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Tratta esseri umani, CESE: prospettiva di genere cruciale

La Commissione europea ha annunciato nuove misure per contrastare la tratta di esseri umani. Ciò avviene in risposta a un rapporto del 2021 che valuta l’efficacia della direttiva anti-tratta dell’UE del 2001, che ha ritenuto insufficiente la risposta degli Stati membri. Il parere del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) chiede un’attenzione di genere, un maggiore sostegno alle vittime, una maggiore responsabilità per le imprese e migliori meccanismi di monitoraggio.

La direttiva antitratta è l’atto legislativo fondamentale dell’UE in materia di tratta di esseri umani. Stabilisce norme minime in materia di reati e sanzioni, protezione delle vittime e misure di prevenzione, ma lascia agli Stati membri la decisione finale sulla criminalizzazione dell’uso consapevole dei servizi sfruttati dalle persone trafficate, determinando un panorama giuridico diversificato in tutta l’UE. Il rapporto 2021 mostra come queste incoerenze abbiano ostacolato gli sforzi per ridurre la domanda in modo efficace e transfrontaliero.

Il CESE sottolinea che i principali fattori che influenzano la probabilità di essere oggetto di tratta hanno una chiara dimensione di genere. È probabile che le disparità nell’accesso all’istruzione e al lavoro, alla sanità e all’assistenza sociale, nonché altre disparità sociali esistenti tra uomini e donne rendano queste ultime più vulnerabili alla tratta.

Il parere del CESE spiega che il 51% delle vittime è oggetto di tratta a scopo di sfruttamento sessuale, l’88% delle quali sono donne, di cui il 21% ragazze. Questi dati sono spaventosi. La stragrande maggioranza delle vittime sono donne e ragazze. Abbiamo bisogno di una prospettiva di genere nel contenuto e nell’attuazione della direttiva, recita il parere del CESE.

Nel suo parere, il CESE raccomanda che:

La direttiva dovrebbe prestare maggiore attenzione alle vittime della tratta. In particolare, il parere sottolinea l’obbligo degli Stati membri di prendersi cura e proteggere le vittime e garantirne l’inclusione sociale. Allo stesso modo, occorre prestare attenzione alle situazioni vulnerabili che possono facilitare il reclutamento e lo sfruttamento da parte di reti criminali e altri. Le categorie vulnerabili includono rifugiati, richiedenti asilo e persone prive di documenti o con uno status di residenza precario.

La direttiva dovrebbe conformarsi alla direttiva 2004/81/CE sul permesso di soggiorno rilasciato a cittadini di paesi terzi vittime di tratta o che sono stati oggetto di azioni che agevolano l’immigrazione irregolare e cooperare con le autorità competenti.

Le aziende che beneficiano dello sfruttamento dovrebbero essere ritenute responsabili. Ciò potrebbe essere ottenuto collegando l’uso consapevole dei servizi di sfruttamento alla direttiva sulla due diligence di sostenibilità aziendale.

Gli strumenti di raccolta e monitoraggio dei dati dovrebbero essere migliorati per identificare i reati in modo più efficace. L’uso delle nuove tecnologie ha incoraggiato i reati di tratta di esseri umani, consentendo e facilitando un maggiore accesso e sfruttamento delle vittime e creando maggiori difficoltà quando si tratta di monitorare i profitti derivanti da questi reati.

La proposta sta prendendo piede. In seno al Consiglio dell’UE, si prevede di raggiungere un orientamento generale della proposta a giugno. Al Parlamento europeo, la bozza di relazione sulla proposta è prevista per giugno, con l’avvio dei negoziati interistituzionali previsto prima della fine di questo mandato parlamentare.

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