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Il sistema economico dell’UE necessita di cambiamenti strutturali e deve essere adeguato per diventare più resistente a futuri shock esterni. Principali priorità: migliorare la sua resilienza, efficienza e autonomia strategica.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) raccomanda di stabilire un criterio della “tripla T verde” per valutare i futuri interventi nel sistema economico dell’UE, in modo che le misure adottate siano indiscutibilmente su misura, mirate e a prova di transizione.

Basandosi sulle raccomandazioni della Banca centrale europea (BCE), il CESE sottolinea che misure sui prezzi non mirate prolungherebbero solo il periodo di inflazione elevata nel lungo periodo. Ritardare la loro graduale eliminazione potrebbe compromettere la capacità della BCE di raggiungere i suoi obiettivi a medio termine, determinando un inasprimento monetario più lungo di quanto sarebbe altrimenti auspicabile.

Secondo il parere del CESE L’impatto della crisi energetica sull’economia europea, l’Unione europea deve andare oltre le risposte fiscali di emergenza e concentrarsi sui cambiamenti strutturali per consentirle di dissociarsi dai combustibili fossili più rapidamente.

Per garantire il suo sviluppo economico regolare e competitivo, l’UE ha bisogno di forniture affidabili e sicure di energia a prezzi accessibili sulla base di un mercato energetico integrato con un’ampia quota di energia pulita, che sia resiliente e in grado di affrontare perturbazioni e shock.

Più in generale, l’UE non dispone di un quadro a lungo termine per finanziamenti solidi per l’attuazione del Green Deal e il CESE chiede un quadro adeguato per sostenere le misure che finanziano la transizione verso un’economia climaticamente neutra in modo semplice ed efficiente.

La crisi energetica ha rivelato e identificato alcune delle sostanziali debolezze e perturbazioni del sistema economico dell’UE. Il suo impatto sulla vita delle persone e sulla prosperità delle imprese è ancora in corso e ciò rende difficile misurare il suo impatto complessivo finale sull’economia.

L’elevata inflazione è stato il fenomeno più visibile della performance economica del 2022, con un effetto a catena su altri elementi del paniere dei consumatori e un forte impatto sui consumi e sui comportamenti.

Anche l’elevatissimo numero di dichiarazioni di fallimento nell’UE dimostra la gravità della situazione. Per molti la situazione è finanziariamente insostenibile e si aggiunge alla situazione già indebolita creata dalla pandemia di COVID-19.
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La Commissione europea ha raccomandato nei giorni scorsi misure concrete a sostegno dell’economia sociale, che privilegia le persone, le cause sociali e ambientali rispetto al profitto. Lo rende noto un comunicato stampa di Bruxelles.

Ci sono 2,8 milioni di entità dell’economia sociale in Europa, che impiegano in totale 13,6 milioni di persone per affrontare le principali sfide delle nostre società. Coprono una vasta gamma di settori, dai servizi sociali e di assistenza agli alloggi, alle attività ricreative e all’energia a prezzi accessibili; e comprendono cooperative, mutue, associazioni senza scopo di lucro, fondazioni e imprese sociali.

La proposta mira a creare condizioni favorevoli affinché le organizzazioni dell’economia sociale possano prosperare e crescere e sensibilizzare sul loro potenziale , in particolare nella creazione di posti di lavoro di qualità, sostenendo l’innovazione e l’inclusione sociale.

Facendo seguito al piano d’azione per l’economia sociale 2021, la Commissione ha presentato:

Una proposta di raccomandazione del Consiglio affinché gli Stati membri elaborino e attuino strategie dell’economia sociale.

Il portale dell’economia sociale, un sito web unico per fornire alle organizzazioni dell’economia sociale informazioni sui finanziamenti dell’UE, sulle opportunità di formazione e altro ancora.

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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 479 del 16 dicembre ha pubblicato una Risoluzione del Parlamento europeo (PE) dal titolo conseguenze sociali ed economiche per l’UE della guerra russa in Ucraina — rafforzare la capacità di agire dell’UE.

Il PE esprime solidarietà al popolo ucraino e riconosce che una guerra attiva alle frontiere immediate dell’UE ha gravi conseguenze sociali ed economiche per l’Europa; è pienamente consapevole del fatto che la democrazia e la libertà non hanno equivalenti in termini monetari o di comfort sociale; condanna nuovamente con la massima fermezza l’aggressione militare illegale, non provocata e ingiustificata e l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa, nonché il coinvolgimento della Bielorussia in tale conflitto.

L’Assemblea di Strasburgo sottolinea che l’aggressione militare russa contro l’Ucraina e le sanzioni giustificate dell’UE nei confronti della Russia e della Bielorussia stanno incidendo sulla ripresa economica post-pandemia dell’UE e rappresentano una grave minaccia per la sua strategia di ripresa e resilienza, nonché per l’integrità del mercato unico.

Il PE evidenzia che la guerra in corso in Ucraina ha inasprito una già grave crisi dei prezzi dell’energia in tutta Europa, che sta avendo un effetto negativo diretto sul potere d’acquisto di tutti i cittadini dell’UE e sulle PMI; ricorda che gli attuali prezzi elevati del gas e dell’elettricità interessano la maggior parte degli Stati membri, sebbene in misura diversa e in periodi diversi, e che l’attuale impennata dei prezzi richiede un intervento rapido al fine di individuare, evitare e prevenire le conseguenze socioeconomiche attraverso una risposta coordinata in materia di politica economica e sociale.

Tra l’altro, il PE sottolinea l’importanza di garantire la sovranità e l’indipendenza in campo energetico dalle forniture russe e una maggiore autonomia strategica e sicurezza energetica, potenziando e garantendo considerevoli investimenti nelle infrastrutture energetiche dell’UE, comprese le interconnessioni e le infrastrutture transfrontaliere per la produzione di energia rinnovabile, e l’efficienza energetica;

LA RISOLUZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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Per motivi economici, fisiologici e socioculturali, le donne rischiano di trovarsi in condizioni di povertà energetica più facilmente degli uomini. Alla luce delle recenti allarmanti statistiche, dal dibattito tematico organizzato dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) è emersa un’esortazione all’UE affinché adotti politiche in cui il genere sia considerato un fattore specifico.

Il dibattito del CESE si è svolto recentemente a Bruxelles, organizzato dalla sezione Trasporti, energia, infrastrutture e società dell’informazione (TEN) del CESE, a seguito dell’iniziativa del Parlamento europeo riguardante la Settimana europea per l’uguaglianza di genere.

La povertà energetica rispecchia la disuguaglianza di genere, e pertanto colpisce le donne in misura maggiore rispetto agli uomini; l’Unione europea può combattere efficacemente questo problema solo adottando un approccio attento alla dimensione di genere in tutte le sue politiche.

Le statistiche relative alle donne in condizioni di povertà energetica in tutto il mondo sono spaventose. Oggi, tenuto conto dell’inizio della stagione invernale e dell’aumento dei prezzi dell’energia, la situazione appare più urgente che mai.

Nel corso del dibattito è stata sottolineata la gravità della questione: La povertà energetica è un problema strutturale. Non riguarda solo i prezzi dell’energia, ma anche il reddito, e colpisce le persone più vulnerabili, che sono per lo più donne.

Perché le donne sono più esposte al rischio di povertà energetica rispetto agli uomini La povertà energetica allarga e aggrava ulteriormente il divario di genere a livello mondiale; nei paesi in via di sviluppo vivono in condizioni di povertà 1,3 miliardi di persone, e circa il 70 % sono donne.

Secondo gli studi più recenti, le donne hanno più probabilità di trovarsi in condizioni di povertà energetica in quanto sono i principali utilizzatori e produttori di energia domestica.

Il dibattito ha fatto emergere che le donne e le famiglie guidate da donne sono colpite in modo sproporzionato dalla povertà energetica per una serie di motivi: fisiologici (sensibilità al caldo e al freddo), legati alla salute (stress mentale, fisico e sociale), economici (divario di genere retributivo, di assistenza e pensionistico, genitori soli) e socioculturali (ruoli di genere, responsabilità di assistenza, processi decisionali e rappresentanza).

Il genere dovrebbe essere un fattore chiave nell’elaborazione delle politiche dell’UE Nell’Unione europea sono disponibili dati limitati sull’impatto della povertà energetica sugli uomini e sulle donne.

Nel 2016 il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione specifica sull’accesso all’energia, chiedendo politiche energetiche sensibili al genere e un’attenzione particolare per le donne con esigenze specifiche. Purtroppo questo invito ad agire è stato in gran parte ignorato.

Di conseguenza, solo pochi Stati membri hanno adottato definizioni e indicatori, ma questi di solito non prendono in considerazione il genere.

Esistono tuttavia statistiche che confermano come le donne siano più colpite dalla povertà energetica rispetto agli uomini. Da uno studio realizzato a Barcellona nel 2016 è emerso che il 70 % delle sovvenzioni ai servizi sociali per combattere la povertà energetica è stato concesso a donne.

Le madri sole sono particolarmente vulnerabili. Il rischio di povertà energetica è più elevato per le famiglie monoparentali, e l’80 % di queste è costituito da donne.

Anche le donne anziane hanno maggiori probabilità di trovarsi in condizioni di povertà energetica a causa dell’aspettativa di vita più elevata e di pensioni inferiori rispetto agli uomini.

Non vi è dubbio che le donne siano le prime a soffrire per le conseguenze dei tagli ai bilanci pubblici a livello locale, ad esempio una minore illuminazione stradale e la riduzione dei trasporti pubblici, in quanto sono gli utenti più frequenti di questi servizi.

La sezione TEN riunirà ora tutti questi contributi e li trasformerà in proposte concrete della società civile per contribuire ad affrontare la povertà energetica attraverso una prospettiva di genere. La questione sarà discussa ulteriormente in occasione del prossimo convegno del CESE sulla povertà energetica, che si terrà nel luglio 2023.
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La Commissione europea ha organizzato il 7 novembre una tavola rotonda per consultare i principali portatori di interessi sulla protezione dei consumatori dell’UE nel contesto della crisi energetica.

Lo rende noto il sito della Rappresentanza in Italia della Commissione europea.
Alla luce dei prezzi elevati dell’energia e dell’impatto complessivo della crisi sul costo della vita, sia l’UE che gli Stati membri hanno adottato misure per sostenere i consumatori, in particolare quelli vulnerabili, nel pagamento delle bollette energetiche e garantire l’accesso all’approvvigionamento energetico. L’incontro in programma ha riunito i portatori di interessi del settore, quali i regolatori dell’energia, i fornitori di energia, le associazioni dei consumatori e i rappresentanti dell’UE e degli Stati membri, per valutare la situazione e discutere le ulteriori misure da adottare.

Con il pacchetto di strumenti sui prezzi dell’energia, la Commissione europea ha fornito agli Stati membri una guida sulle misure immediate per proteggere i consumatori, quali il sostegno di emergenza al reddito, il differimento temporaneo dei pagamenti delle fatture, le riduzioni fiscali temporanee e mirate nonché le misure di salvaguardia per evitare la disconnessione dalla rete. Di recente ha inoltre presentato un intervento di emergenza sul mercato per raccogliere le eccedenze del settore energetico e ridistribuirle ai consumatori.

Dando seguito alle conclusioni del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, la riunione ha promosso uno scambio tra i principali portatori di interessi a livello dell’UE, i rappresentanti dei ministeri degli Stati membri, i regolatori dell’energia, i fornitori di energia e le associazioni dei consumatori su ulteriori potenziali misure per attenuare l’impatto dei prezzi elevati dell’energia sulle famiglie.

In effetti, i risultati di un’indagine pubblicata il 7 novembre dalla Commissione confermano che quasi la metà dei consumatori europei (48 %) è preoccupata per il pagamento delle bollette nei prossimi sei mesi. Inoltre dal sondaggio emerge che la maggior parte dei consumatori ha cambiato abitudini per risparmiare energia a casa (71 %).

Maggiori informazioni sui risultati dell’indagine sono disponibili quiù
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Nella prima metà del 2022, i prezzi medi dell’elettricità per uso domestico nell’UE sono aumentati notevolmente rispetto allo stesso periodo del 2021, da 22,0 € per 100 kWh a 25,3 € per 100 kWh. Anche i prezzi medi del gas sono aumentati rispetto allo stesso periodo del 2021 da 6,4 € per 100 kWh a 8,6 € per 100 kWh nella prima metà del 2022. Più recentemente, i prezzi all’ingrosso dell’elettricità e del gas sono aumentati notevolmente in tutta l’UE. I costi energetici e di approvvigionamento influenzati dall’attuale situazione geopolitica, l’aggressione militare russa in Ucraina, hanno guidato principalmente l’aumento.

Rispetto a un anno fa, il peso delle tasse e dei prelievi nelle bollette finali dell’elettricità e del gas addebitate alle famiglie nell’UE nella prima metà del 2022 è diminuito in modo significativo poiché gli Stati membri hanno introdotto indennità e sussidi governativi per mitigare i costi energetici elevati. Rispetto al primo semestre 2021, la quota delle tasse sulla bolletta elettrica è fortemente diminuita dal 39% al 24% (-15,5%) e sulla bolletta gas dal 36% al 27% (-8,6%).

Queste informazioni provengono il 31 ottobre dai dati sui prezzi dell’elettricità e del gas pubblicati da Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea. L’articolo presenta i risultati dagli articoli più dettagliati di Statistics Explained sui prezzi dell’elettricità e sui prezzi del gas naturale.

I prezzi dell’elettricità sono aumentati in tutti gli Stati membri tranne cinque I prezzi dell’elettricità per uso domestico sono aumentati in 22 Stati membri dell’UE nella prima metà del 2022, rispetto alla prima metà del 2021. L’aumento maggiore (espresso in valute nazionali) è stato registrato in Cechia (+62% ), davanti a Lettonia (+59%) e Danimarca (+57%).

I dati indicano cinque diminuzioni dei prezzi dell’elettricità per uso domestico tra gli Stati membri: Paesi Bassi (-54%), Slovenia (-16%), Polonia (-3%), Portogallo e Ungheria (entrambi -1%). I cali in Olanda, Slovenia e Polonia sono legati a sussidi e indennità governative, mentre in Ungheria i prezzi sono regolamentati.

Espressi in euro, i prezzi medi dell’elettricità per uso domestico nella prima metà del 2022 erano i più bassi in Olanda (5,9 € per 100 kWh), Ungheria (9,5 €) e Bulgaria (10,9 €) e i più alti in Danimarca (45,6 €), Belgio (€ 33,8), Germania (32,8 €) e Italia (31,2 €).

I prezzi del gas sono aumentati in quasi tutti gli Stati membri dell’UE Tra la prima metà del 2021 e la prima metà del 2022, i prezzi del gas sono aumentati in 23 dei 24 Stati membri dell’UE per i quali sono disponibili dati. I prezzi del gas sono aumentati maggiormente in Estonia (+154%), Lituania (+110%) e Bulgaria (+108%), trainati principalmente dal costo dell’energia. C’è stato un solo Stato membro in cui i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici sono diminuiti marginalmente nello stesso periodo: l’Ungheria (-0,5%), dove i prezzi sono regolamentati.

Espressi in euro, i prezzi medi del gas per uso domestico nella prima metà del 2022 erano i più bassi in Ungheria (2,9 € per 100 kWh), Croazia (4,1 €) e Lettonia (4,6 €) e i più alti in Svezia (22,2 €), Danimarca (16,0 €). ) e Paesi Bassi (12,9 €).

Maggiori informazioni

Statistiche Eurostat sui prezzi dell’elettricità

Statistiche Eurostat sui prezzi del gas naturale
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Il Parlamento europeo ha chiesto ulteriori misure d’emergenza per alleviare la pressione sulle famiglie e le imprese europee causata dal rapido aumento dei prezzi dell’energia.

In una risoluzione adottata il 5 ottobre, il PE afferma che la guerra di aggressione russa nei confronti dell’Ucraina e l’uso dell’approvvigionamento di energia fossile come arma abbiano drammaticamente aggravato l’attuale instabilità del mercato dell’energia e hanno portato a un aumento dei prezzi dell’energia e a una crisi del costo della vita.

Inoltre, avvertono i Paesi UE che i consumatori che non possono permettersi l’aumento delle bollette non dovrebbero vedersi tagliare l’erogazione dell’energia e sottolineano la necessità di evitare sfratti per le famiglie vulnerabili che non sono in grado di pagare le bollette e i costi dell’affitto. I consumatori dovrebbero essere maggiormente tutelati contro la sospensione o la revoca dei contratti a tariffa fissa da parte dei fornitori e contro i pre-pagamenti esorbitanti per il gas e l’elettricità.

Secondo Strasburgo, tempi eccezionali richiedono misure di emergenza eccezionali. In questo senso, l’UE deve agire in modo unito come non mai e tutte le misure adottate a livello UE devono essere pienamente compatibili con gli obiettivi climatici dell’Unione a lungo termine. È necessaria una solidarietà senza precedenti tra gli Stati membri e una risposta comune, invece di azioni unilaterali e divisive.

Le imprese che hanno beneficiato di proventi straordinari devono contribuire a mitigare gli effetti negativi della crisi. Il PE sostiene, in principio, un accordo in Consiglio UE sull’introduzione di un massimale temporaneo di emergenza sui proventi ottenuti dalla vendita di energia elettrica utilizzando le cosiddette tecnologie di generazione inframarginale, come le rinnovabili, il nucleare e la lignite.

Per quanto riguarda i contributi di solidarietà per le imprese dei settori del petrolio greggio, del gas naturale, del carbone e della raffinazione, Strasburgo avverte che alcune delle più grandi società energetiche UE potrebbero non essere soggette al contributo e chiedono che tale contributo sia progettato per evitare l’elusione fiscale. Chiedono inoltre alla Commissione di valutare un margine di profitto adeguato e di compiere ulteriori passi verso l’introduzione di un’imposta sui proventi straordinari per le società energetiche che hanno beneficiato a dismisura della crisi energetica.

Il Parlamento invita la Commissione a proporre un massimale appropriato di prezzo per le importazioni di gas dai gasdotti, principalmente dalla Russia. Inoltre, per ridurre il costo delle importazioni, gli strumenti dell’UE per l’acquisizione congiunta di fonti energetiche dovrebbero essere migliorati.

Le entrate derivanti dai proventi straordinari dovrebbero andare a vantaggio dei consumatori e delle imprese, in particolare per sostenere le famiglie vulnerabili e le PMI. Ciò dovrebbe andare di pari passo con l’innovazione e investimenti massicci nelle energie rinnovabili, nell’efficienza energetica e nelle infrastrutture energetiche, piuttosto che incentivare le famiglie e le imprese a consumare più energia.

Il Parlamento è pronto ad analizzare attentamente qualsiasi proposta di riforma del mercato dell’energia elettrica, per avere il giusto segnale di prezzo per investire nella decarbonizzazione, per consentire ai cittadini e alle industrie di beneficiare di energia sicura, economicamente accessibile e pulita, e per affrontare la questione dei profitti sproporzionati.

Il Parlamento europeo invita la Commissione europea ad analizzare la possibilità di disaccoppiare i prezzi dell’energia elettrica da quelli del gas, a esaminare attentamente le attività degli operatori finanziari che hanno contribuito alla volatilità del prezzo del carbonio, e ad adottare misure per eliminare l’influenza del capitale speculativo sul mercato delle quote di emissioni ETS.

Infine, il Parlamento ribadisce la richiesta per un embargo immediato e totale sulle importazioni russe di petrolio, carbone, combustibile nucleare e gas.
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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha preso posizione sull’energia in un parere adottato nella plenaria di settembre: la proposta della Commissione è un passo nella giusta direzione per garantire l’indipendenza energetica dell’UE dalla Russia, ma queste misure di emergenza non dovrebbero creare nuove dipendenze o danneggiare gli sforzi per raggiungere la neutralità climatica il prima possibile.

Il CESE sostiene il piano REPowerEU della Commissione europea per rendere l’UE indipendente dall’approvvigionamento russo di gas e petrolio, ma sottolinea che molte questioni che vengono affrontate con urgenza in questo momento avrebbero potuto essere evitate o almeno limitate se la dipendenza dall’energia le importazioni erano state ridotte anni fa e il mercato dell’energia era stato completato, come chiede da anni il CESE.

Nel parere adottato alla sessione plenaria di settembre, la posizione del Comitato non lascia dubbi: gli effetti economici e sociali combinati dell’attuale crisi stanno mettendo a dura prova il sistema democratico dell’UE se non si trovano soluzioni adeguate fondare. Devono essere attuate misure immediate per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento a un costo “il più conveniente possibile” sia per i consumatori che per l’industria, che sono colpiti dall’attuale crisi dei prezzi, per evitare che sorgano disordini sociali.

Al momento, la società europea è indebitamente colpita da forti aumenti dei prezzi. Secondo il CESE, la maggior parte dei politici e gran parte della nostra società sono stati accecati dalle forniture di combustibili fossili a basso costo e non hanno perseguito alcuna politica precauzionale e la situazione attuale è la conseguenza di questa negligenza.

Il CESE “si rammarica di aver preso la guerra in Ucraina e le conseguenti distorsioni nella fornitura di energia russa per attirare l’attenzione su questo problema fondamentale della sicurezza energetica e attivare le misure proposte nel piano REPowerEU per garantire l’indipendenza dall’importazione di energia russa”.

A tale proposito, il CESE ricorda le affermazioni contenute nella strategia dell’UE per la sicurezza energetica del 2014 e nella strategia per l’Unione dell’energia del 2015 (TEN/570 – Il quadro strategico dell’Unione dell’energia) secondo cui l’UE resta vulnerabile agli shock energetici esterni e invita i responsabili politici a livello nazionale e a livello dell’UE per chiarire ai cittadini le scelte necessarie per ridurre la nostra dipendenza da determinati combustibili, fornitori di energia e rotte.

Il piano REPowerEU della Commissione europea è un passo nella giusta direzione per rendere l’UE indipendente dalla fornitura russa di gas e petrolio.

Il suo approccio si basa sulla distinzione tra misure a breve e medio-lungo termine e su quattro pilastri principali: risparmio energetico, diversificazione delle importazioni di gas, sostituzione dei combustibili fossili accelerando le rinnovabili e soluzioni di finanziamento.

Tuttavia, il CESE avverte che queste misure di emergenza non devono portare a nuove dipendenze e non devono pregiudicare gli sforzi per raggiungere quanto prima la neutralità climatica. La Commissione dovrebbe sviluppare una strategia geopolitica di importazione di energia, che tenga conto anche delle questioni urgenti in materia di energia e clima, prima di concludere partenariati con paesi non democratici o politicamente instabili.

Il Comitato sottolinea che l’urgenza della situazione dell’approvvigionamento richiede flessibilità per quanto riguarda l’uso temporaneo di combustibili fossili e a basse emissioni.

In particolare, il CESE sostiene:

– la proposta di aumentare l’obiettivo di efficienza energetica dal 9% proposto nel pacchetto Fit for 55 al 14% entro il 2030;

– un aumento della quota delle rinnovabili nel mix energetico dell’UE, sostenendo con forza la richiesta della Commissione di includere la quota del 45% proposta nel Piano REPowerEU nel pacchetto Fit for 55;

– le proposte in merito alle procedure di autorizzazione rapida per i progetti rinnovabili e alla definizione di “zone di riferimento” per tali progetti.

In precedenti pareri, il Comitato aveva già affrontato le misure adottate per mitigare le conseguenze della guerra in Ucraina sulla crisi energetica e ora continua a lavorare ulteriormente sulla preparazione di raccomandazioni per realizzare la transizione energetica:

TEN/778 – REPowerEU: Azione Europea Congiunta per un’energia più accessibile, sicura e sostenibile
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