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I finanziamenti e gli investimenti negli enti locali e regionali devono essere protetti.
I partner europei del dialogo sociale settoriale per i sindacati dei governi locali e regionali sono preoccupati per la revisione delle regole di governance economica dell’UE.


Il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (CCRE/CEMR) e la Federazione europea dei sindacati dei servizi pubblici (FSESP) temono che la proposta riduzione della spesa pubblica possa avere un impatto negativo sui servizi essenziali forniti dai governi locali e regionali.

Le istituzioni dell’UE stanno attualmente riformando il quadro di governance economica dell’UE. I calcoli del Bruegel Institute indicano che diversi Stati membri dovranno ridurre la spesa pubblica nel 2025 e nei prossimi anni, spesso nell’ordine di miliardi di euro, nell’ambito di questo mandato.

Questa non sarebbe la prima volta che l’UE dà indicazioni agli Stati membri per ridurre la spesa pubblica, scrive il CCRE/CEMR sul proprio sito. Gli effetti di tali misure hanno avuto un forte impatto sui finanziamenti ai governi locali e regionali e, quindi, sulla loro capacità di fornire servizi di qualità ai cittadini. I governi locali sono i primi a rispondere ai bisogni immediati dei cittadini: forniscono servizi che consentono a tutte le nostre comunità di prosperare. Dalla pubblica amministrazione all’edilizia abitativa e ai servizi sociali, dai vigili del fuoco alla raccolta rifiuti: sottofinanziare significa mettere a repentaglio l’erogazione e la qualità dei servizi ai cittadini.

I finanziamenti insufficienti per i governi locali e regionali aggravano le disuguaglianze e le disparità tra regioni e comuni, nonché tra aree rurali e urbane. Senza risorse adeguate, gli enti locali e regionali faticano ad affrontare questioni urgenti quali la disoccupazione, la carenza di manodopera e di competenze, le condizioni di lavoro, l’inclusione sociale e la transizione digitale e verde.

Inoltre, le riduzioni della spesa pubblica colpiscono più duramente le donne. Il sottofinanziamento contribuisce alla persistenza del divario retributivo di genere nell’UE, dato che la maggioranza dei lavoratori del settore sono donne, spesso a bassa retribuzione. Inoltre, le donne dipendono maggiormente dai servizi pubblici locali.

Inoltre, i governi locali e regionali garantiscono la democrazia e la parità di accesso per tutti i cittadini. A soli due mesi dalle elezioni europee, è importante ricordare che sottofinanziare i governi locali significa sottofinanziare le nostre democrazie.

Il CCRE/CEMR Esorta i politici europei a valutare attentamente le implicazioni che la riforma del quadro di governance economica avrà sui governi locali e regionali nell’UE. “L’impatto di queste norme non può ostacolare la capacità dei governi locali e regionali di adempiere al proprio mandato e fornire servizi essenziali ai cittadini. In quanto parti sociali settoriali nei governi locali e regionali, ci impegniamo a continuare a sostenere l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali verso un’Europa sociale per tutti. Questa riforma economica non deve limitare questa ambizione europea”, afferma il CCRE/CEMR.

Il CCRE/CEMR si aspetta “regole di governance economica che proteggano i finanziamenti e gli investimenti di cui i governi locali e regionali hanno bisogno per servire le loro comunità con i servizi che i cittadini europei meritano”.
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La Commissione europea comunica attraverso una nota stampa che una recente indagine Eurobarometro pubblicata conferma che l’88% dei cittadini europei ritiene un’Europa sociale importante a livello personale. Ciò è coerente con i risultati di un’indagine analoga pubblicata nel 2021 che dimostra che il pilastro dei diritti sociali rimane pertinente in Europa.

Il 60% degli intervistati è inoltre a conoscenza di almeno un’iniziativa chiave recente dell’UE volta a migliorare le condizioni di vita e di lavoro, come la direttiva volta a garantire salari minimi adeguati, la direttiva sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata a sostegno di genitori e prestatori di assistenza che lavorano, e il Fondo sociale europeo Plus, che aiuta gli Stati membri a investire sulle persone, ad esempio finanziando programmi di formazione e progetti contro l’esclusione sociale.

Secondo l’indagine, a livello nazionale, quasi la metà degli intervistati (48%) ritiene che la lotta contro l’elevato costo della vita dovrebbe essere una priorità nel loro paese, seguita dalla questione dei salari bassi (35%).

L’indagine chiede anche quali priorità sociali siano più importanti per gli intervistati. A livello europeo gli intervistati ritengono che il tenore di vita (45%), condizioni di lavoro giuste (44%) e l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità (44%) siano elementi chiave per lo sviluppo sociale ed economico dell’UE.

Alla domanda su quali ambiti l’UE dovrebbe intervenire con misure concrete per preparare il futuro dell’Europa, gli intervistati si sono espressi a favore di iniziative volte a migliorare l’assistenza sanitaria (38%), i salari (34%) e reddito e pensioni di vecchiaia (30%). Il 74% ritiene inoltre che l’UE dovrebbe promuovere condizioni di lavoro migliori e norme sociali nei paesi terzi con cui ha in atto scambi, anche se ciò comportasse un leggero aumento dei prezzi per i cittadini europei.

I risultati dell’indagine sono presentati in vista della conferenza ad alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali del 15 e 16 aprile, organizzata dalla presidenza belga del Consiglio dell’Unione europea, con la partecipazione della Commissione, allo scopo di discutere delle priorità sociali future.

La Commisione europea mette a disposizione un’infografica con i risultati principali dell’indagine e a breve verrà pubblicata una relazione completa contenente i risultati dettagliati e una ripartizione dei risultati per paese.

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Annunciati i 30 finalisti del concorso REGIOSTARS 2023 per i migliori progetti della politica di coesione dell’UE. 228 candidati hanno partecipato a 6 categorie: “Un’Europa più competitiva e intelligente”, “Europa verde”, “Europa connessa”, “Europa sociale”, “Europa più vicina ai cittadini” e il tema specifico dell’anno 2023 “Anno europeo delle competenze”.

Una giuria indipendente ha selezionato cinque finalisti per categoria tra le 228 candidature pervenute. Tutte le aree geografiche sono rappresentate nell’elenco dei finalisti, tra cui una serie di progetti Interreg. Repubblica Ceca, Polonia, Spagna sono riuscite ad assicurarsi presenze multiple nella lista dei finalisti, ma anche Italia, Francia, Portogallo, Germania, Bulgaria e altri 6 paesi hanno progetti significativi in ​​finale.

Prossimi passi:

14 settembre, con l’avvio della votazione pubblica sulla piattaforma del concorso.

11 ottobre, con la tornata finale di proposte di progetti durante la Settimana delle regioni dell’UE

16 novembre, cerimonia Regiostars e annuncio dei vincitori a Ostrava, Repubblica Ceca.

Maggiori informazioni


I 30 finalisti delle REGIOSTARS 2023
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La Dg Regio comunica sul proprio sito di aver pubblicato la sua relazione annuale di attività 2022.

Il 2022 è stato di nuovo un anno impegnativo, scrive la DG. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha causato sconvolgimenti, con un aumento dei prezzi delle materie prime, perturbazioni dei mercati dell’energia e un’inflazione elevata. Ha anche innescato uno dei movimenti di rifugiati più grandi e veloci che l’Europa abbia mai visto. REGIO era di nuovo in prima linea.

Allo stesso tempo, i programmi 2021-2027 dovevano essere completati per sbloccare investimenti per un totale di 545 miliardi di euro, di cui 378 miliardi di euro di fondi dell’UE. Questi investimenti sono fondamentali per promuovere la convergenza socioeconomica, la coesione territoriale, un’Europa sociale e inclusiva e una transizione verde e digitale agevole ed equa.

La relazione della RAA mostra il ruolo svolto dalla direzione generale nel 2022. La RAA dimostra i punti di forza della politica, la sua flessibilità nel rispondere a nuove esigenze e sfide e i vantaggi per le persone e le imprese. La relazione identifica anche le sfide e le aree in cui c’è margine di progresso.

La RAA traccia anche un quadro completo del funzionamento dei sistemi di gestione e controllo dei programmi di coesione. Per il 2022 sono state poste riserve su 62 programmi. Ciò è simile agli anni precedenti e saranno intraprese azioni correttive per garantire che il bilancio dell’UE sia correttamente eseguito.

Relazione annuale di attività 2022 – Politica regionale e urbana
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L’Unione europea ha celebrato il 17 novembre il quinto anniversario del pilastro europeo dei diritti sociali, in occasione del primo forum europeo sull’occupazione e i diritti sociali, facendo il punto sui progressi compiuti e guardando al futuro.

Lo rende noto un comunicato stampa della Commissione europea.

Sono trascorsi cinque anni dalla proclamazione del pilastro europeo dei diritti sociali al vertice sociale di Göteborg del 2017 da parte del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione. Da allora, questo impegno è stato ribadito al vertice sociale di Porto del 2021 dai leader dell’UE, dalle parti sociali e dalle organizzazioni della società civile. La Commissione ha presentato più di 130 iniziative per attuare il pilastro negli Stati membri e realizzare un’Europa sociale equa, inclusiva e ricca di opportunità.

Queste iniziative, scrive Bruxelles, spaziano dalla trasparenza e parità retributiva tra donne e uomini, salari minimi e investimenti nelle competenze, alla lotta alla povertà infantile, al reddito minimo e alla tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori.

Dopo una forte ripresa socioeconomica dalla pandemia di COVID-19, precisa la Commissione, i principi del pilastro rimangono molto pertinenti nel contesto attuale, in cui molte famiglie stanno lottando per sbarcare il lunario, di fronte all’aumento dei prezzi esacerbato dall’invasione russa dell’Ucraina.

Nel marzo 2021 la Commissione ha presentato il piano d’azione per il pilastro europeo dei diritti sociali. Ad oggi, la grande maggioranza delle misure previste nel piano è già stata adottata o varata dalla Commissione.

I governi dell’UE hanno approvato gli obiettivi sociali UE 2030 inclusi nel piano d’azione del pilastro e hanno presentato i loro contributi nazionali al raggiungimento di tali obiettivi. Combinati, gli impegni degli Stati membri mettono l’UE fermamente sulla strada per il raggiungimento o addirittura il superamento degli obiettivi a livello di UE. Gli obiettivi nazionali sono il risultato di un intenso processo di consultazione da parte degli Stati membri, comprese le consultazioni interne con i principali attori sociali come le parti sociali, le organizzazioni non governative e le autorità locali.

I tre obiettivi a livello UE, da raggiungere entro il 2030, sono:

Almeno il 78% delle persone di età compresa tra 20 e 64 anni dovrebbe essere occupato.

Almeno il 60% di tutti gli adulti dovrebbe partecipare alla formazione ogni anno.

Il numero di persone a rischio di povertà o esclusione sociale dovrebbe essere ridotto di almeno 15 milioni, di cui almeno 5 milioni di bambini, rispetto al 2019.

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