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Gli eventi in Medio Oriente hanno portato a un’ondata senza precedenti di incidenti antisemiti e anti-musulmani in Europa. Durante il dibattito tematico del 26 marzo, i membri del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa hanno condiviso sia le informazioni più recenti sulle loro autorità locali, sia le migliori pratiche per prevenire la violenza e ripristinare il dialogo interculturale su una base duratura.

Gli enti locali e regionali sono ancora una volta in prima linea quando si tratta di affrontare i rischi quotidiani di violenza. La pace sociale e culturale è oggi più che mai messa a dura prova nelle principali città europee, dove convivono diverse comunità religiose e culturali.


Kaya Comer-Schwartz (nella foto), leader del consiglio comunale di Islington, uno dei quartieri più svantaggiati di Londra, ha sottolineato il ruolo decisivo svolto dal consiglio locale nel preservare la pace e il dialogo in un’area in cui oltre il 40% dei residenti è nato al di fuori del Regno Unito.

Essendo la prima donna nera ed ebrea a capo del Consiglio di Islington, è particolarmente interessata a promuovere il rispetto tra le comunità ebraica e musulmana nel contesto dell’attuale crisi. Non cedere mai all’odio era l’approccio che aveva già adottato quando un incidente terroristico anti-musulmano provocò la morte di una persona e il ferimento di 11 durante il Ramadan nel 2017.

All’epoca, il consiglio locale agì per prevenire il rischio di un’escalation dell’odio: “Invece di diffondere amarezza, l’incidente ha ulteriormente rafforzato la solidarietà tra le comunità della nostra zona. Abbiamo deciso di condividere l’iftar – il pasto di rottura – in pubblico con la comunità musulmana per le strade di Islington, e lo faremo di nuovo a breve nel contesto particolarmente delicato del conflitto israelo-palestinese.

ù Anche l’attacco alle luminarie che abbiamo montato per la festa ebraica di Hanukkah lo scorso dicembre non ci ha impedito di riparare l’installazione il giorno successivo grazie agli sforzi congiunti dei rappresentanti delle diverse comunità della nostra zona”, ha detto. Lo scopo delle politiche perseguite dal Comune di Islington era quello di creare spazi condivisi di sicurezza e fiducia, poiché il dialogo era l’unico rimedio alla paura e all’ignoranza.

“In molti paesi attualmente gli ebrei si stanno preparando a lasciare l’Europa, e ciò richiede una risposta urgente”, ha affermato Evein Obulor, direttrice della Coalizione europea delle città contro il razzismo (ECCAR). Tuttavia, una risposta efficace al crescente antisemitismo e all’odio anti-musulmano richiedeva approcci strutturati e strumenti in grado di misurare i progressi delle politiche attuate dagli enti locali e regionali. L’ECCAR, che ha riunito 150 città e comuni, ha quindi offerto ai suoi membri tabelle di marcia e strumenti pratici.

Anche l’organizzazione di partenariati ed eventi culturali in cui diverse comunità possano condividere le loro cerimonie religiose nell’arena pubblica urbana potrebbe aiutare a creare spazi di fiducia e di dialogo intercomunitario. Attraverso esempi di città come Heidelberg, Francoforte e Stoccolma, la Obulor ha illustrato la necessità di coinvolgere anche i rappresentanti della società civile e delle istituzioni religiose. Come sottolineato da numerosi partecipanti al dibattito, occorreva anche un’educazione specifica per formare grandi e piccini al rispetto e all’interesse per gli usi e i costumi degli altri gruppi. Bertil Cottier, presidente della Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), ha affermato che la commissione aveva già lanciato l’allarme a dicembre e aveva invitato i governi europei a introdurre politiche di emergenza per combattere l’aumento dell’antisemitismo e dell’odio anti-musulmano. Citando i rapporti dell’ECRI su Polonia e Austria che evidenziano le buone pratiche in questo settore, ha anche ricordato le raccomandazioni politiche dell’ECRI con particolare attenzione alle politiche commemorative dell’Olocausto e alla prevenzione di qualsiasi stigmatizzazione dei funzionari musulmani nelle amministrazioni. In conclusione, ha affermato che “l’indifferenza generale è ancora più pericolosa degli atti di aggressione” e ha chiesto un massiccio coinvolgimento degli enti locali e regionali nella lotta al razzismo culturale e religioso. Esprimendo preoccupazione per l’ascesa dell’estrema destra in molti paesi europei, i rappresentanti del Congresso hanno sottolineato l’importanza di proporre rapidamente soluzioni pratiche in risposta a quelle avanzate dalle forze antidemocratiche. Riferendosi all’esempio della secolare convivenza tra musulmani, ebrei e cristiani nel suo Paese, il delegato dei giovani della Bosnia ed Erzegovina ha esortato i suoi anziani a fare tutto il possibile per preservare la pace tra le comunità e salvare così niente meno che “l’anima dell’Europa”. ”
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Nel corso della 3a edizione del Forum della diplomazia di Antalya in Turchiaù, la Segretaria generale del Consiglio d’Europa Marija Pejčinović Burić ha sottolineato l’impegno dell’Organizzazione a combattere ogni forma di razzismo e discriminazione, tra cui l’odio e il razzismo antimusulmani.

Prendendo la parola durante la tavola rotonda sul tema “Razzismo, xenofobia e islamofobia in aumento”, la Segretaria generale ha evidenziato l’importanza delle convenzioni e delle politiche del Consiglio d’Europa in quanto strumenti essenziali per assicurare il rispetto dei diritti umani, delle libertà, della diversità e dell’uguaglianza.

Il Forum riunisce capi di Stato e di governo, ministri, diplomatici, imprenditori, esponenti del mondo accademico, gruppi di esperti e rappresentanti dei giovani e dei media per un dibattito omnicomprensivo. Previsto inoltre per la Segretaria generale un programma completo di incontri bilaterali.

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Il Parlamento europeo (PE) il 18 gennaio ha chiesto giustizia per le uccisioni di giornalisti e hanno accolto con favore l’accordo inter-istituzionale raggiunto sulla nuova legge sulla libertà dei media (Media Freedom Act in inglese). Il PE Ribadisce la sua preoccupazione per l’uso di spyware, sottolineando la necessità di regolamentare rigorosamente il settore, e invitano i paesi dell’UE, in particolare Grecia, Ungheria, Polonia, Spagna e Cipro, a seguire le raccomandazioni del Parlamento.

Nel testo, si evidenzia che la violenza di genere è molto diffusa in tutti i paesi dell’UE, e si condanna fermamente il rapido regresso in materia dei diritti delle donne e delle persone LGBTIQ+ in diversi Stati membri, compresa la negazione dell’accesso all’aborto sicuro e legale in Polonia.

Nel caso dell’Ungheria, il Parlamento invita il Consiglio europeo a determinare se l’Ungheria abbia commesso gravi e persistenti violazioni dei valori dell’UE a norma dell’articolo 7 paragrafo 2 del Trattato UEù, e condanna l’uso sistematico, da parte delle autorità ungheresi, della comunità LGBTIQ+ come capro espiatorio. Il Parlamento ribadisce che i negoziati sulla direttiva per combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica si concludano rapidamente, e che la violenza di genere sia inclusa nell’elenco dei reati dell’UE.

Il Parlamento di Strasburgo inoltre esprime profonda preoccupazione per il crescente livello di corruzione in diversi paesi dell’UE, e ribadisce la sua condanna per i presunti incidenti che coinvolgono funzionari e politici di alto livello, compresi gli attuali e gli ex deputati. Il quadro anticorruzione dell’UE e la direttiva sulla protezione degli informatori devono essere pienamente attuati negli Stati membri ed è necessario un organismo etico indipendente a livello dell’UE. Il Parlamento si oppone inoltre ai tentativi dei governi di influenzare l’indipendenza della magistratura, e chiede un sistema efficace di bilanciamento dei poteri (in inglese checks and balances).

Tra gli altri settori che destano preoccupazione figurano:

le minacce alle libertà di associazione, di parola e di riunione, comprese le violenze della polizia e gli arresti di massa;

la disinformazione e gli attacchi alla libertà artistica;

gli incidenti causati dall’appartenenza religiosa e su base razzista, e il fatto che non tutti gli Stati membri hanno pienamente recepito la decisione quadro sul razzismo e sulla xenofobia;

la violenza della polizia contro il popolo rom;

le violazioni diffuse dei diritti fondamentali di migranti e rifugiati, e la codificazione dei respingimenti nel diritto nazionale;

La disparità nel riconoscimento della genitorialità nell’UE;

il rischio di pregiudizi incorporati nelle nuove tecnologie, compresa l’IA;

gli attacchi ai diritti sociali, economici e ambientali (ad esempio povertà ed esclusione sociale, povertà digitale);

la protezione delle garanzie istituzionali (compresa l’istituzione dell’Agenzia UE per i diritti fondamentali come autorità indipendente per i diritti umani).

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Sollecitato dai crescenti livelli di antisemitismo, intolleranza e odio basato sulla religione in Europa, il Consiglio d’Europa informa di operare in tutti i suoi forum pertinenti per attirare l’attenzione su questo fenomeno e per contribuire a combatterlo.

Durante la sua sessione plenaria, tenutasi recentemente a Strasburgo, la Commissione europea contro il razzismo e l’intolleranza (ECRI), organismo di esperti indipendenti del Consiglio d’Europa, ha adottato una dichiarazione in cui esprime grande preoccupazione per il forte aumento di antisemitismo in molti paesi europei, sulla scia dell’attuale conflitto nel Medio Oriente.

L’ECRI ha ribadito che gli Stati membri del Consiglio d’Europa devono prendere misure decise per assicurare che i nuovi episodi di violenza nel Medio Oriente non minaccino la sicurezza degli ebrei e delle comunità ebraiche in Europa. Ha inoltre ricordato la necessità di agire con determinazione per contrastare il razzismo antimusulmano e altre forme di razzismo.

La recente seduta plenaria del Comitato direttivo sull’antidiscriminazione, la diversità e l’inclusione (CDADI) del Consiglio d’Europa ha riunito esperti di governo e rappresentanti della società civile, membri dell’ECRI, il Rappresentante speciale della Segretaria generale sui reati di odio antisemiti e antimusulmani e altre forme di intolleranza religiosa e i Rappresentanti permanenti degli Stati membri e osservatori.

I partecipanti hanno condiviso le loro esperienze nell’ambito della lotta contro il razzismo e la discriminazione antisemiti e antimusulmani.

Questi incontri fanno parte della risposta del Consiglio d’Europa alle sfide sociali in Europa in linea con la Dichiarazione formulata a maggio 2023 al Vertice dei capi di Stato e di governo del Consiglio d’Europa a Reykjavik.

Studio sulla prevenzione e il contrasto all’incitamento all’odio in tempi di crisi del CDADI (2023)
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La Commissione Europea ha rilasciato il 5 novembre la seguente dichiarazione sugli episodi di antisemitismo in Europa:

Il picco di episodi di antisemitismo in tutta Europa ha raggiunto livelli straordinari negli ultimi giorni, ricordando alcuni dei periodi più bui della storia. Gli ebrei europei oggi vivono ancora nella paura.

Abbiamo assistito a una recrudescenza di episodi e retoriche antisemite nell’Unione europea e nel mondo: bottiglie molotov lanciate su una sinagoga in Germania, stelle di David spruzzate su edifici residenziali in Francia, un cimitero ebraico profanato in Austria, negozi e sinagoghe ebraiche attaccati in Spagna, i manifestanti scandivano slogan di odio contro gli ebrei.

In questi tempi difficili l’UE è al fianco delle sue comunità ebraiche.

Condanniamo questi atti spregevoli nei termini più forti possibili.

Vanno contro tutto ciò che l’Europa rappresenta.

Contro i nostri valori fondamentali e il nostro modo di vivere.

Contro il modello di società che rappresentiamo: basato sull’uguaglianza, l’inclusione e il pieno rispetto dei diritti umani. Ebreo, musulmano, cristiano: nessuno dovrebbe vivere nella paura della discriminazione o della violenza a causa della propria religione o della propria identità. L’UE è determinata a proteggere il benessere di tutte le sue comunità, etniche, religiose o di altro tipo.

Dobbiamo contrastare questo aumento dell’antisemitismo, così come l’aumento dell’odio anti-musulmano a cui abbiamo assistito nelle ultime settimane – che non trova spazio in Europa. Disponiamo già di potenti strumenti per affrontare tali incidenti: il diritto dell’UE criminalizza l’incitamento pubblico all’odio e alla violenza e definisce un approccio comune per contrastare l’incitamento all’odio razzista e xenofobo e i crimini generati dall’odio.

Garantirne l’applicazione rigorosa è ora più imperativo che mai. E dal 2021, l’Unione Europea ha messo in atto la sua prima strategia globale sulla lotta all’antisemitismo e sulla promozione della vita ebraica, nonché dal 2020 un piano d’azione dell’UE contro il razzismo.

In collaborazione con gli Stati membri, continueremo a rafforzare le misure di sicurezza. Abbiamo già aumentato i finanziamenti dell’UE per proteggere i luoghi di culto e altri locali e stiamo lavorando per rendere disponibile maggiore sostegno. Parallelamente, stiamo intensificando l’applicazione della legislazione pertinente per garantire che le piattaforme online reagiscano in modo rapido ed efficace ai contenuti antisemiti o anti-musulmani online, siano essi contenuti terroristici, incitamento all’odio o disinformazione.

È nostra responsabilità condivisa come europei denunciare l’odio in tutte le sue forme e opporci ad esso.
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Nel 2015, il Parlamento europeo ha dichiarato il 2 agosto Giornata europea della memoria dell’Olocausto dei rom per commemorare i 500.000 rom europei assassinati nell’Europa occupata dai nazisti, che all’epoca rappresentavano almeno un quarto della loro popolazione totale. La Commissione europea e membro dell’UE Gli Stati si sono impegnati a lavorare contro l’antiziganismo nell’ambito del quadro strategico dell’UE sui rom, adottato nel 2020, e della raccomandazione del Consiglio sui rom. Il quadro definisce un approccio globale basato su tre pilastri: uguaglianza con tutti gli altri membri della società, inclusione sociale ed economica e partecipazione alla vita politica, sociale, economica e culturale. Una prima relazione di valutazione dei quadri strategici nazionali per i Rom degli Stati membri è stata adottata il 9 gennaio 2023.

Come sottolineato nella relazione di valutazione della Commissione del 2023, diversi Stati membri hanno incluso misure per promuovere la storia e la cultura dei Rom nelle loro strategie nazionali sui Rom. Queste misure vanno dall’agevolazione del dialogo al riconoscimento delle ingiustizie del passato e all’impegno in processi di riconciliazione, allo sviluppo e all’introduzione di elementi specifici nei programmi di studio e nei libri di testo, alle cerimonie di commemorazione dell’Olocausto dei Rom il 2 agosto.

Per sensibilizzare sull’Olocausto dei rom, la Commissione ha esteso la sua campagna globale #ProtectTheFacts, attuata insieme all’Alleanza internazionale per la memoria dell’Olocausto (IHRA), all’UNESCO e alle Nazioni Unite, per includere anche la prospettiva del popolo rom.

Nell’ambito del programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV), la Commissione europea fornisce finanziamenti dell’UE per sostenere progetti sulla memoria europea. Una priorità particolare sarà data ai progetti che mirano a rafforzare la memoria dell’Olocausto, l’istruzione e la ricerca o a combattere la negazione e la distorsione dell’Olocausto.

Maggiori dettagli.

In vista della Giornata della memoria dell’Olocausto dei rom Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Věra Jourová, vicepresidente per i valori e la trasparenza, e Helena Dalli , commissaria per l’uguaglianza, hanno dichiarato:

“In occasione della Giornata europea della memoria dell’Olocausto dei Rom, rendiamo omaggio alla memoria delle centinaia di migliaia di Rom vittime dell’Olocausto e riaffermiamo i nostri sforzi e il nostro impegno per costruire un’unione di uguaglianza. Ricordiamo che la libertà di cui godiamo oggi comporta una responsabilità e richiede un’azione. L’Europa ha il dovere di proteggere le sue minoranze dal razzismo e dalla discriminazione.

Mentre il numero dei sopravvissuti e dei testimoni di questi orrori diminuisce, è nostro dovere, ora più che mai, continuare a ricordarli e trasmettere le loro testimonianze. Ecco perché l’educazione all’Olocausto rimane una pietra angolare nella costruzione della resilienza e nel portare avanti sforzi duraturi per combattere l’antiziganismo, l’antisemitismo, i pregiudizi e l’odio.

La raccapricciante storia dell’Olocausto ci richiede di plasmare e attuare un sistema completo di protezione contro la discriminazione che consenta il rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali per tutti nell’Unione europea. Questo è il motivo per cui la Commissione invita ancora una volta tutti gli Stati membri a impegnarsi a favore del nostro quadro strategico dell’UE per i rom per l’uguaglianza, l’inclusione e la partecipazione. Insieme dobbiamo contrastare ed eliminare l’antiziganismo in tutte le sue forme!”
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 161 del 5 maggio pubblica la Risoluzione del Parlamento europeo sulla giustizia razziale, la non discriminazione e la lotta al razzismo nell’UE.

Nel documento, il Parlamento europeo: deplora che, a 14 anni dall’adozione della decisione quadro sul razzismo e la xenofobia, diversi Stati membri non abbiano ancora recepito pienamente e correttamente le sue disposizioni nel diritto nazionale;

invita gli Stati membri a configurare come reato i reati generati dall’odio e l’incitamento all’odio di natura razzista, nonché ad adottare le misure necessarie affinché la motivazione razzista o xenofoba sia considerata una circostanza aggravante o, in alternativa, affinché tale motivazione possa essere presa in considerazione dal giudice all’atto della determinazione della pena;

invita inoltre gli Stati membri a mettere in atto norme e misure pertinenti relative alla protezione dei testimoni e delle vittime prima, durante e dopo le indagini e i procedimenti penali, in linea con la direttiva dell’UE sui diritti delle vittime di reato, e a scambiare migliori prassi o misure che si sono dimostrate efficaci per incoraggiare a sporgere denuncia, come le linee telefoniche dirette e gli spazi sicuri;

deplora che attualmente nell’UE vi siano ancora casi di membri delle forze dell’ordine che non prendono in seria considerazione le segnalazioni di reati a sfondo razziale e chiede che tutti i casi siano oggetto di indagini adeguate;

sottolinea l’importanza di formazioni specializzate in materia di lotta al razzismo, non discriminazione e reati generati dall’odio destinate alle forze dell’ordine e alle autorità giudiziarie, in particolare per individuare e registrare correttamente gli incidenti.

Inoltre, il Parlamento europeo manifesta profonda preoccupazione per i casi di violenza della polizia contro persone razzializzate in vari Stati membri ed invita gli Stati membri a garantire che i cittadini abbiano accesso a meccanismi di denuncia della polizia indipendenti ed efficaci, che consentano di indagare sui casi di violenza, cattiva condotta e abuso da parte della polizia, e a salvaguardare il diritto degli individui di documentare tali casi.

LA RISOLUZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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