La Commissione europea rende noto in un comunicato di aver accolto con favore l’accordo politico raggiunto nei giorni scorsi tra il Parlamento europeo e il Consiglio UE sulla direttiva rivista sul permesso unico.
Queste norme aggiornate istituiscono un’unica procedura di richiesta per un permesso combinato di lavoro e soggiorno dell’UE (un “permesso unico”). Le norme riviste prevedono un insieme comune di diritti per i lavoratori provenienti da paesi extra-UE, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, la sicurezza sociale, il riconoscimento delle qualifiche e i benefici fiscali.
Per rimanere competitiva a livello globale, l’UE deve essere in grado di attrarre talenti nei settori in cui ne ha più bisogno, scrive la Commissione. Affrontare le esigenze del mercato del lavoro con i talenti e le competenze giusti favorirà la crescita e l’innovazione. Le nuove norme contribuiranno a questo obiettivo snellendo la procedura di richiesta del permesso unico, rendendola al tempo stesso più efficace per i lavoratori e i datori di lavoro extracomunitari. Questa revisione migliora anche la tutela dei lavoratori extracomunitari’ diritti umani e la loro tutela dallo sfruttamento lavorativo.
Una volta adottata, questa legislazione rivista:
Consentire ai cittadini extra-UE di richiedere un permesso unico non solo da paesi extra-UE ma anche da uno Stato membro se già risiedono in quello Stato membro sulla base di un permesso di soggiorno;
Introdurre procedure di candidatura più rapide per facilitare il reclutamento internazionale;
Prevedere una più forte tutela dei lavoratori provenienti da paesi extra-UE, anche introducendo il diritto di cambiare datore di lavoro e un periodo minimo di disoccupazione durante il quale non deve essere revocato il permesso unico; ciò significa che entro il periodo di validità del permesso i lavoratori avranno il diritto di cambiare datore di lavoro pur continuando a risiedere legalmente nello Stato membro.
Garantire che i beneficiari di protezione ai sensi della legislazione nazionale possano beneficiare del diritto alla parità di trattamento se è loro consentito lavorare;
Includere nuovi obblighi per gli Stati membri di prevedere ispezioni, meccanismi di monitoraggio e sanzioni contro i datori di lavoro che violano i diritti dei lavoratori extracomunitari, compresi i diritti alla parità di trattamento.
L’accordo politico raggiunto dal Parlamento europeo e dal Consiglio è ora soggetto all’approvazione formale da parte dei colegislatori. Una volta pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, la Direttiva entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione e gli Stati membri avranno 2 anni per recepire le disposizioni della Direttiva nel diritto nazionale.