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La Commissione europea ha celebrato il 17 maggio la Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia, la bifobia e l’interfobia (IDAHOBIT), che sensibilizza al problema della discriminazione e della violenza che le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, non binarie, intersessuali e queer (LGBTIQ) continuano a subire. La bandiera arcobaleno è stata esposta nella sede centrale della Commissione europea a Bruxelles e negli uffici della Commissione in tutta Europa, come simbolo della lotta contro l’odio e la discriminazione.

Nell’aprile 2023 la Commissione europea ha pubblicato una relazione sull’attuazione della sua strategia per l’uguaglianza LGBTIQ 2020-2025, in cui valuta i progressi compiuti finora. Dalla relazione emerge che la strategia ha contribuito ad accrescere l’interesse degli Stati membri dell’UE per le politiche in materia di uguaglianza delle persone LGBTIQ istituendo nuovi forum di dialogo, e a integrare l’uguaglianza delle persone LGBTIQ nelle politiche, nella legislazione e nei programmi di finanziamento dell’UE. Oltre 100 progetti volti a promuovere l’uguaglianza delle persone LGBTIQ hanno ricevuto finanziamenti dell’UE nell’ambito del programma Erasmus+, del Corpo europeo di solidarietà e del programma “Cittadini, uguaglianza, diritti e valori” (CERV).
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Un nuovo rapporto del Consiglio d’Europa esamina i progressi compiuti nei paesi europei per garantire il pieno riconoscimento giuridico dell’identità di genere in tutti i settori della vita. Il rapporto riconosce i passi avanti a livello legislativo, delle pratiche e degli atteggiamenti sociali, ma onstata che i progressi sono ancora lenti e che occorrono misure supplementari, tra l’altro, per “depatologizzare” il processo del riconoscimento giuridico dell’identità di genere e garantire che non incida negativamente sui familiari delle persone interessate e che si tenga debitamente conto dell’interesse superiore dei bambini.

Lo rende noto il sito del Consiglio d’Europa.

Si tratta del primo rapporto tematico sull’attuazione della Raccomandazione CM/Rec(2010)5 sulle misure volte a combattere la discriminazione fondata sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere, incentrato sugli aspetti specifici del riconoscimento giuridico dell’identità di genere.

Il rapporto, pur notando che l’atteggiamento di sostegno ai diritti delle persone LGBTI, compreso il concetto del riconoscimento giuridico dell’identità di genere, si sta fermamente radicando in Europa, rileva l’esistenza di notevoli differenze tra i paesi. 38 Stati membri del Consiglio d’Europa hanno adottato procedure giuridiche o amministrative per garantire il riconoscimento giuridico dell’identità di genere, e nove dispongono di un sistema di autodeterminazione.

Tuttavia, in un certo numero di paesi non esiste nessuna procedura precisa, e altri hanno annullato le misure di protezione esistenti, rendendo impossibile il riconoscimento giuridico dell’identità di genere.

Per numerose persone transgender, intersessuali e non binarie, ciò significa che i loro documenti ufficiali non corrispondono alla loro identità di genere e che pertanto sono maggiormente vulnerabili alla discriminazione e alla violenza. Un altro serio problema è rappresentato dall’aumento della repressione nei confronti dei diritti umani delle persone transgender in alcuni paesi, accompagnato dalla carenza di informazioni da parte della popolazione sulla loro situazione.

Il rapporto contiene inoltre una serie di raccomandazioni generali. Una legislazione sulla parità di trattamento dovrebbe essere accompagnata da adeguate misure politiche per favorirne l’applicazione e da revisioni periodiche. Gli Stati membri che attualmente non prevedono una legislazione anti-discriminazione che tuteli specificamente l’identità di genere dovrebbero impegnarsi a introdurla. I motivi legati all’identità di genere o alle caratteristiche sessuali della vittima dovrebbero essere considerati come “circostanze aggravanti”.

Il rapporto è stato preparato da un gruppo di lavoro istituito dal Comitato direttivo del Consiglio d’Europa sull’anti- discriminazione, la diversità e l’inclusione (CDADI), con il supporto dell’Unità Orientamento sessuale e Identità di genere (SOGI). È previsto che il prossimo rapporto tematico, che sarà pubblicato nel 2023, si concentri sui crimini fomentati dall’odio nei confronti delle persone LGBTI.
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