazione dell’UE. La tecnologia digitale non deve sostituire il ruolo dell’essere umano, ma deve invece integrarlo e, al tempo stesso, deve essere inclusiva e proteggere le categorie vulnerabili come le persone anziane.

Lo rende noto il sito del CESE.

Molti europei non dispongono ancora di competenze digitali e la maggior parte delle amministrazioni nazionali non ha ancora attuato soluzioni digitali, precisa il CESE Porre come condizione per l’accesso ad alcuni servizi di interesse generale il possesso di un’identità digitale potrebbe portare a una situazione svantaggiosa per tutti: un numero significativo di europei potrebbe vedersi negato il diritto di accedere a tali servizi.

Il parere del CESE adottato nella sessione plenaria di luglio suona un campanello d’allarme. I nuovi strumenti di governance introdotti dalla rivoluzione digitale e industriale non devono essere oppressivi e subordinare la vita quotidiana dei cittadini all’adesione a sistemi tecnologici digitali controllati in modo non democratico.

Le soluzioni digitali, continua il Comitato, apportano benefici se integrano il ruolo dell’essere umano Gli europei sono in genere propensi ad avvalersi delle soluzioni tecnologiche digitali: queste sono spesso utili per snellire le procedure amministrative e contribuiscono a gestire una serie di altre questioni nella vita quotidiana. Una popolazione in possesso di competenze digitali può utilizzare un’identità digitale per beneficiare di un accesso semplificato ai servizi forniti dagli enti pubblici o dalle imprese.

Tuttavia, scrive il comunicato del CESE, dall’entrata in vigore, nel settembre 2018, della sezione del regolamento (UE) relativa all’identificazione elettronica, solo 14 Stati membri hanno comunicato di disporre di almeno un sistema di identificazione elettronica. Questo significa che solo il 59 % dei residenti dell’UE ha accesso a sistemi di identificazione elettronica sicuri e affidabili a livello transfrontaliero, e solo sette di questi sistemi sono pienamente compatibili con i dispositivi mobili e rispondono alle attuali aspettative degli utenti.

Secondo il CESE, le soluzioni tecnologiche digitali come l’identità digitale, i sistemi di pagamento digitale e l’integrazione nelle piattaforme di realtà virtuale e aumentata dovrebbero rimanere strumenti complementari e non dovrebbero sostituire completamente e in maniera iniqua altre pratiche che sono state sviluppate e perfezionate dall’essere umano nel corso di migliaia di anni.

Il Comitato sottolinea inoltre che le soluzioni tecnologiche digitali dovrebbero essere soggette al controllo democratico e che i dati dei cittadini dovrebbero essere protetti raggiungendo la sovranità digitale dell’UE, vale a dire che i dati creati nell’UE siano conservati in sistemi di archiviazione situati nell’UE.

Il controllo umano e i diritti umani sono pertanto i due pilastri alla base di una transizione digitale equa.

Per garantire un accesso equo alle opportunità offerte dalla digitalizzazione, afferma il Comitato, l’UE ha bisogno di un sistema di istruzione solido, con programmi di alfabetizzazione digitale e di transizione digitale per la sua forza lavoro. In tutti gli Stati membri devono essere avviati programmi specifici, oltre a programmi di apprendimento permanente in ambito digitale, tutorial riguardanti il linguaggio settoriale e formazioni pratiche.

Le disparità in materia di digitale tra gli Stati membri sono in aumento e questo preoccupa il Comitato, che è particolarmente sensibile alla mancanza di protezione delle categorie vulnerabili e sollecita nuovamente a promuovere un’UE che sia fondata sull’inclusione digitale, in cui nessuno sia lasciato indietro, e dove venga riservata particolare attenzione alle generazioni più anziane.

Per realizzare in modo democratico una società digitale giusta e accettata dai cittadini dell’Unione, è fondamentale coinvolgere pienamente le organizzazioni della società civile.

Qualsiasi iniziativa volta a integrare i cittadini nel sistema di identità digitale dell’UE, afferma il Comitato, dovrebbe essere fondata su valutazioni d’impatto e indagini sociologiche approfondite, e la decisione finale dovrebbe essere presa unicamente con il consenso informato e liberamente espresso dai cittadini stessi.

La Commissione europea, secondo il Comitato, dovrebbe effettuare valutazioni d’impatto su diversi aspetti: per esempio, l’impatto della digitalizzazione e dell’automazione dell’interazione umana sulla qualità della vita e sulle condizioni di lavoro, in particolare in termini di relazioni umane, come aumento della solitudine, problemi di salute mentale, diminuzione dell’intelligenza cognitiva ed emotiva e maggiore rischio di alienazione sociale.
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La Commissione Europea e il Comitato Economico e Sociale Europeo lanciano l’invito a manifestare interesse per partecipare al 7 ° meeting del Forum Europeo sulla Migrazione, che si terrà dal 20 al 21 ottobre 2022 a Bruxelles.

Il Forum Europeo sulla Migrazione è una piattaforma di dialogo tra la società civile e le istituzioni europee su temi relativi a migrazione, asilo e integrazione dei cittadini di paesi non comunitari.

Il 7° incontro della FEM sarà incentrato sul tema dell’inclusione giovanile e tratterà in particolare:
l’accesso dei giovani migranti all’istruzione e alla formazione;
sfide e misure specifiche riguardanti l’integrazione dei giovani rifugiati;
migrazione legale: mobilità giovanile, sia nell’ambito della mobilità scolastica che lavorativa dei giovani; promuovere la partecipazione e l’impegno dei giovani migranti.

L’evento avrà un approccio interattivo e partecipativo. Il fulcro dell’evento consisterà in workshop, isole di discussione e altre opportunità per partecipare al dibattito. Tutti i partecipanti dovranno contribuire alle discussioni e lavorare in gruppo. Per alcune sessioni sarà fornita interpretazione in diverse lingue ma la lingua di lavoro nelle sessioni del workshop sarà l’inglese ed è quindi altamente raccomandato che i partecipanti abbiano una buona padronanza dell’inglese.

Gli enti locali e regionali interessati a partecipare sono invitati a inviare un’e-mail a civex@cor.europa.eu entro il 30 agosto 2022 .

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La Gazzetta ufficiale C275 del 18 luglio pubblica il Parere del Comitato economico e sociale europeo (CESE) sul tema «L’impatto della COVID-19 sui diritti fondamentali e lo Stato di diritto in tutta l’UE e il futuro della democrazia».

Dopo aver espresso profonda preoccupazione per l’impatto della COVID-19 sulla vita, la sicurezza, il benessere e la dignità di tutte le persone che vivono nell’UE, il CESE afferma che l’UE dovrebbe allineare le proprie politiche, strategie e programmi in modo da promuovere una ripresa equa e globale dalla crisi, al fine di realizzare una convergenza verso l’alto degli standard medici, sociali, economici e democratici.

Nel contesto degli sforzi compiuti mediante lo strumento Next Generation EU per sanare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia di coronavirus, il CESE rinnova il suo sostegno alla proposta di regolamento della Commissione volta a creare un nuovo strumento che permetterebbe l’adozione di misure correttive, di natura economica, nei confronti di Stati membri che commettono gravi e persistenti violazioni dei valori sanciti all’articolo 2. È inoltre necessaria, secondo il CESE, una nozione di Stato di diritto più ampia, che comprenda la protezione dei diritti fondamentali e garantisca la tutela del pluralismo democratico. Lo Stato di diritto, i diritti fondamentali e la democrazia sono tra loro in rapporto triangolare, interdipendenti e indissociabili.

Le istituzioni dell’UE e i governi degli Stati membri, continua il Parere, dovrebbero avvalersi delle istituzioni di dialogo sociale e civico esistenti per coinvolgere pienamente le organizzazioni della società civile e le parti sociali nella creazione di uno spazio democratico pluralistico, in cui abbiano cittadinanza le visioni differenti e le critiche, con misure di salvaguardia tese a limitare la diffusione di notizie false e di discorsi estremisti, di natura cospiratoria, ingiustificati e ingiustificabili contro i diritti umani.

Secondo il CESE, tra l’altro i governi dovrebbero stabilire con chiarezza le basi giuridiche delle misure adottate. Qualunque riforma delle attuali leggi di risposta all’emergenza sanitaria e delle relative disposizioni o l’introduzione di nuove norme, anche in preparazione a pandemie future, dovrebbero stabilire limiti e condizioni espliciti e prevedere espressamente l’esame parlamentare e il controllo giurisdizionale della proporzionalità delle misure e della loro conformità alle norme nazionali e internazionali in materia di diritti umani.

IL PARERE COMPLETO IN ITALIANO (PDF)
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L’apprendimento permanente garantirà posti di lavoro e standard di vita dignitosi. Tuttavia, in assenza di un sistema standardizzato in tutta l’UE, non tutti i lavoratori hanno opportunità di riqualificazione e aggiornamento professionale durante la loro carriera, secondo uno studio del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE).

Lo rende noto il sito del CESE.

L’apprendimento e la formazione lungo tutto l’arco della vita dovrebbero essere garantiti come diritto individuale dei lavoratori e il dialogo sociale deve essere rafforzato; si trattava di due delle principali raccomandazioni di uno studio del CESE presentato in una recente audizione pubblica.

Il mercato del lavoro dell’UE ha subito una profonda trasformazione nei tipi di competenze necessarie, nell’organizzazione del lavoro e nei rapporti tra i lavoratori, le imprese e le organizzazioni della società civile. Le sfide affrontate da lavoratori e aziende a causa di questi cambiamenti sono state esacerbate dalla pandemia di COVID-19 e dalla guerra della Russia contro l’Ucraina.

I lavoratori hanno bisogno di più incoraggiamento per riqualificare e migliorare le competenze per soddisfare le mutevoli esigenze del posto di lavoro, ha affermato uno studio del LMO (Laboratorio del Mercato del lavoro).

Lo studio ha esaminato le situazioni in 12 paesi dell’UE. Ha raccolto buone pratiche come esempi di raccomandazioni, come la garanzia dell’apprendimento permanente e della formazione come diritto detenuto dai lavoratori.

Ha riscontrato che non esisteva un sistema standardizzato in tutta l’UE per garantire a tutti i lavoratori l’opportunità di riqualificarsi e riqualificarsi durante la loro carriera. Il dialogo dovrebbe inoltre essere rafforzato tra i governi, le imprese, le parti sociali e altre organizzazioni della società civile.

Una garanzia all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita come diritto individuale dei lavoratori potrebbe essere fornita attraverso leggi o contratti di lavoro. Le parti sociali devono garantire che le esigenze di formazione siano prese in considerazione nei contratti collettivi. L’apprendimento permanente deve anche essere più inclusivo.

Anche il riconoscimento, la certificazione e i mezzi per valutare le competenze dei lavoratori nei diversi paesi dell’UE devono essere meglio armonizzati per migliorare la mobilità del lavoro.

L’audizione pubblica della durata di una giornata ha discusso le raccomandazioni dello studio ed ha esaminato le questioni relative al finanziamento, alla parità di accesso, alla convalida delle competenze e abilità e all’apprendimento permanente nel settore pubblico.

Il finanziamento dell’apprendimento permanente da parte delle aziende è stato l’argomento di una tavola rotonda che ha fornito una panoramica del finanziamento dei programmi di formazione per adulti.

L’Italia soffre di un basso coinvolgimento dei lavoratori nei programmi di formazione e si stanno sviluppando misure per aumentare tale tasso.

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L’Audit Accessibilità dei trasporti per le persone con disabilità organizzato dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) si è svolta recentemente, a pochi giorni dalla scadenza del 28 giugno, entro la quale gli Stati membri erano tenuti ad applicare le proprie leggi sull’accessibilità digitale ai sensi della legge europea sull’accessibilità (EAA). L’EAA mira a migliorare il funzionamento del mercato interno quando si tratta di prodotti e servizi accessibili: ciò vale anche per alcuni elementi dei servizi di trasporto passeggeri aereo, autobus, ferroviario e per vie navigabili.

Nonostante alcuni segnali di progresso nell’adattamento delle modalità di trasporto pubblico alle esigenze delle persone con disabilità (PWD), scrive il CESE, la legislazione che dovrebbe consentire la loro libera e indipendente circolazione non è stata ancora adeguatamente o uniformemente attuata in tutti gli Stati membri.

Le conseguenze dell’inaccessibilità del trasporto pubblico possono avere ripercussioni su diversi ambiti della vita delle persone con disabilità. Possono, ad esempio, minare notevolmente le loro opportunità di ottenere o mantenere un impiego e di vivere appieno le loro vite come membri uguali della società, hanno affermato i partecipanti all’audizione che ha riunito rappresentanti delle istituzioni europee e delle organizzazioni della società civile che rappresentano le persone con disabilità.

La tessera europea di disabilità, che è stata testata in otto Stati membri tra il 2016 e il 2019, è stato il primo passo verso questo obiettivo: il suo obiettivo è facilitare il riconoscimento dello stato di disabilità quando una persona con disabilità viaggia o si trasferisce in un altro Stato membro.

Nel dicembre 2021 la Commissione Europea ha proposto una revisione del regolamento del 2013 sulle linee guida dell’UE per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti. L’articolo 4 della proposta pone l’accento sulla garanzia dell’accessibilità dei trasporti pubblici alle persone con disabilità o a mobilità ridotta. Il Parlamento europea ha iniziato a lavorare sulla proposta e il trilogo tra Commissione europea, PE e Consiglio dell’Unione inizierà all’inizio del 2023, secondo Eddy Liegeois , capo dell’Unità Reti di trasporto presso la DG MOVE.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ci sono oltre un miliardo di persone con disabilità nel mondo. Il loro attuale tasso di occupazione globale è solo la metà di quello dei loro coetanei senza disabilità. Le opportunità di trasporto sono fondamentali per cambiare la narrativa e migliorare l’uguaglianza rimuovendo le barriere alla loro partecipazione nella società.

Inoltre, la scarsa accessibilità dei trasporti pubblici, che limita la libertà di movimento non solo per le persone con disabilità, ma anche per le persone che viaggiano con bambini o bagagli pesanti, è anche dannosa per l’ambiente. Infatti, a causa della scarsa accessibilità dei trasporti pubblici, molte persone preferiscono utilizzare l’auto privata o non hanno altra alternativa.
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Il programma dell’UE per l’occupazione e l’innovazione sociale (EaSI), uno strumento finanziario inteso a promuovere un’occupazione di alta qualità, ha rafforzato il coordinamento delle azioni nei settori dell’occupazione e dell’inclusione, ma la sua corretta attuazione ha incontrato una serie di ostacoli, una relazione di valutazione elaborata dal Comitato economico e sociale europeo (CESE). Lo rende noto un comunicato del CESE.

La relazione afferma che l’attuazione di EaSI era stata in qualche modo ostacolata da procedure amministrative complesse per l’accesso ai finanziamenti o dalla mancanza di informazioni strutturate sul programma che ha portato i beneficiari finali a essere scarsamente informati sulle possibilità offerte dal programma.

La relazione, che presenta l’esito delle consultazioni con la società civile e le autorità pubbliche in cinque paesi dell’UE, ha inoltre rilevato che le parti sociali e le organizzazioni della società civile non ritengono di essere state adeguatamente consultate in merito alla sua attuazione.

La valutazione ex post si riferisce al periodo compreso tra il 2014 e il 2020 e si concentra sulla sua attuazione in Austria, Francia, Ungheria, Italia e Lituania. Agli intervistati è stato chiesto di valutare la coerenza, l’efficacia e l’inclusività di EaSI delle organizzazioni della società civile, soprattutto rispetto ad altre iniziative o programmi nazionali e dell’UE. Lo European Progress Microfinance Facility (EPMF) è stato incluso nella valutazione.

Un’altra raccomandazione emersa riguarda la necessità di migliorare la promozione e la comunicazione sull’accesso ai fondi disponibili, poiché molti potenziali beneficiari non erano a conoscenza delle opportunità di finanziamento o non avevano sufficienti conoscenze su come accedervi. È il caso delle PMI, e in particolare delle PMI sociali.

Anche se gli intervistati ritengono che i progetti EaSI siano di alta qualità e pertinenza, hanno considerato la mancanza di consapevolezza e conoscenza sui diversi assi del programma EaSI come una delle principali lacune, afferma il rapporto, aggiungendo che il programma era principalmente noto solo a tecnici o intermediari e le informazioni non sono pervenute ai beneficiari finali e al pubblico.

Le raccomandazioni richiedevano anche la consultazione strutturata delle organizzazioni della società civile a livello europeo, nazionale e locale in ogni fase dell’attuazione del programma EaSI, compresi gli scambi di buone pratiche ed esperienze transnazionali.

Il 61% degli intervistati ha ritenuto che il programma EaSI avesse raggiunto i suoi obiettivi, i più ottimisti dei quali erano le organizzazioni dei datori di lavoro, con l’83% di loro che credeva che EaSI avesse raggiunto il suo scopo. Il 67% dei rappresentanti della società civile condivide questo punto di vista, mentre il programma ha ottenuto il minimo favore dalle organizzazioni dei lavoratori, di cui solo il 42% ha espresso un parere positivo.

Il programma EaSI (2014-2020) è stato uno strumento di finanziamento concepito per promuovere un elevato livello di occupazione sostenibile e di qualità, garantire una protezione sociale adeguata e dignitosa, combattere l’esclusione sociale e la povertà e migliorare le condizioni di lavoro negli Stati membri e negli altri paesi partecipanti paesi, ovvero l’Associazione europea di libero scambio/Spazio economico europeo (EFTA/SEE), i paesi candidati all’Unione europea e quelli pre-candidati.

I tre assi del programma erano:

– sostenere la modernizzazione delle politiche occupazionali e sociali attraverso l’asse PROGRESS (EPMF). L’EPMF ha consentito agli intermediari finanziari di richiedere prestiti e strumenti di capitale o garanzie per rafforzare il proprio portafoglio di microfinanza;

– mobilità del lavoro attraverso l’asse EURES;

– accesso alla microfinanza e all’imprenditoria sociale con l’asse Microfinanza/Imprenditoria sociale.

Obiettivi trasversali, come l’uguaglianza di genere, la non discriminazione e la lotta alla povertà e all’esclusione sociale, sono stati promossi su tutti e tre gli assi.
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Nella sessione plenaria di maggio, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha adottato un parere su un nuovo quadro per la mobilità urbana. Il principale punto di partenza è che, alla luce di obiettivi ambientali, sanitari e sociali sempre più ambiziosi, l’UE dovrebbe cambiare approccio: dalla garanzia di flussi di traffico senza interruzioni allo spostamento di persone e merci in modo più sostenibile e inclusivo. Lo rende noto il sito del CESE.

La necessità di un’azione ambientale e la pandemia di COVID-19 stanno cambiando il modo in cui le persone pensano alla mobilità, alla vita urbana e al lavoro. Da un lato, è essenziale proteggere l’ambiente, ma dall’altro è anche importante garantire che la mobilità urbana sia inclusiva e che gli sforzi per ridurre le emissioni non portino a una mobilità ridotta e all’esclusione dei trasporti. Ora più che mai è necessario trovare il giusto equilibrio.

Con questo messaggio chiave, il CESE ha appoggiato la comunicazione della Commissione “Il nuovo quadro dell’UE per la mobilità urbana”.

Migliorare la mobilità significa soprattutto aumentare la qualità della vita nelle città, ha affermato il parere del CESE. La mobilità deve rispondere ai bisogni delle città e dei territori limitrofi, essere ben pianificata e sostenibile affinché le esigenze ambientali coincidano con quelle sociali, tenere conto anche delle nuove tendenze e favorire l’ottimizzazione delle scelte dei residenti rispetto a come vogliono andare in giro.

Il CESE sottolinea che l’UE deve intraprendere un’azione più decisa e passare dall’attuale approccio basato sulla garanzia di flussi di traffico senza interruzioni a un approccio incentrato sullo spostamento di persone e merci in modo più sostenibile.

Alla sostenibilità deve corrispondere l’inclusività. Secondo il Comitato, il diritto alla mobilità dovrebbe essere riconosciuto come un diritto umano fondamentale, incluso anche nel pilastro europeo dei diritti sociali. La mobilità può promuovere l’uguaglianza, in particolare le pari opportunità e, poiché l’attuale infrastruttura di mobilità urbana non è ugualmente accessibile a tutti, l’UE dovrebbe rendere il trasporto urbano il più inclusivo possibile.

Per migliorare la mobilità nelle città e nelle aree limitrofe, le pubbliche amministrazioni devono collaborare a diversi livelli e coinvolgere le organizzazioni della società civile e i cittadini. Potrebbero pianificare il loro futuro mettendo insieme piani di mobilità urbana sostenibile (SUMP) e piani di logistica urbana sostenibile (SULP), in particolare in relazione alle imprese.

Le città non possono vivere isolate dalle aree circostanti. Ecco perché è importante che esistano collegamenti di trasporto tra le aree urbane e periurbane che siano convenienti per i loro abitanti. Secondo il CESE, i nodi urbani TEN-T devono essere rafforzati per passeggeri e merci nell’ambito della revisione del regolamento TEN-T. Questi hub dovrebbero essere sportelli unici che forniscono un servizio di trasporto completo, con informazioni per i passeggeri e servizi e prodotti relativi al trasporto, compreso il trasporto merci. In questo senso, le fermate ferroviarie potrebbero svolgere un ruolo futuro fondamentale.

Il coinvolgimento di tutte le parti interessate dei trasporti nelle aree urbane è un altro aspetto fondamentale e il CESE chiede un simile approccio partecipativo al processo di pianificazione del nuovo quadro urbano, sottolineando che solo in tal modo un cambiamento nella direzione desiderata può diventare realtà.

In particolare, il Comitato sostiene la proposta di modificare la composizione del Gruppo di Esperti sulla Mobilità Urbana della Commissione Europea e di aprirlo a persone esterne alla pubblica amministrazione, ampliando la sua composizione a rappresentanti di diversi gruppi sociali e background, soprattutto giovani. Il CESE ritiene fondamentale diversificare la sua composizione ed esprime interesse a partecipare ai lavori del gruppo. Questo approccio potrebbe essere vantaggioso per le città che ancora non hanno SUMP e SULP e spingerle ad adottare questi strumenti. Infine, il CESE sottolinea che è fondamentale sensibilizzare i passeggeri e le imprese in merito alla mobilità urbana e alle opzioni logistiche, in particolare l’ottimizzazione dell’uso dell’auto, mostrando i vantaggi dell’abbandono dei veicoli privati ​​a favore di altri metodi di viaggio. Sulla stessa linea, il Comitato propone di promuovere un turismo urbano che tenga conto di modalità di mobilità sostenibili. NUOVO QUADRO UE PER LA MOBILITA’ URBANA
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In un parere adottato nella sessione plenaria di maggio, il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) ha approvato il piano d’azione per l’economia sociale della Commissione europea.

Lo rende noto il sito del CESE.

“Ora è il momento di attuare questo piano con misure audaci e a lungo termine. Il CESE presenta numerose proposte innovative e concrete per garantire che il potenziale dell’economia sociale sia pienamente sfruttato nel maggior numero possibile di Stati membri dell’UE”, scrive la relazione del CESE.

Nell’ampio piano della Commissione, il CESE ha individuato quattro settori chiave in cui ritiene che la Commissione potrebbe fare un ulteriore passo avanti, adottando misure più incisive:

Cooperazione tra amministrazioni pubbliche e imprese dell’economia sociale.

Il CESE sottolinea la necessità di trovare forme di cooperazione più agili per la pubblica amministrazione e le imprese dell’economia sociale che collaborino a livello locale nella fornitura di servizi di interesse generale. Una solida base giuridica, ad esempio una chiara distinzione nella direttiva sugli appalti pubblici tra il perseguimento dell’interesse generale e le attività guidate dalla concorrenza, contribuirebbe a migliorare l’accesso agli appalti pubblici per le imprese dell’economia sociale.

Aiuto di Stato

Il CESE ritiene che non sarà sufficiente organizzare workshop e webinar, come suggerisce la Commissione, per aiutare gli Stati membri a comprendere meglio le norme che disciplinano gli aiuti di Stato e utilizzare tutta la flessibilità a loro disposizione per aiutare le imprese dell’economia sociale. Sarà necessaria un’azione normativa, possibilmente sotto forma di linee guida, per chiarire i requisiti di accesso e l’importo del sostegno disponibile.

Investimenti e strumenti finanziari.

È positivo lanciare nuovi prodotti finanziari per mobilitare finanziamenti privati ​​per le imprese dell’economia sociale, come previsto nel piano d’azione; tuttavia, il CESE sottolinea che molte imprese dell’economia sociale sono troppo piccole per pensare in termini di investimenti. Hanno bisogno di supporto per ottenere l’accesso solo al credito quotidiano. Ciò che li aiuterebbe maggiormente sarebbe un sistema di crediti e prestiti garantiti, come già in atto per le PMI in tutta l’Unione europea, istituito dagli Stati membri con il sostegno dell’UE.

Tassazione

Il CESE si compiace che il piano d’azione sottolinei la necessità di disposizioni fiscali specifiche per l’economia sociale, ma afferma che è necessario accompagnare gli Stati membri nel percorso verso un’armonizzazione fiscale coordinata, magari ispirata da buone pratiche negli Stati membri come le esenzioni fiscali sugli utili non distribuiti, aliquote IVA più basse, riduzioni o esenzioni dai costi delle assicurazioni sociali.

Il CESE ha anche tra l’altro organizzato la Giornata europea delle imprese dell’economia sociale e ha co-organizzato eventi di alto livello in tutta Europa , compreso il recente Social economy, the future of Europe , svoltosi al Parlamento europeo a Strasburgo nel marzo 2022.
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