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Le nuove misure europee puntano a garantire maggior trasparenza alle locazioni a breve termine e a promuovere un turismo più sostenibile nell’UE. Il sito del Parlamento europeo pubblica uno speciale sul tema.

Negli ultimi anni, il mercato delle locazioni a breve termine, comunemente note come affitti brevi, ha conosciuto un forte incremento. Questa crescita è stata in gran parte spinta dall’espansione delle piattaforme online. Se da un lato la varietà di opzioni di alloggio, come case private trasformate in strutture ricettive per i visitatori, ha avuto un impatto benefico sul turismo, dall’altro la sua rapida espansione ha portato alla luce una serie di criticità.

La carenza di alloggi nelle destinazioni turistiche più popolari, l’aumento dei prezzi degli affitti e l’impatto complessivo sulla vivibilità di alcune aree, sono alcuni degli effetti negativi che hanno colpito le comunità locali.

Nel 2022, all’interno dell’Unione Europea, sono state prenotate 547 milioni di notti tramite quattro grandi piattaforme di prenotazione online: (Airbnb, Booking, Expedia Group e Tripadvisor). Questo significa che ogni notte, più di un milione e mezzo di persone hanno soggiornato in alloggi a breve termine.

A guidare la classifica delle mete che nel 2022 hanno fatto registrare più ospiti troviamo Parigi (con 13,5 milioni di ospiti) seguita da Barcellona e Lisbona (con più di 8,5 milioni di ospiti ciascuna) al 4° posto Roma (con più di 8 milioni di ospiti) al 10° Milano (con 3,9 milioni di ospiti) mentre al 15° e al 16° posto troviamo Firenze e Venezia (con 3,2 milioni ciascuna).

In risposta al crescente numero di affitti a breve termine, in diverse città e regioni sono state introdotte norme locali per limitare l’accesso ai servizi di affitto a breve termine.

L’aumento degli affitti di alloggi a breve termine pone una serie di sfide per le città europee:

Necessità di maggiore trasparenza: la mancanza di trasparenza nelle operazioni di noleggio a breve termine rende difficile per le autorità monitorare e regolamentare questi servizi in modo efficace.

Sfide normative: le autorità pubbliche si trovano ad affrontare sfide nel garantire che gli affitti a breve termine siano conformi alle normative locali, alla tassazione e agli standard di sicurezza a causa di informazioni insufficienti.

Preoccupazioni per lo sviluppo urbano: alcune città hanno difficoltà a far fronte alla rapida crescita degli affitti a breve termine che potrebbero trasformare le aree residenziali e imporre ulteriori oneri ai servizi pubblici come la raccolta dei rifiuti.

Nel novembre 2022 la Commissione europea ha presentato una proposta per garantire maggiore trasparenza nel campo degli affitti a breve termine e sostenere le autorità pubbliche nella promozione del turismo sostenibile.

Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo sulla proposta nel novembre 2023. Tra le misure concordate troviamo:

Registrazione facilitata: l’accordo prevede una semplificazione che, nei paesi dell’UE in cui viene richiesto, il processo di registrazione online per le proprietà in affitto a breve termine sia semplificato. Dopo aver completato questo processo, i padroni di casa riceveranno un numero di registrazione che consentirà loro di affittare la loro proprietà. Questo faciliterà l’identificazione degli host e la verifica dei loro dati da parte delle autorità.

Maggiore sicurezza per gli utenti: le piattaforme online dovranno verificare l’accuratezza dei dettagli forniti dalle proprietà e inoltre dovranno eseguire controlli a campione. Le autorità, qualora necessario, potranno adottare misure che vanno dal blocco delle registrazioni, alla rimozione delle proprietà non conformi fino all’imposizione di sanzioni alle piattaforme.

Condivisione dei dati: per ricevere dati sull’attività di accoglienza dalle piattaforme, gli Stati membri istituiranno un punto unico di accesso digitale per assistere le autorità locali nel monitorare le attività di affitto e nel miglioramento del turismo. Tuttavia, per le piattaforme micro e piccole che contano fino a 4.250 inserzioni, verrà messo in atto un sistema semplificato per la condivisione dei dati.

Affinché l’accordo provvisorio possa entrare in vigore, questo dovrà essere adottato da Consiglio UE e Parlamento europeo, dopodiché gli Stati membri avranno 24 mesi per attuarlo. Il voto sull’accordo nel commissione per il mercato interno del Parlamento è previsto per gennaio 2024.
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La Commissione europea rende noto il 21 novembre in un comunicato stampa di aver adottato la proposta di Interoperable Europe Act e la relativa comunicazione di accompagnamento per rafforzare l’interoperabilità transfrontaliera e la cooperazione nel settore pubblico in tutta l’UE.

La legge sosterrà la creazione di una rete di pubbliche amministrazioni digitali sovrane e interconnesse e accelererà la trasformazione digitale del settore pubblico europeo. Aiuterà l’UE e i suoi Stati membri a fornire servizi pubblici migliori ai cittadini e alle imprese e, in quanto tale, è un passo essenziale per raggiungere gli obiettivi digitali dell’Europa per il 2030 e sostenere flussi di dati affidabili.
Contribuirà inoltre a risparmiare sui costi e l’interoperabilità transfrontaliera può portare a risparmi sui costi compresi tra 5,5 e 6,3 milioni di euro per i cittadini e tra 5,7 e 19,2 miliardi di euro per le imprese che interagiscono con la pubblica amministrazione.

L’Interoperable Europe Act introduce un quadro di cooperazione per le pubbliche amministrazioni in tutta l’UE che aiuta a costruire uno scambio transfrontaliero sicuro di dati e a concordare soluzioni digitali condivise, come software open source, linee guida, liste di controllo, quadri e strumenti informatici. Consentirà inoltre loro di cooperare in modo più efficace, scambiare informazioni e garantire la fornitura continua di servizi pubblici al di là delle frontiere, dei settori e dei confini organizzativi. Stimola l’innovazione nel settore pubblico e i progetti “GovTech” pubblico-privati.

Ciò raggruppa risorse preziose a sostegno degli enti del settore pubblico in tutta l’UE e apre la strada a un migliore riutilizzo delle soluzioni esistenti (idealmente open source) a beneficio pubblico. In tal modo, contribuisce a rimuovere gli oneri amministrativi, compresi gli ostacoli giuridici, organizzativi, semantici e tecnici. Di conseguenza, ridurrà costi e tempi per aziende e cittadini, per le imprese e per lo stesso settore pubblico.

Domande e risposte: Interoperable Europe Act

Legge sull’Europa interoperabile

Quadro europeo di interoperabilità per città e comunità intelligenti (EIF4SCC)
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