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“Dobbiamo rivendicare l’Europa”, ha detto Manuela Bora durante uno scambio organizzato il 5 maggio con l’Associazione francese, l’AFCCRE, e l’Eurometropoli di Strasburgo. Bora è consigliere regionale delle Marche ed uno dei 12 delegati organizzati dal Comitato delle Regioni (CdR) che rappresenteranno gli enti locali e regionali al gruppo di lavoro della Conferenza sul futuro dell’Europa, che proprio il 9 maggio ha svolto a Strasburgo la sua sessione conclusiva. Manuela Bora è di nomina AICCRE nel CEMR che ha rappresentanza al CdR.

L’evento del 5 maggio ha offerto l’opportunità al CEMR di avanzare alcune proposte che dovrebbero definire l’agenda dell’UE per gli anni a venire.

“La scelta più saggia, a mio avviso, ha proseguito la Bora, è quella di fare della Conferenza un organismo permanente all’interno del quale è possibile continuare a condividere idee, soprattutto quelle più controverse”. E il consigliere delle Marche ha precisato: “La migliore garanzia di risultati concreti è l’instaurazione di un confronto partecipativo e permanente tra enti locali, cittadini e istituzioni europee. È in questo senso che il CEMR ha elaborato sei proposte volte ad avvicinare l’Europa ai suoi cittadini”.

Tra queste, il CEMR chiede di dedicare “ogni anno, il 9 maggio, un dibattito sul progetto europeo, i suoi vantaggi e le sue sfide, come ad esempio come costruire una società a basse emissioni di carbonio, in ogni scuola e in ogni comune e regione dell’Europa”.

I gemellaggi sono anche una leva per l’avvento di un’Europa più vicina ai cittadini. In linea con la proposta risultante dalla Conferenza sul furo dell’Europa che indica che “l’UE deve rafforzare i programmi di scambio esistenti”, il CEMR chiede l’istituzione di un vero Erasmus dedicato ai dipendenti pubblici sulla base di uno scambio tra comunità, possibilmente gemellate.

Altre proposte difese dal CEMR: lo sviluppo delle università europee e l’investimento nell’apprendimento delle lingue affinché, entro il 2040, ogni europeo possa parlare almeno l’inglese e altre due lingue europee, oltre alla propria lingua.

Resta da formalizzarle e rendere sistematica, afferma il CEMR, la consultazione delle organizzazioni rappresentative della società civile e delle collettività territoriali. Come fa notare Manuela Bora: “Se tanto è stato fatto in un solo anno, immagina cosa si potrebbe fare in un sistema stabile e strutturato. Ed è proprio in questa direzione che dobbiamo andare».

Intitolato “Futuro dell’Europa: la visione dei territori”, lo scambio del 5 maggio ha riunito rappresentanti degli enti locali e della società civile, tra cui il presidente di Young Europeans-France, Antoine Chabal, il sindaco di Sceaux e il presidente dell’AFCCRE, Philippe Laurent, come oltre al sindaco di Strasburgo, Jeanne Barseghian.
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Il CEMR ha organizzato l’11 maggio prossimo una discussione online sugli “Impatti territoriali del Covid-19 e risposte politiche nelle regioni e nelle città europee”.

Il seminario presenterà i principali risultati politici generali e le raccomandazioni che emergono dal progetto ESPON Covid 19 e riunirà il CEMR, le associazioni dei governi locali e regionali e altre reti pertinenti, in un processo interattivo finalizzato a:

discutere e condividere informazioni sulle risposte della politica regionale alla crisi;

conoscere le politiche innovative di buone pratiche emerse durante la pandemia;

valutare le raccomandazioni di progetto (politiche, di governance, territoriali e finanziarie) che possono aiutare le regioni a riprendersi dalla crisi e costruire la resilienza in futuro.

L’ agenda dei lavori

Potete già iscrivervi qui.

Il link per il workshop verrà inviato ai partecipanti registrati alcuni giorni prima dell’evento.
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Nel corso di una riunione dei Segretari generali e dei Direttori delle associazioni membri del CEMR, i partecipanti hanno rinnovato la loro piena solidarietà e sostegno all’Ucraina.

In questo complesso contesto internazionale, hanno chiesto l’unità dell’azione locale e multilivello. Lo ha spiegato Marlène Siméon del CEMR: “fin dalla sua creazione nel 1951, il CEMR e i suoi membri si sono adoperati per promuovere la costruzione di un’Europa unita, pacifica e democratica, basata sull’autonomia locale, sul rispetto del principio di sussidiarietà e sulla partecipazione dei cittadini, ma anche sul gemellaggio e sulla solidarietà tra comuni del continente e non solo.

Per questo la guerra in Ucraina ha immediatamente provocato la reazione del CEMR, con un appello firmato da oltre 750 sindaci e leader locali o regionali di tutta Europa, condannando l’invasione russa e impegnandosi a sostenere la comuni e città dell’Ucraina”. Il CEMR ha sottolineato che “in questi tempi di dolore e sofferenza, la famiglia europea dei governi locali e regionali è unita. L’Ucraina fa parte dell’Europa e continueremo a sostenerla” .

PAGINA AICCRE SULL’UCRAINA
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Quattro anni dopo la sottoscrizione di Agenda 2030 da parte di 193 Paesi dell’ONU, è più chiaro che mai che un cambiamento globale richieda un’azione locale. Un nuovo studio del CCRE/CEMR e di PLATFORMA (al quale ha contribuito anche l’AICCRE) “In che modo le associazioni governative locali e regionali danno vita agli Obiettivi di sviluppo sostenibile evidenzia come le città e le regioni stiano portando un respiro internazionale nelle realtà territoriali. Lo studio è il seguito di quello del 2018 intitolato “Obiettivi di sviluppo sostenibile – In che modo le città e le regioni d’Europa stanno assumendo la guida”. Le associazioni degli enti locali e regionali svolgono un ruolo sempre più importante nella localizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs): la loro vicinanza sia con i cittadini che con i diversi livelli di governo è strategica.

Le associazioni inoltre operano a livello internazionale e possono lavorare in modo costruttivo con i comuni e le regioni partner di tutto il mondo su questioni fondamentali come i piani d’azione per il clima, lo sviluppo economico, le politiche di parità di genere, le infrastrutture, l’accesso ai servizi, l’economia circolare, ecc.

Questo studio dimostra tra l’altro la necessità di una partnership multi-stakeholder (che seppur faticosamente sta iniziando a decollare) poiché diventa sempre più evidente che il raggiungimento dell’Agenda 2030 dipenda soprattutto dal coinvolgimento attivo e dal coordinamento di tutti gli attori(settore pubblico, privato e società civile).

Attraverso la cooperazione decentrata, i governi locali e regionali stanno colmando le carenze nazionali, lavorando insieme in tutto il mondo, fornendo reciprocamente capacità, risorse e know-how per far fare costanti progressi al raggiungimento di Agenda 2030.

Gli enti locali e regionali stanno inoltre utilizzando il quadro degli SDGs per migliorare e rafforzare i loro partenariati esistenti e le azioni di cooperazione allo sviluppo, assicurandosi che rimangano coerenti nelle loro parole e azioni. Lo studio contiene anche 10 raccomandazioni che hanno lo scopo di far avanzare una migliore localizzazione degli SDGs. . Per esempio si evidenzia la necessità che i governi locali e regionali, per implementare gli sforzi per il raggiungimento degli SDGs, debbano essere responsabilizzati e disporre di mezzi adeguati.
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L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione che riguarda le persone, il pianeta, la prosperità, il partenariato e la pace sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – O.S.S. – (Sustainable Development Goals, o ‘SDGs’) – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o “traguardi”.
Gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile guideranno quindi il mondo sulla strada da percorrere per i prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030, tenendo conto delle diverse realtà nazionali, delle capacità e dei livelli di sviluppo e nel rispetto delle politiche e delle priorità di ogni Stato.
Gli Obiettivi di sviluppo Sostenibile non possono essere raggiunti senza il contributo degli enti locali che ne sono gli attori chiave.
L’Italia sta già adottando una strategia nazionale relativa all’Agenda 2030 per la quale gli enti locali sono chiamati a contribuire.
In questo scenario sia nazionale che internazionale, l’AICCRE sta collaborando alla raccolta delle buone pratiche sul nostro territorio, lavoro importante in quanto viene realizzato per la prima volta in Italia. L’Agenda 2030 tocca tutte le tematiche di cui gli enti locali già si occupano: dall’ambiente, all’immigrazione, all’inclusione sociale, il clima, fino ad arrivare a tutti e 17 gli obiettivi. Non sempre gli amministratori sono a conoscenza che il lavoro che già stanno implementando rientra in alcuni di essi. L’AICCRE quindi chiede la collaborazione dei Sindaci italiani nel descrive la buona pratica realizzata nell’ottica di Obiettivo Sostenibile utilizzando la scheda che può scaricare qui.
L’AICCRE produrrà una pubblicazione dei casi raccolti per promuovere a livello internazionale gli enti locali italiani che si stanno impegnando nel raggiungimento degli obiettivi.
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Lo sapevate che il Comune di Imola ha promosso un’azione in favore di un maggior equilibrio nella distribuzione di toponimi femminili e maschili nel territorio? Da quale presupposto arriva questa originale azione che nasce dopo uno studio della Commissione pari opportunità del Comune? Visto che l’intitolazione di spazi urbani a personaggi che hanno rivestito un ruolo significativo per la comunità locale e per la società ha valore simbolico e di riferimento identitario della comunità stessa e che i toponimi servono ad orientarsi e conoscere il territorio, il consiglio comunale e la giunta comunale hanno approvato dal 2015 con proprie deliberazioni l’adozione di una politica di genere nella toponomastica con l’attribuzione dei nomi delle donne della Costituente ed altre protagoniste della nostra storia. Lo studio della Commissione parità è stato sostenuto da alcuni istituti scolastici imolesi aderenti al progetto nazionale “sulle vie della parità” indetto da Toponomastica femminile. Per la cronaca, prima di queste delibere lo squilibrio tra toponimi maschili e femminili era clamoroso: 387 a 21! La fonte di questa notizia è tratta dalla nostra pubblicazione “Le buone pratiche in Italia della Carta europea”
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Su Buone Notizie, il supplemento del Corriere della Sera del 3 settembre, sono state pubblicate due pagine sul primo Report dell’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile di ASviS e Urban@it, nel quale l’AICCRE ha uno spazio importante nel capitolo relativo alle buone pratiche, grazie a due iniziative che hanno sensibilizzato e coinvolto: giovani delle scuole attraverso la mobilitazione degli amministratori locali (il concorso video Fai goal sugli obiettivi); ONG, Associazionismo e società civile con gli European Days of Local Solidarity (Giorni europei della solidarietà locale).
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Il 5 e 6 settembre si è svolto a Kirkenes, in Norvegia, il NoBa meeting 2019, che ha riunito le sezioni del CCRE del nord baltico. Molti gli argomenti in discussione che hanno riguardatoo temi importanti per gli enti locali e regionali, tra i quali, gli SDGs ed Agenda 2030. Per il quinto anno consecutivo è stata invitata ai lavori anche la sezione italiana, l’AICCRE: ha partecipato Carla Rey, Segretario generale. I lavori si sono concentrati sulle strategie locali di città e regioni riguardo soprattutto Agenda 2030 e gli SDGs. “Le Associazioni di enti locali svolgono un ruolo importante per i loro associati, soprattutto ora che i governi locali sono chiamati a contribuire attivamente alle strategie di sviluppo”, ha commentato Carla Rey. Fondamentale quindi “lo scambio di conoscenze e di esperienze tra le varie associazioni, non solo perché uno degli SDGs (il 17) definisce il partenariato”, ma anche perché, “non essendoci ricetti per il successo di Agenda 2030, solo lo scambio di buone pratiche può aiutare gli enti locali ad essere protagonisti dei grandi cambiamenti”.
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