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In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre) Rena Dourou, portavoce sull’uguaglianza di genere del Congresso dei Poteri Locali e Regionali del Consiglio d’Europa, ha rilasciato un dichiarazione:

Garantire una vita libera dalla violenza a tutte le donne non è la battaglia di una Giornata Internazionale. Dobbiamo lottare per i diritti delle donne e contro la violenza di genere 365 giorni all’anno. Dobbiamo lottare per campagne di sensibilizzazione pubblica sulle varie forme di violenza contro le donne. Non dimentichiamo le parole di Maya Angelou: “Potresti incontrare molte sconfitte, ma non devi essere sconfitto.

È nostra missione e nostro dovere come rappresentanti eletti lottare per rendere le nostre città e le nostre regioni luoghi liberi dalla violenza di genere. Luoghi sicuri per donne e ragazze. Luoghi in cui “l’uguaglianza di genere e la partecipazione piena, equa ed effettiva delle donne ai processi decisionali pubblici e privati ​​sono essenziali per lo Stato di diritto, la democrazia e lo sviluppo sostenibile”, secondo la Dichiarazione del 4° Vertice di Reykjavík del Consiglio d’ Europa.

Liberare tutte le città e le regioni dalla violenza di genere non è un compito facile. Il Congresso si impegna ad eliminare questa forma di violenza, in linea con la Strategia per l’uguaglianza di genere 2018-2023 del Consiglio d’Europa, sviluppando gli strumenti necessari per aiutare gli enti locali e regionali affinché possano agire contemporaneamente in tre campi: prevenzione , protezione delle vittime e fornitura di servizi. Ciò include la creazione, a livello locale, di linee di assistenza, rifugi, servizi di consulenza e assistenza legale per assistere le donne che hanno subito violenza. Garantire che i sopravvissuti abbiano accesso a questi servizi consente loro di cercare aiuto e sfuggire a situazioni di abuso. – Abbiamo ancora molta strada da fare ma ci impegniamo a realizzarla.
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La convenzione di Istanbul è entrata in vigore il 1º ottobre per l’UE. La convenzione è un quadro giuridico completo volto a proteggere le donne da ogni forma di violenza, al fine di prevenire, perseguire ed eliminare la violenza sulle donne e la violenza domestica, e di attuare politiche globali e coordinate.

Essendo l’UE nel suo complesso vincolata dalla convenzione, gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie.

Helena Dalli, Commissaria per l’Uguaglianza, ha dichiarato: “L’entrata in vigore della Convenzione di Istanbul costituisce un passo importante per l’UE, con cui si riconosce che la violenza sulle donne costituisce una violazione dei diritti umani. Solo quando le donne e le ragazze non vivranno più nell’insicurezza, nella paura e nella violenza quotidiane, vivremo in un’Unione veramente equa e paritaria. L’entrata in vigore storica di oggi è un buon passo nella direzione giusta.”
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A sei anni dalla firma della Convenzione di Istanbul – il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e le ragazze – e nonostante i molteplici appelli del Parlamento europeo, l’UE non l’ha ancora ratificata a causa del rifiuto di alcuni Stati membri.

Tuttavia, il parere della Corte di giustizia dell’UE del 6 ottobre 2021 ha confermato che l’Unione europea può ratificare la Convenzione di Istanbul senza l’accordo di tutti gli Stati membri. La Corte UE ha individuato l’ambito di applicazione appropriato per l’adesione dell’UE nelle politiche di asilo e cooperazione giudiziaria in materia penale e negli obblighi delle istituzioni e della pubblica amministrazione dell’UE.

Il 10 maggio, il Parlamento europeo ha dato il consenso all’adesione in due votazioni separate:

per quanto riguarda le istituzioni e la pubblica amministrazione dell’Unione con 472 favorevoli, 62 contrari e 73 astensioni, per quanto riguarda la cooperazione giudiziaria in materia penale, l’asilo e il non respingimento con 464 favorevoli, 81 contrari e 45 astensioni.

L’adesione dell’UE alla Convenzione di Istanbul non esime gli Stati membri dal ratificarla a loro volta, hanno ribadito i deputati, esortando i sei Paesi rimanenti – Bulgaria, Cechia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia – a ratificare la Convenzione senza indugio.

Il Consiglio può ora procedere alla conclusione della procedura di adesione dell’UE alla Convenzione.

La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne (“Convenzione di Istanbul”) è il primo testo internazionale che definisce giuridicamente la violenza contro le donne e stabilisce un quadro completo di misure giuridiche e politiche per prevenire tale violenza, sostenere le vittime e punire gli autori.

Nell’ottobre 2015, la Commissione europea ha adottato una tabella di marcia che concludeva che l’adesione dell’UE alla Convenzione avrebbe creato un quadro coerente a livello europeo per combattere la violenza contro le donne, migliorato la prevenzione per tutte le donne e offerto una migliore protezione e sostegno alle donne e ai bambini vittime di violenza e a gruppi specifici di donne.
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Nella causa De Giorgi c. Italia la Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha ritenuto che vi fosse stata violazione del divieto di trattamento inumano e degradante.

lo riferisce un comunicato stampa della Corte. L’Italia è stata condannata dalla Corte per il ‘trattamento inumano e degradante’ della donna perché le autorità non hanno agito per proteggerla dall’ex marito violento.

La ricorrente in questo caso si è lamentata del fatto che, nonostante la presentazione di diverse denunce penali, le autorità italiane non le avevano offerto protezione e assistenza dopo che aveva subito violenze domestiche per mano del marito, dal quale era stata separata dal 2013.

La Corte ha ritenuto che le autorità italiane non avessero condotto una valutazione del rischio di maltrattamento incentrata specificamente sul contesto della violenza domestica e in particolare sulla situazione della ricorrente e dei suoi figli, valutazione che avrebbe giustificato misure preventive concrete a tutela loro da tale rischio.

Le autorità avevano quindi violato il loro dovere di proteggere la ricorrente e i suoi figli dagli atti di violenza domestica del marito. La Corte ha ritenuto che le autorità italiane non avessero intrapreso alcuna azione in risposta al grave rischio di maltrattamento cui sono esposti la ricorrente e i suoi figli e che, con la loro omissione, avevano creato una situazione di impunità, con il marito ancora da processare per le lesioni inflitte al ricorrente e l’indagine sulle altre denunce del ricorrente rimaste pendenti dal 2016.
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Il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (GREVIO) ritiene che numerosi paesi non prestino sufficiente attenzione alla protezione dei bambini e delle vittime di violenza domestica.

Il GREVIO, che è responsabile del monitoraggio dell’attuazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul), ha pubblicato un rapporto annuale, riguardante l’affidamento e la custodia dei figli, i diritti di visita e la violenza domestica, elaborato sulla base delle valutazioni effettuate fino ad oggi.

Nel descrivere i punti di forza e di debolezza degli Stati per quanto riguarda l’attuazione degli articoli 26, 31 e 45 della Convenzione relativi alle vittime di violenza domestica e le decisioni riguardanti la custodia dei figli e i diritti di visita, il rapporto indica che, pur constatando che tutti gli Stati hanno adottato misure soddisfacenti, “resta ancora molta strada da fare”, poiché tale attuazione è stata troppo incoerente. Una donna vittima di violenza domestica che abbandona il compagno aggressore deve spesso affrontare minacce contro i propri figli, e il rapporto rileva un “tasso allarmante di omicidi […] di donne e di bambini vittime […], riportati regolarmente dai media in Europa”.

Il GREVIO sottolinea inoltre che numerosi Stati riconoscono i danni subiti dai bambini testimoni di violenza domestica e impongono l’obbligo di informare le autorità competenti su ogni episodio sospetto o confermato di violenza di cui un bambino sia stato testimone o vittima diretta.

Nel Montenegro e in Italia, ad esempio, il GREVIO ha osservato che gli atti di violenza domestica commessi in presenza dei figli comportano pene più severe. Sia in Italia che nei Paesi Bassi, gli atti di violenza perpetrati sulle donne in presenza di un figlio sono equiparati al maltrattamento sui minori. In Andorra e nel Montenegro, la legislazione ritiene che il fatto di assistere a tale forma di violenza equivalga all’averla subita direttamente e in entrambi i casi richiede che gli organi ufficiali garantiscano lo stesso livello di protezione e di supporto. La legislazione del Principato di Andorra definisce “vittime” le donne che subiscono forme di violenza fondata sul genere e i loro figli minori, allo scopo di riconoscere loro il diritto a un supporto sociale, psicologico e medico.

Per quanto riguarda la Spagna, il GREVIO ha espresso soddisfazione per la recente modifica dell’articolo 156 del Codice civile, che elimina l’obbligo di ottenere il consenso di entrambi i genitori perché un bambino possa avvalersi di interventi di supporto e consulenza psicologica. Il genitore violento in tal modo non può più impedire ai figli di assistere a sessioni di psicoterapia, il che rappresenta spesso un ostacolo per i bambini che necessitano di un sostegno psicologico. Vale ugualmente la pena menzionare l’esempio incoraggiante del Danish Stalking Centre in Danimarca, che propone un sostegno psicologico ai bambini testimoni di casi di stalking. Il GREVIO ha inoltre accolto con favore l’azione svolta in Polonia dai cinque centri di assistenza all’infanzia finanziati dallo Stato, istituiti nel 2018 e gestiti dalla Empowering Children Foundation, che offrono sostegno psicologico, educativo e giuridico gratuito ai bambini vittime di maltrattamenti e ai loro tutori.

Convenzione di IstanbulAzione contro la violenza contro le donne e la violenza domestica: MONITORAGGIO SULL’ITALIA
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Bientina
, piccolo Comune di 8300 abitanti in provincia di Pisa, ha organizzato dal luglio 2017 un progetto “Uguaglianza nella diversità” che prevede eventi a sostegno della figura femminile: rappresentazioni teatrali, concerti, mostre, ma anche impiegare le risorse per agevolare la donna nella sua veste di madre e lavoratrice. Insomma, quando l’arte incontra l’impegno politico per l’uguaglianza di genere e coinvolge tutti i settori della comunità: artisti, pittori, giovani. Lo scopo è quello di “affermare il valore della figura femminile in ogni settore del vissuto”, come si legge tra gli obiettivi del progetto. Ma anche diffondere la cultura delle pari opportunità e predisporre strumenti per la realizzazione di una buona politica di genere. Molto importante anche il coinvolgimento delle scuole e degli studenti del Comune sensibilizzati sul tema delle pari opportunità. Fonte: Le buone pratiche in Italia della Carta europea (a cura dell’AICCRE)
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