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Il sito della DG Sviluppo regionale e urbano della Commissione europea inform che gli inviti a presentare proposte nell’ambito del programma LIFE, lo strumento di finanziamento dell’UE per l’ambiente e l’azione per il clima, sono stati pubblicati il ​​18 aprile e l’11 maggio.



I bandi aperti riguardano i 4 sottoprogrammi LIFE “Natura e Biodiversità”, “Economia circolare e qualità della vita”, “Mitigazione e adattamento climatico” e “Sottoprogramma Clean Energy Transition”.

Il sottoprogramma Natura e biodiversità sostiene progetti per la conservazione e il ripristino della natura nella rete Natura 2000, la protezione delle specie, le specie esotiche invasive e il ripristino degli ecosistemi.

Il sottoprogramma Economia circolare e qualità della vita sostiene azioni quali il sostegno alle autorità pubbliche per l’attuazione della legislazione ambientale dell’UE, il sostegno a tecnologie e soluzioni pronte per essere attuate, progetti integrati di economia circolare.

Il sottoprogramma Mitigazione e adattamento climatico sostiene progetti che contribuiscono alla politica energetica e climatica 2030, ai piani nazionali ed energetici per il clima degli Stati membri dell’UE, alla strategia climatica ed energetica a lungo termine dell’UE e alla strategia di adattamento dell’UE e alle relative strategie nazionali di adattamento. Il sottoprogramma Energia pulita Transizione sostiene lo sviluppo.

Le scadenze variano a seconda dei bandi specifici

Maggiori informazioni

Inviti a presentare proposte (pubblicati sul Portale dei finanziamenti e degli appalti dell’UE)
>Temi prioritari LIFE

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La Commissione europea ha deciso il 26 gennaio di deferire la Bulgaria, l’Irlanda, la Grecia, l’Italia, la Lettonia e il Portogallo alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver attuato varie disposizioni del regolamento n. specie esotiche (le “specie esotiche invasive” o “regolamento IAS”). Le specie esotiche invasive sono piante e animali introdotti accidentalmente o deliberatamente in un’area in cui normalmente non si trovano.

Lo rende noto un comunicato della Commissione europea.
Le specie aliene invasive, scrive la Commissione, sono una delle cinque principali cause di perdita di biodiversità in Europa e nel mondo. Sono piante e animali che vengono introdotti accidentalmente o deliberatamente a seguito dell’intervento umano in un ambiente naturale dove normalmente non si trovano.

Rappresentano una grave minaccia per le piante e gli animali autoctoni in Europa, causando un danno stimato di 12 miliardi di euro all’anno per l’economia europea. Affrontarle è un aspetto importante dell’obiettivo dell’UE di arrestare la perdita di biodiversità, come articolato nel Green Deal europeo e nella Strategia europea per la biodiversità per il 2030.

Il regolamento IAS include misure da adottare in tutta l’UE in relazione alle specie esotiche invasive che destano preoccupazione per l’UE. L’Italia e altro 5 Stati membri non hanno stabilito, attuato e comunicato alla Commissione un piano d’azione (o una serie di piani d’azione) per affrontare le principali vie di introduzione e diffusione di queste specie esotiche invasive. Inoltre, la Bulgaria e la Grecia non hanno ancora istituito un sistema di sorveglianza delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale, né lo hanno incluso nel loro sistema esistente, anche se il termine per farlo era gennaio 2018. Inoltre, la Grecia non dispone delle strutture per svolgere i controlli ufficiali necessari per impedire l’introduzione intenzionale di specie esotiche invasive.

Nel giugno 2021 la Commissione ha inviato lettere di costituzione in mora a 18 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cechia, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia ), seguito da pareri motivati ​​a 15 di essi (Belgio, Bulgaria, Cechia, Irlanda, Grecia, Francia, Italia, Cipro, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Slovacchia) nel febbraio 2022.

Da allora, undici stati membri hanno rispettato i loro obblighi e uno di loro adotterà prontamente i passaggi mancanti.

Tuttavia, nonostante alcuni progressi, i restanti sei Stati membri (Bulgaria, Grecia , Irlanda, Italia, Lettonia e Portogallo)non hanno affrontato completamente le lamentele. La Commissione ritiene che finora gli sforzi delle autorità di questi sei Stati membri siano stati insoddisfacenti e insufficienti e li deferisce pertanto alla Corte di giustizia dell’Unione europea.
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