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La Commissione europea ha comunicato recentemente i nuovi dati disponibili sui richiedenti asilo e sugli attraversamenti irregolari delle frontiere nei primi 10 mesi del 2020 che evidenziano gli effetti della pandemia sulla migrazione verso l’Unione europea. Complessivamente, si legge nel comunicato, l’Unione ha registrato un calo del 33 % su base annua nelle domande di asilo e il numero più basso di attraversamenti irregolari delle frontiere degli ultimi 6 anni. Tuttavia, si precisa, l’impatto non ha prodotto un calo uniforme: in varie comunità locali ci sono stati arrivi inaspettatamente numerosi, e il numero complessivo di arrivi ha continuato a crescere dopo un brusco calo ad aprile.

Nei primi 10 mesi del 2020, nell’Unione sono state presentate 390 000 domande di asilo (incluse 349 000 per la prima volta), il 33 % in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Gli Stati membri hanno ridotto il numero di richieste di asilo pendenti in arretrato. Alla fine di ottobre 2020, il numero di casi era pari a 786 000, il 15 % in meno rispetto alla fine del 2019. Questo significa comunque che, a livello di Unione, il numero di casi in arretrato è superiore al numero di nuove domande presentate in un anno – con notevoli differenze tra gli Stati membri. Il tasso di riconoscimento, o la percentuale di domande di asilo che hanno ricevuto una risposta positiva in prima istanza (prima di eventuali ricorsi), comprese le concessioni dello status umanitario, si è attestato al 43 %.

Il numero più basso di attraversamenti irregolari delle frontiere degli ultimi 6 anni, ma con notevoli variazioni regionali

Si è osservato un calo del 10 % nel numero di attraversamenti irregolari delle frontiere verso l’UE (114 300 nel periodo gennaio-novembre 2020) rispetto allo stesso periodo nel 2019, il livello più basso degli ultimi 6 anni.

Nonostante un notevole calo degli arrivi irregolari nei paesi di primo ingresso lungo il Mediterraneo orientale (-74 %, 19 300), il calo è derivato principalmente dagli scarsi arrivi dalla Turchia verso la Grecia, dove è probabile che la situazione muti a causa di diversi fattori tra cui gli sviluppi politici ed economici in Turchia.

Gli arrivi irregolari lungo il Mediterraneo centrale (verso l’Italia e Malta) sono aumentati (+154 %) rispetto allo stesso periodo del 2019, benché nel complesso si sia registrata una riduzione. Ci sono stati 34 100 arrivi irregolari nel 2020, rispetto a quasi 11 500 nel 2019, con la maggior parte delle persone sbarcate a Lampedusa. Con l’eccezione del mese di marzo, gli arrivi hanno superato costantemente i livelli del 2019. La Spagna, e in particolare le Isole Canarie, ha registrato un notevole aumento degli arrivi (+46 %, 35 800) nel 2020 rispetto al 2019. Nel paese gli effetti delle restrizioni legate alla COVID-19 sugli arrivi irregolari sono stati temporanei: a partire da agosto 2020, il numero di arrivi verso la Spagna è stato nettamente superiore rispetto al 2019.

In entrambi i casi molti dei nuovi arrivi provengono da paesi in difficoltà a causa della flessione dell’economia e non a causa di conflitti. Probabilmente anche una diminuzione delle rimesse contribuisce a questa tendenza. Fino a quando la pandemia non sarà sotto controllo e non sarà avviata la ripresa economica, le scarse prospettive di lavoro e di cure sanitarie nei paesi di origine continueranno a spingere le persone a migrare verso l’UE. Attraversare il Mar Mediterraneo è ancora pericoloso. Malgrado un calo del numero di partenze nel 2020, 1 754 persone sono state dichiarate morte o disperse rispetto a 2 095 nel 2019.
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Ilaria Bugetti, consigliere regionale della Toscana e portavoce CEMR, ha rappresentato l’AICCRE il 22 gennaio scorso in una sessione di lavoro organizzata dal Comitato delle Regioni dell’UE (CdR).

Il CdR, insieme al CEMR, ha condotto nei mesi scorsi una indagine, completata all’inizio di questo mese, chiedendo a tutte le associazioni nazionali del CEMR, Paese per Paese, se gli enti locali fossero stati contattati per la discussione dei piani relativi al NextGenerationEU, il cosiddetto Recovery plan.



Ne è emerso che gli enti locali sono stati poco e per nulla messi al corrente delle strategie e delle pianificazioni nazionali.

Si è deciso allora di promuovere questa iniziativa pubblica per condividere i risultati delle varie ricerche. Il CEMR ha contribuito nella sessione con tre esempi provenienti dalle sezioni italiana (AICCRE), olandese e finlandese.

L’AICCRE, che ha scelto la Bugetti, ha segnalato come non vi sia stata sufficiente e adeguata condivisione e che questo può essere un motivo di preoccupazione. C’è bisogno invece di dialogare, se vogliamo che gli enti locali, che sono gli attuatori ultimi, siano capaci di rendere in modo efficiente queste strategie.

Si parla infatti di riqualificazione, anche strutturale, del Sistema nazionale e quindi queste modifiche vanno realizzate dai territori.

Se vogliamo invece la massima efficacia per queste strategie occorre formare e condividere queste con gli enti locali.

ll Recovery and Resilience Facility (RRF) è lo strumento principale del piano di recupero post-COVID dell’Ue con un totale di 672,5 miliardi di euro di prestiti e sovvenzioni per sostenere gli investimenti finalizzati a mitigare le conseguenze della crisi del coronavirus, rafforzare la coesione e la resilienza, e accelerare le transizioni ecologiche e digitali in tutta l’Unione.

Per beneficiare della RFF gli Stati membri devono presentare piani nazionali di recupero e di resilienza (RRP) indicando le riforme e gli investimenti che intendono finanziare.

Questi piani devono essere presentati entro il 30 aprile 2021 alla Commissione europea, che ha incoraggiato gli Stati membri a coinvolgere i governi locali e regionali, ma senza vincoli legali.

Il sondaggio congiunto CdR-CEMR si è svolto da inizio novembre 2020 a inizio gennaio 2021 e sono arrivate risposte dalla maggior parte delle associazioni nazionali del CCRE.

La stragrande maggioranza dei membri del CCRE si è sentita delusa dalla natura del processo di consultazione con i loro governi centrali, con le uniche eccezioni della Finlandia e di pochissimi altri paesi.



ENGLISH VERSION

Ilaria Bugetti, Tuscany regional councillor and CEMR spokesperson, represented AICCRE on 22 January at a working session organised by the EU Committee of the Regions (CoR). The CoR, together with the CEMR, has carried out a survey in recent months, completed earlier this month, asking all CEMR national associations, country by country, whether local authorities had been contacted for the discussion of plans relating to the NextGenerationEU, the so-called Recovery plan.

It emerged that local authorities had been given little or no information about national strategies and plans. It was therefore decided to promote this public initiative to share the results of the various research projects. CEMR contributed to the session with three examples from the Italian (AICCRE), Dutch and Finnish sections.

AICCRE, which chose Bugetti, pointed out that there was not enough and adequate sharing and that this could be a cause for concern. Instead, there is a need for dialogue if we want local authorities, who are the ultimate implementers, to be able to make these strategies efficient.

There is talk of upgrading, including structural upgrading, of the national system, and so these changes must be implemented by the territories. If we want these strategies to be as effective as possible, they must be trained and shared with local authorities.

The Recovery and Resilience Facility (RRF) is the main instrument of the EU’s post-COVID recovery plan with a total of EUR 672.5 billion in loans and grants to support investments aimed at mitigating the consequences of the coronavirus crisis, strengthening cohesion and resilience, and accelerating green and digital transitions across the Union. To benefit from the RFF, Member States must submit national recovery and resilience plans (RRPs) indicating the reforms and investments they intend to finance. These plans must be submitted by 30 April 2021 to the European Commission, which has encouraged member states to involve local and regional governments, but without legal constraints.

The joint CoR-CEMR survey ran from the beginning of November 2020 to the beginning of January 2021 and responses were received from most of the national CEMR associations.

The vast majority of CEMR members felt disappointed by the nature of the consultation process with their central governments, with the only exceptions being Finland and a very few other countries.
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