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​​​​​​​​​​​Migliaia di sindaci, consiglieri regionali, ministri regionali e i massimi decisori europei e mondiali si riuniranno il 18-19 marzo 2024 a Mons, nella regione vallona del Belgio, nel cuore dell’Europa, per discutere le sfide e soluzioni per il futuro dell’Europa e oltre.

Organizzato dal Comitato europeo delle regioni insieme alla Regione vallona e alla Presidenza belga del Consiglio dell’Unione europea, il 10° vertice europeo delle regioni e delle città offrirà una nuova prospettiva su temi al centro delle preoccupazioni dei cittadini, come la democrazia, lo sviluppo sostenibile, il futuro dell’Unione europea e il suo allargamento, la necessità di garantire la coesione sociale, economica e territoriale e la gestione delle conseguenze della guerra contro l’Ucraina. Le sfide globali saranno affrontate riunendo diverse prospettive da tutto il mondo. Il Comitato europeo delle regioni è particolarmente orgoglioso che questa occasione coincida con il suo trentesimo anniversario e vi invita a partecipare ai festeggiamenti.

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​​ Vertice sostenibile
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Il primo rapporto sullo stato di avanzamento sugli obiettivi climatici e ambientali dell’ottavo programma d’azione per l’ambiente (8EAP), pubblicato nei giorni scorsi dall’Agenzia europea dell’ambiente, evidenzia cosa è necessario fare per raggiungere gli obiettivi ambientali dell’UE per il 2030.

Il rapporto sottolinea la necessità di concludere i negoziati sulle proposte del Green Deal avanzate dalla Commissione europea e che sono ancora in fase di negoziazione, e di apportare cambiamenti sistemici nei settori industriali chiave, in particolare l’agricoltura, l’alimentazione e la mobilità. Ciò sarà notevolmente agevolato dall’efficace attuazione sul campo della legislazione del Green Deal.

La valutazione mostra progressi in settori quali le emissioni di gas serra, la qualità dell’aria, l’ecologizzazione delle finanze e l’economia in generale. Tuttavia, sono necessari maggiori sforzi per realizzare un cambiamento sistemico in tutti i sistemi (cibo, energia, mobilità, commercio, edilizia, ecc.) e garantire il benessere per tutti entro i confini del pianeta.

Alcune raccomandazioni includono lo spostamento dell’onere fiscale su coloro che utilizzano più risorse e causano più inquinamento e l’accelerazione della graduale eliminazione dei sussidi dannosi per l’ambiente, che possono contribuire ad aumentare i finanziamenti pubblici e privati ​​dedicati alla transizione verde. Sono necessari ulteriori progressi anche verso modelli di produzione e consumo più sostenibili, rafforzando al contempo la competitività, la resilienza e l’autonomia strategica. L’economia dell’UE utilizza ancora troppe materie prime e fonti energetiche associate a livelli elevati di inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, esercitando quindi pressioni significative sugli ecosistemi, sulla biodiversità, sul territorio e sull’acqua.

La relazione sui progressi si basa sull’ottavo PAA quadro di monitoraggio, presentato dalla Commissione nel 2022. Monitora e valuta i progressi nel raggiungimento degli obiettivi climatici e obiettivi ambientali nell’UE e nei suoi 27 Stati membri. Basandosi su dati e competenze, il rapporto valuta i progressi dell’UE verso la neutralità climatica, la resilienza e la sostenibilità globale.
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La Gazzetta ufficiale serie C dell’8 dicembre pubblica il Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la politica di coesione: verso una politica di coesione 2.0».

Nonostante il contributo concreto e visibile della politica di coesione nella sua attuale forma, il processo di convergenza regionale rimane piuttosto graduale. Il CESE ritiene che la futura politica di coesione debba coniugare in modo equilibrato le esigenze di riduzione delle disparità regionali e di accelerazione degli stimoli alla crescita e allo sviluppo, che sono importanti anche per l’UE nel suo insieme da un punto di vista globale e comparativo. È pertanto necessario rafforzare ulteriormente i criteri di performance della politica di coesione attraverso un approccio più preciso alle priorità di sviluppo regionale, il rispetto dei criteri stabiliti e un maggiore ricorso a tipi di sostegno basati sulla performance (strumenti finanziari). Il CESE raccomanda di tener conto dei traguardi e degli obiettivi attualmente stabiliti nell’ambito dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza.

La coesione sociale, continua il CESE, si trova ad affrontare sfide sempre più pressanti, in particolare nel contesto delle tendenze demografiche, della duplice transizione verde e digitale e della conseguente necessità di competenze nuove o migliorate. Gran parte della popolazione dell’UE è a rischio di povertà o di esclusione sociale, spesso nelle regioni più povere, ma anche negli agglomerati urbani ricchi e nelle zone circostanti. Inoltre, la disoccupazione giovanile e la povertà infantile rimangono elevate in tutta l’UE.

Il CESE sottolinea che la disparità di opportunità può essere dannosa per la crescita e la competitività a lungo termine a livello regionale, nazionale e dell’UE. Pertanto, e in linea con l’ambizione dell’Unione di avvicinarsi ai cittadini e di non lasciare indietro nessuno, occorre prestare maggiore attenzione alle persone e alla disparità di opportunità che molti si trovano ad affrontare.

Per questo motivo, continua il parere, abbiamo bisogno di un approccio più profondo e socialmente mirato alle politiche di coesione che affronti con maggiore attenzione le disparità e le sfide territoriali, economiche e sociali. Esse comprendono non solo le disparità tra gli Stati membri e le loro regioni, ma anche le disparità tra regioni, città, specifiche aree cittadine e zone rurali. La politica di coesione deve concentrarsi maggiormente su determinati tipi di territori al di sotto del livello NUTS 2 ed essere rivolta in via prioritaria a tutti gli Stati membri e alle regioni, riservando un’attenzione particolare agli Stati membri o alle regioni in cui le disparità sono maggiori. Il CESE ritiene inoltre che la politica di coesione debba essere più attenta alle esigenze e alle opportunità di determinati tipi di persone e gruppi sociali.

Questa maggiore diversificazione e specializzazione devono consentire una differenziazione più accentuata del sostegno finanziario, delle modalità di sostegno, della gestione della dotazione di bilancio, degli obiettivi e degli investimenti. Allo stesso tempo, i fondi della politica di coesione devono seguire sistematicamente lo stesso approccio e, alla luce di questa maggiore specializzazione, essere ulteriormente differenziati.

Il CESE ritiene particolarmente importante esortare gli Stati membri e le regioni dell’UE a coinvolgere nel modo più ampio ed efficace possibile le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile nell’elaborazione della politica di coesione e nel monitoraggio dei suoi effetti. Tale inclusione consentirà altresì di valutare in che misura siano stati raggiunti gli obiettivi della politica di coesione, basandosi non solo sugli indicatori quantitativi, ma anche su quelli qualitativi (così da valutare lo sviluppo e non soltanto la crescita).


IL PARERE COMPLETO IN ITALIANO (PDF)
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Alla vigilia dell’adozione delle conclusioni sul futuro della politica di coesione da parte degli Stati membri, il Comitato europeo delle Regioni (CdR) esorta i governi dell’UE e la Commissione europea a riconoscere l’importanza fondamentale di questa politica per affrontare le disparità territoriali, promuovere la doppia transizione verde e digitale e difendere i valori democratici europei in tutti i territori dell’Unione.

Le proposte per il rinnovamento della politica di coesione post 2027 sono incluse in un parere elaborato dal Presidente del Comitato europeo delle regioni (CdR), Vasco Alves Cordeiro, e dal presidente della commissione COTER, Emil Boc, adottato il 29 novembre dalla plenaria del CdR.

È cominciato il dibattito su come riformare la politica di coesione al termine dell’attuale periodo di bilancio dell’UE 2021-27. Le istituzioni dell’UE stanno valutando l’impatto e i risultati della politica di coesione nell’affrontare le crisi più recenti e nello stimolare la duplice transizione verde e digitale. Il CdR ha presentato alcune richieste per ridefinire una politica che vale un terzo del bilancio dell’UE, e che dovrebbe rimanere prioritaria in quanto pietra angolare dello sviluppo economico, sociale e territoriale in tutti i territori europei.

Per affrontare crisi eccezionali e catastrofi climatiche, come alluvioni e incendi boschivi, i leader locali e regionali propongono la creazione di un meccanismo che possa essere attivato a livello territoriale. Da un lato, questo renderebbe possibile – in tali circostanze – utilizzare in modo flessibile i fondi disponibili. Dall’altro, il nuovo meccanismo eviterebbe revisioni costanti dei programmi operativi, come successo più volte nel periodo 2014-2020, salvaguardando così gli investimenti a lungo termine.

Le regioni e le città chiedono inoltre un “patto di partenariato europeo” che definisca un corpus unico di norme e obiettivi per tutti i fondi in regime di gestione concorrente – cioè condivisa fra autorità europee, nazionali e territoriali – garantendo coerenza e semplificazione. Il patto ingloberebbe il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e anche nuovi strumenti in regime di gestione ibrida, come il Fondo sociale per il clima, che dovrebbe essere istituito nel prossimo futuro.

Altre richieste contenute nel parere

tutte le regioni europee devono continuare a essere ammissibili a ricevere finanziamenti;

il modello di gestione concorrente, la governance multilivello e il principio di partenariato vanno mantenuti come principi guida della politica di coesione anche dopo il 2027;

la sospensione dei fondi legati alla politica di coesione per effetto di violazioni delle norme di bilancio dell’UE da parte dei governi nazionali (la cosiddetta “condizionalità macroeconomica”) andrebbe abrogata. Gli investimenti a lungo termine non possono essere tenuti in ostaggio delle decisioni nazionali;

gli investimenti nazionali e regionali necessari per i progetti cofinanziati a titolo della politica di coesione dell’UE non dovrebbero essere equiparati a spesa – e, quindi, a debito – nel quadro delle norme di bilancio dell’UE;

l’obiettivo della coesione territoriale deve essere vincolante per tutte le politiche europee secondo il principio di “non nuocere alla coesione”; l’architettura complessiva dei finanziamenti dovrebbe essere semplificata per superare il proliferare degli strumenti d’investimento direttamente o indirettamente destinati alla coesione.

Le prossime fasi

Il parere sarà ora pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e trasmesso ai deputati al Parlamento europeo, ai commissari europei pertinenti e ai rappresentanti dei 27 Stati membri.

La commissione del Parlamento europeo competente per i problemi economici e monetari (ECON) ha in agenda il voto su un progetto di relazione che, se sostenuto dagli eurodeputati, sarà in linea con la richiesta del CdR di evitare che la riforma del Patto di stabilità e crescita porti a equiparare a spesa – e quindi includere nel calcolo del debito – gli investimenti nei progetti cofinanziati a attraverso la politica di coesione.

Il parere è stato adottato dai membri del CdR al termine di un dibattito con la commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira, con la sottosegretaria del governo spagnolo per i Fondi europei Mercedes Caballero Fernández (la Spagna detiene attualmente la presidenza di turno del Consiglio dell’UE), con il presidente della commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo Younous Omarjee e con il presidente della regione Vallonia ed ex primo ministro belga Elio Di Rupo, il quale presiederà le riunioni dei ministri competenti in materia di coesione durante il prossimo semestre di presidenza belga del Consiglio, nella prima metà del 2024.

Insieme alle principali associazioni europee di città e regioni, il CdR è partner fondatore della #CohesionAlliance (Alleanza per la coesione) della quale il CCRE-CEMR è partner, la cui missione consiste nell’affermare la coesione quale valore fondamentale dell’Unione europea e obiettivo essenziale di tutte le sue politiche e i suoi investimenti.

Scheda informativa sul contenuto del parere (EN)

Testo del parere

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Giornalisti che desiderano saperne di più sulla politica di coesione, sul funzionamento delle istituzioni dell’UE e sulle politiche europee in generale sono invitati a presentare domanda per l’edizione 2024 del programma di viaggi mediatici #EUinMyRegion della Commissione. Il bando è aperto fino a lunedì 8 gennaio 2024.

Il programma è aperto a giornalisti regionali e locali e creatori di contenuti nell’UE e comprende un viaggio di studio di due giorni a Bruxelles. I partecipanti visiteranno le istituzioni dell’UE e vedranno in prima persona il funzionamento dell’UE, impareranno di più sulle varie strutture e procedure e approfondiranno il tema della politica di coesione e della gestione delle frodi e della cattiva gestione dei fondi da parte dell’UE. La visita rappresenta anche un’opportunità unica per esplorare gli strumenti di dati della Commissione e parlare direttamente con gli esperti nazionali.

Dopo il programma, i partecipanti avranno acquisito una migliore comprensione delle politiche dell’UE, in particolare della politica di coesione. Avranno anche stabilito nuovi contatti e connessioni con colleghi giornalisti di altri paesi e regioni.

Il primo viaggio di studio è previsto dal 19 al 22 marzo 2024 , con altri due viaggi previsti per aprile e maggio. Si prevede che ogni viaggio di studio includa circa 40 giornalisti e creatori di contenuti provenienti dagli Stati membri dell’UE. APPROFONDISCI

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Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea serie C del 29 novembre è stata pubblicata la Raccomandazione del Consiglio dell’Unione del 27 novembre 2023 sullo sviluppo delle condizioni quadro dell’economia sociale

Nel documento, tra l’altro, si raccomanda agli Stati membri di riconoscere e sostenere il valore aggiunto specifico dell’economia sociale agevolando l’accesso al mercato del lavoro e promuovendo posti di lavoro di qualità per tutti, migliorando al contempo l’equità delle condizioni di lavoro, la sicurezza e la salute sul luogo di lavoro, l’uguaglianza e la non discriminazione. Ciò dovrebbe avvenire nell’ambito di una crescita inclusiva, come messo in evidenza negli orientamenti 2022 per le politiche degli Stati membri a favore dell’occupazione, e in funzione delle rispettive circostanze nazionali, in particolare:

a) istituendo o incoraggiando iniziative di partenariato che coinvolgono soggetti dell’economia sociale nell’elaborazione e nell’attuazione di politiche attive del mercato del lavoro;

b) facendo in modo che le autorità pubbliche sostengano adeguatamente i soggetti dell’economia sociale al fine di integrare meglio nel mercato del lavoro le donne, nonché i gruppi svantaggiati e altri gruppi sottorappresentati (come i disoccupati di lungo periodo, le persone affette da malattie fisiche o mentali, gli inattivi, le persone scarsamente qualificate, con disabilità e provenienti da un contesto migratorio o appartenenti a minoranze razziali o etniche (come i Rom), i lavoratori giovani e anziani) mediante:

i) il riconoscimento dell’esperienza lavorativa acquisita in soggetti dell’economia sociale, comprese le imprese sociali di inserimento lavorativo, che offrono occupazione e sostegno su misura a tali gruppi;

ii) iniziative per aiutare tali gruppi di persone a prepararsi all’occupazione mediante esperienze lavorative presso imprese sociali finalizzate alla loro integrazione nel mercato del lavoro aperto;

c) sostenendo progetti di collaborazione tra servizi pubblici per l’impiego, autorità locali, soggetti dell’economia sociale, erogatori di istruzione e formazione e imprese tradizionali per offrire un orientamento professionale su misura e opportunità di apprendimento e formazione ai NEET. Tali opportunità possono comprendere apprendistati, programmi di immersione professionale, affiancamento personale e incontri con modelli di riferimento e possono essere finalizzate ad agevolare l’integrazione nel mercato del lavoro in linea con la garanzia per i giovani rafforzata;

d) promuovendo l’imprenditoria nell’economia sociale, compreso tramite le start-up, come mezzo per favorire il lavoro autonomo e altre forme di occupazione, sviluppare localmente l’attività economica e affrontare le sfide sociali tramite modelli imprenditoriali innovativi e inclusivi.

LA RACCOMANDAZIONE INTEGRALE IN ITALIANO (PDF)
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Si riunisce oggi 30 novembre a Bruxelles il Consiglio Affari generali (Coesione) dell’Unione europea.

Si prevede che il Consiglio approvi le conclusioni sul futuro della politica di coesione.

I ministri si scambieranno opinioni sulla chiusura del periodo di programmazione 2014-2020.

Il Consiglio discuterà inoltre sulla politica di coesione e sull’autonomia strategica europea.

Informazioni sull’incontro

Documenti preparatori:

Ordine del giorno provvisorio

Elenco provvisorio dei punti A, attività non legislative

Elenco provvisorio delle voci A, aggiunta 1

Breve contesto

D I R E T T A S T R E A M I N G
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Il 23 novembre la Commissione europea ha lanciato la Harnessing Talent Platform, un nuovo hub per la condivisione delle migliori pratiche, che aiuterà le regioni dell’UE ad attrarre e trattenere persone dotate delle competenze necessarie per mitigare l’impatto della transizione demografica.

Aprendo l’evento di lancio, la Commissaria per la Coesione e le Riforme Elisa Ferreira ha dichiarato: “Non lasciare nessuno indietro: questo è il nostro mantra chiave e un obiettivo fondamentale della politica di coesione! Grazie ai fondi di coesione possiamo fornire alle regioni gli strumenti necessari per combattere la cosiddetta “trappola dello sviluppo dei talenti”. Investendo tali fondi per affrontare le disparità e migliorare l’attrattiva delle regioni, possiamo sostenere le persone che desiderano lavorare e vivere nelle loro regioni di origine. La nuova piattaforma sta avvicinando le regioni al trattenimento e allo sfruttamento dei talenti esistenti nelle loro aree”.

L’evento di lancio ha inoltre annunciato le 10 regioni vincitrici selezionate nell’ambito del bando del Pilastro 1 del Talent Booster Mechanism, che ora riceveranno l’assistenza tecnica e le competenze per attrarre, sviluppare e trattenere i talenti. Nel dicembre 2023, la Commissione lancerà un bando nell’ambito del Pilastro 2 , che si rivolgerà a 36 regioni che rischiano di cadere nella “trappola dello sviluppo dei talenti”: un calo della popolazione in età lavorativa e un numero stagnante di persone con un’istruzione terziaria.

Per costruire una società giusta e resiliente che non lasci indietro nessuna regione o individuo, nel 2023 la Commissione ha lanciato il meccanismo di potenziamento dei talenti. La nuova piattaforma contribuirà a raggiungere questi obiettivi e fungerà da hub per la collaborazione e la comunicazione.

Sfruttare la piattaforma dei talenti

Evento di lancio della piattaforma per i talenti
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