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La Gazzetta ufficiale serie C dell’8 dicembre pubblica il Parere del Comitato economico e sociale europeo sul tema «Il dispositivo per la ripresa e la resilienza e la politica di coesione: verso una politica di coesione 2.0».

Nonostante il contributo concreto e visibile della politica di coesione nella sua attuale forma, il processo di convergenza regionale rimane piuttosto graduale. Il CESE ritiene che la futura politica di coesione debba coniugare in modo equilibrato le esigenze di riduzione delle disparità regionali e di accelerazione degli stimoli alla crescita e allo sviluppo, che sono importanti anche per l’UE nel suo insieme da un punto di vista globale e comparativo. È pertanto necessario rafforzare ulteriormente i criteri di performance della politica di coesione attraverso un approccio più preciso alle priorità di sviluppo regionale, il rispetto dei criteri stabiliti e un maggiore ricorso a tipi di sostegno basati sulla performance (strumenti finanziari). Il CESE raccomanda di tener conto dei traguardi e degli obiettivi attualmente stabiliti nell’ambito dei piani nazionali per la ripresa e la resilienza.

La coesione sociale, continua il CESE, si trova ad affrontare sfide sempre più pressanti, in particolare nel contesto delle tendenze demografiche, della duplice transizione verde e digitale e della conseguente necessità di competenze nuove o migliorate. Gran parte della popolazione dell’UE è a rischio di povertà o di esclusione sociale, spesso nelle regioni più povere, ma anche negli agglomerati urbani ricchi e nelle zone circostanti. Inoltre, la disoccupazione giovanile e la povertà infantile rimangono elevate in tutta l’UE.

Il CESE sottolinea che la disparità di opportunità può essere dannosa per la crescita e la competitività a lungo termine a livello regionale, nazionale e dell’UE. Pertanto, e in linea con l’ambizione dell’Unione di avvicinarsi ai cittadini e di non lasciare indietro nessuno, occorre prestare maggiore attenzione alle persone e alla disparità di opportunità che molti si trovano ad affrontare.

Per questo motivo, continua il parere, abbiamo bisogno di un approccio più profondo e socialmente mirato alle politiche di coesione che affronti con maggiore attenzione le disparità e le sfide territoriali, economiche e sociali. Esse comprendono non solo le disparità tra gli Stati membri e le loro regioni, ma anche le disparità tra regioni, città, specifiche aree cittadine e zone rurali. La politica di coesione deve concentrarsi maggiormente su determinati tipi di territori al di sotto del livello NUTS 2 ed essere rivolta in via prioritaria a tutti gli Stati membri e alle regioni, riservando un’attenzione particolare agli Stati membri o alle regioni in cui le disparità sono maggiori. Il CESE ritiene inoltre che la politica di coesione debba essere più attenta alle esigenze e alle opportunità di determinati tipi di persone e gruppi sociali.

Questa maggiore diversificazione e specializzazione devono consentire una differenziazione più accentuata del sostegno finanziario, delle modalità di sostegno, della gestione della dotazione di bilancio, degli obiettivi e degli investimenti. Allo stesso tempo, i fondi della politica di coesione devono seguire sistematicamente lo stesso approccio e, alla luce di questa maggiore specializzazione, essere ulteriormente differenziati.

Il CESE ritiene particolarmente importante esortare gli Stati membri e le regioni dell’UE a coinvolgere nel modo più ampio ed efficace possibile le parti sociali e le altre organizzazioni della società civile nell’elaborazione della politica di coesione e nel monitoraggio dei suoi effetti. Tale inclusione consentirà altresì di valutare in che misura siano stati raggiunti gli obiettivi della politica di coesione, basandosi non solo sugli indicatori quantitativi, ma anche su quelli qualitativi (così da valutare lo sviluppo e non soltanto la crescita).


IL PARERE COMPLETO IN ITALIANO (PDF)
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Alla vigilia dell’adozione delle conclusioni sul futuro della politica di coesione da parte degli Stati membri, il Comitato europeo delle Regioni (CdR) esorta i governi dell’UE e la Commissione europea a riconoscere l’importanza fondamentale di questa politica per affrontare le disparità territoriali, promuovere la doppia transizione verde e digitale e difendere i valori democratici europei in tutti i territori dell’Unione.

Le proposte per il rinnovamento della politica di coesione post 2027 sono incluse in un parere elaborato dal Presidente del Comitato europeo delle regioni (CdR), Vasco Alves Cordeiro, e dal presidente della commissione COTER, Emil Boc, adottato il 29 novembre dalla plenaria del CdR.

È cominciato il dibattito su come riformare la politica di coesione al termine dell’attuale periodo di bilancio dell’UE 2021-27. Le istituzioni dell’UE stanno valutando l’impatto e i risultati della politica di coesione nell’affrontare le crisi più recenti e nello stimolare la duplice transizione verde e digitale. Il CdR ha presentato alcune richieste per ridefinire una politica che vale un terzo del bilancio dell’UE, e che dovrebbe rimanere prioritaria in quanto pietra angolare dello sviluppo economico, sociale e territoriale in tutti i territori europei.

Per affrontare crisi eccezionali e catastrofi climatiche, come alluvioni e incendi boschivi, i leader locali e regionali propongono la creazione di un meccanismo che possa essere attivato a livello territoriale. Da un lato, questo renderebbe possibile – in tali circostanze – utilizzare in modo flessibile i fondi disponibili. Dall’altro, il nuovo meccanismo eviterebbe revisioni costanti dei programmi operativi, come successo più volte nel periodo 2014-2020, salvaguardando così gli investimenti a lungo termine.

Le regioni e le città chiedono inoltre un “patto di partenariato europeo” che definisca un corpus unico di norme e obiettivi per tutti i fondi in regime di gestione concorrente – cioè condivisa fra autorità europee, nazionali e territoriali – garantendo coerenza e semplificazione. Il patto ingloberebbe il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e anche nuovi strumenti in regime di gestione ibrida, come il Fondo sociale per il clima, che dovrebbe essere istituito nel prossimo futuro.

Altre richieste contenute nel parere

tutte le regioni europee devono continuare a essere ammissibili a ricevere finanziamenti;

il modello di gestione concorrente, la governance multilivello e il principio di partenariato vanno mantenuti come principi guida della politica di coesione anche dopo il 2027;

la sospensione dei fondi legati alla politica di coesione per effetto di violazioni delle norme di bilancio dell’UE da parte dei governi nazionali (la cosiddetta “condizionalità macroeconomica”) andrebbe abrogata. Gli investimenti a lungo termine non possono essere tenuti in ostaggio delle decisioni nazionali;

gli investimenti nazionali e regionali necessari per i progetti cofinanziati a titolo della politica di coesione dell’UE non dovrebbero essere equiparati a spesa – e, quindi, a debito – nel quadro delle norme di bilancio dell’UE;

l’obiettivo della coesione territoriale deve essere vincolante per tutte le politiche europee secondo il principio di “non nuocere alla coesione”; l’architettura complessiva dei finanziamenti dovrebbe essere semplificata per superare il proliferare degli strumenti d’investimento direttamente o indirettamente destinati alla coesione.

Le prossime fasi

Il parere sarà ora pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e trasmesso ai deputati al Parlamento europeo, ai commissari europei pertinenti e ai rappresentanti dei 27 Stati membri.

La commissione del Parlamento europeo competente per i problemi economici e monetari (ECON) ha in agenda il voto su un progetto di relazione che, se sostenuto dagli eurodeputati, sarà in linea con la richiesta del CdR di evitare che la riforma del Patto di stabilità e crescita porti a equiparare a spesa – e quindi includere nel calcolo del debito – gli investimenti nei progetti cofinanziati a attraverso la politica di coesione.

Il parere è stato adottato dai membri del CdR al termine di un dibattito con la commissaria europea per la Coesione e le riforme Elisa Ferreira, con la sottosegretaria del governo spagnolo per i Fondi europei Mercedes Caballero Fernández (la Spagna detiene attualmente la presidenza di turno del Consiglio dell’UE), con il presidente della commissione Sviluppo regionale del Parlamento europeo Younous Omarjee e con il presidente della regione Vallonia ed ex primo ministro belga Elio Di Rupo, il quale presiederà le riunioni dei ministri competenti in materia di coesione durante il prossimo semestre di presidenza belga del Consiglio, nella prima metà del 2024.

Insieme alle principali associazioni europee di città e regioni, il CdR è partner fondatore della #CohesionAlliance (Alleanza per la coesione) della quale il CCRE-CEMR è partner, la cui missione consiste nell’affermare la coesione quale valore fondamentale dell’Unione europea e obiettivo essenziale di tutte le sue politiche e i suoi investimenti.

Scheda informativa sul contenuto del parere (EN)

Testo del parere

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Giornalisti che desiderano saperne di più sulla politica di coesione, sul funzionamento delle istituzioni dell’UE e sulle politiche europee in generale sono invitati a presentare domanda per l’edizione 2024 del programma di viaggi mediatici #EUinMyRegion della Commissione. Il bando è aperto fino a lunedì 8 gennaio 2024.

Il programma è aperto a giornalisti regionali e locali e creatori di contenuti nell’UE e comprende un viaggio di studio di due giorni a Bruxelles. I partecipanti visiteranno le istituzioni dell’UE e vedranno in prima persona il funzionamento dell’UE, impareranno di più sulle varie strutture e procedure e approfondiranno il tema della politica di coesione e della gestione delle frodi e della cattiva gestione dei fondi da parte dell’UE. La visita rappresenta anche un’opportunità unica per esplorare gli strumenti di dati della Commissione e parlare direttamente con gli esperti nazionali.

Dopo il programma, i partecipanti avranno acquisito una migliore comprensione delle politiche dell’UE, in particolare della politica di coesione. Avranno anche stabilito nuovi contatti e connessioni con colleghi giornalisti di altri paesi e regioni.

Il primo viaggio di studio è previsto dal 19 al 22 marzo 2024 , con altri due viaggi previsti per aprile e maggio. Si prevede che ogni viaggio di studio includa circa 40 giornalisti e creatori di contenuti provenienti dagli Stati membri dell’UE. APPROFONDISCI

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Il sito della DG Regio della Commissione europea informa che l’invito annuale a presentare proposte per misure di informazione per la politica di coesione dell’UE (IMREG) è giunto alla sua settima edizione, con l’ultimo bando pubblicato ad ottobre 2023.

Con un budget di 7 milioni di euro, erogati sotto forma di sovvenzioni fino a 300.000 euro a organizzazioni o consorzi, le campagne finanziate durano 12 mesi e mirano a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla politica di coesione e sui modi in cui essa migliora la vita dei cittadini dell’UE.

Con la garanzia dell’indipendenza editoriale, le attività dei vincitori delle sovvenzioni mirano a consentire un dibattito più informato sulle priorità future per l’UE e su come dovrebbero essere utilizzati i finanziamenti e con quali risultati. Ad oggi più di 150 organizzazioni hanno ricevuto sovvenzioni che consentono alle loro attività di comunicazione di raggiungere milioni di persone attraverso la stampa, la TV e la radio, eventi e piattaforme online in 25 Stati membri.

Bando per offerte
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Nella sezione Panorama delsito della DG Sviluppo regionale e urbano dell’UE è pubblicato un focus sulla politica di coesione.

Riconoscendo l’urgenza di raggiungere gli obiettivi europei sul cambiamento climatico, inizia il focus, l’UE sta investendo un terzo del budget della politica di coesione in progetti regionali per ridurre le emissioni e aiutare i paesi, le imprese e le persone ad adattarsi alle nuove realtà.

L’Europa punta a ridurre le emissioni nette di gas serra almeno del 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, e a diventare climaticamente neutrale entro il 2050. Il raggiungimento di questi obiettivi ha comportato finanziamenti dedicati in tutto il bilancio dell’UE.

Un totale di 392 miliardi di euro, circa un terzo del bilancio totale dell’UE, sono stati stanziati per la politica di coesione per il periodo 2021-2027. Di questo importo, quasi un terzo, ovvero 118 miliardi di euro, è destinato alla risposta al cambiamento climatico.

Diventare climaticamente neutrali, continua il focus, comporterà cambiamenti economici e sociali su larga scala. La politica di coesione, la principale politica di investimento dell’UE, può svolgere un ruolo importante nel raggiungimento di questo obiettivo. Il suo obiettivo è di ampio respiro, sostenendo la creazione di posti di lavoro, la crescita economica, lo sviluppo sostenibile e una migliore qualità della vita nelle regioni e nelle città dell’UE.

I finanziamenti proverranno da tutti i fondi della politica di coesione. Il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) contribuirà con la maggior parte dei finanziamenti per il clima, 69,9 miliardi di EUR (59 %), seguito dal Fondo di coesione (22 miliardi di EUR), dal Fondo per una transizione giusta (18,2 miliardi di EUR), dal Fondo sociale europeo Fund Plus (5,8 miliardi di euro) e fondi Interreg (2,5 miliardi di euro).

Il Fondo di coesione e il FESR sono tenuti a destinare almeno il 37% e il 30% alle iniziative legate al clima. Tuttavia, i fondi e gli Stati membri hanno concordato di aumentare questa percentuale rispettivamente al 56% e al 33%.

Le tre principali priorità di investimento per il FESR e il Fondo di coesione sono l’efficienza energetica delle infrastrutture pubbliche – che implica una ristrutturazione completa e infrastrutture di trasporto urbano pulite – e la prevenzione o la gestione di inondazioni e smottamenti. A ciascuna delle prime due priorità saranno destinati oltre 8 miliardi di euro e alla terza 6 miliardi di euro.

Polonia, Italia e Spagna sono i primi 3 beneficiari, ricevendo finanziamenti per il clima rispettivamente di 22,8 miliardi di euro, 8,8 miliardi di euro e 8,9 miliardi di euro.
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Il 9 ottobre, in occasione della conferenza stampa di lancio della 21ª Settimana europea delle regioni e delle città, la commissaria alla Coesione e alle riforme Elisa Ferreira e il presidente del Comitato delle regioni Vasco Alves Cordeiro si sono riuniti per sottolineare il ruolo cruciale svolto dalla politica di coesione per attenuare gli effetti della crisi energetica e a fornire aiuto a coloro che fuggono dalla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, nonché alle popolazioni e alle regioni che li accolgono.

Grazie all’iniziativa Support Affordable Energy (SAFE), gli Stati membri possono ora sostenere le piccole e medie imprese (PMI) e le famiglie vulnerabili per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia. A questo scopo sono già stati programmati e riprogrammati più di 725 milioni di euro di fondi della politica di coesione. Poiché i piani in altri Stati membri sono ancora in fase di realizzazione, il valore totale delle misure SAFE potrebbe raggiungere i 4 miliardi di euro.

Attraverso i pacchetti fino a 17 miliardi di euro del Fondo di coesione per i rifugiati in Europa (CARE), gli Stati membri hanno finora riprogrammato circa 1,3 miliardi di euro per alloggio, assistenza sanitaria, alloggio, occupazione, istruzione e sostegno medico, sociale e psicologico per i rifugiati. Le flessibilità offerte da CARE continueranno nel periodo di programmazione 2021-2027, compresi i pagamenti anticipati del 5% per una maggiore liquidità e il cofinanziamento UE al 100% delle misure, che faciliteranno l’integrazione dei cittadini di paesi terzi fino al 30 giugno 2024. almeno il 30% della spesa che beneficia di queste misure deve essere destinata ad azioni sviluppate dalle autorità locali e dalle organizzazioni della società civile.

I risultati del nuovo sondaggio Eurobarometro, pubblicato ieri dalla Commissione, mostrano che il 39% degli intervistati ha una conoscenza generale dei progetti finanziati dall’UE, con un aumento di 5 punti percentuali rispetto a 12 anni fa. Tra coloro che sono a conoscenza dei progetti finanziati dall’UE, il 79% ritiene che abbiano un impatto positivo sulle regioni.

L’azione della coesione a favore dei rifugiati in Europa

Piattaforma dati aperti sulla coesione

REPower EU: energia conveniente, sicura e sostenibile per l’Europa
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Si è concluso il 4 ottobre il “Grande Progetto Pompei”, un grande progetto di restauro del sito archeologico di Pompei, attrazione turistica globale, punto di riferimento culturale e motore per l’economia locale. Il progetto è durato 10 anni e ha ricevuto più di 78 milioni di euro dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

Lo rende noto un comunicato della Commissione europea.

Grazie a un finanziamento totale di 105 milioni di euro, compresi i 78 milioni di euro del FESR, sono stati restaurati 70 edifici. Grazie al progetto, continua il comunicato di Bruxelles, sono visitabili più di 40 ettari del sito, e il sito è ora accessibile alle persone con mobilità ridotta, con un percorso dedicato di oltre 4 km. Gli edifici sono ora protetti da eventi meteorologici distruttivi, che in passato hanno portato a crolli.

Sono state rimosse circa 30.000 tonnellate di materiale (pietre, ceneri e terra) e sono stati rinvenuti quasi 1.200 oggetti e 170 confezioni di nuovi oggetti e frammenti di intonaco.

Il progetto ha portato a un notevole aumento del numero di visitatori, passando da 2,3 milioni nel 2012 a oltre 4 milioni nel 2019. Questo progetto illustra anche come la cultura può contribuire allo sviluppo economico. Rispetto al 2013 si è registrato un aumento del 40% delle presenze negli alberghi e del 20% del fatturato nei ristoranti delle zone limitrofe.
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Una nota della Commissione europea informa che oggi 4 ottobre Elisa Ferreira, Commissaria europea per la Coesione e le riforme, visiterà insieme al Ministro della Cultura Sangiuliano il sito archeologico di Pompei per segnare la fine dell’efficace attuazione del “Grande Progetto Pompei”, che ha ricevuto 78 milioni di € dal Fondo europeo di sviluppo regionale. Nel corso della giornata la Commissaria incontrerà il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca.

Il 5 ottobre la Commissaria si recherà a Palermo, dove visiterà alcuni progetti finanziati mediante il Fondo di coesione: l’Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione e il nuovo cantiere dell’anello ferroviario della stazione Politeama. Ferreira incontrerà il Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, e il Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

Il 6 ottobre la Commissaria Ferreira si recherà a Taranto, dove parteciperà a un dialogo delle parti interessate sul Fondo per una transizione giusta, che promuove la diversificazione economica locale e la creazione di posti di lavoro nei settori verdi. Incontrerà inoltre il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, e il Sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, con cui visiterà le aree che beneficeranno del Fondo.
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