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La produzione di energia nell’UE è distribuita su una gamma di diverse fonti energetiche: combustibili solidi, gas naturale, petrolio greggio, energia nucleare ed energia rinnovabile (come biomassa, energia idroelettrica, eolica e solare ).

Nel 2021, la principale fonte che ha contribuito alla produzione di energia primaria nell’UE è stata l’energia rinnovabile (41% della produzione energetica totale dell’UE). È così dal 2016, quando per la prima volta le rinnovabili hanno superato il nucleare. L’energia nucleare (31%) è stata la seconda fonte, seguita da combustibili solidi (18%), gas naturale (6%), petrolio greggio (3%) e altro (0,2%).

Lo rende noto il sito di Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea.

Nel 2021 l’energia rinnovabile è stata la fonte esclusiva di produzione primaria a Malta (in altre parole, questo paese non ha prodotto nessun altro tipo di energia). L’energia rinnovabile ha rappresentato la fonte principale anche in diversi paesi dell’UE, con quote superiori al 95% in Lettonia (vicino al 100%), Portogallo (98%) e Cipro (96%).

I combustibili solidi sono stati la principale fonte di energia prodotta in Polonia (72%), Estonia (56%) e Repubblica Ceca (45%).

Il gas naturale deteneva le quote maggiori nei Paesi Bassi (58%) e in Irlanda (42%; la sua principale fonte di produzione di energia erano le rinnovabili e i biocarburanti con il 49%). Nel frattempo, la quota di petrolio greggio era maggiore in Danimarca (35%; la sua fonte principale erano le rinnovabili e i biocarburanti con il 48%).

Nel 2021 la produzione di energia corrispondeva solo al 42% del consumo di energia, richiedendo importazioni dell’UE da paesi terzi. Pertanto, per avere un quadro completo del fabbisogno energetico dell’UE, la produzione deve essere messa in prospettiva con le importazioni.

Nel 2021 il principale prodotto energetico importato sono stati i prodotti petroliferi (compreso il petrolio greggio, che è la componente principale), che rappresentano quasi i due terzi delle importazioni di energia nell’UE (64%), seguiti dal gas naturale (25%) e dai solidi combustibili fossili (6%).

APPROFONDIMENTI SUL TEMA:

Pubblicazione interattiva Eurostat: Fare luce sull’energia nell’UE

Visualizzazioni interattive Eurostat sull’energia

Sezione tematica Eurostat sull’energia

Banca dati Eurostat sull’energia

Articolo Eurostat per principianti sui flussi di energia

Statistiche Eurostat sulla produzione e le importazioni di energia
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E-News, diritti umani ed uguaglianza, In Evidenza, Ultime Notizie, Notizie
Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa che riunisce 46 nazioni, ha esortato gli Stati membri a dimostrare maggiore volontà politica di attuare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo (EDU) e migliorare la loro capacità in questo ambito.

“L’attuazione delle sentenze della Corte è essenziale per lo Stato di diritto. Negli anni, i nostri Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nel mettere in pratica le sentenze della Corte europea, ma oggi la Corte affronta sempre più casi di crescente complessità”, ha dichiarato la Segretaria generale.

“In Europa, Ia Convenzione dei diritti dell’uomo ha progressivamente migliorato la vita delle persone. Perché questo impatto positivo possa continuare, i nostri Stati membri devono dimostrare la volontà politica di attuare le sentenze in modo completo e coerente.”

Secondo l’ultimo rapporto annuale del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sull’esecuzione delle sentenze della Corte EDU, nel 2022, 1.459 nuovi casi sono stati trasferiti dalla Corte europea al Comitato dei Ministri, che supervisiona la loro attuazione da parte degli Stati membri. In totale, nel corso dell’anno sono stati chiusi 880 casi, tra cui 200 casi “principali” che richiedevano misure specifiche e spesso ad ampio spettro da parte degli Stati membri per impedire il ripetersi di violenze simili. Alla fine del 2022, circa 6.112 casi, tra cui 1.299 casi principali, dovevano ancora essere attuati completamente.

Il rapporto mostra che 2.352 (38%) dei casi pendenti alla fine dello scorso anno riguardavano la Federazione russa, esclusa dal Consiglio d’Europa il 16 marzo 2022 a causa della sua aggressione contro l’Ucraina. La Russia ha cessato di essere parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sei mesi dopo, ma rimane obbligata, ai sensi del diritto internazionale, ad attuare le sentenze della Corte europea.

La guerra di aggressione della Russia ha inoltre compromesso la capacità dell’Ucraina di attuare le sentenze della Corte nel 2022. Ciononostante, l’Ucraina ha compiuto importanti progressi nel corso dell’anno, che si aggiungono alla ratifica della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla violenza contro le donne, sottolineando il suo impegno rispetto al sistema della CEDU in circostanze estremamente difficili.

L’attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo è uno degli importanti temi all’ordine del giorno previsti per il Vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, che si terrà a Reykjavik il 16 e il 17 maggio 2023.
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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) suona il campanello d’allarme e avverte che i vantaggi della digitalizzazione del sistema energetico si concretizzeranno soltanto se saranno eliminati gli oneri burocratici, se i consumatori saranno incoraggiati a svolgere un ruolo attivo e se saranno stanziati finanziamenti per migliorare le competenze dei lavoratori.

Il potenziale dei sistemi energetici digitali continua a essere soffocato da troppi ostacoli. Le soluzioni più intelligenti sono difficili da mettere in pratica, in particolare a causa delle pesanti procedure amministrative, della mancanza di incentivi efficaci e della rigidità della rete di trasmissione e distribuzione dovuta alla carenza di investimenti nelle infrastrutture energetiche.

Queste sono le principali conclusioni che emergono dal parere del CESE sul tema Digitalizzare il sistema energetico – Piano d’azione dell’UE, adottato nella sessione plenaria di marzo
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Il sito del Dipartimento per le Politiche europee verte che sono tre le nuove consultazioni pubbliche europee rilevate e aggiornate dal Servizio Informative Parlamentari e Corte di Giustizia UE del Dipartimento.

Affari istituzionali, giustizia e diritti fondamentali, Ambiente e Istruzione e formazione, occupazione e affari sociali i settori interessati.

Le consultazioni riguardano, in particolare, il Dispositivo per la ripresa e la resilienza e il Regolamento dell’UE sul riciclaggio delle navi e le Agenzie dell’UE Eurofound, Cedefop, ETF e EU-OSHA.

Le consultazioni pubbliche promosse dalla Commissione europea hanno la finalità di coinvolgere i cittadini europei sulle politiche e le normative dell’Unione Europea.

Alle consultazioni possono partecipare tutti: governi, istituzioni, organizzazioni della società civile, operatori economici, associazioni di categoria, ordini professionali ed esperti del settore.

Vai alle nuove consultazioni pubbliche europee
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Durante un recente dibattito congiunto sulle questioni relative allo Stato di diritto, il Parlamento europeo (PE) ha discusso con il vicepresidente della Commissione Jourová i recenti eventi e le accuse di arretramento democratico in Grecia, Spagna e Malta. Hanno inoltre votato una risoluzione che comprende la valutazione del Parlamento della relazione 2022 della Commissione sullo Stato di diritto e lo stato generale dei valori dell’UE.

La risoluzione del Parlamento europeo accoglie con favore i miglioramenti apportati allo strumento di relazione annuale della Commissione, molti dei quali sono in linea con le precedenti raccomandazioni del Parlamento. Tuttavia, rimangono una serie di problemi. Il PE chiede che l’ambito dell’analisi sia ampliato per coprire l’intera gamma dei valori dell’UE, collegando i risultati all’attivazione di strumenti per la protezione dei valori e del bilancio dell’UE e riconoscendo il deliberato arretramento in alcuni paesi.

Il PE Mostra particolare preoccupazione per la libertà di stampa e il pluralismo e avverte che i giornalisti continueranno a essere a rischio finché le istituzioni non perseguiranno la corruzione denunciata. La risoluzione deplora inoltre la mancanza di raccomandazioni specifiche per paese relative all’uso illegale di spyware da parte degli Stati membri e deplora la continua politicizzazione dei consigli nazionali della magistratura in alcuni paesi.

Riepilogo dettagliato dei punti chiave della risoluzione.

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Raggiungere gli obiettivi del Green Deal dell’UE in un contesto globale sempre più complesso richiede un quadro normativo semplificato che guidi e supporti tutte le imprese e non ne soffochi la competitività. Per richiamare l’attenzione dei responsabili politici dell’UE sull’importanza di sviluppare leggi mirate, proporzionate e rispondenti agli obiettivi per gli attori economici più vulnerabili, i membri della commissione per la politica economica (ECON) del Comitato europeo delle regioni (CdR) hanno recentemente tenuto un incontro seminario sulla riduzione degli oneri normativi per le PMI.

I relatori della Commissione europea, del Parlamento europeo e delle associazioni imprenditoriali dell’UE – SME United ed Eurochambres – hanno ribadito il loro impegno a migliorare l’attuazione pratica degli strumenti dell’agenda dell’UE per legiferare meglio, come le valutazioni d’impatto e il test PMI, rafforzando nel contempo la dimensione territoriale di questi strumenti.

I relatori hanno convenuto che lo sgravio normativo, ma anche il sostegno in termini di finanziamenti e competenze per le transizioni verde e digitale, sono gli elementi principali di una politica di successo dell’UE per le PMI e hanno invitato la Commissione europea a integrare le recenti ambiziose iniziative di politica industriale e la comunicazione sul mercato unico con un pacchetto di aiuti per le PMI di grande impatto.

Nella seconda sessione i relatori hanno discusso le implicazioni per le PMI nella proposta attualmente negoziata per una direttiva sulla Corporate Sustainability Due Diligence (CSDD), che mira a promuovere un comportamento aziendale sostenibile e responsabile nelle catene del valore globali.

I relatori in rappresentanza della Commissione europea, del Consiglio e delle associazioni imprenditoriali hanno discusso in che misura il progetto di legislazione CSDD riduca il rischio di oneri normativi e sostenga la competitività delle PMI. I relatori si sono generalmente espressi a favore di un approccio di massima armonizzazione alla direttiva al fine di garantire parità di condizioni e ridurre al minimo il rischio di sovraregolamentazione da parte degli Stati membri al momento del recepimento delle norme nel diritto nazionale.

L’evento si è concluso con un consenso generale tra i relatori sul fatto che le PMI, per rimanere competitive a livello globale, hanno bisogno di una regolamentazione proporzionata e che tenga conto della realtà sul campo
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