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Sollecitato dai crescenti livelli di antisemitismo, intolleranza e odio basato sulla religione in Europa, il Consiglio d’Europa informa di operare in tutti i suoi forum pertinenti per attirare l’attenzione su questo fenomeno e per contribuire a combatterlo.

Durante la sua sessione plenaria, tenutasi recentemente a Strasburgo, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), organismo di esperti indipendenti del Consiglio d’Europa, ha adottato una dichiarazione in cui esprime grande preoccupazione per il forte aumento di antisemitismo in molti paesi europei, sulla scia dell’attuale conflitto nel Medio Oriente.

L’ECRI ha ribadito che gli Stati membri del Consiglio d’Europa devono prendere misure decise per assicurare che i nuovi episodi di violenza nel Medio Oriente non minaccino la sicurezza degli ebrei e delle comunità ebraiche in Europa. Ha inoltre ricordato la necessità di agire con determinazione per contrastare il razzismo antimusulmano e altre forme di razzismo.

La recente seduta plenaria del Comitato direttivo sull’antidiscriminazione, la diversità e l’inclusione (CDADI) del Consiglio d’Europa ha riunito esperti di governo e rappresentanti della società civile, membri dell’ECRI, il Rappresentante speciale della Segretaria generale sui reati di odio antisemiti e antimusulmani e altre forme di intolleranza religiosa e i Rappresentanti permanenti degli Stati membri e osservatori.

I partecipanti hanno condiviso le loro esperienze nell’ambito della lotta contro il razzismo e la discriminazione antisemiti e antimusulmani.

Questi incontri fanno parte della risposta del Consiglio d’Europa alle sfide sociali in Europa in linea con la Dichiarazione formulata a maggio 2023 al Vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa a Reykjavik.

Studio sulla prevenzione e il contrasto all’incitamento all’odio in tempi di crisi del CDADI (2023)
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Il perdurare della pandemia di Covid-19, che ha contribuito a emarginare ulteriormente i gruppi vulnerabili, il persistente problema del razzismo all’interno delle forze dell’ordine e l’aumento dei discorsi pubblici ostili nei confronti delle persone LGBTI sono state le tendenze principali riscontrate nel 2021, ha dichiarato la Commissione del Consiglio d’Europa contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI) nel suo rapporto annuale.

Il perdurare della pandemia di Covid-19 nel 2021 ha portato a un’accresciuta digitalizzazione dei servizi (in particolare nel settore dell’istruzione, delle cure mediche o di altri servizi, quali il rilascio dei permessi di soggiorno o di lavoro), provocando un’ulteriore emarginazione dei gruppi vulnerabili che non erano in grado di utilizzare le tecnologie digitali. Le persone di origine immigrata sono spesso sovra rappresentate nei settori dei servizi in cui non è possibile lo smart-working o il lavoro da remoto e rischiano quindi di essere maggiormente esposte al virus.

Nel settore dell’istruzione, le varie restrizioni legate al Covid imposte negli istituti scolastici hanno avuto effetti negativi sugli allievi che già dovevano affrontare maggiori difficoltà, quali i bambini migranti e rom: l’insegnamento online è stato spesso per loro difficoltoso, a causa dell’assenza di spazi adeguati, di attrezzature o di collegamento a internet. Se è vero che in alcuni paesi le autorità hanno adottato misure per aiutare gli allievi svantaggiati a recuperare il loro ritardo scolastico, non è stato sempre il caso in tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa.

Il razzismo nell’ambito delle attività delle forze dell’ordine è rimasto un problema in un certo numero di paesi, compreso nel contesto dell’applicazione delle restrizioni legate alla pandemia (coprifuoco, lockdown). Nel suo rapporto, l’ECRI cita in particolare la profilazione razziale durante i controlli di polizia, l’uso di un linguaggio razzista e il ricorso eccessivo alla forza nei confronti di certi individui, i cui effetti non colpiscono soltanto le vittime, ma tendono a stigmatizzare le loro comunità nel loro insieme. Le vittime di tali pratiche si sono sovente sentite insufficientemente sostenute dalle autorità.

La situazione delle persone LGBTI e delle loro comunità resta molto variabile sul continente, e la crisi causata dal Covid-19 ha avuto su di loro ripercussioni negative. I giovani LGBTI che vivevano ancora con i genitori sono stati sovente esposti al disprezzo e alle intimidazioni. Il sostegno psicosociale personale fornito dalle ONG è diventato limitato durante la pandemia. In modo generale, in numerosi Stati si è assistito a una forte retorica politica contro quello che viene percepito come una “ideologia LGBTI” o una “ideologia del genere”, che è stata amplificata nei mass media e nel discorso pubblico generale. Tali atteggiamenti si sono ancora rafforzati con l’adozione di leggi che prendevano specificamente di mira le persone LGBTI e i loro diritti o la diffusione di informazioni sull’omosessualità e l’identità di genere nelle istituzioni o negli ambienti pubblici, quali gli istituti scolastici, o la pubblicità. La condanna di tali attacchi o il contrasto pubblico chiaro e determinato da parte di responsabili politici e funzionari di alto livello sono ancora rari e sporadici.

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