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Il Consiglio d’Europa ha organizzato il 7 novembre una conferenza a Rabat (Marocco) per sensibilizzare rispetto alle scommesse illegali, una delle principali sfide per l’integrità dello sport e una priorità essenziale nella lotta contro la manipolazione delle competizioni sportive, come affrontato nella Convenzione di Macolin.

Durante la conferenza, i relatori hanno illustrato la portata del problema e hanno condiviso le migliori pratiche, individuando soluzioni concrete per eliminare questa piaga.

L’evento è stato organizzato con il sostegno del progetto di cooperazione ACT (“Addressing Competitions’ Manipulation Together”, Combattere insieme la manipolazione delle competizioni) e di Marocaine des Jeux et des Sports. Oltre ai partecipanti marocchini e agli ospiti, la conferenza ha visto numerosi partecipanti dalla regione (Camerun, Egitto, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Tunisia e Uganda) in rappresentanza di governi, autorità di regolamentazione del gioco d’azzardo, forze dell’ordine, operatori di scommesse, comitati olimpici e federazioni sportive.

La Convezione di Macolin è l’unico strumento di diritto internazionale incentrato sulla manipolazione delle competizioni sportive aperto a qualsiasi paese del mondo. Richiede alle autorità pubbliche di cooperare con le organizzazioni sportive, gli operatori di scommesse e gli organizzatori delle competizioni per prevenire, individuare e sanzionare la manipolazione delle competizioni sportive. Propone un quadro giuridico comune per una cooperazione internazionale efficiente volta ad affrontare questa minaccia globale.

“Le scommesse illegali e non regolamentate sono un’importante minaccia per lo sport poiché vengono gestite al di fuori di qualsiasi quadro legale, agevolando così la dissimulazione delle attività criminali. La Convenzione di Macolin è volta a ridurre tali scommesse promuovendo la cooperazione e stabilendo delle norme internazionali”, ha sottolineato George Mavrotas, Presidente del Comitato di monitoraggio della Convenzione di Macolin.

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Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 214 del 16 giugno pubblica Diritti umani e democrazia nel mondo e politica dell’Unione europea in materia — relazione annuale 2022: Risoluzione del Parlamento europeo del 18 gennaio 2023 sui diritti umani e la democrazia nel mondo e sulla politica dell’Unione europea in materia — relazione annuale 2022

Il Parlamento europeo (PE) ribadisce l’universalità e l’indivisibilità dei diritti umani nonché la dignità intrinseca di ciascun essere umano; sottolinea, a tale proposito, il suo forte impegno ad affrontare le sfide riguardanti i diritti umani nell’UE e in tutto il mondo e ribadisce il dovere dell’UE e dei suoi Stati membri di puntare a svolgere un ruolo guida a livello mondiale nella promozione e nella tutela dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia, conformemente ai valori fondanti dell’Unione. Il PE insiste sul fatto che la tutela dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della dignità di ciascun essere umano deve essere il fondamento della politica esterna dell’Unione; incoraggia vivamente l’Unione, a tal fine, ad adoperarsi in maniera ambiziosa e costante al fine di rendere la tutela dei diritti umani un elemento centrale di tutte le politiche dell’UE in modo razionalizzato e di rafforzare la coerenza tra le politiche interne ed esterne dell’Unione in tale settore.

L’Assemblea di Strasburgo ricorda inoltre che il piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024 dovrebbe essere utilizzato come tabella di marcia per la realizzazione delle priorità dell’UE in materia di diritti umani ed essere pertanto al centro di tutte le politiche esterne dell’Unione; sottolinea l’importanza che gli Stati membri assumano la titolarità del piano d’azione dell’UE e riferiscano pubblicamente in merito alle loro azioni nell’ambito dello stesso; incoraggia i parlamenti nazionali e regionali, le istituzioni nazionali per i diritti umani e le organizzazioni della società civile a dialogare con le autorità a livello di Stati membri per quanto riguarda i loro contributi alla realizzazione della politica esterna dell’UE in materia di diritti umani; chiede al Consiglio di coinvolgere il Parlamento nella revisione e nell’aggiornamento futuri di tutti gli orientamenti dell’UE in materia di diritti umani e che sia garantita una maggiore trasparenza nella loro attuazione.

Il PE esprime profonda preoccupazione per le gravi minacce che gravano sui diritti umani e la democrazia in tutto il mondo, osservando che le democrazie continuano a diminuire mentre aumentano i regimi autoritari, e per il fatto che nell’ultimo anno quasi il 75 % della popolazione mondiale ha visto peggiorare la situazione dei diritti umani nel proprio paese; sottolinea con preoccupazione le gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario che si verificano in un numero crescente di luoghi nel mondo, nonché la diffusa impunità per tali violazioni.

Il Parlamento di Strasburgo tra l’altro deplora il fatto che, malgrado la necessità di concentrarsi sulle risposte alle minacce rappresentate dai cambiamenti climatici e sulla ripresa dalle ripercussioni negative della pandemia di COVID-19 attraverso la solidarietà mondiale, alcuni leader autoritari, oltre ad aver gestito in modo inadeguato le risorse globali e post-pandemia, abbiano intensificato la loro repressione nei confronti dell’opposizione politica, del dissenso, dei difensori dei diritti umani, delle organizzazioni della società civile, comprese le organizzazioni di tipo partecipativo e quelle di ispirazione confessionale e religiosa, e dei media indipendenti, nonché alimentato e ampliato conflitti interni e internazionali esistenti e ne abbiano scatenati di nuovi, con conseguenze devastanti per i diritti umani; deplora i diversi casi in cui i leader autoritari hanno utilizzato le conseguenze della pandemia quali pretesti per giustificare l’inasprimento delle loro politiche repressive.

LA RISOLUZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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Marija Pejčinović Burić, Segretaria generale del Consiglio d’Europa che riunisce 46 nazioni, ha esortato gli Stati membri a dimostrare maggiore volontà politica di attuare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo (EDU) e migliorare la loro capacità in questo ambito.

“L’attuazione delle sentenze della Corte è essenziale per lo Stato di diritto. Negli anni, i nostri Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nel mettere in pratica le sentenze della Corte europea, ma oggi la Corte affronta sempre più casi di crescente complessità”, ha dichiarato la Segretaria generale.

“In Europa, Ia Convenzione dei diritti dell’uomo ha progressivamente migliorato la vita delle persone. Perché questo impatto positivo possa continuare, i nostri Stati membri devono dimostrare la volontà politica di attuare le sentenze in modo completo e coerente.”

Secondo l’ultimo rapporto annuale del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa sull’esecuzione delle sentenze della Corte EDU, nel 2022, 1.459 nuovi casi sono stati trasferiti dalla Corte europea al Comitato dei Ministri, che supervisiona la loro attuazione da parte degli Stati membri. In totale, nel corso dell’anno sono stati chiusi 880 casi, tra cui 200 casi “principali” che richiedevano misure specifiche e spesso ad ampio spettro da parte degli Stati membri per impedire il ripetersi di violenze simili. Alla fine del 2022, circa 6.112 casi, tra cui 1.299 casi principali, dovevano ancora essere attuati completamente.

Il rapporto mostra che 2.352 (38%) dei casi pendenti alla fine dello scorso anno riguardavano la Federazione russa, esclusa dal Consiglio d’Europa il 16 marzo 2022 a causa della sua aggressione contro l’Ucraina. La Russia ha cessato di essere parte della Convenzione europea dei diritti dell’uomo sei mesi dopo, ma rimane obbligata, ai sensi del diritto internazionale, ad attuare le sentenze della Corte europea.

La guerra di aggressione della Russia ha inoltre compromesso la capacità dell’Ucraina di attuare le sentenze della Corte nel 2022. Ciononostante, l’Ucraina ha compiuto importanti progressi nel corso dell’anno, che si aggiungono alla ratifica della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla violenza contro le donne, sottolineando il suo impegno rispetto al sistema della CEDU in circostanze estremamente difficili.

L’attuazione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo è uno degli importanti temi all’ordine del giorno previsti per il Vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa, che si terrà a Reykjavik il 16 e il 17 maggio 2023.
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Il sito del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa pubblica una dichiarazione del suo Presidente, Leendert Verbeek:
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“Condanno con la massima fermezza il processo di annessione illegale dei territori ucraini avviato dalla Federazione Russa in flagrante violazione del diritto internazionale che la Russia continua a disattendere, come è avvenuto con la Crimea e la città di Sebastopoli nel 2014 . Questi territori sono e rimarranno parte integrante dell’Ucraina.
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La decisione del presidente Putin di annettere illegalmente i territori occupati nelle regioni ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia intensifica pericolosamente la guerra di aggressione non provocata contro l’Ucraina e mette gravemente in pericolo l’ordinamento giuridico esistente in Europa dal 1945, basato sul rispetto delle norme internazionali legge e dei suoi principi di integrità territoriale e indipendenza politica degli Stati.
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Invito le autorità russe a fermare il processo di annessione illegale dei territori ucraini, a rispettare il diritto internazionale ea ritirare le truppe russe dall’Ucraina.
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Il Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa ribadisce il suo impegno per la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale dell’Ucraina, entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti, e continuerà ad estendere il suo incrollabile sostegno all’Ucraina e al suo popolo nella loro lotta contro il aggressore.”
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