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La Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić (a destra nella foto) ha incontrato Yulia Navalnaya al Palais de l’Europe.

Esprimendo cordoglio e profonda tristezza per la perdita dell’eminente leader dell’opposizione russa, la Segretaria generale ha sottolineato come la morte di Navalnyy non può essere separata dalle gravi violazioni dei diritti umani che ha dovuto affrontare. Questi includono un tentativo di avvelenamento non sottoposto a indagine, una serie di casi motivati da considerazioni politiche e una detenzione ingiusta in condizioni che costituivano trattamenti inumani e degradanti, di cui le autorità russe sono totalmente responsabili. La Segretaria generale ha inoltre notato dei precedenti nella giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in cui i familiari stretti o gli eredi, in determinate condizioni, hanno portato avanti i casi pendenti dopo il decesso dei ricorrenti iniziali.

Marija Pejčinović Burić ha ricordato che la Federazione russa resta soggetta all’obbligo giuridico internazionale incondizionato di eseguire le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, comprese quelle emesse nei confronti di Navalnyy.

In virtù di tale obbligo e in qualità di Stato aderente alla Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti, la Federazione russa deve assicurare indagini efficaci sulla morte di Navalnyy durante la sua detenzione, ha ribadito la Segretaria generale.

Marija Pejčinović Burić ha deplorato la repressione senza precedenti contro la società civile e i difensori dei diritti umani nella Federazione russa. In tale contesto, ha elogiato il coraggio di Navalnyy a lottare per una Russia libera e democratica, come anche la determinazione di Yulia Navalnaya a portare avanti il lascito di suo marito.
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A seguito della notifica ufficiale della denuncia da parte della Federazione russa della Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze nazionali, il Comitato consultivo della Convenzione del Consiglio d’Europaha rilasciato una dichiarazione in cui esprime profondo rammarico per la decisione che “priva oltre 25 milioni di persone appartenenti alle numerose minoranze nazionali della Federazione russa della protezione offerta da questo trattato internazionale unico”.

Il Comitato ha ribadito la sua grande preoccupazione per la situazione delle persone appartenenti a minoranze nazionali, tra cui le popolazioni autoctone, nel paese: i giovani appartenenti a minoranze sono sovrarappresentati tra le reclute e le vittime della guerra di aggressione da parte della Federazione russa contro l’Ucraina; le persone appartenenti a minoranze nazionali subiscono una riduzione dei loro diritti linguistici ed educativi; i difensori dei diritti umani che si battono per i diritti delle minoranze sono soggetti a gravi violazioni dei diritti umani.

Il Comitato consultivo esprime inoltre preoccupazione per le denunce ricevute dai rappresentanti delle minoranze nazionali ucraine che vivono in Crimea e altri territori temporaneamente controllati o occupati dalla Federazione russa. “Oltre alla sofferenza umana e alla distruzione del patrimonio culturale causate dall’aggressione, le persone appartenenti a minoranze nazionali sono esposte a violazioni dei diritti umani e a politiche di assimilazione da parte delle forze occupanti”, dichiara il Comitato.

“In linea con la determinazione del Consiglio d’Europa di continuare a interagire con la società civile russa, il Comitato consultivo rimane disponibile per il dialogo con i rappresentanti delle minoranze nazionali e delle popolazioni autoctone della Federazione russa ed esprime loro piena solidarietà nella continua lotta per i loro diritti”, ha concluso l’organismo del Consiglio d’Europa.
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A seguito delle domande urgenti rivolte alla Federazione russa il 2 giugno 2023 riguardanti i bambini che sono stati illecitamente trasferiti o deportati nella Federazione russa o nelle aree temporaneamente controllate o occupate dalla Russia, il Comitato di Lanzarote ha recentemente adottato una dichiarazione in cui deplora l’assenza di una risposta appropriata da parte della Federazione russa ed esorta il paese a cooperare pienamente in conformità ai suoi obblighi in quanto Parte della Convenzione di Lanzarote.
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Il 10° Premio Václav Havel per i diritti umani – che ricompensa azioni eccezionali della società civile a favore dei diritti umani – è stato conferito a Vladimir Kara-Murza (nella foto), leader dell’opposizione russa attualmente in carcere.

Il Premio, di € 60.000, è stato assegnato il 10 ottobre durante una cerimonia speciale organizzata all’apertura della sessione plenaria autunnale dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) a Strasburgo.

Vladimir Kara-Murza è un politico, scrittore e storico russo. È uno dei leader dell’opposizione nella Federazione russa, costante critica del governo russo e cofondatore del Comitato anti-guerra russo istituito per contrastare l’invasione dell’Ucraina da parte di Vladimir Putin. Kara-Murza, che ha subito due tentativi di avvelenamento, è stato arrestato ad aprile 2022 ed è stato accusato di tradimento, insieme ad altri capi d’accusa, il che potrebbe tenerlo in carcere per molti anni.

Gli altri due candidati preselezionati erano la Coalizione arcobaleno/Campagna per i diritti delle persone LGBTQIA+, una coalizione di organizzazioni per i diritti umani, gruppi per i diritti delle persone LGBTQIA+ e altri movimenti civici in Ungheria, e la Coalizione Ukraine 5 AM, un gruppo di organizzazioni ucraine per diritti umani il cui obiettivo è scoprire, documentare, raccogliere e conservare prove, sensibilizzando l’opinione pubblica rispetto ai presunti Federazione russa e crimini contro l’umanità commessi durante la guerra in corso. Hanno ricevuto entrambe un diploma.

Il Premio Václav Havel per i diritti umani viene conferito ogni anno dall’APCE, in partenariato con la Biblioteca Václav Havel e la Fondazione Carta 77, “per ricompensare azioni eccezionali della società civile in difesa dei diritti umani in Europa e altrove”. Consiste di una somma di € 60.000, un trofeo e un diploma.

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A seguito dell’esclusione della Russia dal Consiglio d’Europa il 16 marzo 2022, conseguentemente alla sua aggressione contro l’Ucraina, la Federazione russa non sarà più Alta parte contraente della Convenzione europea dei diritti dell’uomo a partire dal 16 settembre 2022.

Lo rende noto il sito del Consiglio d’Europa. “L’aggressione della Russia contro l’Ucraina continua a causare dolore e sofferenza a milioni di persone in Ucraina e in tutta Europa. Chiediamo ancora una volta alla leadership russa di fermare immediatamente la guerra in Ucraina e di porre fine alla continua repressione del suo stesso popolo”, ha dichiarato Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa che riunisce 46 Stati.

“È assolutamente deplorevole che, con la sua uscita dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo, la Russia si isoli ulteriormente dal mondo democratico e privi più di 140 milioni di cittadini russi della protezione offerta dalla Convenzione.”

“Il Consiglio d’Europa continuerà a fornire sostegno e collaborazione ai difensori dei diritti umani, alle forze democratiche, ai media liberi e alla società civile indipendente nella Federazione russa. Il nostro auspicio è che, un giorno, i cittadini russi potranno di nuovo godere della protezione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.”

“Ai sensi della Convenzione, la Federazione russa ha l’obbligo giuridico vincolante di attuare tutte le sentenze e le decisioni emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo riguardanti le sue azioni o omissioni riscontrate fino al 16 settembre 2022. Il Consiglio d’Europa continuerà a fare tutto il possibile per assicurare giustizia e responsabilità per le persone coinvolte.”
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