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L’utilizzo della biomassa per produrre alimenti, materiali ed energia può contribuire a incentivare le comunità rurali, aumentare la competitività e affrontare molte delle sfide dell’UE. Queste sono le conclusioni presentate nei giorni scorsi dai ministri dell’Agricoltura sulle opportunità offerte da una bioeconomia sostenibile e circolare per un’Europa più verde, più equa e più competitiva.

Nelle conclusioni, i ministri hanno sottolineato il ruolo fondamentale che la bioeconomia potrebbe svolgere nel conseguire gli obiettivi in materia di ambiente e clima nel quadro del Green Deal europeo, rendendo nel contempo l’UE più competitiva, aiutandola a uscire dalla dipendenza dai combustibili fossili e rafforzando la sicurezza alimentare in seguito alla guerra di aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina. Hanno inoltre evidenziato l’importanza di promuovere la ricerca e l’innovazione e di migliorare l’allineamento tra i progressi scientifici e la politica industriale. Le conclusioni forniranno orientamenti politici alla Commissione europea e agli Stati membri sullo sviluppo del potenziale della bioeconomia in Europa.

Il Consiglio ha sottolineato in particolare l’importanza della bioeconomia per contribuire a rivitalizzare le zone rurali e costiere incoraggiando l’innovazione e promuovendo la creazione di posti di lavoro. Gli Stati membri hanno rilevato la necessità di riconoscere e sfruttare le specificità regionali e locali, nonché di coinvolgere le giovani generazioni promuovendo le competenze e la formazione in materia di bioeconomia nelle comunità rurali.

I ministri hanno esaminato in particolare il contributo che gli agricoltori e i gestori di foreste potrebbero apportare alla promozione di una bioeconomia circolare a livello dell’UE. Hanno rilevato il potenziale dei rifiuti agroalimentari per la produzione di biorisorse alternative, nonché quello delle fonti idriche non convenzionali ai fini dell’irrigazione. Hanno sottolineato l’importanza del settore forestale per la bioeconomia e posto l’accento sul ruolo della gestione sostenibile delle foreste.

Pur accogliendo con favore la relazione della Commissione europea sullo stato di avanzamento dell’attuazione della strategia dell’UE per la bioeconomia, i ministri hanno presentato una serie di raccomandazioni per contribuire a rafforzare il potenziale della bioeconomia in Europa. In particolare hanno invitato la Commissione a:

integrare meglio la bioeconomia in tutte le politiche e garantire politiche coerenti, agevolare il trasferimento di conoscenze verso le regioni meno sviluppate e le zone rurali aggiornare la strategia dell’UE per la bioeconomia e il relativo piano d’azione ed effettuare una valutazione approfondita delle azioni intraprese a livello di UE I ministri hanno inoltre rilevato che la bioeconomia è parte integrante della riforma della politica agricola comune (PAC) e hanno invitato la Commissione a dare un seguito riguardo alle modalità con cui gli Stati membri l’hanno integrata nei loro piani strategici nazionali.

Per “bioeconomia” si intende l’uso di risorse biologiche rinnovabili (biomassa) di origine terrestre e marina, come le colture, i prodotti forestali, i pesci, gli animali e i microrganismi, per produrre alimenti, materiali ed energia.

Nel 2018 la Commissione ha pubblicato una strategia aggiornata dell’UE per la bioeconomia, che definisce le modalità per accelerare lo sviluppo di una bioeconomia sostenibile dell’UE. Il Consiglio ha approvato conclusioni su tale strategia il 29 novembre 2019.

A seguito di una richiesta del Consiglio, nel 2022 la Commissione ha pubblicato una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori che ha individuato tendenze positive, ma ha anche rilevato settori in cui sono necessari miglioramenti, quali una migliore pianificazione del territorio e modelli di consumo più sostenibili.


La necessità di promuovere la bioeconomia è stata inoltre messa in risalto nelle conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2023, in cui si sottolineava l’importanza di “promuovere la transizione verso un’economia più circolare al fine di migliorare la sostenibilità […], anche cogliendo le opportunità offerte dalla bioeconomia”.

Progetto di conclusioni del Consiglio sulle opportunità della bioeconomia alla luce delle sfide attuali, con particolare attenzione alle zone rurali

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La produzione di energia nell’UE è distribuita su una gamma di diverse fonti energetiche: combustibili solidi, gas naturale, petrolio greggio, energia nucleare ed energia rinnovabile (come biomassa, energia idroelettrica, eolica e solare ).

Nel 2021, la principale fonte che ha contribuito alla produzione di energia primaria nell’UE è stata l’energia rinnovabile (41% della produzione energetica totale dell’UE). È così dal 2016, quando per la prima volta le rinnovabili hanno superato il nucleare. L’energia nucleare (31%) è stata la seconda fonte, seguita da combustibili solidi (18%), gas naturale (6%), petrolio greggio (3%) e altro (0,2%).

Lo rende noto il sito di Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea.

Nel 2021 l’energia rinnovabile è stata la fonte esclusiva di produzione primaria a Malta (in altre parole, questo paese non ha prodotto nessun altro tipo di energia). L’energia rinnovabile ha rappresentato la fonte principale anche in diversi paesi dell’UE, con quote superiori al 95% in Lettonia (vicino al 100%), Portogallo (98%) e Cipro (96%).

I combustibili solidi sono stati la principale fonte di energia prodotta in Polonia (72%), Estonia (56%) e Repubblica Ceca (45%).

Il gas naturale deteneva le quote maggiori nei Paesi Bassi (58%) e in Irlanda (42%; la sua principale fonte di produzione di energia erano le rinnovabili e i biocarburanti con il 49%). Nel frattempo, la quota di petrolio greggio era maggiore in Danimarca (35%; la sua fonte principale erano le rinnovabili e i biocarburanti con il 48%).

Nel 2021 la produzione di energia corrispondeva solo al 42% del consumo di energia, richiedendo importazioni dell’UE da paesi terzi. Pertanto, per avere un quadro completo del fabbisogno energetico dell’UE, la produzione deve essere messa in prospettiva con le importazioni.

Nel 2021 il principale prodotto energetico importato sono stati i prodotti petroliferi (compreso il petrolio greggio, che è la componente principale), che rappresentano quasi i due terzi delle importazioni di energia nell’UE (64%), seguiti dal gas naturale (25%) e dai solidi combustibili fossili (6%).

APPROFONDIMENTI SUL TEMA:

Pubblicazione interattiva Eurostat: Fare luce sull’energia nell’UE

Visualizzazioni interattive Eurostat sull’energia

Sezione tematica Eurostat sull’energia

Banca dati Eurostat sull’energia

Articolo Eurostat per principianti sui flussi di energia

Statistiche Eurostat sulla produzione e le importazioni di energia
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