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Il Segretario generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić ha rilasciato nei giorni scorsi una dichiarazione in cui esprime seria preoccupazione “per i tentativi sempre più repressivi di mettere a tacere le legittime critiche di oppositori, attivisti e comuni cittadini mentre la Russia continua la sua brutale aggressione contro l’Ucraina . Il Consiglio d’Europa continuerà a essere pienamente solidale con loro e a sostenere i loro diritti umani in tutte le i modi in cui può in linea con il suo mandato. “Come il Consiglio d’Europa ha ribadito in diverse occasioni, Alexei Navalnyy – ai sensi delle misure provvisorie della Corte europea dei diritti dell’uomo del 16 febbraio 2021 – e Vladimir Kara-Murza devono essere rilasciati senza indugio. Le autorità russe rimangono inoltre sotto l’obbligo incondizionato di far luce sui precedenti attentati alla loro vita. “Sono sgomento per la misura in cui le garanzie del giusto processo e del giusto processo, nonché altri diritti dei due politici dell’opposizione, continuano a essere manifestamente violati dalle autorità russe. La costante incapacità di amministrare la giustizia in modo imparziale mette a nudo la natura arbitraria e infondata dei procedimenti lasciando pochi dubbi sull’obiettivo politicamente retributivo dietro le loro condanne”.
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Un comunicato stampa della Commissione europea i forma che il Centro internazionale per il perseguimento del crimine di aggressione contro l’Ucraina (ICPA) ha iniziato il 3 luglio le sue operazioni all’Aia, ospitato dall’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale (Eurojust).

Il Centro di nuova costituzione sarà fondamentale per indagare sul crimine di aggressione della Russia contro l’Ucraina e facilitare la costruzione di casi per processi futuri. Fornirà una struttura per sostenere e potenziare le indagini in corso e future sul crimine di aggressione e contribuirà allo scambio e all’analisi delle prove raccolte dall’inizio dell’aggressione russa.

Il Centro, istituito con il sostegno della Commissione europea, è composto da pubblici ministeri nazionali selezionati che già partecipano alla squadra investigativa comune, alla quale il Centro è collegato nelle sue operazioni. Gli esperti partecipanti potranno lavorare insieme ogni giorno, scambiare prove rapidamente e concordare una strategia comune. Eurojust fornirà supporto operativo, legale, finanziario e logistico, anche per la conservazione, l’archiviazione e l’analisi delle prove. Questo lavoro è essenziale per preparare futuri processi, sia davanti a tribunali nazionali che internazionali, compreso un eventuale tribunale per il crimine di aggressione o la Corte penale internazionale (CPI) per i crimini di sua competenza.

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“Il Vertice del Consiglio d’Europa a Reykjavik ha rappresentato una tappa importante per l’Organizzazione in un momento critico e ha portato a una forte unità europea nel rispondere all’aggressione da parte della Russia contro l’Ucraina”, ha dichiarato Edgars Rinkēvičs, Ministro degli Affari esteri lettone e Presidente del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, rivolgendosi all’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

Il Ministro ha sottolineato l’importanza del nuovo Registro dei danni come primo passo pratico verso un futuro meccanismo di risarcimento internazionale e ha invitato tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa e non solo ad aderire a questa iniziativa. La Lettonia porterà avanti il lancio operativo del Registro; la prima riunione dei partecipanti, alla fine di giugno, affronterà i passi pratici da compiere.

“Dobbiamo fare tutto il possibile per assicurare il completo riconoscimento delle responsabilità per i crimini commessi dalla Russia”, ha dichiarato. “Occorre portare avanti gli sforzi internazionali per istituire un tribunale speciale per il crimine di aggressione e il Consiglio d’Europa dovrebbe contribuire a questo processo con le sue conoscenze”.

A settembre la Lettonia organizzerà una conferenza informale dei Ministri della Giustizia europei per fornire una piattaforma di discussione su come far progredire la responsabilità della Russia e sulla questione del ricongiungimento dei bambini ucraini con le loro famiglie.

“Dovremmo continuare ad attuare le iniziative già esistenti a sostegno dell’Ucraina”, ha dichiarato il Ministro, aggiungendo che il Piano d’azione per la resilienza, la ripresa e la ricostruzione dell’Ucraina rappresenta una di queste iniziative.

La Presidenza lettone si adopererà anche per portare avanti le priorità nazionali, tra cui il rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto, compresa la promozione dell’esecuzione delle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo, l’istruzione e i giovani, la libertà di espressione, la sicurezza dei giornalisti e l’intelligenza artificiale.
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Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha ribadito l’obbligo legale incondizionato della Federazione russa di attuare le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo e di pagare l’“equo indennizzo” riconosciuto dalla Corte.

Il Presidente del Comitato dei Ministri ha rilasciato una dichiarazione sull’argomento e la Segretaria generale del Consiglio d’Europa ha inviato un’ulteriore lettera al Ministro degli Affari esteri russo, a seguito dell’ultima riunione trimestrale del Comitato sull’esecuzione delle sentenze della Corte Europea.

Quattro gruppi di casi russi e due casi interstatali Georgia c. Russia sono stati esaminati dal Comitato durante la riunione. Tali casi riguardano violazioni riscontrate nella regione transnistriana della Repubblica di Moldova e l’inadeguata preparazione delle operazioni di salvataggio degli ostaggi che ha portato a morti e feriti nel teatro Dubrovka e durante il sequestro di ostaggi a Beslan nel 2004, nonché le condanne penali basate su un processo non equo e l’applicazione arbitraria del diritto penale nei casi riguardanti Aleksey Navalnyy.

Dopo l’esame del caso Georgia c. Russia (I), riguardante l’arresto, la detenzione e l’espulsione dalla Federazione russa di un elevato numero di cittadini georgiani nel periodo 2006-2007, il Presidente del Comitato dei Ministri e Ministro degli Affari esteri lettone, Edgars Rinkēvičs, ha dichiarato:

“Le autorità russe devono tenere conto della richiesta del Comitato e conformarsi ai loro obblighi incondizionati, in virtù del diritto internazionale, di pagare tali importi e rispettare appieno le sentenze della Corte europea.”

“Gli interessi di mora sull’importo riconosciuto dalla Corte nel caso Georgia c. Russia (I) continuano ad aumentare e, al 5 giugno 2023, l’importo totale dovuto dalla Federazione russa in questo caso ammontava a 11.525.068,49 di euro. Il ritardo della Russia nell’esecuzione di tale obbligo priva le singole vittime di tali violazioni del risarcimento che spetta loro per i danni subiti”, ha sottolineato.

Su richiesta del Comitato dei Ministri e tenuto ormai conto anche della recente sentenza della Corte che ha riconosciuto l’equo indennizzo nel caso Georgia c. Russia (II), è stato creato un Registro dell’equo indennizzo riguardante la Federazione russa, che include i milioni di euro dovuti dalla Federazione russa in tutti i casi interstatali.

Attualmente vi sono 2.454 casi sotto la supervisione del Comitato dei Ministri, in attesa della completa esecuzione da parte delle autorità russe. Sono attese informazioni sul pagamento dell’equo indennizzo in circa 1.200 casi. Al 5 giugno 2023, l’importo non ancora corrisposto ammontava a poco più di 2,2 miliardi di euro, di cui circa 1,87 miliardi di euro nel caso OAO Neftyanaya Kompaniya Yukos.

La Federazione russa è stata esclusa dal Consiglio d’Europa il 16 marzo 2022. Ciononostante, è ancora obbligata a eseguire le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo relative alle sue azioni e omissioni fino al 16 settembre 2022. La Corte europea ha continuato a emettere sentenze riguardanti la Russia e il Comitato di Ministri continua a supervisionare la loro attuazione.

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Non può esserci una pace giusta e sostenibile senza il riconoscimento delle responsabilità. Questo è il motivo per cui l’Ucraina e il riconoscimento delle responsabilità dei reati commessi dalla Russia saranno temi centrali al prossimo 4° Vertice di capi di Stato e di governo a Reykjavik il 16 e 17 maggio”, ha dichiarato la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić prendendo la parola durante il vertice online dei leader degli Stati membri della coalizione (Core Group) sulla creazione di un Tribunale speciale sul reato di aggressione contro l’Ucraina.

Marija Pejčinović Burić ha sottolineato l’incessante azione del Consiglio d’Europa che segue un triplice approccio:

Il sostegno dell’Ufficio del Procuratore generale nelle indagini sui crimini di guerra e su gravi violazioni dei diritti umani;

L’istituzione di un Registro dei danni, componente necessaria di un meccanismo di risarcimento globale;

Il sostegno a sforzi internazionali per istituire un Tribunale speciale sul reato di aggressione.

“Il Consiglio d’Europa si mobilita e continuerà a mobilitarsi per riconoscere le responsabilità della Russia per i reati e le azioni illegali che ha commesso. Operando insieme, garantiremo che venga fatta giustizia”, ha concluso la Segretaria generale Pejčinović Burić.
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Mentre la guerra in Ucraina si trascina, crescono le preoccupazioni per i danni ambientali transfrontalieri che ha causato. Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha adottato un parere di iniziativa nella sessione plenaria di aprile sul diritto a un ambiente sano nell’Unione europea, in particolare nel contesto della guerra in Ucraina, chiedendo la criminalizzazione delle azioni della Russia anche ai sensi del diritto europeo come protezione dell’ambiente per salvaguardare i diritti fondamentali.

La guerra sta mettendo a dura prova gli ecosistemi dell’Ucraina, con rapporti che indicano che vaste aree di foresta sono state distrutte e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua è stato diffuso. Secondo il Segretariato della Convenzione sulla diversità biologica, l’Ucraina ospita il 35% della biodiversità europea nonostante occupi solo il 6% del suo territorio. Tuttavia, la guerra sta minacciando questo ricco patrimonio naturale, con danni ambientali che danneggiano gli ecosistemi e la salute umana e mettono in pericolo la produzione agricola.

La relazione ha affermato che il CESE sottolinea l’urgenza di migliorare la protezione dell’ambiente dal punto di vista della salvaguardia dei diritti fondamentali nell’Unione europea e oltre, e che tale necessità è aggravata dal grave danno ambientale causato dalla guerra in Ucraina.

Il Comitato economico e sociale europeo, insieme al Parlamento europeo, chiede il riconoscimento dell’ecocidio come reato ai sensi del diritto dell’UE. Il CESE ritiene che ciò contribuirebbe a ritenere la Russia responsabile delle sue azioni in Ucraina e a evitare che simili disastri ambientali si verifichino in futuro.

La salute ambientale, umana e animale non può essere separata. Inoltre, il diritto a un ambiente sano è essenziale per il benessere sociale ed economico delle persone in Europa e nel mondo. Ad esempio, l’ILO stima che circa il 40% dei posti di lavoro nel mondo dipenda da un clima salubre.

Il CESE invita tutti gli Stati membri e le istituzioni dell’UE a migliorare l’efficacia degli strumenti giuridici esistenti e ad intensificare gli sforzi per garantire il rispetto del diritto a un ambiente sano. Con il conflitto in corso in Ucraina che evidenzia la fragilità dei nostri ecosistemi, è più importante che mai proteggere il nostro patrimonio naturale e salvaguardare la salute e il benessere dei nostri cittadini. (ks)
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La Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić ha deplorato “fortemente la condanna del leader dell’opposizione russa, Vladimir Kara-Murza, a 25 anni di carcere a seguito di un processo farsa. Kara-Murza è stato imprigionato e processato un anno fa per aver denunciato la brutale aggressione da parte della Russia contro l’Ucraina. Come ha coraggiosamente dichiarato nelle sue osservazioni finali alla corte, “Questo è il prezzo per non rimanere in silenzio in Russia oggi”. Il suo caso è un’altra dimostrazione della repressione in corso nella Federazione russa. Nonostante i tentativi della Russia di mettere a tacere i critici, le loro voci vengono ascoltate in tutto il mondo e non saranno dimenticate. Il Consiglio d’Europa è pienamente solidale con Kara-Murza e richiede il suo rilascio immediato”.
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La Ministra degli Affari esteri islandese e Presidente del Comitato dei Ministri, Thórdís Kolbrún Reykfjörd Gylfadóttir, il Presidente dell’Assemblea parlamentare, Tiny Kox, e la Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, hanno rilasciato nei giorni sorsi la dichiarazione seguente:

“Esprimiamo grande preoccupazione per le notizie secondo cui le condizioni di salute di Alexei Navalny, detenuto in Russia da oltre due anni dopo aver subito un tentato avvelenamento, stanno peggiorando rapidamente. Siamo seriamente preoccupati per le segnalazioni di maltrattamenti e condizioni di detenzione crudeli a cui Alexei Navalny è sottoposto e chiediamo alla Russia di fornire immediatamente adeguata assistenza medica. In linea con le sentenze pertinenti della Corte europea dei diritti dell’uomo, nonché le decisioni del Comitato dei Ministri, rinnoviamo i nostri appelli affinché Navalny venga liberato quanto prima e sottolineiamo l’obbligo incondizionato della Russia di eseguire appieno tutte le sentenze definitive della Corte.”
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