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La Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea C 140 del 21 aprile pubblica il Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «COVID-19: il ruolo della società civile nella ricostruzione e nella resilienza della regione euromediterranea»

Il CESE è convinto che la ripresa economica e sociale, giusta ed equa, sia possibile solo attraverso il coinvolgimento delle parti sociali e delle organizzazioni della società civile, del settore privato e in particolare delle PMI. La ripresa dell’area mediterranea e lo sviluppo di modelli socioeconomici sostenibili e resilienti dovranno essere ispirati da principi quali il rispetto dello Stato di diritto, la tutela dei valori democratici e dei diritti sociali e umani, l’attuazione delle convenzioni fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) e l’impegno comune nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e di neutralità climatica.

IL PARERE COMPLETO IN ITALIANO (PDF)
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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) suona il campanello d’allarme e avverte che i vantaggi della digitalizzazione del sistema energetico si concretizzeranno soltanto se saranno eliminati gli oneri burocratici, se i consumatori saranno incoraggiati a svolgere un ruolo attivo e se saranno stanziati finanziamenti per migliorare le competenze dei lavoratori.

Il potenziale dei sistemi energetici digitali continua a essere soffocato da troppi ostacoli. Le soluzioni più intelligenti sono difficili da mettere in pratica, in particolare a causa delle pesanti procedure amministrative, della mancanza di incentivi efficaci e della rigidità della rete di trasmissione e distribuzione dovuta alla carenza di investimenti nelle infrastrutture energetiche.

Queste sono le principali conclusioni che emergono dal parere del CESE sul tema Digitalizzare il sistema energetico – Piano d’azione dell’UE, adottato nella sessione plenaria di marzo
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“Con il populismo e l’autoritarismo in aumento in tutta Europa, le organizzazioni della società civile affrontano una crescente ostilità. Lottando contro vincoli finanziari, campagne diffamatorie, attacchi politici e ostacoli giuridici e amministrativi, hanno urgentemente bisogno di un sostegno rafforzato su tutti i fronti per poter svolgere il loro ruolo chiave nel rendere le nostre società più aperte, più responsabili e giuste”. Così sul proprio sito il Comitato economico e sociale europeo (CESE).

Il 4 aprile il CESE ha tenuto un’audizione pubblica sul sostegno e il finanziamento della società civile nel settore dei diritti fondamentali, dello Stato di diritto e della democrazia, che ha fatto luce sulle crescenti difficoltà incontrate dalle organizzazioni della società civile (OSC) lavorare sui diritti umani e la democrazia nell’UE.

Tutti i partecipanti all’audizione hanno accolto con favore l’aumento del bilancio della Commissione europea per il finanziamento della società civile nell’ambito del programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV), con inviti a presentare proposte che hanno generato oltre 2 600 domande (di cui un terzo accolto). Nell’ambito del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027, il bilancio del CERV ammonta a 1,55 miliardi di EUR, di cui un terzo è riservato specificamente alle organizzazioni della società civile.

Secondo il CESE, lo sviluppo del programma CERV è stato un passo nella giusta direzione, ma gli importi e l’utilizzo dei fondi, la durata dei contratti e la flessibilità di applicazione dovrebbero essere ulteriormente migliorati per fornire alle organizzazioni della società civile il sostegno a lungo termine di cui hanno bisogno dobbiamo affrontare i tempi critici in cui viviamo.

Anche se il programma CERV “deve essere lodato”, i relatori all’udienza hanno sottolineato la necessità di ulteriori miglioramenti, come l’aumento dei finanziamenti stanziati, ma anche il sostegno ai costi operativi delle organizzazioni ammissibili, l’estensione dei fondi alle OSC più piccole e la riduzione degli oneri amministrativi.
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Un reddito minimo adeguato è una condizione necessaria per garantire una vita dignitosa a molti europei, tanto più in quanto si prevede che aumenti il numero di persone a rischio di povertà. Onde assicurarsi che di tale reddito possano beneficiare effettivamente tutti coloro che ne hanno bisogno, gli Stati membri dovrebbero stabilire criteri di ammissibilità trasparenti e non discriminatori.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha manifestato recentemente il suo sostegno alla proposta della Commissione europea di una raccomandazione del Consiglio relativa a un adeguato reddito minimo, salutando in essa un elemento essenziale della lotta contro la povertà e un passo necessario per conseguire l’obiettivo dell’UE di ridurre il numero delle persone a rischio di povertà di almeno 15 milioni entro la fine del decennio in corso.

Nel parere adottato sul tema nella sessione plenaria di marzo, il CESE ha espresso particolare apprezzamento per il fatto che la raccomandazione proposta suggerisca di applicare criteri realistici e non troppo restrittivi per mettere un reddito minimo adeguato − tale cioè da garantire a chiunque una vita dignitosa − a disposizione di tutti, senza lasciare indietro nessuno.

Per garantire che i regimi di reddito minimo forniscano risorse sufficienti, occorre inoltre mantenere tale reddito in linea con il tasso d’inflazione, che si prevede aumenti ulteriormente nel 2023 − raggiungendo il 6,5 % − nel contesto dell’aumento del costo della vita innescato dai recenti rincari dei prodotti alimentari e dell’energia. A questo scopo, il CESE propone che gli Stati membri valutino i livelli di reddito minimo su base annua, appunto in funzione del tasso d’inflazione − un esercizio che dovrebbe essere monitorato dalle organizzazioni della società civile, dalle parti sociali e dagli enti previdenziali.

Regimi di reddito minimo efficaci possono concorrere a garantire il rispetto dei diritti umani nonché fare in modo che le persone vivano dignitosamente, aiutarle a rimanere attive e incluse nella società e contribuire a integrarle in un’occupazione di qualità, ha dichiarato il relatore del parere Jason Deguara, aggiungendo che anche i lavoratori autonomi dovrebbero avere pieno diritto al reddito minimo e ad altre prestazioni.

L’obiettivo è ridurre il numero di persone a rischio di povertà di almeno 15 milioni entro il 2030. A prima vista, questo obiettivo non sembra molto ambizioso, ma le indicazioni fornite agli Stati membri e la base di una solida metodologia lo rendono certamente un importante passo avanti, afferma il parere del CESE, spiegando che un’occupazione sostenibile e di qualità costituisce il modo migliore per uscire dalla povertà e dall’esclusione sociale. In quest’ottica, noi chiediamo che si dedichi una particolare attenzione a gruppi specifici quali le famiglie monoparentali, le famiglie migranti, i giovani, le persone con disabilità e i Rom.

In generale i livelli di reddito minimo e la sua composizione variano notevolmente da uno Stato sociale all’altro, e questo vale anche all’interno dell’Unione europea. La situazione sul mercato del lavoro dei beneficiari del reddito minimo varia anch’essa notevolmente da uno Stato membro all’altro.

Nessuno dei paesi dell’UE garantisce attualmente alle famiglie senza lavoro un adeguato sostegno al reddito, tale da consentir loro di evitare il rischio di cadere in povertà. A causa delle condizioni di ammissibilità vigenti, relative ad esempio all’età minima, allo status di soggiornante, alla mancanza di una fissa dimora o alla composizione familiare, circa il 20 % delle persone senza lavoro non può attualmente ricevere alcun sostegno.

Esiste inoltre un problema di mancato utilizzo del reddito minimo, stimato tra il 30 e il 50 %, dovuto in larga misura a pastoie burocratiche.

In numerosi Stati membri il livello delle prestazioni di reddito minimo non è stabilito sulla base di una metodologia solida né collegato a indicatori fondati su dati statistici che rispecchino una vita dignitosa.

Nel parere, il CESE esorta quindi gli Stati membri a elaborare una siffatta metodologia, in modo da tenere conto delle diverse fonti di reddito e delle situazioni specifiche delle famiglie. E afferma che gli Stati membri dovrebbero stabilire criteri trasparenti e non discriminatori di ammissibilità al reddito minimo e che i regimi di reddito minimo dovrebbero essere parte integrante delle strategie nazionali di lotta alla povertà.

Nonostante l’attuale margine di azione a livello di Unione europea, gli Stati membri dovrebbero mantenere il diritto di definire il principio su cui basare il proprio sistema sociale, e i regimi di reddito minimo esistenti andrebbero analizzati in relazione ai sistemi complessivi di protezione sociale di cui fanno parte.

Per garantire l’adeguatezza dei regimi di reddito minimo, gli Stati membri devono − coordinandosi a livello europeo − elaborare ciascuno un bilancio di riferimento relativo a un paniere di beni e servizi. Tale paniere deve comprendere, tra gli altri, l’alloggio, l’acqua, l’elettricità, il riscaldamento, le telecomunicazioni, l’alimentazione, la sanità, i trasporti, la cultura e il tempo libero.

Secondo il CESE, i regimi di reddito minimo dovrebbero includere prestazioni sia in denaro che in natura per coloro che non possono lavorare o per i quali lavorare è pressoché impossibile.

Il CESE fa inoltre osservare come i sistemi di reddito minimo abbiano un effetto stabilizzatore sull’economia in generale, in quanto svolgono un ruolo chiave nel fornire sostegno e incentivi all’integrazione o al reinserimento delle persone nel mercato del lavoro.

La crisi indotta dalla pandemia di COVID-19 ha fatto crescere il numero delle persone a rischio di povertà e di esclusione sociale, che nell’Unione europea nel 2021 erano già più di 95,4 milioni. E le ripercussioni dell’invasione russa dell’Ucraina faranno crescere ulteriormente questo numero. Tra le persone particolarmente a rischio figurano quelle appartenenti a gruppi vulnerabili come le famiglie monoparentali o migranti, le persone con disabilità, i giovani e i Rom.

Neanche un lavoro a tempo pieno mette le famiglie monoparentali al riparo dal rischio di povertà. Quanto alle famiglie con due percettori di reddito da lavoro a tempo pieno, famiglie che normalmente non erano a rischio di povertà, sono ormai anch’esse a rischio se vi sono più di due figli a carico.
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C75 del 28 febbraio pubblica il Parere del Comitato economico e sociale europeo (CESE) sul tema «L’importanza dei trasporti pubblici per la ripresa verde dell’Europa»

Per il Comitato, sono necessari i seguenti elementi essenziali per rendere più attrattivi i trasporti pubblici:

disponibilità, che si traduca in capacità sufficiente di modalità di trasporto pubblico per far fronte a un aumento della domanda, in particolare nelle aree rurali e periferiche dove spesso sono disponibili meno opzioni;

personale sufficiente con condizioni e formazione adeguate, posti di lavoro stabili e di qualità e una gamma completa di diritti e benefici;

connettività — aumentata ed effettiva — con modalità di trasporto diverse, all’interno e tra zone urbane e non urbane, per fornire a tutti i passeggeri spostamenti intermodali senza soluzione di continuità, anche tra regioni geografiche diverse;

accessibilità economica, per tutti i membri della società. Per garantire questo aspetto, il calcolo dei costi del trasporto pubblico dovrebbe tenere in considerazione l’accessibilità economica per chi soffre di povertà socio-economica ed esclusione. È opportuno esplorare regimi mirati a sostegno dei gruppi maggiormente svantaggiati dal punto di vista socio-economico, in stretta consultazione con le comunità interessate;

accessibilità, per consentire un uso indipendente e senza soluzione di continuità per tutti, comprese le persone con disabilità, gli anziani e le persone con mobilità (temporaneamente) ridotta;

sicurezza di utenti e lavoratori, incentrata sul le dimensioni di genere e intersezionali. Le misure di salute pubblica inclusive sono altrettanto pertinenti per la sicurezza degli spostamenti, come dimostrato negli anni scorsi. I lavoratori dei trasporti pubblici necessitano di un ambiente di lavoro sicuro, privo di violenza e molestie;

qualità in termini di comodità, durata dei tragitti, assistenza da parte di personale in numero sufficiente, soluzioni digitali accessibili, informazioni sulle opzioni di trasporto e gli orari.

IL PARERE COMPLETO IN ITALIANO (PDF)
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C75 del 8 febbraio pubblica il Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Migliorare la parità nell’UE».

Il CESE, pur riconoscendo che gli sviluppi tecnologici consentono a numerosi cittadini di accedere più facilmente ai loro diritti, ritiene tuttavia che essi generino di fatto nuove discriminazioni nell’accesso ai diritti e ai servizi e, quindi, nuove necessità di intervento a difesa del principio della parità di trattamento.

La trasformazione digitale dei servizi pubblici e dell’accesso a beni e servizi (in particolare i servizi di prima necessità) hanno portato a cambiamenti profondi nelle relazioni con l’utente, abolendo certo le barriere fisiche, ma creando anche nuove barriere digitali. Tale trasformazione impedisce ad alcuni cittadini l’accesso a diritti e servizi, soprattutto nel caso delle persone in condizioni più precarie, vulnerabili o con disabilità, come pure di gran parte degli anziani sul territorio europeo .

Di fronte a queste criticità occorre elaborare e attuare nuove politiche pubbliche di inclusione digitale e introdurre, per gli operatori pubblici e privati, obblighi positivi nei confronti degli utenti, ivi compreso un accesso facile e gratuito

SCARICA IL PARERE DEL CESE COMPLETO E IN ITALIANO (PDF)
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In un parere adottato il 23 febbraio, il CESE ha commentato la comunicazione della Commissione sull’analisi annuale della crescita sostenibile 2023, che delinea le priorità di politica economica e occupazionale dell’UE per i prossimi 12-18 mesi.

lo rende noto il sito del CESE. Il Comitato accoglie con favore le priorità stabilite in materia di sostenibilità competitiva, nonché l’attenzione rivolta al rafforzamento del dialogo sociale nell’UE. Inoltre, il CESE sottolinea l’importanza di una buona comunicazione con i cittadini e invita la Commissione a investire in essa.

Per migliorare il funzionamento del mercato unico, il CESE chiede condizioni di lavoro eque, una concorrenza effettiva e una maggiore considerazione delle preoccupazioni della società civile. Il Comitato incoraggia inoltre gli Stati membri ad adottare un approccio realistico, moderato ed equilibrato nell’affrontare l’inflazione.

L’analisi annuale della crescita sostenibile (ASGS) viene presentata dalla Commissione una volta all’anno e fornisce i principi guida per la loro attuazione nel ciclo del semestre europeo 2023, il ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche, fiscali, del lavoro e sociali dell’UE all’interno dell’UE. L’Europa sta attraversando il periodo più difficile degli ultimi 70 anni e l’ASGS 2023 mira a mitigare l’impatto negativo degli shock energetici a breve termine, promuovendo una crescita sostenibile e inclusiva e aumentando la resilienza economica e sociale dell’UE a medio termine. In particolare, la presente comunicazione sull’ASGS 2023 propone agli Stati membri di perseguire gli obiettivi politici dell’UE relativi alle transizioni verde e digitale ed è strutturata attorno alle quattro dimensioni della sostenibilità competitiva: sostenibilità ambientale, produttività.

Nel suo parere, il CESE invita la Commissione a investire in una migliore comunicazione con i cittadini al fine di promuovere una maggiore consapevolezza dei vantaggi del progetto europeo.

Un discorso forte, affidabile e comune sulle sfide e su come l’UE si mobilita per lavorare per superarle è fondamentale per i cittadini, eviterà fraintendimenti sul progetto europeo e rafforzerà l’idea di un’Europa per tutti , relatore del CESE Gonçalo Lobo Saverio ha commentato.

A questo proposito, il CESE accoglie con favore l’iniziativa della Commissione di presentare quest’anno una comunicazione sul rafforzamento del dialogo sociale nell’UE e una proposta di raccomandazione del Consiglio sul ruolo del dialogo sociale a livello nazionale. Una migliore comunicazione e consultazione della società civile organizzata è essenziale e va di pari passo.

Il CESE ritiene che i recenti shock sottolineino l’importanza di coordinare strettamente politiche di bilancio sane e di costituire riserve di bilancio nei periodi favorevoli, affrontando al contempo i disavanzi sociali in quanto possono compromettere la crescita economica a medio termine. Le politiche di bilancio dovrebbero mirare a conseguire posizioni di bilancio prudenti a medio termine e garantire la sostenibilità di bilancio attraverso un consolidamento graduale e investimenti e riforme sostenibili che stimolino la crescita.

Il CESE chiede un approccio moderato, realistico ed equilibrato nell’affrontare l’inflazione, al fine di coinvolgere tutti nella ricerca di una soluzione che vada a vantaggio dell’intera UE. L’elevato livello di inflazione, innescato in particolare dal forte aumento dei prezzi dell’energia, sta avendo un impatto molto negativo su lavoratori e imprese, stabilità finanziaria, parità di potere d’acquisto e stabilità economica e sociale.

Per le famiglie vulnerabili, il cibo e l’energia rappresentano quote più elevate dei loro panieri di consumo. Pertanto, dovrebbero essere sostenuti a breve termine per proteggerli dai peggiori effetti della crisi. Inoltre, il CESE è favorevole a misure volte a coordinare i prezzi dell’energia al fine di moderare le tendenze inflazionistiche e sottolinea che potrebbero essere necessarie ulteriori iniziative per garantire la mobilitazione di capitali pubblici e privati ​​sufficienti per la transizione energetica e verde. Inoltre, il Comitato incoraggia la BCE a ridurre l’inflazione core senza compromettere la ripresa economica dell’UE.

L’UE deve anche bilanciare la domanda di approvvigionamento energetico e misure di sostegno che aumentino l’efficienza in tutti i settori. Ciò deve avvenire preservando l’integrità del mercato unico e garantendo stabilità finanziaria macroeconomica e politiche fiscali e monetarie coerenti. Inoltre, il CESE sottolinea che i problemi possono essere risolti solo se i governi, le imprese e la società civile organizzata lavorano insieme. Gli Stati membri devono concentrarsi incessantemente sull’efficienza e l’equità nell’utilizzo delle risorse finanziarie e di altre risorse pubbliche disponibili. Il CESE ritiene infine che sia essenziale, prima di qualsiasi aumento straordinario delle risorse dell’UE per gli investimenti pubblici e la promozione degli investimenti privati,
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Un recente dibattito organizzato dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha rivelato quanto le costruzioni in legno possano essere utili per consentire all’UE di raggiungere l’obiettivo della neutralità carbonica entro il 2050.

Lo rende noto il sito dl CESE.
Con l’obiettivo di costruire edifici più sostenibili e meno inquinanti, l’audizione organizzata dalla Sezione Trasporti, Energia, Infrastrutture e Società dell’Informazione (TEN) del CESE il 13 febbraio ha esplorato le potenzialità delle costruzioni in legno nella riduzione delle emissioni di CO2 e quindi in contribuire all’obiettivo dell’UE di neutralità climatica.

L’evento ha riunito rappresentanti delle istituzioni europee, organizzazioni della società civile e altre parti interessate. Il Comitato contribuisce al dibattito con il suo parere esplorativo su Costruzioni in legno per la riduzione di CO 2 nel settore edile, richiesto dalla Presidenza svedese del Consiglio dell’UE, attualmente in fase di elaborazione.

Nel contesto della crisi dell’approvvigionamento energetico innescata dalla guerra in Ucraina e dall’aumento senza precedenti dei prezzi dell’energia, il CESE “si è adoperato per fornire una consulenza sensata sulla costruzione di alloggi sostenibili, efficienti dal punto di vista energetico e a prezzi accessibili, compresi gli alloggi sociali, in linea con il Renovation Wave Strategy e il New European Bauhaus, al fine di realizzare il Green Deal”.

La domanda, scrive il sito del CESE, ora è: come possono essere utilizzate le proposte dell’UE come i cicli sostenibili del carbonio, la strategia per la bioeconomia dell’UE e il nuovo Bauhaus europeo per ridurre drasticamente il grande volume di emissioni di CO 2 legate all’edilizia, per immagazzinare la CO 2 e per rendere la costruzione più efficiente?

Tutti i contributi raccolti nel corso del dibattito confluiranno ora nel parere del CESE, la cui adozione è prevista per la sessione plenaria di marzo.

All’inizio di maggio a Stoccolma è previsto anche un evento di follow-up sulle costruzioni sostenibili in legno.
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