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La Commissione europea informa attraverso un comunicato stampa di aver accolto con favore l’accordo provvisorio raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione sulla revisione del regolamento sulla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche (CLP).

Oltre a migliorare il funzionamento del mercato dell’UE per quanto riguarda i prodotti contenenti sostanze chimiche pericolose, le nuove misure proteggeranno meglio i consumatori, i lavoratori e l’ambiente, assicura la Commissione.

Il testo rivisto accelererà inoltre l’identificazione delle sostanze e miscele pericolose a livello dell’UE. La revisione migliorerà la comunicazione sulle sostanze chimiche pericolose, anche per quelle vendute online. Stabilisce inoltre norme sulla vendita di ricariche e offre maggiore flessibilità su come utilizzare le etichette.

Proposta di revisione del regolamento sulla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze chimiche (CLP)

Atto delegato che istituisce nuove classi di pericolo
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A due anni dal suo lancio, il Pact for Skills celebra un’importante pietra miliare poiché i suoi membri crescono fino a raggiungere i 1.000 membri, tra cui grandi multinazionali, PMI, fornitori di formazione locale e camere di commercio. Il Patto è un elemento centrale dell’agenda europea per le competenze.

Lo scrive il 10 novembre la Commissione europea in un comunicato stampa.
Ciò avviene, scrive Bruxelles, “in un momento cruciale in cui lo sviluppo delle competenze è più importante che mai nell’UE, per consentire alle persone di sfruttare al meglio le transizioni verde e digitale e la ripresa economica, nonché per affrontare la carenza di manodopera per sostenere la competitività e la sostenibilità delle imprese crescita. Ciò significa che la riqualificazione e il miglioramento delle competenze devono diventare una realtà sul campo”.

Gli Stati membri hanno approvato e presentato i loro contributi per raggiungere l’ obiettivo sociale UE 2030 di garantire che almeno il 60% degli adulti partecipi a corsi di formazione ogni anno. Ciò è importante anche per raggiungere l’obiettivo di tasso di occupazione di almeno il 78% entro il 2030.

In questo contesto, il Patto per le competenze offre una piattaforma unica di cooperazione che riunisce organizzazioni pubbliche e private che si impegnano in offerte di formazione concrete per i lavoratori in tutta Europa, che finora ha raccolto impegni per aiutare a formare 6 milioni di persone.

La Commissione ha proposto di rendere il 2023 l’ Anno europeo delle competenze, dando nuovo slancio agli investimenti nelle competenze in tutta l’UE.

Sito del Patto per le competenze Modulo per i partner interessati ad aderire al Patto per le competenze
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Il Parlamento europeo, sul proprio sito, rende noto di aver ha approvato il 14 settembre in via definitiva la nuova legislazione sui salari minimi adeguati nell’UE. La legge, concordata a giugno con il Consiglio, intende migliorare le condizioni di vita e di lavoro di tutti i lavoratori dell’UE e promuovere progressi in ambito economico e sociale. A tal fine, vengono definiti i requisiti essenziali per l’adeguatezza dei salari minimi garantiti, come stabilito dalle leggi nazionali e/o dai contratti collettivi. La legge vuole inoltre migliorare l’accesso effettivo dei lavoratori alla tutela garantita dal salario minimo.

La nuova direttiva si applicherà a tutti i lavoratori dell’UE con un contratto o un rapporto di lavoro. I Paesi UE, in cui il salario minimo gode già di protezione, grazie ai contratti collettivi, non saranno tenuti a introdurre queste norme o a rendere gli accordi già previsti universalmente applicabili.

La definizione del salario minimo rimane di competenza dei singoli Stati membri, preisa il Parlamento di Strasburgo, i quali dovranno però garantire che i loro salari minimi consentano ai lavoratori una vita dignitosa, tenendo conto del costo della vita e dei più ampi livelli di retribuzione. Per quanto riguarda la valutazione dell’adeguatezza dei salari minimi garantiti esistenti, i Paesi UE potranno determinare un paniere di beni e servizi a prezzi reali, o fissarlo al 60% del salario mediano lordo e al 50% del salario medio lordo.

La contrattazione collettiva a livello settoriale e interprofessionale è un fattore essenziale per determinare i salari minimi adeguati e, pertanto, deve essere promossa e rafforzata sulla base delle nuove regole. Gli Stati membri in cui meno dell’80% dei lavoratori è interessato dalla contrattazione collettiva, dovranno – congiuntamente alle parti sociali – stabilire un piano d’azione per aumentare tale percentuale.

Nel testo concordato viene introdotto l’obbligo per i Paesi UE di istituire un sistema di monitoraggio affidabile, nonché controlli e ispezioni sul campo, per garantire conformità e contrastare i subappalti abusivi, il lavoro autonomo fittizio, gli straordinari non registrati o la maggiore intensità di lavoro.

Il Consiglio dovrebbe approvare formalmente l’accordo a settembre, dopodiché il testo sarà legge. I Paesi UE disporranno di due anni di tempo per conformarsi alla direttiva.

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La Commissione europea rende noto in un comunicato stampa di aver deciso di registrare il 1 giugno un’iniziativa dei cittadini europei (ICE) intitolata “Bei vestiti, retribuzione equa”.

L’iniziativa invita la Commissione a proporre una normativa che imponga alle aziende del settore dell’abbigliamento e delle calzature di svolgere la due diligence in materia di salari di sussistenza nelle loro catene di approvvigionamento. Gli organizzatori elencano sei obiettivi di tale esercizio di due diligence, tra cui: identificare, prevenire e mitigare gli impatti negativi sui diritti umani; ridurre la povertà nell’UE e nel mondo, con particolare attenzione alla situazione delle donne, dei migranti e dei lavoratori con contratti precari e alla necessità di combattere il lavoro minorile; divieto di pratiche commerciali sleali; fornitura del diritto all’informazione per i consumatori; e migliorare la trasparenza e la responsabilità delle imprese nel settore dell’abbigliamento e delle calzature. Poiché questa iniziativa dei cittadini europei (ICE) soddisfa le condizioni formali, precisa Bruxelles, la Commissione ritiene che sia legalmente ammissibile. A seguito della registrazione da parte della Commissione, gli organizzatori hanno 6 mesi per aprire la raccolta firme. Se un’iniziativa dei cittadini europei riceve un milione di aiuti entro un anno da almeno sette diversi Stati membri, la Commissione dovrà reagire. La Commissione potrà decidere se portare avanti o meno la richiesta e sarà tenuta a spiegarne la motivazione.
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