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La Commissione europea rende noto in un comunicato di aver accolto con favore l’adozione definitiva, avvenuta nei giorni scorsi, della direttiva rafforzata sulla prestazione energetica nell’edilizia, un’altra pietra miliare del Green Deal europeo.

Questa legislazione definisce il quadro che consente agli Stati membri di ridurre le emissioni e il consumo di energia negli edifici in tutta l’UE, dalle case e dai luoghi di lavoro alle scuole, agli ospedali e ad altri edifici pubblici. Ciò contribuirà a migliorare la salute e la qualità della vita delle persone. La direttiva rivista fissa obiettivi ambiziosi per ridurre il consumo energetico complessivo degli edifici in tutta l’UE, tenendo conto delle specificità nazionali.

Lascia nelle mani degli Stati membri quali edifici prendere di mira e quali misure adottare. Aumenterà la domanda di tecnologie pulite prodotte in Europa e creerà posti di lavoro, investimenti e crescita.

La direttiva rivista sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione ed entrerà in vigore nelle prossime settimane. Gli Stati membri dovranno poi recepirlo nella legislazione nazionale.

Migliorare la prestazione energetica degli edifici in tutta l’Unione
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Il 13 marzo, i deputati europei hanno dato il via libera definitivo alle nuove norme UE per ridurre le emissioni di autovetture, furgoni, autobus, camion e rimorchi.

Il Parlamento europeo ha adottato l’accordo raggiunto con il Consiglio UE sul regolamento Euro 7 (omologazione e vigilanza del mercato dei veicoli a motore). I veicoli dovranno rispettare gli standard più a lungo, garantendo livelli di emissioni più bassi per tutto il loro ciclo di vita.

Per le autovetture e i furgoni, saranno mantenute le attuali condizioni di prova Euro 6 e i limiti delle emissioni di gas di scarico. Per gli autobus e gli autocarri saranno applicati limiti più rigorosi per le emissioni di gas di scarico misurate in laboratorio e in condizioni di guida reali, pur mantenendo le attuali condizioni di prova Euro VI.

Per la prima volta, le norme dell’UE includeranno i limiti delle emissioni di particelle di freno (PM10) per le automobili e i furgoni e i requisiti minimi di prestazione per la durata delle batterie nelle auto elettriche e ibride.

Per ciascun veicolo sarà messo a disposizione un passaporto che conterrà informazioni sulle sue prestazioni ambientali al momento dell’immatricolazione (come limiti di emissione di inquinanti, emissioni di CO2, consumo di carburante ed energia elettrica, autonomia elettrica, durata della batteria). Gli utenti dei veicoli avranno inoltre accesso a informazioni aggiornate sul consumo di carburante, sulla salute delle batterie, sulle emissioni inquinanti e su altre informazioni pertinenti generate dai sistemi di bordo e dai monitor.

Il Consiglio UE deve approvare formalmente l’accordo prima che il regolamento possa entrare in vigore.

Il 10 novembre 2022, la Commissione europea ha proposto norme più rigorose in materia di emissioni di inquinanti atmosferici per i veicoli a combustione, indipendentemente dal carburante utilizzato. Gli attuali limiti di emissione si applicano alle autovetture e ai furgoni (Euro 6) e agli autobus, agli autocarri e agli altri veicoli pesanti (Euro VI). Nell’adottare la presente relazione, il Parlamento europeo risponde alle aspettative dei cittadini di promuovere l’acquisto di veicoli elettrici conformi a buoni standard di durata della batteria, di promuovere la diffusione delle infrastrutture digitali ed elettriche e di ridurre la dipendenza energetica dell’UE da attori stranieri, come indicato nelle proposte 4(3), 4, 6, 18, 2 e 31, paragrafo 3, delle conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa.
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Un comunicato stampa ella Commissione europea informa che, al termine della conferenza delle Nazioni Unite sul clima COP28 di Dubai, i negoziatori dell’Unione europea sono riusciti, insieme a partner di tutto il mondo, a mantenere aperta la possibilità di rispettare l’impegno assunto con l’accordo di Parigi, vale a dire limitare l’aumento medio della temperatura a meno di 1,5° C rispetto ai livelli preindustriali.

Durante i colloqui, incentrati in particolare sul settore energetico, le parti hanno convenuto di accelerare la transizione dai combustibili fossili entro il decennio in corso, di adottare misure per ridurre le emissioni del 43% entro il 2030 e di instradare il mondo verso un percorso teso all’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050, in linea con i migliori dati scientifici disponibili.

La COP28 segna il culmine del primo bilancio globale nel quadro dell’accordo di Parigi. Gli obiettivi dell’impegno globale per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, sostenuti dalla Commissione, sono stati iscritti nel bilancio globale.

Tutte le parti si sono impegnate a triplicare la capacità globale di energia rinnovabile e a raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2030, imprimendo un forte impulso alla transizione dai combustibili fossili. Inoltre è stato concluso un accordo per affrontare la questione delle emissioni di metano e di altre emissioni diverse dalla CO2 entro il decennio e per eliminare gradualmente, il più presto possibile, le inefficienze delle sovvenzioni ai combustibili fossili non mirate a lottare contro la povertà energetica o a garantire una transizione giusta.

Il bilancio globale prende atto del fatto che attualmente il mondo non è sulla buona strada per ridurre le emissioni del livello necessario ad limitare l’aumento della temperatura a 1,5° C. Di conseguenza, le parti hanno concordato un percorso per tornare sulla buona strada, anche attraverso un processo volto ad allineare gli obiettivi e le misure nazionali all’accordo di Parigi. Le parti dovrebbero presentare i loro contributi determinati a livello nazionale (NDC) per il 2035 entro la COP30, ovvero tra due anni. Tali NDC dovrebbero essere in linea con i migliori dati scientifici disponibili e con i risultati del bilancio globale.

Il bilancio globale contiene inoltre una riflessione sui mezzi più adeguati ad attuare la transizione necessaria. Abbiamo concordato le ultime tappe verso la fissazione del nuovo obiettivo collettivo quantificato in materia di finanziamenti per il clima in occasione della conferenza del prossimo anno.

Il quadro dell’obiettivo globale in materia di adattamento è un passo fondamentale, accompagnato da decisioni innovative sul finanziamento dell’adattamento.

Esso rispecchia la necessità di aumentare nettamente i finanziamenti per l’adattamento, ben oltre il raddoppio previsto per il 2025. Il risultato fa progredire la riforma dell’architettura finanziaria internazionale, rendendola idonea ad affrontare l’emergenza climatica. Nello specifico, l’UE ha contribuito in misura significativa a concordare e rendere operativo un nuovo fondo per far fronte alle perdite e ai danni. Inoltre l’UE e i suoi Stati membri forniscono un contributo finanziario di oltre 400 milioni di €, pari a oltre due terzi degli impegni di finanziamento iniziali.

Il testo integrale del comunicato stampa è disponibile online.
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I superinquinanti climatici – tra cui metano, protossido di azoto, idrofluorocarburi e ozono troposferico – sono responsabili di oltre la metà del riscaldamento odierno. Nell’ambito del Global Meater Pledge, lanciato dall’UE e dagli Stati Uniti, più di 150 paesi stanno ora attuando l’ obiettivo collettivo di ridurre le emissioni globali di metano di origine antropica di almeno il 30% entro il 2030, rispetto ai livelli del 2020. Questa iniziativa globale contribuirà a mantenere a portata di mano l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius.

In una dichiarazione, la presidente von der Leyen ha presentato la prima legge dell’UE per ridurre le emissioni di metano nel settore energetico, con standard leader a livello mondiale per misurare, rilevare e arrestare le emissioni nell’UE e nel mondo. Durante il vertice, l’UE e i suoi Stati membri hanno annunciato 175 milioni di euro a sostegno del Manthrop Finance Sprint per promuovere la riduzione del metano. Questi fondi contribuiranno a catalizzare gli sforzi del governo, dell’industria e della filantropia per ridurre le emissioni di metano nel settore energetico, anche consentendo la rivoluzione dei dati sul metano con l’uso di nuovi satelliti.

La presidente von der Leyen ha inoltre annunciato che la Commissione europea svilupperà una tabella di marcia per l’ implementazione globale del programma “You Collect, We Buy” entro la COP29. Questo schema incentiva le aziende a catturare e commercializzare il gas che altrimenti andrebbe sprecato attraverso il venting e il flaring, rafforzando così l’azione per il clima e la sicurezza energetica. L’ UE e l’Algeria guideranno insieme questo programma.

Impegno globale sul metano

Emissioni di metano

Comunicato stampa sull’accordo sulla prima legge europea per ridurre le emissioni di metano
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La Commissione europea rende noto in un comunicato stampa di aver accolto con favore il 28 marzo l’accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio per aumentare il numero di stazioni di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno accessibili al pubblico, in particolare lungo i principali corridoi e hub di trasporto dell’Unione europea.

Si tratta, scrive Bruxelles, di un accordo storico che consentirà la transizione verso il trasporto a emissioni zero e contribuirà al nostro obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030.

Il nuovo regolamento per la realizzazione di infrastrutture per i combustibili alternativi (AFIR) fissa obiettivi obbligatori per la realizzazione di infrastrutture di ricarica elettrica e di rifornimento di idrogeno per il settore stradale, per la fornitura di elettricità da terra nei porti marittimi e per vie navigabili interne e per la fornitura di elettricità agli aeromobili stazionari. Rendendo disponibile un minimo di infrastrutture di ricarica e rifornimento in tutta l’UE, sottolinea la Commissione, il regolamento porrà fine alle preoccupazioni dei consumatori sulla difficoltà di ricaricare o rifornire un veicolo. AFIR apre anche la strada a un’esperienza di ricarica e rifornimento di facile utilizzo, con piena trasparenza dei prezzi, opzioni di pagamento minimo comuni e informazioni coerenti per i clienti in tutta l’UE.

Comunicazione: raggiungere gli obiettivi climatici dell’UE per il 2030
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Il Parlamento europeo (PE) ha approvato nei giorni scorsi il mandato negoziale su una proposta di legge per aumentare il tasso di ristrutturazioni e ridurre consumo energetico e emissioni nel settore edilizio.

L’obiettivo della proposta di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia è una sostanziale riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e del consumo energetico nel settore entro il 2030, al fine di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Ristrutturare un più ampio numero di edifici inefficienti sotto il profilo energetico e migliorare la condivisione delle informazioni sul rendimento energetico sono altri obiettivi della proposta.

Per il Parlamento europeo, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032.

Sempre secondo la posizione del PE, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).

Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro.

Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell’impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati al momento dell’ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell’edificio.

I Paesi UE stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.

Il PE vuole che I piani nazionali di ristrutturazione prevedano regimi di sostegno per facilitare l’accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri dovranno allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde, in particolare nel caso degli edifici con le prestazioni peggiori, e sovvenzioni e sussidi mirati destinati alle famiglie vulnerabili.

La nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi UE avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto. Gli Stati membri potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell’edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche.

Agli Stati membri sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.

Il PE avvierà i negoziati con i governi dell’UE per concordare la forma definitiva della normativa.

Secondo la Commissione europea, gli edifici dell’UE sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36% delle emissioni di gas a effetto serra. Il 15 dicembre 2021 la Commissione ha approvato una proposta legislativa di revisione della direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, che fa parte del pacchetto “Pronti per il 55%”. Con la nuova normativa europea sul clima del luglio 2021 entrambi gli obiettivi per il 2030 e il 2050 sono diventati vincolanti a livello europeo.
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Il Parlamento europeo ha approvato il 22 giugno la sua posizione negoziale su tre importanti atti legislativi dell’UE che fanno parte del pacchetto “Pronti per il 55% nel 2030” (Fit for 55). Lo rende noto il servizio stampa del Parlamento.

Si tratta del pacchetto legislativo dell’Unione europea che ha lo scopo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, e conseguire la neutralità climatica entro il 2050, secondo quanto previsto dalla legge europea sul clima. Il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con i governi UE sulla forma definitiva delle norme.

Il pacchetto è anche un passo verso l’indipendenza da combustibili fossili costosi e inquinanti provenienti dalla Russia, da raggiungere prima del 2030.

L’obiettivo del Parlamento europeo è “incentivare le industrie a ridurre ulteriormente le loro emissioni e investire in tecnologie più verdi”. I deputati propongono quindi di riformare il sistema di scambio di quote di emissione (ETS), ad esempio attraverso:

– l’istituzione di un nuovo ETS II per gli edifici e il trasporto su strada — con l’esclusione degli edifici privati almeno fino al 2029;

– l’aumento dal 61% (proposto dalla Commissione) al 63% dell’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030;

– la graduale eliminazione delle quote gratuite dal 2027 e loro completa eliminazione entro il 2032;

– un sistema bonus-malus da introdurre a partire dal 2025 per favorire le imprese più ecologiche;

– entrate di bilancio da utilizzare esclusivamente per l’azione per il clima nell’UE e negli Stati membri.

Gli eurodeputati chiedono un campo di applicazione più ampio e una più rapida attuazione del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) dell’UE, che serve a sostenere la riduzione delle emissioni nei paesi non UE e prevenire la rilocalizzazione delle emissioni.

Fra le proposte approvate figurano:

– l’introduzione graduale e anticipata del CBAM entro il 2032, in concomitanza con l’eliminazione delle quote gratuite ETS;

– l’estensione del campo di applicazione ai prodotti chimici organici, alla plastica, all’idrogeno e all’ammoniaca, nonché alle emissioni indirette;

– l’utilizzo di un importo equivalente alle entrate del CBAM dal bilancio UE per sostenere la transizione verde nei Paesi meno sviluppati;

– l’istituzione di un’autorità CBAM a livello UE.

Il Parlamento di Strasburgo ha inoltre sostenuto la creazione di un Fondo sociale per il clima (SCF) per aiutare le persone più colpite dalla povertà energetica a far fronte all’aumento dei costi della transizione energetica.

Il Fondo dovrebbe includere:

– misure temporanee di sostegno diretto al reddito (come la riduzione delle tasse e delle tariffe energetiche) per far fronte all’aumento dei prezzi del trasporto su strada e del combustibile per riscaldamento;

– investimenti nella ristrutturazione degli edifici, nelle energie rinnovabili e per passare dal trasporto privato a quello pubblico, al car-pooling e car-sharing e all’utilizzo di modi di trasporto attivi quali la bicicletta. Le misure potrebbero prevedere incentivi fiscali, voucher, sovvenzioni o prestiti a tasso zero.

Il Parlamento ha inoltre adottato la sua posizione negoziale su:

– Livelli di emissione CO2 per auto e furgoni

– Uso del suolo, cambiamenti di uso del suolo e forestale (LULUCF)

– Emissioni di gas serra in altri settori (condivisione degli sforzi)

– Revisione del sistema ETS per il trasporto aereo

– Riserva stabilizzatrice del mercato
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