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Pochi giorni dopo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – una delle più partecipate di sempre in Italia a seguito del femminicidio di Giulia Cecchettinleader locali dell’UE e membri del Parlamento europeo hanno sottolineato l’urgenza di combattere la violenza di genere.

Nella recente sessione plenaria del Comitato europeo delle regioni (CdR), rappresentati di città e regioni hanno adottato un parere in cui esortano a concentrarsi sulla lotta contro le cause profonde di tale violenza – quali la disuguaglianza di genere e le strutture culturali o sociali deleterie – e sollecitano a investire maggiormente nella prevenzione, nell’istruzione e nella sensibilizzazione. Relatrice del parere è Donatella Porzi, consigliera regionale dell’Umbria e vicepresidente della commissione regionale sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere.

La violenza contro le donne di ogni età continua in gran parte a non essere denunciata, a causa dell’impunità dei responsabili e del silenzio, della stigmatizzazione e della vergogna che la circondano.

Oltre a grandi sofferenze individuali, si stima che la violenza contro le donne (compresa la violenza domestica) costi ogni anno nell’UE fino a 289 miliardi di euro in spese sanitarie e sociali derivanti in primo luogo dall’impatto fisico ed emotivo (56%) e poi dai costi della giustizia penale (21%) e dalla perdita di produzione economica (14%), nonché da altri costi come quelli dell’aiuto all’alloggio e della protezione dei minori (fonte: Istituto europeo per l’uguaglianza di genere [EIGE], 2021).

Nel parere sul tema Fermare la violenza di genere – Le città e le regioni in prima linea, elaborato da Donatella Porzi, i membri del CdR evidenziano il ruolo degli enti locali e regionali nella prevenzione della violenza di genere e nella protezione, nell’assistenza e nel sostegno alle vittime, in quanto prestatori dei servizi sociali e sanitari e della consulenza legale necessari. I leader locali e regionali sottolineano inoltre l’urgenza di affrontare le cause profonde della violenza, quali la disuguaglianza, le costruzioni culturali limitanti e gli stereotipi di genere, come anche di lavorare maggiormente nel campo dell’istruzione e della sensibilizzazione in materia.

Nel parere il CdR chiede altresì di adottare un approccio incentrato sulle vittime e di sensibilizzare le prime persone cui esse si rivolgono. Ricorda inoltre che, poiché soltanto un terzo circa delle vittime di violenza di genere sporge denuncia, dovrebbero essere istituiti sistemi di segnalazione accessibili – ad esempio linee di assistenza telefonica – per facilitare e incoraggiare le denunce, e dovrebbero essere rese di facile accesso informazioni in più lingue sui diritti, i passi da intraprendere e la protezione e il sostegno disponibili.

Infine, i leader locali e regionali dell’UE richiamano l’attenzione anche sulla necessità di proteggere le donne e i minori migranti e rifugiati, in quanto persone particolarmente esposte ad abusi, violazioni dei diritti e varie forme di violenza.

Come buona pratica, la relatrice Porzi raccomanda di creare un “percorso speciale” come quello messo in atto, per esempio, nella regione Toscana e in quella di Bruxelles Capitale, che indirizzi le vittime dei reati in questione in un percorso dedicato verso l’assistenza medica di emergenza, l’alloggio e i servizi sociali, garantendo loro un seguito sensibile alla dimensione di genere e assicurando il collegamento tra i servizi sanitari e sociali e le autorità giudiziarie e di polizia.

Per fermare la violenza di genere è necessario un approccio che affronti il problema in ogni suo aspetto e quindi includa azioni preventive di diverso tipo: misure immediate, ad esempio per ripensare la progettazione urbana e i trasporti, ma anche iniziative volte a coinvolgere gli uomini e a contrastare gli standard maschili distruttivi e gli stereotipi sessuali e di genere attraverso l’istruzione e la sensibilizzazione.

Il parere del CdR riconosce i progressi compiuti dopo l’adozione, nel 2020, della strategia dell’UE per la parità di genere, nonché l’importanza dell’adesione dell’UE alla convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, meglio nota come convenzione di Istanbulù, e invita la Commissione europea e gli Stati membri ad attuare il bilancio di genere in quanto strumento concreto per migliorare tale parità.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha designato il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, con l’obiettivo di sensibilizzare ogni parte del mondo al fatto che le donne sono vittime di stupri, violenze domestiche e altre forme di violenza.

Nei suoi orientamenti politici, la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha sottolineato la necessità di prevenire e combattere la violenza contro le donne, indicando nella prevenzione e nel contrasto di tale fenomeno una priorità per la Commissione europea. Nella comunicazione Un’Unione dell’uguaglianza: la strategia per la parità di genere 2020-2025, la Commissione ha annunciato una serie di misure a livello di Unione europea per combattere la violenza di genere e attuare a questo scopo politiche coordinate e a vasto raggio. Il piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali ribadisce tale impegno.

Per maggiori informazioni

​Proposta di direttiva sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica
Lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica – Briefing

Actions combating gender-based violence, research and campaigns, statistics on gender-based violence [Azioni volte a combattere la violenza di genere, ricerche e campagne, statistiche sulla violenza di genere]

The legislative frameworks for victims of gender-based violence (including children) in the 27 Member States [I quadri legislativi per le vittime della violenza di genere (compresi i minori) nei 27 Stati membri] – Studio

Convenzione di Istanbul

Testo del parere
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In un mondo che lotta per il progresso e l’uguaglianza, la violenza contro le donne rimane un problema pervasivo e profondamente radicato che colpisce le donne di tutto il mondo. La Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata ogni anno il 25 novembre, serve a ricordare in modo toccante la responsabilità collettiva di sradicare il flagello della violenza che continua ad affliggere innumerevoli vite.

Lo riporta una nota apparsa sul sito del CEMR.

Nei giorni scorsi l’Italia è stata scossa dalla tragica morte della 22enne Giulia Cecchettin per mano del suo fidanzato. A ridosso della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, Giulia è stata l’ennesima vittima di femminicidio, il 105esimo dall’inizio del 2023 in Italia. Tuttavia, come ricorda con forza Silvia Baraldi, portavoce del CEMR per la parità di genere, Giulia non può essere ridotta a una mera statistica e “nessuna di queste donne dovrebbe esserlo”.

“Urge dare voce a Giulia e a tutte le donne, alle vittime e a chi, nel silenzio, può farla a pezzi nelle prossime ore”, dice Baraldi. In media, una donna muore ogni 72 ore vittima di femminicidio, un dato agghiacciante che evidenzia la gravità del problema. “La violenza contro le donne è una vera piaga sociale, nata dal profondo del patriarcato, e può essere combattuta solo con azioni congiunte e interconnesse tra le istituzioni, la politica, la scuola, la famiglia, la società civile, e una vasta rete di uomini e donne impegnati al cambiamento culturale.”

L’appello all’azione di Silvia Baraldi ricorda con forza che ogni donna persa a causa della violenza rappresenta una vita unica, una storia e un potenziale futuro. Mentre osserviamo la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, facciamo eco al suo appello per avviare il cambiamento adesso.

La battaglia contro la violenza contro le donne trascende un solo giorno; richiede una dedizione continua. Al CEMR, sosteniamo di cogliere questo momento per contemplare la nostra responsabilità condivisa e lottare per un futuro in cui ogni donna possa prosperare con dignità, uguaglianza e, soprattutto, priva di violenza.

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