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Il 16 gennaio, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva nuove norme per ridurre al minimo le emissioni dei gas a effetto serra più inquinanti, in linea con gli obiettivi climatici.

I deputati europei hanno approvato un accordo raggiunto con il Consiglio dell’Unionee per ridurre ulteriormente le emissioni di gas fluororati.

Nel testo si prevede una totale eliminazione graduale di idrofluorocarburi (in inglese hydrofluorocarbons, HFCs) entro il 2050, compresa una traiettoria di riduzione della quota di consumo dell’UE tra il 2024 e il 2049. Vengono introdotti requisiti rigorosi che vietano l’immissione di prodotti contenenti gas fluorurati sul mercato dell’UE, e vengono specificate le date entro cui deve essere effettuata l’eliminazione graduale dell’uso dei gas fluorurati, in particolare nei settori in cui è tecnicamente ed economicamente fattibile utilizzare altro materiale, come nel caso della refrigerazione domestica, del condizionamento d’aria e delle pompe di calore.

E’ stato approvato l’accordo sulla riduzione delle emissioni di sostanze che riducono lo strato di ozono (sostanze ozono lesive, in inglese ozone-depleting substances, ODS).

Nel testo si introducono i requisiti per il recupero e il riciclaggio di tali sostanze nei materiali da costruzione durante le ristrutturazioni (che si trovano in particolare nelle schiume isolanti), le quali costituiscono la principale fonte di emissioni residue di ODS nell’UE. Si introducono inoltre esenzioni rigorose per il loro uso come materia prima (per produrre altre sostanze, ad esempio nell’industria farmaceutica o chimica), come agenti di processo, nei laboratori e per la protezione antincendio.

Dopo le votazioni finali in Aula, il Consiglio UE dovrà ora approvare formalmente i testi, prima della loro pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE.

I gas fluorurati a effetto serra, quali idrofluorocarburi, perfluorocarburi, esafluoruro di zolfo e trifluoruro di azoto (utilizzati in frigoriferi, aria condizionata, pompe di calore, protezione antincendio, schiume o apparecchiature elettriche di commutazione) e le sostanze che riducono lo strato di ozono, come gli halon (utilizzati negli estintori), il bromuro di metile (per il controllo dei parassiti) e gli idroclorofluorocarburi (utilizzati nei frigoriferi e nei sistemi di condizionamento d’aria) sono gas serra prodotti dall’uomo (GHG) con un elevato potenziale di riscaldamento globale.

Le emissioni di questi gas devono essere ulteriormente ridotte al fine di contribuire agli obiettivi climatici dell’UE e rispettare gli accordi internazionali (il protocollo di Montreal e il relativo emendamento Kigali).

Nell’adottare questa relazione, il Parlamento risponde alle aspettative dei cittadini affinché l’UE sostenga il passaggio a un modello di crescita sostenibile e resiliente e promuova processi di produzione più ecologici, come indicato nella proposta 11, paragrafo 1, delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.
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Il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione concordano una regolamentazione più rigorosa delle emissioni di gas serra negli Stati membri, inclusa una minore flessibilità e una maggiore trasparenza.

Lo rende noto il sito del Parlamento europeo.
Con l’ inizio della conferenza sul clima delle Nazioni Unite COP27 in Egitto, l’8 novembre i negoziatori del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea hanno raggiunto un accordo provvisorio su una revisione del regolamento sulla condivisione degli sforzi (ESR), che stabilisce riduzioni annuali vincolanti delle emissioni di gas a effetto serra (GHG) per gli Stati membri dell’UE e attualmente regola circa il 60% delle emissioni dell’UE.

I negoziatori hanno convenuto di aumentare l’obiettivo obbligatorio di riduzione dei gas a effetto serra per il 2030 a livello dell’UE dal 30% al 40% rispetto ai livelli del 1990. Per la prima volta, tutti i paesi dell’UE devono ora ridurre le emissioni di gas serra con obiettivi compresi tra il 10 e il 50%. Gli obiettivi per ciascuno Stato membro ùsi basano sul PIL pro capite e sull’efficacia in termini di costi.

Per raggiungere questi obiettivi nazionali di riduzione più ambiziosi, ogni Stato membro dovrà garantire ogni anno di non superare la propria assegnazione annuale di emissioni di gas a effetto serra. Questi sono definiti da una traiettoria lineare che termina nel 2030 e inizia:

– per il 2021-2022, sulla media delle emissioni di GHG di uno Stato membro nel 2016, 2017 e 2018;

– per il 2023-2025, sull’assegnazione annuale di emissioni di GHG per quello Stato membro nel 2022;

– per il 2026-2030, sulla dotazione annuale per quello Stato membro nel 2023 più nove dodicesimi sulla base della media delle sue emissioni di GHG negli anni 2021, 2022 e 2023.

Nell’accordo, scrive il PE, è stato raggiunto un equilibrio tra la necessità di flessibilità per i paesi dell’UE per raggiungere i loro obiettivi garantendo al contempo una transizione giusta e socialmente equa per tutti e la necessità di colmare le scappatoie in modo che la legge sul clima dell’UE non sia compromessa. Ciò è stato ottenuto limitando le possibilità di trasferire, prendere in prestito e risparmiare quote di emissioni, come segue:

Trasferimento delle quote: la possibilità per gli Stati membri di scambiare quote con altri Stati membri sarà limitata al 10% delle quote per il periodo 2021-2025. Per il 2026-2030 il massimo è del 15%. Tutti i proventi di tali scambi dovrebbero essere destinati all’azione per il clima.

Assunzioni in prestito: gli Stati membri possono nel 2021-2025 prendere in prestito massimo il 7,5% delle quote dell’anno successivo da utilizzare negli anni in cui le emissioni sono superiori al limite annuale. Per il 2026-2030 il massimo è del 5%. Indennità bancarie: negli anni in cui le emissioni sono inferiori, gli Stati membri potranno risparmiare sulle emissioni per l’anno successivo. Il 75% dell’assegnazione annuale di emissioni nel 2021 può essere risparmiato e utilizzato in seguito. Per il 2022-2029 la cifra sarebbe del 25%.

Gli stati membri non potranno più ricevere quote aggiuntive attraverso la cosiddetta riserva aggiuntiva in quanto sarà abolita.

Per poter ritenere gli Stati membri più responsabili, la Commissione europea renderà pubbliche le informazioni sulle azioni nazionali in una forma facilmente accessibile, come richiesto dal Parlamento.

Parlamento e Consiglio dovranno approvare formalmente l’accordo prima che la nuova legge possa entrare in vigore.

L’ESR stabilisce obiettivi nazionali per la riduzione delle emissioni dei trasporti stradali, del riscaldamento degli edifici, dell’agricoltura, dei piccoli impianti industriali e della gestione dei rifiuti. La sua revisione fa parte del “pacchetto Fit for 55 in 2030” , ovvero il piano dell’UE per ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 in linea con la legge europea sul clima .
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Il Parlamento europeo (PE) rende noto sul proprio sito di aver approvato il 20 ottobre una risoluzione in cui delinea le sue richieste per la COP 27, conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, in programma in Egitto dal 6 al 18 novembre.

Secondo il PE le crisi del clima e della biodiversità sono tra le sfide più importanti che l’umanità deve affrontare. Si esprime preoccupazione per i risultati della relazione 2021 sul divario di emissioni dell’UNEP, secondo cui anche se saranno attuati gli obiettivi climatici nazionali per il 2030, il mondo si avvia verso un aumento della temperatura di 2,7°C, ben al di sopra degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale a meno di 2°C e puntando a 1,5°C.

Secondo la risoluzione, la guerra della Russia contro l’Ucraina, e le sue conseguenze, rendono ancora più pressante la necessità di trasformare il sistema energetico globale. Il monito è ad agire tempestivamente in questo decennio, anche se molti degli impegni espressi a lungo termine sull’azzeramento delle emissioni nette presentano ambiguità e sono poco trasparenti.

Il PE sottolinea che l’UE ridurrà le emissioni di gas serra di oltre il 55% se adotterà le posizioni del Parlamento sul pacchetto “Fit for 55 in 2030” e sul piano RePowerEU. Invitano inoltre l’UE e tutte le nazioni del G20 a dar prova di leadership e a fissare obiettivi di riduzione dei gas serra più ambiziosi prima dell’inizio della COP27. I singoli paesi dovrebbero quindi aggiornare i propri contributi determinati a livello nazionale.

La risoluzione inoltre sottolinea che l’UE è il principale contributore di finanziamenti per il clima ed esorta i paesi sviluppati a mantenere la promessa fatta ai paesi in via di sviluppo e raggiungere l’obiettivo annuale di finanziamento per il clima di 100 miliardi di dollari. La risoluzione chiede poi che i fondi siano già erogati nel 2022 e che tra il 2020 e i 2025 siano spesi in media ogni anno 100 miliardi di dollari. I deputati ricordano inoltre la posizione del Parlamento sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) secondo cui l’UE deve fornire un sostegno finanziario almeno equivalente alle entrate generate dalla vendita dei certificati CBAM, per aiutare i paesi meno sviluppati a decarbonizzare le loro economie.

Il PE accoglie infine con favore il dialogo di Glasgow su perdite e danni, che dovrebbe focalizzarsi sui finanziamenti ai paesi in via di sviluppo, dando chiaramente priorità alle sovvenzioni rispetto ai prestiti, al fine di evitare, ridurre al minimo e affrontare le perdite e i danni legati agli effetti negativi dei cambiamenti climatici.

Una delegazione del Parlamento parteciperà alla COP27 dal 14 al 18 novembre.

Il PE è co-legislatore della normativa UE in materia di energia e clima per attuare l’accordo di Parigi. Per questo motivo, il Parlamento dovrà dare la sua approvazione prima che l’UE possa concludere futuri accordi internazionali.

Il Parlamento europeo, scrive sul proprio sito, “sta spingendo per una legislazione dell’UE più ambiziosa in materia di clima e biodiversità e il 28 novembre 2019 ha dichiarato un’emergenza climatica. Nel giugno 2021, ha adottato la legge europea sul clima, che trasforma l’impegno politico del Green Deal europeo per la neutralità climatica dell’UE entro il 2050 in un obbligo vincolante per l’Unione e i paesi membri. Sono inoltre in corso negoziati con gli Stati membri sul pacchetto “Pronti per il 55 nel 2030” per consentire all’UE di raggiungere gli ambiziosi obiettivi per il 2030.”
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In una risoluzione sulla decisione della Corte suprema statunitense di abolire il diritto all’aborto negli Stati Uniti e la necessità di tutelare il diritto all’aborto e la salute delle donne nell’UE, il Parlamento europeo rende noto sul proprio sito di aver chiesto di inserire il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Il PE afferma che occorre presentare al Consiglio dell’Unione una proposta intesa a modificare l’articolo 7 della Carta poiché “ogni persona ha diritto all’aborto sicuro e legale” e attende che il Consiglio europeo si riunisca per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati, come già ribadito nella risoluzione del 9 giugno.

Il PE esprime piena solidarietà e sostegno alle donne e alle ragazze negli Stati Uniti, nonché a coloro che sono coinvolti nella prestazione e nella promozione del diritto e dell’accesso all’assistenza legale e sicura all’aborto in circostanze così difficili, e chiedono al Congresso degli Stati Uniti di approvare un progetto di legge che tuteli l’aborto a livello federale.

L’Assemblea di Strasburgo esprime inoltre preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo, anche in Europa ed esortano i Paesi UE a depenalizzare l’aborto, a eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri.

I Paesi UE dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’HIV, senza discriminazione alcuna. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti (Sexual and reproductive health and rights – SRHR).

Il 9 giugno, i deputati hanno approvato una risoluzione a sostegno della storica decisione Roe v. Wade (1973). Il 24 giugno, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha deciso di annullare la protezione garantita a livello nazionale del diritto all’aborto, consentendo a ogni Stato americano di limitare o vietare l’aborto.
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Un nuovo regolamento, approvato il 24 giugno dal Parlamento europeo e già concordato con i ministri dell’UE, prevede che gli impianti di stoccaggio del gas debbano essere riempiti almeno all’80 % entro il 1º novembre 2022 per proteggere i cittadini europei da eventuali shock di approvvigionamento. I Paesi UE e i gestori dovrebbero adoperarsi per raggiungere l’85 %.

Per gli anni successivi il livello di riempimento è fissato al 90%. Nel testo del regolamento si sottolinea inoltre la necessità per i Paesi UE di diversificare le fonti di approvvigionamento del gas e rafforzare le misure di efficienza energetica.

Ai sensi del regolamento, gli impianti di stoccaggio del gas saranno considerati infrastrutture critiche. Tutti i gestori degli impianti di stoccaggio dovranno ottenere una nuova certificazione obbligatoria per ridurre il rischio di interferenze esterne. Gli operatori che non ottengono tale certificazione dovranno rinunciare alla proprietà o al controllo di impianti di stoccaggio del gas nell’UE.

Entro agosto 2022, la Commissione europea pubblicherà degli orientamenti sulle modalità di acquisto congiunto del gas, un meccanismo che potrà essere attivato da due o più Stati membri, su base volontaria.

Il regolamento dovrà ora essere approvato formalmente dal Consiglio dell’UE prima della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea e dell’entrata in vigore.
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La conferenza sul patto rurale svoltasi il 15 e 16 giugno ha riunito politici dell’UE, nazionali e regionali, autorità locali, attori sociali ed economici in un evento partecipativo che rifletteva l’ambizione e il carattere ascendente della visione rurale.

Ha cercato di coinvolgere i partecipanti nella progettazione della governance del Patto rurale e raccogliere impegni per il raggiungimento della visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE. La conferenza ha:

Coinvolto tutti i livelli di governance e le parti interessate rurali nell’approvazione degli obiettivi della visione e nel dibattito su come raggiungerli. I riflettori sono stati puntati sul ruolo chiave che le aree rurali possono svolgere nel futuro dell’Europa. Rappresentanti politici e di base di alto livello a tutti i livelli di governo si sono impegnati a tenere conto degli interessi delle zone rurali. I primi hanno presentato esempi ispiratori che mostrano come stanno già lavorando per raggiungere gli obiettivi della visione.

Partecipanti coinvolti nell’attuazione della visione attraverso sessioni di approfondimento in cui i partecipanti hanno indicato come possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi della visione. Queste sessioni hanno identificato interessi e aree comuni su cui il livello locale, regionale e nazionale potrebbe agire individualmente e in cooperazione con altri. Poiché la Commissione Europea ha già presentato e impegnato in un Piano d’Azione, le azioni proposte dai partecipanti sono state raccolte e presentate durante la sessione di chiusura della conferenza e costituiranno la base per il programma di lavoro del Patto Rurale.

Aumento della visibilità delle zone rurali coinvolgendo ospiti politici di alto livello delle istituzioni europee e degli Stati membri per discutere l’attuazione della prima strategia rurale globale a livello dell’UE. Questo sarà fondamentale per rafforzare il potenziale positivo delle aree rurali e il ruolo strategico per il futuro dell’Europa, per generare il consenso di tutti i livelli di governance e per aumentare l’impatto delle politiche nelle aree rurali.

La conferenza è stata organizzata dalla Commissione europea in collaborazione con il Comitato europeo delle regioni, il Comitato economico e sociale europeo, il Parlamento europeo, la Presidenza del Consiglio europeo e il Parlamento rurale europeo.

Il 30 giugno 2021 la Commissione ha adottato una comunicazione sulla visione a lungo termine per le zone rurali dell’UE . Nell’ambito di questa visione volta a creare zone rurali più forti, più connesse, più prospere e più resilienti, la Commissione si è impegnata a creare un patto rurale. Riunendo i livelli di governance nazionale, regionale e locale, nonché le parti interessate, le istituzioni dell’UE e le parti interessate, questo patto costituirà un quadro per la loro cooperazione, sosterrà un migliore accesso ai finanziamenti e contribuirà a garantire le esigenze specifiche delle diverse si tiene conto delle zone rurali.

Programma – Conferenza sul patto rurale

15 giugno 2022 inglese (491.2 KB – PDF) La proposta di patto rurale

14 giugno 2022 inglese (260.2 KB – PDF) Reporter grafico: Conferenza sul Patto rurale – giorno 1
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