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Il Parlamento europeo (PE) ha approvato in via definitiva il 10 aprile nuove norme per la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane.

Il PE ha adottato l’accordo raggiunto con il Consiglio nel gennaio 2024 sulla revisione delle norme dell’UE in materia di gestione delle acque e di trattamento delle acque reflue urbane per una migliore protezione della salute pubblica e dell’ambiente.

La nuova direttiva prevede che, entro il 2035, le acque reflue urbane saranno sottoposte a trattamento secondario (cioè la rimozione di materia organica biodegradabile), prima di essere scaricate nell’ambiente, in tutti gli agglomerati delle dimensioni di 1.000 abitanti equivalenti (ad esempio, unità di misura standard che descrive l’inquinamento medio rilasciato da una persona al giorno) o più.

Entro il 2039, il trattamento terziario (ossia l’eliminazione dell’azoto e del fosforo) sarà applicato in tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che coprono 150,000 a.e. e oltre, ed entro il 2045 in quelli che coprono 10.000 a.e. e oltre.

Un trattamento aggiuntivo che elimina un ampio spettro di microinquinanti (“trattamento quaternario”) sarà obbligatorio per tutti gli impianti superiori a 150,000 a.e. (e oltre 10,000 a.e. sulla base di una valutazione del rischio) entro il 2045.

Il monitoraggio di vari parametri di salute pubblica (come virus noti e agenti patogeni emergenti), inquinanti chimici, comprese le cosiddette “sostanze chimiche eterne” (sostanze per- e polifluoroalchiliche o PFAS), microplastiche e resistenza antimicrobica sarà rigorosamente monitorato.

La legge introduce inoltre la responsabilità estesa del produttore (in inglese extended producer responsability – EPR) per i medicinali per uso umano e i prodotti cosmetici, che dovrà cosi coprire i costi del trattamento quaternario (per rimuovere i micro-inquinanti dalle acque reflue urbane). Almeno l’80% dei costi sarà coperto dai produttori, integrati da finanziamenti nazionali.

I Paesi dell’UE saranno tenuti a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate provenienti da tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, se opportuno, in particolare nelle zone soggette a stress idrico.

Prima che la legge possa entrare in vigore, il testo dovrà essere approvato formalmente anche dal Consiglio dell’Unione.

Nell’ottobre 2022 la Commissione ha presentato una proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, allineandola agli obiettivi politici dell’UE in materia di azione per il clima, economia circolare e riduzione dell’inquinamento. La legislazione è una delle iniziative chiave nell’ambito del piano d’azione dell’UE sull’inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo.
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La Commissione Europea informa di aver deciso il 13 marzo di deferire l’Italia (INFR(2017)2181) alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per il mancato rispetto completo degli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla Direttiva sul Trattamento delle Acque Reflue Urbane ( Direttiva 91/271/CEE ).

La Direttiva mira a proteggere la salute delle persone e l’ambiente richiedendo che le acque reflue urbane siano raccolte e trattate prima dello scarico nell’ambiente. Le acque reflue non trattate possono mettere a rischio la salute umana e inquinare laghi, fiumi, suolo e acque costiere e sotterranee. Le informazioni ricevute dall’Italia hanno evidenziato un diffuso mancato rispetto della direttiva in un totale di 179 agglomerati italiani.

L’Italia deve ancora garantire che in 36 agglomerati siano presenti sistemi di raccolta delle acque reflue (o sistemi individuali o altri sistemi adeguati in casi giustificati). Per 130 agglomerati, l’Italia non riesce ancora a trattare correttamente le acque reflue raccolte. Per gli agglomerati che scaricano le acque reflue in aree sensibili è necessario un trattamento più rigoroso delle acque reflue.

L’Italia continua a non rispettare tale obbligo in 12 agglomerati. Infine, per 165 agglomerati, l’Italia non riesce a monitorare che gli scarichi idrici soddisfino, nel tempo, le condizioni di qualità richieste.

La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia nel giugno 2018, seguita da un parere motivato nel luglio 2019. Nonostante alcuni progressi, molti agglomerati continuano a non rispettare gli obblighi della direttiva. La Commissione ritiene che gli sforzi compiuti dalle autorità italiane siano stati finora insufficienti e deferisce pertanto l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
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La Commissione europea informa in un comunicato stampa di aver accolto con favore l’accordo politico provvisorio raggiunto ieri tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE sulla proposta della Commissione di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Questa direttiva, scrive Bruxelles, riveduta rafforzerà sostanzialmente la protezione della salute umana e dell’ambiente dagli scarichi nocivi delle acque reflue urbane. “Porterà anche a fiumi, laghi, acque sotterranee e mari più puliti in tutta Europa”.

Con le nuove misure in atto, più nutrienti verranno rimossi dalle acque reflue urbane e nuovi standard verranno applicati ai microinquinanti. La direttiva si applicherà ora a un numero più ampio di aree poiché riguarderà anche gli agglomerati più piccoli a partire da 1.000 abitanti.

Seguendo il principio “chi inquina paga” , la nuova legge garantirà che i costi di questa protezione saranno parzialmente coperti dall’industria responsabile, piuttosto che dalle tariffe idriche o dal bilancio pubblico. Inoltre, guiderà il settore delle acque reflue verso la neutralità energetica e climatica. Migliorerà inoltre la gestione delle acque piovane, che diventerà sempre più importante in vista dell’aumento degli eventi di forti precipitazioni dovuti ai cambiamenti climatici.

Infine, garantirà l’accesso ai servizi igienico-sanitari negli spazi pubblici ai due milioni di persone più vulnerabili ed emarginate nell’UE. Ciò è in linea con i requisiti stabiliti dalla direttiva riveduta sull’acqua potabile recentemente adottata , che richiede l’accesso all’acqua per tutti.

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La Commissione europea informa di aver deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver dato piena esecuzione a una sentenza della Corte del 10 aprile 2014 sul trattamento delle acque reflue urbane. All’epoca, la Corte ha ritenuto che l’Italia avesse violato i propri obblighi ai sensi della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane (direttiva 91/271/CEE del Consiglio) in quanto 41 agglomerati non erano riusciti a garantire che le acque reflue urbane fossero adeguatamente raccolte e trattate.

Nonostante i notevoli progressi compiuti, scrive la Commissione, le acque reflue urbane non sono ancora adeguatamente trattate in cinque agglomerati, uno in Valle d’Aosta e quattro in Sicilia. La mancanza di adeguati sistemi di trattamento delle acque reflue per questi cinque agglomerati comporta rischi significativi per la salute umana, le acque interne e l’ambiente marino nelle aree sensibili dal punto di vista ambientale in cui vengono scaricate le acque reflue non trattate.

Nonostante la lettera di costituzione in mora ai sensi dell’articolo 260, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’UE inviata dalla Commissione all’Italia il 17 maggio 2018, la conformità non è ancora stata raggiunta nei cinque agglomerati sopra menzionati. Sulla base delle informazioni trasmesse dalle autorità italiane, il pieno rispetto della sentenza del 10 aprile 2014 non sarà raggiunto prima del 2027. L’Italia avrebbe dovuto garantire il rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane dal 31 dicembre 1998. Questo secondo rinvio alla Corte potrebbe comporterà l’imposizione di sanzioni pecuniarie all’Italia, tenuto conto della gravità dell’infrazione e della sua durata.

La piena attuazione delle norme stabilite nella legislazione dell’UE è essenziale per la protezione della salute umana e dell’ambiente naturale. Il Green Deal europeo stabilisce l’ ambizione di inquinamento zero per l’UE.

La direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane impone agli Stati membri di garantire che gli agglomerati (cittadine, città, insediamenti) raccolgano e trattino adeguatamente le proprie acque reflue urbane. Le acque reflue non trattate possono essere contaminate da batteri nocivi e quindi presentare un rischio per la salute pubblica. Contiene anche sostanze nutritive come azoto e fosforo che possono danneggiare le acque dolci e l’ambiente marino favorendo la crescita eccessiva di alghe che soffocano altre forme di vita, un processo noto come eutrofizzazione.
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La Commissione europea ha proposto il 26 ottobre norme più severe sugli inquinanti atmosferici, superficiali e sotterranei e sul trattamento delle acque reflue urbane. Aria e acqua pulite sono essenziali per la salute delle persone e degli ecosistemi. Lorende noto un comunicato stampa della Commissione.

Il solo inquinamento atmosferico significa che quasi 300.000 europei muoiono prematuramente ogni anno e le nuove norme proposte ridurranno i decessi dovuti ai livelli del principale inquinante PM 2,5 superiori alle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità di oltre il 75% in dieci anni.

In aria e in acqua, tutte le nuove regole forniscono un chiaro ritorno sull’investimento grazie ai benefici per la salute, il risparmio energetico, la produzione alimentare, l’industria e la biodiversità.

Apprendendo le lezioni dalle leggi vigenti, la Commissione propone sia di inasprire i livelli consentiti di inquinanti sia di migliorarne l’attuazione per garantire che gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento siano raggiunti più spesso nella pratica.

Le proposte rappresentano un progresso fondamentale per l’ ambizione di inquinamento zero del Green Deal europeo di avere un ambiente privo di inquinamento nocivo entro il 2050. Rispondono inoltre alle richieste specifiche della Conferenza sul futuro dell’Europa.

APPROFONDIMENTI

Scheda informativa sugli inquinanti delle acque superficiali e sotterranee

Proposte di revisione dell’elenco degli inquinanti delle acque sotterranee e superficiali

Domande e risposte sulla revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane

Scheda informativa sulla revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane

Proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane

Domande e risposte sulla revisione della legislazione dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente

Scheda informativa sulla revisione della legislazione dell’UE sulla qualità dell’aria ambiente

Proposta di revisione della legislazione sulla qualità dell’aria

Scheda informativa sul Green Deal europeo – Politiche per il miglioramento della qualità dell’aria
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La Commissione europea in un comunicato stampa informa di aver pubblicato il 3 agosto orientamenti volti ad aiutare le autorità nazionali e le imprese competenti ad applicare le norme dell’UE sul riutilizzo sicuro delle acque reflue urbane trattate per l’irrigazione agricola. In un’Europa che soffre sempre più di siccità, scrive la Commissione, l’acqua riutilizzata acquisisce sempre maggiore importanza quale fonte idrica sicura e prevedibile e quale mezzo per ridurre la pressione sui corpi idrici e aiutare l’UE ad adattarsi ai cambiamenti climatici.

Il regolamento sul riutilizzo dell’acqua, applicabile dal giugno 2023, stabilisce prescrizioni minime in materia di qualità, gestione dei rischi e monitoraggio delle acque affinché il riutilizzo dell’acqua sia sicuro. Il riutilizzo dell’acqua contribuisce a limitare la pressione sulle acque superficiali e sotterranee e a promuovere una gestione idrica più efficiente, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo. Analogamente, anche la recente proposta della Commissione di rivedere la direttiva sulle emissioni industriali promuove un consumo idrico più efficiente in tutti i processi industriali, tra l’altro attraverso il riutilizzo dell’acqua.

L’imminente proposta della Commissione di rivedere la direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane mirerà anch’essa a facilitare il riutilizzo dell’acqua.

Ulteriori informazioni sono disponibili qui
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