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CESE: “transizione digitale sia equa. Diritti umani pilastri fondamentali”

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, ma mette anche in guardia dai rischi: se attuate troppo rapidamente, le soluzioni digitali potrebbero portare all’esclusione di gran parte della popolazione dell’UE. La tecnologia digitale non deve sostituire il ruolo dell’essere umano, ma deve invece integrarlo e, al tempo stesso, deve essere inclusiva e proteggere le categorie vulnerabili come le persone anziane.

Lo rende noto il sito del CESE.

Molti europei non dispongono ancora di competenze digitali e la maggior parte delle amministrazioni nazionali non ha ancora attuato soluzioni digitali, precisa il CESE Porre come condizione per l’accesso ad alcuni servizi di interesse generale il possesso di un’identità digitale potrebbe portare a una situazione svantaggiosa per tutti: un numero significativo di europei potrebbe vedersi negato il diritto di accedere a tali servizi.

Il parere del CESE adottato nella sessione plenaria di luglio suona un campanello d’allarme. I nuovi strumenti di governance introdotti dalla rivoluzione digitale e industriale non devono essere oppressivi e subordinare la vita quotidiana dei cittadini all’adesione a sistemi tecnologici digitali controllati in modo non democratico.

Le soluzioni digitali, continua il Comitato, apportano benefici se integrano il ruolo dell’essere umano Gli europei sono in genere propensi ad avvalersi delle soluzioni tecnologiche digitali: queste sono spesso utili per snellire le procedure amministrative e contribuiscono a gestire una serie di altre questioni nella vita quotidiana. Una popolazione in possesso di competenze digitali può utilizzare un’identità digitale per beneficiare di un accesso semplificato ai servizi forniti dagli enti pubblici o dalle imprese.

Tuttavia, scrive il comunicato del CESE, dall’entrata in vigore, nel settembre 2018, della sezione del regolamento (UE) relativa all’identificazione elettronica, solo 14 Stati membri hanno comunicato di disporre di almeno un sistema di identificazione elettronica. Questo significa che solo il 59 % dei residenti dell’UE ha accesso a sistemi di identificazione elettronica sicuri e affidabili a livello transfrontaliero, e solo sette di questi sistemi sono pienamente compatibili con i dispositivi mobili e rispondono alle attuali aspettative degli utenti.

Secondo il CESE, le soluzioni tecnologiche digitali come l’identità digitale, i sistemi di pagamento digitale e l’integrazione nelle piattaforme di realtà virtuale e aumentata dovrebbero rimanere strumenti complementari e non dovrebbero sostituire completamente e in maniera iniqua altre pratiche che sono state sviluppate e perfezionate dall’essere umano nel corso di migliaia di anni.

Il Comitato sottolinea inoltre che le soluzioni tecnologiche digitali dovrebbero essere soggette al controllo democratico e che i dati dei cittadini dovrebbero essere protetti raggiungendo la sovranità digitale dell’UE, vale a dire che i dati creati nell’UE siano conservati in sistemi di archiviazione situati nell’UE.

Il controllo umano e i diritti umani sono pertanto i due pilastri alla base di una transizione digitale equa.

Per garantire un accesso equo alle opportunità offerte dalla digitalizzazione, afferma il Comitato, l’UE ha bisogno di un sistema di istruzione solido, con programmi di alfabetizzazione digitale e di transizione digitale per la sua forza lavoro. In tutti gli Stati membri devono essere avviati programmi specifici, oltre a programmi di apprendimento permanente in ambito digitale, tutorial riguardanti il linguaggio settoriale e formazioni pratiche.

Le disparità in materia di digitale tra gli Stati membri sono in aumento e questo preoccupa il Comitato, che è particolarmente sensibile alla mancanza di protezione delle categorie vulnerabili e sollecita nuovamente a promuovere un’UE che sia fondata sull’inclusione digitale, in cui nessuno sia lasciato indietro, e dove venga riservata particolare attenzione alle generazioni più anziane.

Per realizzare in modo democratico una società digitale giusta e accettata dai cittadini dell’Unione, è fondamentale coinvolgere pienamente le organizzazioni della società civile.

Qualsiasi iniziativa volta a integrare i cittadini nel sistema di identità digitale dell’UE, afferma il Comitato, dovrebbe essere fondata su valutazioni d’impatto e indagini sociologiche approfondite, e la decisione finale dovrebbe essere presa unicamente con il consenso informato e liberamente espresso dai cittadini stessi.

La Commissione europea, secondo il Comitato, dovrebbe effettuare valutazioni d’impatto su diversi aspetti: per esempio, l’impatto della digitalizzazione e dell’automazione dell’interazione umana sulla qualità della vita e sulle condizioni di lavoro, in particolare in termini di relazioni umane, come aumento della solitudine, problemi di salute mentale, diminuzione dell’intelligenza cognitiva ed emotiva e maggiore rischio di alienazione sociale.

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