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Garantire ai cittadini europei con disabilità la parità di accesso alle stesse condizioni speciali e ai “trattamenti preferenziali” dei cittadini europei quando visitano altri paesi dell’UE è stato uno dei temi principali discussi dal Comitato europeo dlle Regioni (CdR) durante la recente riunione della commissione per la politica sociale, l’istruzione, l’occupazione, Ricerca e Cultura (SEDEC).

La Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva che istituisce una carta europea di disabilità (EDC) e una carta di parcheggio europea per le persone con disabilità (EPC) comuni, garantendo il riconoscimento dello status di disabilità per accedere ai vantaggi e alle condizioni preferenziali disponibili ai cittadini che visitano un altro paese Paese dell’UE.

Nel progetto di parere adottato durante la riunione, il CdR ha accolto con favore l’iniziativa, ma hanno sottolineato che la sua portata dovrebbe essere definita più chiaramente, così come i servizi e le attività coperte.

Hanno inoltre raccomandato che la Carta Europea di Disabilità venga estesa alle prestazioni di sicurezza sociale durante i periodi di transizione quando le persone con disabilità si trasferiscono in un altro Stato membro dell’UE per lavorare o studiare.

Il parere sottolinea il ruolo centrale che gli enti locali e regionali svolgerebbero nell’attuazione delle carte, in particolare dei contrassegni di parcheggio per le persone con disabilità.
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Il 6 settembre, in una comunicazione sul tema, la Commissione europea ha proposto misure concrete per accrescere la digitalizzazione del coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale in Europa. La comunicazione definisce azioni volte a rendere più rapido e più semplice l’accesso a livello transfrontaliero ai servizi di sicurezza sociale utilizzando appieno gli strumenti digitali e riducendo gli oneri amministrativi per cittadini e imprese.

Tali azioni miglioreranno lo scambio di informazioni tra gli istituti nazionali di sicurezza sociale e accelereranno il riconoscimento e la concessione delle prestazioni ammissibili a livello transfrontaliero. Diventerà in tal modo più facile per gli europei abitare, lavorare e viaggiare all’estero, per le imprese che operano in altri paesi dell’UE e per le amministrazioni nazionali coordinare la sicurezza sociale a livello transfrontaliero.

Domande e risposte: la digitalizzazione nel coordinamento della sicurezza sociale

Comunicazione sulla digitalizzazione nel coordinamento della sicurezza sociale: agevolare la libera circolazione nel mercato unico

Digitalizzazione nel coordinamento della sicurezza sociale
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La Commissione europea ha deciso di avviare il 15 febbraio una procedura d’infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia ( INFR (2022)4113) per mancato rispetto delle norme dell’UE in materia di coordinamento della sicurezza sociale ( Regolamento 2004/883 ) e sulla libera circolazione delle lavoratori (art. 45 TFUE e regolamento 2011/492).

Nel marzo 2022 l’Italia ha introdotto un nuovo assegno familiare per i figli a carico (“Assegno unico e universale per i figli a carico”): possono beneficiare di questo assegno solo le persone che risiedono da almeno due anni in Italia, e solo se risiedono in la stessa famiglia dei loro figli.

Secondo la Commissione, questa legislazione viola il diritto dell’UE in quanto non tratta i cittadini dell’UE allo stesso modo, il che si qualifica come discriminazione.

Inoltre, il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale vieta qualsiasi requisito di residenza per ricevere prestazioni di sicurezza sociale come gli assegni familiari. L’Italia dispone ora di due mesi per rispondere alle osservazioni sollevate dalla Commissione. In caso contrario, la Commissione può decidere di inviare un parere motivato.
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Un comunicato stampa del 30 gennaio del Consiglio dell’Unione informa di una raccomandazione del Consiglio che mira a combattere la povertà e l’esclusione sociale e a perseguire livelli elevati di occupazione promuovendo un adeguato sostegno al reddito mediante un reddito minimo, un accesso effettivo ai servizi abilitanti ed essenziali per le persone che non dispongono di risorse sufficienti e favorendo l’integrazione nel mercato del lavoro di chi può lavorare.

Una raccomandazione, prosegue il comunicato, volta a rafforzare le reti di sicurezza sociale Sebbene tutti gli Stati membri dispongano di reti di sicurezza sociale, i progressi compiuti per renderle accessibili e adeguate sono stati disomogenei.

Il Consiglio raccomanda pertanto agli Stati membri di fornire e, ove necessario, rafforzare solide reti di sicurezza sociale combinando un adeguato sostegno al reddito mediante prestazioni di reddito minimo e altre prestazioni monetarie e in natura di accompagnamento e dando accesso ai servizi abilitanti ed essenziali.

Si raccomanda agli Stati membri di fissare il livello del reddito minimo mediante una metodologia trasparente e solida, conformemente al diritto nazionale e coinvolgendo i pertinenti portatori di interessi, tenendo conto delle fonti di reddito complessive, delle esigenze specifiche e delle situazioni di svantaggio delle famiglie, del reddito di un lavoratore a basso salario o di un lavoratore che percepisce il salario minimo, del tenore di vita e del potere d’acquisto nonché dei livelli dei prezzi e del relativo andamento.

Al fine di promuovere la parità di genere, la sicurezza del reddito e l’indipendenza economica delle donne, dei giovani adulti e delle persone con disabilità, il Consiglio raccomanda altresì di prevedere la possibilità di richiedere che il reddito minimo sia fornito a singoli componenti della famiglia.

Si raccomanda inoltre agli Stati membri di raggiungere gradualmente l’adeguato livello di sostegno al reddito entro il 2030, salvaguardando nel contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche. Gli Stati membri dovrebbero anche riesaminare periodicamente e, se del caso, adeguare il livello del reddito minimo per continuare a garantirne l’adeguatezza. In tempi caratterizzati da recessioni economiche, la flessibilità nella configurazione del reddito minimo può contribuire in maniera rilevante ad attenuare le conseguenze sociali negative e svolgere un ruolo stabilizzante nell’economia.

Il reddito minimo, prosegue il Consiglio, è un elemento fondamentale delle strategie per uscire dalla povertà e dall’esclusione. Contribuisce inoltre a favorire una ripresa sostenibile e inclusiva in momenti di crisi economica. La presenza di reti di sicurezza sociale solide non solo migliora gli esiti sociali e sanitari per le persone più lontane dal mercato del lavoro, ma assicura anche benefici sociali ed economici duraturi per l’Unione europea, creando società più eque, coese e resilienti.

Nonostante i progressi compiuti nell’ultimo decennio, nel 2021 oltre 95,4 milioni di persone continuavano a essere a rischio di povertà o di esclusione sociale e le donne erano maggiormente esposte al rischio. La pandemia di COVID-19 ha messo in luce i vantaggi sociali ed economici apportati da reti di sicurezza sociale adeguate e mirate, con misure di confinamento che hanno avuto effetti sproporzionati sulle donne e sui gruppi svantaggiati, specialmente per quanto riguarda l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione.

La guerra intrapresa dalla Russia nei confronti dell’Ucraina ha causato un forte aumento dei prezzi dell’energia e, di conseguenza, dell’inflazione, con ulteriori ripercussioni sulle famiglie a reddito basso e medio-basso.

La raccomandazione si basa sulla raccomandazione 92/441/CEE del Consiglio in cui si definiscono i criteri comuni in materia di risorse e prestazioni sufficienti nei sistemi di protezione sociale, che sostituirà. Integra inoltre la raccomandazione 2008/867/CE della Commissione relativa all’inclusione attiva delle persone escluse dal mercato del lavoro. Nelle sue conclusioni del 9 ottobre 2020 il Consiglio ha invitato a rafforzare la protezione del reddito minimo per combattere la povertà e l’esclusione sociale nell’ambito della pandemia di COVID-19 e oltre.

La Commissione ha presentato la proposta di raccomandazione al gruppo “Questioni sociali” il 7 ottobre 2022. Dopo l’esame da parte del gruppo è stato raggiunto un accordo sul testo di compromesso durante la presidenza ceca. Poiché il tempo necessario per la messa a punto giuridico-linguistica non ha consentito l’adozione formale a dicembre, il Coreper e il Consiglio hanno raggiunto un accordo politico sul testo in sede di Coreper il 30 novembre 2022 e nella sessione del Consiglio EPSCO dell’8 dicembre 2022. La raccomandazione è stata formalmente adottata tra i punti “A” del Consiglio il 30 gennaio 2023.

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