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Si svolgerà l’ 8 novembre a Bruxelles l’evento Sfruttare le competenze nelle zone rurali: il ruolo dei governi locali e regionali. Questo evento si svolge nel contesto dell’Anno europeo delle competenze, evidenziando le sfide e il potenziale per sfruttare le competenze nelle zone rurali, e fa parte della partecipazione del CEMR alla Comunità del Patto Rurale .

Ulteriori informazioni
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Il Comitato europeo delle regioni (CdR) in un comunicato stampa avverte di aver avvertito che lo sviluppo sostenibile a lungo termine dell’UE non può essere raggiunto senza aree rurali forti e sostenibili e senza la completa integrazione delle comunità rurali nel progetto europeo.

Una dichiarazione adottata il 31 ottobre in occasione della riunione dell’Ufficio di presidenza del Comitato europeo delle regioni a Logroño, in Spagna, sottolinea che tutte le politiche dell’UE dovrebbero tenere conto del “rural proofing”, promuovendo l’attrattiva delle zone rurali e tutelando la qualità della vita delle popolazioni rurali, e che le zone rurali necessitano di un sostegno mirato per adattarsi alla crisi climatica e alla transizione verde.

Le aree rurali dell’Unione europea si trovano ad affrontare sfide sistemiche a lungo termine, prosegue il CdR, tra cui lo spopolamento, la riduzione della forza lavoro, la mancanza di servizi essenziali e investimenti insufficienti per rispondere rapidamente alle transizioni verde e digitale. Adottando la dichiarazione di Logroño su come garantire lo sviluppo di aree rurali fiorenti e vivaci, i leader locali e regionali europei sollecitano le istituzioni dell’Unione europea a coinvolgere e sostenere pienamente le aree rurali per il successo del progetto europeo.
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la Commissione europea ha adottato il 5 luglio un pacchetto di misure per un uso sostenibile delle principali risorse naturali, che rafforzerà anche la resilienza dei sistemi alimentari e dell’agricoltura dell’UE.

Una legge sul monitoraggio del suolo metterà l’UE sulla strada per suoli sani entro il 2050, raccogliendo dati sulla salute dei suoli e mettendoli a disposizione degli agricoltori e di altri gestori del suolo. La legge, sottolinea la Commissione, rende anche la gestione sostenibile del suolo la norma e affronta situazioni di inaccettabili rischi per la salute e l’ambiente dovuti alla contaminazione del suolo . Le proposte odierne stimoleranno anche l’innovazione e la sostenibilità , consentendo l’uso sicuro del progresso tecnico nelle nuove tecniche genomiche, per consentire lo sviluppo di colture resistenti ai cambiamenti climatici e la riduzione dell’uso di pesticidi chimici e garantendo sementi e varietà più sostenibili, di alta qualità e materiale riproduttivo per piante e foreste. Infine, nuove misure propongono anche di ridurre i rifiuti alimentari e tessili, il che contribuirà a un uso più efficiente delle risorse naturali e a un’ulteriore riduzione delle emissioni di gas a effetto serra provenienti da questi settori.

Queste misure, scrive la Commissione, porteranno a tutti benefici economici, sociali, sanitari e ambientali a lungo termine. Garantendo risorse naturali più resilienti, le nuove norme sostengono in particolare le persone che vivono direttamente della terra e della natura. Contribuiranno, continua Bruxxelles, alla prosperità delle zone rurali, alla sicurezza alimentare, a una bioeconomia resiliente e fiorente, porranno l’UE in prima linea nell’innovazione e nello sviluppo e contribuiranno a invertire la perdita di biodiversità e a prepararsi alle conseguenze del cambiamento climatico.

Comunicazione sull’uso sostenibile delle risorse naturali.

Nuova proposta di tecniche genomiche

Scheda informativa sulle nuove tecniche genomiche
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 177 del17 maggio ha pubblicato la Risoluzione del Parlamento europeo (PE) su una visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE: verso zone rurali più forti, connesse, resilienti e prospere entro il 2040

La Risoluzione tra l’altro sottolinea la diversità storica, geografica, economica e sociale delle zone rurali nell’UE; ricorda che le zone rurali situate vicino ai centri urbani, alle zone costiere, transfrontaliere o montane, nelle regioni ultraperiferiche e nelle zone scarsamente popolate sono confrontate a sfide diverse, che richiedono soluzioni personalizzate e mirate, da attuare in collaborazione con i soggetti interessati a livello locale.

Sottolinea inoltre che le politiche e le azioni a livello dell’Unione, combinate con quelle nazionali, regionali e locali aventi un approccio territoriale, sono fondamentali per garantire la prosperità e il benessere dei cittadini delle zone rurali europee, nonché per affrontare le sfide cui devono far fronte, in particolare il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione, un maggiore rischio di povertà ed emarginazione sociale, come pure la mancanza di servizi e strutture di base, ricorda che le zone rurali hanno un PIL pro capite nettamente inferiore alla media dell’UE.

Il PE sottolinea ancora che le zone rurali non hanno accesso a servizi d’interesse generale di elevata qualità, quali servizi idrici, servizi igienico-sanitari, connettività viaria, assistenza sanitaria, cure per l’infanzia e istruzione e formazione di qualità, sono mal collegate, con limitate opzioni di trasporto e mancanza di banda larga ad alta velocità, né hanno accesso ad altri servizi di base quali i servizi postali e bancari, oltre all’insufficiente qualità e disponibilità di alloggi, alle pressioni climatiche e ambientali, al divario di parità di genere e alle limitate opportunità di innovazione e accesso allo sviluppo tecnologico; fa presente che la loro lontananza aggrava sensibilmente le difficoltà nelle zone rurali.

LA RISOLUZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C79 del 2 marzo pubblica il Parere del Comitato europeo delle regioni — Rafforzare il sostegno della politica di coesione alle regioni che presentano svantaggi geografici e demografici.

Nel Parere, tra l’altro, il Comitato:

insiste nel far presente che le politiche dell’UE dovrebbero promuovere l’attrattiva delle zone rurali, nonché tutelarne gli abitanti e salvaguardare la loro qualità di vita, garantendo parità di accesso ai servizi di base e alle opportunità. Ciò riguarda non solo la politica di coesione, ma anche le politiche dell’UE in materia di agricoltura, mercato unico, concorrenza, ambiente ed energia;

ritiene che i fondi strutturali e Next Generation EU, in quanto strumenti orientati alla ripresa, dovrebbero servire a imprimere un forte impulso socioeconomico alle zone rurali colpite da spopolamento, considerato che l’impatto negativo della pandemia può esacerbare gli squilibri territoriali. Tali strumenti dovrebbero servire, per quanto attiene alla digitalizzazione, a garantire una connettività digitale di qualità al 100 % della popolazione, e, per quanto riguarda la transizione verde, a fare delle zone rurali delle aree di investimento e di innovazione nei campi dell’economia verde, delle energie rinnovabili, del turismo sostenibile e dell’economia circolare;

segnala alla Commissione europea l’urgenza di spingersi oltre la Visione a lungo termine per le zone rurali e al di là della nuova Agenda territoriale 2030 per giungere a una nuova Agenda rurale europea in grado di mobilitare indicatori specifici che consentano di verificare l’impiego dei fondi strutturali nei territori di cui all’articolo 174 del TFUE (fornendo dati specifici per le zone montuose, insulari, rurali, con svantaggi demografici, interessate da declino industriale ecc.). Indicatori siffatti andrebbero definiti a livello subregionale (ad esempio NUTS 3 e UAL/LAU), laddove si riscontrano le maggiori disparità di sviluppo, e utilizzati per la verifica rurale in tutte le politiche dell’Unione;

osserva che, per accedere a molti servizi pubblici e privati, i residenti delle zone rurali devono compiere spostamenti più lunghi rispetto agli abitanti delle aree urbane e ricorrere quindi all’automobile o all’autobus per raggiungere la maggior parte di tali servizi; e, in linea con l’ottava relazione sulla coesione, sottolinea il ruolo delle città di piccole e medie dimensioni in quanto «centri regionali» in cui gli abitanti delle zone rurali circostanti si recano per accedere ai servizi.

Il PARERE COMPLETO IN ITALIANO (PDF)
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Sulla base della tipologia urbano-rurale, le regioni prevalentemente rurali rappresentavano quasi la metà (45%) della superficie dell’UE nel 2021. Tuttavia, secondo i dati sulla popolazione al 1° gennaio 2021, solo il 21% della popolazione dell’UE viveva nelle regioni rurali. Nel periodo 2015-2020, la popolazione delle regioni prevalentemente rurali è diminuita, in media, dello 0,1% ogni anno, mentre la popolazione delle regioni intermedie è stata pressoché invariata. D’altra parte, la popolazione delle regioni prevalentemente urbane è aumentata, in media, dello 0,4% ogni anno.

Queste informazioni provengono dalle pubblicazioni sull’Europa rurale e sull’Europa urbana pubblicate nei giorni scorsi da Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea.

Nel periodo 2015-2020, il numero di anziani è cresciuto rapidamente. Il numero di persone di età pari o superiore a 65 anni è aumentato dell’1,6% ogni anno nelle regioni prevalentemente urbane e nelle regioni intermedie. Tuttavia, la crescita più rapida in questo gruppo è stata registrata per coloro che vivono in regioni prevalentemente rurali (1,8% ogni anno).

Al contrario, il numero di persone in età lavorativa (20-64 anni) che vivono in regioni prevalentemente rurali è diminuito, in media, dello 0,6% ogni anno. Il numero di persone più giovani (meno di 20 anni) è diminuito di un margine leggermente maggiore (-0,7% ogni anno). Questi stessi due gruppi hanno registrato una crescita nelle regioni prevalentemente urbane (0,1% e 0,3% ogni anno, rispettivamente), suggerendo che queste persone hanno lasciato le regioni prevalentemente rurali per continuare la loro istruzione o in cerca di lavoro.

Negli ultimi anni (2015-2020), la popolazione è aumentata a un ritmo relativamente rapido (almeno lo 0,3% all’anno) in 108 regioni prevalentemente rurali dell’UE. Al contrario, il numero di persone è diminuito a un ritmo relativamente rapido (meno del -0,3% all’anno) in 155 regioni prevalentemente rurali.

Nel periodo 2015-2020, le regioni rurali con i più alti tassi di spopolamento sono state le regioni croate di Vukovarsko-srijemska županija (-2,5% all’anno) e Požeško-slavonska županija (-2,3%) e la regione bulgara di Vidin ( anche -2,3%).

Le regioni rurali con i tassi di crescita della popolazione più elevati sono state le regioni insulari greche di Ikaria, Samos (2,8% all’anno) e Lesvos, Limnos (2,7%), seguite dalla regione tedesca di Landshut, Kreisfreie Stadt e dalla regione insulare delle Canarie Spagna , El Hierro (entrambi 1,3%).



Le pubblicazioni sull’Europa rurale e sull’Europa urbana presentano statistiche subnazionali con diverse tipologie territoriali utilizzando visualizzazioni intuitive, presentazioni di dati innovative e testo conciso.

Entrambe le pubblicazioni hanno sei capitoli in comune su istruzione e formazione, mercato del lavoro, reddito e condizioni di vita, società ed economia digitale. L’Europa rurale contiene altri tre capitoli sugli sviluppi demografici, le donne e gli uomini e la qualità della vita, mentre l’Europa urbana ne contiene altri quattro sugli sviluppi demografici, l’attività economica, la qualità della vita e le città dell’uguaglianza.

Per maggiori informazioni

Capitolo Eurostat sull’evoluzione demografica nelle zone rurali

Sezione tematica Eurostat su regioni e città

Banca dati Eurostat sui dati regionali

Podcast sulle statistiche regionali

Sezione tematica Eurostat su popolazione e demografia

Database Eurostat su popolazione e demografia
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I mercati degli affitti e degli alloggi nelle città e nelle regioni europee hanno subito forti pressioni dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. I membri della Commissione per la politica di coesione territoriale e il bilancio dell’UE (COTER) del Comitato europeo delle regioni (CdR) chiedono un maggiore sostegno alle regioni e città europee in prima linea nel reddito dei rifugiati per garantire l’integrazione a lungo termine attraverso alloggi accessibili a tutti i cittadini.

Lo rende noto il sito del CdR.

​ Le sfide immediate e a lungo termine relative all’alloggio dei 7,3 milioni di rifugiati ucraini registrati nelle città e nelle regioni dell’UE sono state oggetto di dibattito il 29 settembre in una riunione della commissione del CdR per la politica di coesione territoriale e il bilancio dell’UE (COTER). Le sfide a lungo termine sono state sottolineate in particolare da Jan Fluxa, viceministro per lo sviluppo regionale della Repubblica ceca, che attualmente detiene la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Molti dei profughi rimarranno “più a lungo, se non per sempre” ed è necessario allentare il loro passaggio da soluzioni abitative “immediate ma a breve termine” – che, ha detto il viceministro Fluxa, avevano creato una “situazione molto imprevedibile” – ad “alloggio standard”.

Le questioni toccate includevano la dipendenza continua dell’UE dalle famiglie per ospitare i rifugiati ucraini, i timori che l’impennata dei prezzi dell’energia renderà più difficile mantenere questo livello di sostegno volontario durante l’inverno, le difficoltà a trovare appartamenti sul mercato, l’importanza di sovvenzionare i ristrutturazione del patrimonio abitativo inutilizzato al fine di trovare case per i rifugiati e se delimitare l’edilizia sociale al fine di garantire che le esigenze abitative preesistenti siano inalterate.

I membri del COTER hanno inoltre adottato un progetto di parere in cui si chiede un maggiore sostegno alla politica di coesione per i territori con svantaggi geografici e demografici, comprese le zone rurali, le regioni insulari, transfrontaliere e di montagna. Le nuove strategie dell’UE, come la visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE, devono definire proposte chiaramente definite per queste zone al fine di garantire uno sviluppo equilibrato e un’equa ripresa in tutte le regioni europee.

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