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Il Parlamento europeo ha ospitato il 2 dicembre a Bruxelles l’evento di feedback sulla Conferenza sul futuro dell’Europa, a cui hanno partecipato rappresentanti del Parlamento europeo, del Consiglio dell’Unione e della Commissione europea, oltre ai cittadini che sono stati al centro dei lavori della Conferenza. I partecipanti hanno esaminato in che modo le istituzioni europee stiano dando seguito alle proposte della Conferenza.

In apertura dell’evento, la Presidente del Parlamento Roberta Metsola ha dichiarato: “Il Parlamento europeo è pronto a fare la sua parte per realizzare le proposte della Conferenza sul futuro dell’Europa, nell’interesse dei 450 milioni di europei che rappresenta. La visione richiede coraggio. Quando si tratta di attuare le proposte dei cittadini, nessun suggerimento di cambiamento dovrebbe essere off-limits. La Conferenza sul futuro dell’Europa e le proposte presentate non sono la fine. Non c’è una data di scadenza per il futuro. Non ci sono caselle da spuntare. Il futuro è un lavoro in corso. Così come la nostra Unione”.

Guy Verhofstadt, in qualità di ex copresidente della Conferenza, ha commentato: “In tempi di insicurezza, la politica ha bisogno di una visione futura. Con la Conferenza sul futuro dell’Europa, i cittadini hanno indicato la strada da seguire. L’evento di feedback è il momento per discutere ciò che noi politici abbiamo fatto con le conclusioni raggiunte insieme l’anno scorso e per guardare avanti. Perché il nostro impegno non è ancora finito: dobbiamo continuare a realizzare non solo le proposte ma anche lo spirito con cui sono state scritte: una nuova idea di Europa adatta alle sfide future.”

In rappresentanza del Consiglio, hanno partecipato il ministro per gli affari europei Mikuláš Bek della Presidenza ceca.

In rappresentanza della Commissione, hanno preso parte all’evento i vicepresidenti Maroš Šefčovič, Dubravka Šuica e Margaritis Schinas.

Dibattito con i cittadini

Il dibattito che ne è seguito si è focalizzato sulle sfide principali che l’Unione deve affrontare attualmente, tra cui l’attacco della Russia all’Ucraina e le conseguenze sulla vita quotidiana degli europei, nonché la necessità di accelerare il processo d’indipendenza energetica dell’UE. Molti oratori hanno posto l’accento sulle riforme istituzionali necessarie per attuare le proposte della Conferenza nella loro totalità, comprese quelle sulla tassazione delle multinazionali e sulla cooperazione nella dimensione esterna degli affari UE.

Nel corso della giornata, i cittadini hanno posto domande sull’intera gamma di argomenti trattati nelle proposte della Conferenza, tra cui: cambiamento climatico e ambiente, salute fisica e mentale, istruzione e cultura, transizione digitale, le sfide legate alla migrazione, le minacce ai valori europei e al bilancio UE, lo stato dell’economia europea e il ruolo dei giovani in tutti questi settori.

Inoltre, è stata ripetutamente menzionata la prospettiva di lanciare una Convenzione per la revisione dei Trattati UE, oltre alla possibile attivazione di clausole passerella nel quadro giuridico esistente e la necessità di migliorare ulteriormente la comunicazione tra le istituzioni UE. La discussione si è incentrata anche sulle lezioni di democrazia partecipativa tratte da questo esercizio senza precedenti, durato un anno, inclusa l’intenzione della Commissione di avviare consultazioni con i cittadini prima di importanti proposte legislative. Inoltre, i cittadini hanno avanzato delle proposte su come garantire che tutte le voci dei partecipanti siano ascoltate in egual misura, malgrado le barriere linguistiche e strutturali.

I deputati europei hanno sottolineato che il Parlamento europeo continuerà a fare tutto il necessario per garantire l’adempimento della sua missione fondamentale, che è quella di garantire la credibilità dell’UE nei confronti di tutti gli europei, offrendo al contempo, e in linea con le priorità personali e di ciascun gruppo politico, degli esempi concreti di come le proposte della Conferenza siano diventate fattori chiave nel lavoro del PE.

Molti deputati hanno ribadito la richiesta del Parlamento di istituire una Convenzione per la revisione dei Trattati UE, mentre alcuni di loro hanno evidenziato che sono in corso lavori in sede di commissione parlamentare volti a finalizzare le proposte per una risoluzione legislativa in tal senso.

Alcuni oratori hanno espresso un parere contrario, mettendo in dubbio l’utilità della Conferenza, denunciando l’uso del denaro dei contribuenti e opponendosi alla direzione dell’UE nel suo complesso.

Le 49 proposte della Conferenza includono più di 300 provvedimenti su come realizzarle suddivise in nove temi, e sono basate sulle raccomandazioni formulate dai panel europei e nazionali dei cittadini e sui contributi degli eventi nazionali, della piattaforma digitale multilingue e dalle discussioni della Plenaria e i nove gruppi di lavoro tematici. Le tre istituzioni hanno avviato il processo di attuazione e di verifica delle proposte della Conferenza, secondo le rispettive competenze.
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Il sito della DG Politica Regionale della Commissione europea informa che la Commissione Europea, in collaborazione con il Comitato Europeo delle Regioni, ha lanciato Regio Waves, un nuovo podcast che esplora i molteplici aspetti della Politica di Coesione, una delle politiche più concrete e flessibili dell’Unione Europea.

In ogni episodio, l’ospite di Regio Waves sarà affiancato da esperti e funzionari per conversazioni approfondite sulle grandi sfide dell’UE. Questi vanno dalla disparità economica, attraverso la transizione verde e digitale alla crisi del Covid-19, dei rifugiati e dell’energia.

Regio Waves approfondisce le politiche che forniscono soluzioni locali a problemi europei e globali. La serie di podcast è disponibile su diverse piattaforme di streaming, tra cui Spotify , Apple Podcasts , Google Podcasts e Deezer.

Il primo episodio è già disponibile per l’ascolto. Decostruisce gli aspetti tecnici della politica di coesione per chiarire il suo scopo al pubblico. Tra gli ospiti Marc Lemaître, Direttore Generale per le Politiche Regionali e Urbane della Commissione Europea, e Francesco Molica, Direttore per la Coesione e il Bilancio dell’UE alla Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime.

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La 20a edizione di EURegionsWeek all’insegna del motto Nuove sfide per la coesione dell’Europa si svolgeràdal 10 al 13 ottobreprossimi.

Il programma ibrido di quest’anno include una mostra virtuale e sessioni online e in loco dedicate a:

Transizione verde
Coesione territoriale
Transizione digitale
Emancipazione giovanile


Oltre 1000 relatori prenderanno la parola da tutta l’UE e oltre durante 386 ore di conferenze interattive distribuite in 4 giorni e più di 80 video clip mostreranno storie e testimonianze su progetti concreti.

La registrazione per una sessione sul programma in loco dà accesso anche alla sessione online, ma i posti fisici sono assicurati in base all’ordine di arrivo.

Accedi all’evento online per visualizzare il programma e iscriverti alle sessioni.
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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, ma mette anche in guardia dai rischi: se attuate troppo rapidamente, le soluzioni digitali potrebbero portare all’esclusione di gran parte della popolazione dell’UE. La tecnologia digitale non deve sostituire il ruolo dell’essere umano, ma deve invece integrarlo e, al tempo stesso, deve essere inclusiva e proteggere le categorie vulnerabili come le persone anziane.

Lo rende noto il sito del CESE.

Molti europei non dispongono ancora di competenze digitali e la maggior parte delle amministrazioni nazionali non ha ancora attuato soluzioni digitali, precisa il CESE Porre come condizione per l’accesso ad alcuni servizi di interesse generale il possesso di un’identità digitale potrebbe portare a una situazione svantaggiosa per tutti: un numero significativo di europei potrebbe vedersi negato il diritto di accedere a tali servizi.

Il parere del CESE adottato nella sessione plenaria di luglio suona un campanello d’allarme. I nuovi strumenti di governance introdotti dalla rivoluzione digitale e industriale non devono essere oppressivi e subordinare la vita quotidiana dei cittadini all’adesione a sistemi tecnologici digitali controllati in modo non democratico.

Le soluzioni digitali, continua il Comitato, apportano benefici se integrano il ruolo dell’essere umano Gli europei sono in genere propensi ad avvalersi delle soluzioni tecnologiche digitali: queste sono spesso utili per snellire le procedure amministrative e contribuiscono a gestire una serie di altre questioni nella vita quotidiana. Una popolazione in possesso di competenze digitali può utilizzare un’identità digitale per beneficiare di un accesso semplificato ai servizi forniti dagli enti pubblici o dalle imprese.

Tuttavia, scrive il comunicato del CESE, dall’entrata in vigore, nel settembre 2018, della sezione del regolamento (UE) relativa all’identificazione elettronica, solo 14 Stati membri hanno comunicato di disporre di almeno un sistema di identificazione elettronica. Questo significa che solo il 59 % dei residenti dell’UE ha accesso a sistemi di identificazione elettronica sicuri e affidabili a livello transfrontaliero, e solo sette di questi sistemi sono pienamente compatibili con i dispositivi mobili e rispondono alle attuali aspettative degli utenti.

Secondo il CESE, le soluzioni tecnologiche digitali come l’identità digitale, i sistemi di pagamento digitale e l’integrazione nelle piattaforme di realtà virtuale e aumentata dovrebbero rimanere strumenti complementari e non dovrebbero sostituire completamente e in maniera iniqua altre pratiche che sono state sviluppate e perfezionate dall’essere umano nel corso di migliaia di anni.

Il Comitato sottolinea inoltre che le soluzioni tecnologiche digitali dovrebbero essere soggette al controllo democratico e che i dati dei cittadini dovrebbero essere protetti raggiungendo la sovranità digitale dell’UE, vale a dire che i dati creati nell’UE siano conservati in sistemi di archiviazione situati nell’UE.

Il controllo umano e i diritti umani sono pertanto i due pilastri alla base di una transizione digitale equa.

Per garantire un accesso equo alle opportunità offerte dalla digitalizzazione, afferma il Comitato, l’UE ha bisogno di un sistema di istruzione solido, con programmi di alfabetizzazione digitale e di transizione digitale per la sua forza lavoro. In tutti gli Stati membri devono essere avviati programmi specifici, oltre a programmi di apprendimento permanente in ambito digitale, tutorial riguardanti il linguaggio settoriale e formazioni pratiche.

Le disparità in materia di digitale tra gli Stati membri sono in aumento e questo preoccupa il Comitato, che è particolarmente sensibile alla mancanza di protezione delle categorie vulnerabili e sollecita nuovamente a promuovere un’UE che sia fondata sull’inclusione digitale, in cui nessuno sia lasciato indietro, e dove venga riservata particolare attenzione alle generazioni più anziane.

Per realizzare in modo democratico una società digitale giusta e accettata dai cittadini dell’Unione, è fondamentale coinvolgere pienamente le organizzazioni della società civile.

Qualsiasi iniziativa volta a integrare i cittadini nel sistema di identità digitale dell’UE, afferma il Comitato, dovrebbe essere fondata su valutazioni d’impatto e indagini sociologiche approfondite, e la decisione finale dovrebbe essere presa unicamente con il consenso informato e liberamente espresso dai cittadini stessi.

La Commissione europea, secondo il Comitato, dovrebbe effettuare valutazioni d’impatto su diversi aspetti: per esempio, l’impatto della digitalizzazione e dell’automazione dell’interazione umana sulla qualità della vita e sulle condizioni di lavoro, in particolare in termini di relazioni umane, come aumento della solitudine, problemi di salute mentale, diminuzione dell’intelligenza cognitiva ed emotiva e maggiore rischio di alienazione sociale.
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L’undicesima sessione di quest’anno del World Urban Forum (WUF11) si svolgerà a Katowice, in Polonia, dal 26 al 30 giugno. Lo rende noto il sito Politica Regionale della Commissione europea. Per presentare la prospettiva europea, all’interno del programma WUF11 ci sarà un blocco speciale di eventi chiamato European Track.

Sarà dedicato alla dimensione europea dello sviluppo urbano sostenibile e di una giusta trasformazione delle città nel contesto delle sfide globali.

Il blocco di eventi prevede un numero di sessioni tematiche di 90 minuti, che saranno ospitate dalle principali istituzioni dei paesi europei. Inoltre, ci saranno 10 sessioni poster, dedicate principalmente all’ambiente accademico e governativo locale.

Saranno trattati in particolare 4 temi: Green City, Equitable and Inclusive, Sustainable Urban Mobility, Affordable Housing.

Mentre il percorso europeo sarà organizzato dal Ministero polacco dei Fondi e della politica regionale, nonché dall’Istituto per lo sviluppo urbano e regionale, la Commissione europea funge da partner come parte di questo processo al fine di evidenziare la dimensione europea del Forum e fornire contenuti aggiuntivi per arricchire la discussione tra le parti interessate su varie aree prioritarie.

Nell’ambito di un elemento costitutivo dedicato dell’European Track, la serie di 14 eventi organizzati o co-organizzati dalla Commissione europea mira a evidenziare l’approccio dell’UE allo sviluppo urbano sostenibile integrato attraverso varie dimensioni.

Altre sessioni e aree tematiche europee metteranno in mostra le priorità chiave per sostenere le città e gli attori dello sviluppo urbano nel portare avanti la transizione verde, digitale e giusta nelle aree urbane, utilizzando al contempo principi e requisiti di sostenibilità comuni per lo sviluppo integrato.

Tra gli eventi organizzati dalla Commissione Europea e dai suoi partner, ci saranno sessioni incentrate su:

principi chiave come il coinvolgimento dei cittadini

aree strategiche tra cui la coesione economica, sociale e territoriale, la neutralità climatica e l’innovazione, nonché la transizione digitale

strumenti e metodi

collaborazioni esterne.

La serie di eventi organizzati dalla Commissione Europea nell’ambito dell’European Track enfatizza gli elementi fondamentali dell’approccio dell’UE a sostegno dello sviluppo urbano sostenibile, articolando diverse aree tematiche e strategiche, nonché pratiche, strumenti e metodologie per supportare le città e gli attori urbani nel la loro trasformazione per un futuro urbano più sostenibile, all’interno dell’UE e oltre.

MAGGIORI INFORMAZIONI

Traccia europea dell’11a sessione del Forum urbano mondiale

ISCRIZIONI APERTE FINO AL 22 GIUGNO
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La Commissione europea ha annunciato in un comunicato stampa del 17 maggio le 63 regioni, sette città e quattro Stati membri selezionati nel progetto pilota per i partenariati per l’innovazione regionale, un’iniziativa sviluppata insieme al Comitato delle regioni ddll’Unione europea. I partecipanti all’azione pilota sono aperti a condividere buone pratiche e a co-sviluppare e testare strumenti per mobilitare molteplici fonti di finanziamento e politiche e collegare i programmi regionali e nazionali alle iniziative dell’UE per le trasformazioni verdi e digitali.

Questi partenariati confluiranno nella nuova agenda dell’innovazione per l’Europa, in cui l’innovazione guida la trasformazione per la sostenibilità, collegando le strategie locali con iniziative a livello dell’UE.

L’invito ha attirato un’ampia rappresentanza dell’ecosistema dell’innovazione dell’UE, che spazia da Stati membri come la Slovacchia che partecipano a livello nazionale e un’ampia varietà di regioni dell’UE, come Andalusia, Azzorre, Hauts-de-France, Ostrobothnia, Podkarpackie, North Aegean, Emilia Romagna e tanti altri. L’invito ha anche avviato un processo di collaborazione e networking dal basso, riunendo già molti partecipanti nell’ambito di reti multiregionali. Ciò include, ad esempio, la regione del Mar Baltico, la struttura Bioregions e un Consortium Cities 4.0 ampliato (Leuven, Bologna Turku) che coinvolge anche Eindhoven (NL), Espoo (FI) e Cluj-Napoca (RO).
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Il CEMR ed il Comitato delle regioni dell’Unione europea (CdR) hanno collaborato per esplorare il coinvolgimento dei governi locali e regionali nell’attuazione del piano di ripresa post-COVID dell’Unione europea da 724 miliardi di euro, il Recover and Resilience Facility (RRF).

Lo rende noto il sito del CEMR.

I risultati dell’indagine, basati prevalentemente sulle risposte dei membri del CEMR, forniscono importanti spunti sulla misura della capacità dei governi locali e regionali di influenzare e contribuire ai piani nazionali di risanamento.

A un anno dal precedente studio del CdR-CEMR, “i risultati restano in gran parte scoraggianti: troppo spesso i piani nazionali di risanamento sono stati attuati come processi dall’alto verso il basso con scarsi input da parte di comuni e regioni“.

Sebbene gli intervistati siano stati ampiamente positivi sulla capacità dei piani di ripresa di sostenere le transizioni verde e digitale, continua il CEMR, sono stati più ambivalenti riguardo ad altri obiettivi politici, come la coesione territoriale.

“Lo studio sarà uno strumento prezioso poiché il CEMR continua il suo lavoro di advocacy sulla RRF, soprattutto in vista dell’imminente voto del Parlamento europeo sulla sua posizione sull’attuazione del piano”.
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