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Il Servizio per l’esecuzione delle sentenze della Corte EDU del Consiglio d’Europa ha pubblicato una nuova scheda tematica sui casi riguardanti i diritti riproduttivi.

La scheda tematica riepiloga le misure prese da 10 Stati membri in questa area, in risposta a 19 diverse sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Copre una serie di questioni specifiche, tra cui la protezione delle madri dalla discriminazione, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, la regolamentazione del parto in casa e l’accesso all’aborto legale.

È l’ultima di una serie di schede tematiche sulle modifiche delle norme, delle politiche e delle pratiche nazionali in tutta Europa correlate all’attuazione delle sentenze della Corte europea.

Altre schede tematiche vertono su questioni come l’ambiente, i diritti dei minori, la violenza domestica, la libertà di espressione e la protezione dei dati.

Sito web sull’impatto della Convenzione europea dei diritti dell’uomo
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Durante un dibattito d’urgenza, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE), riunita a Strasburgo in sessione plenaria, ha chiesto alla Turchia di “conformarsi alle sentenze vincolanti” della Corte europea dei diritti dell’uomo e di “rilasciare immediatamente Osman Kavala, ancora illegalmente detenuto in Turchia”, sottolineando che questo caso “mina le basi del sistema della Convenzione”. Adottando una risoluzione basata sul rapporto di Petra Bayr, l’APCE deplora il fatto che le autorità turche non abbiano ancora rilasciato il difensore dei diritti umani e filantropo, “nonostante una chiara sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo del 2019, che richiede il suo rilascio immediato”.

L’APCE ha aggiunto che in una seconda sentenza emessa a luglio 2022 nel quadro della procedura per infrazione, fatto “estremamente raro”, la Corte di Strasburgo ha constatato che la Türkiye non aveva infatti rispettato il suo obbligo di conformarsi alla sentenza del 2019. “Il continuo rifiuto da parte delle autorità turche di eseguire tale sentenza non è solo una tragedia personale per Osman Kavala e la sua famiglia, ma è anche una tragedia per lo Stato di diritto e la giustizia in Türkiye”, hanno dichiarato i parlamentari.

Notando che la condanna all’ergastolo aggravato per Kavala è stata confermata a settembre 2023 dalla Corte di Cassazione turca, l’APCE ha ricordato che la Corte di Strasburgo aveva constatato “che non vi erano prove credibili per concludere che esistesse un ragionevole sospetto a sostegno delle accuse” contro Osman Kavala e ha stabilito che la sua detenzione perseguiva “un secondo fine […] ovvero quello di ridurlo al silenzio”. I parlamentari hanno inoltre dichiarato di ritenere che Osman Kavala rientri nella definizione dell’Assemblea di “prigioniero politico”.

Alla luce di queste “circostanze eccezionali”, l’APCE crede inoltre che sia giunto il momento di “prendere delle misure per avviare la procedura congiunta complementare prevista nella sua Risoluzione 2319 (2020)”. Chiede agli Stati membri di “applicare, qualora la Türkiye non proceda al rilascio di Osman Kavala, la ‘legislazione Magnitsky’ o altri strumenti giuridici esistenti per imporre sanzioni mirate contro i funzionari, tra cui pubblici ministeri e giudici, responsabili della privazione della libertà illegale e arbitraria di Osman Kavala”.

Inoltre, l’Assemblea parlamentare ha ricordato la sua capacità di “contestare i poteri della delegazione turca nella prima parte di sessione del 2024”, se Osman Kavala non sarà liberato dal carcere entro il 1° gennaio 2024. Infine, l’APCE si è detta pronta a “collaborare a stretto contatto con il Comitato dei Ministri, la Segretaria generale e la Türkiye per garantire l’esecuzione della sentenza riguardante Kavala” e assicurare la protezione del sistema della Convenzione, come anche la credibilità dell’Organizzazione.

Lo scorso lunedì, l’APCE ha conferito a Osman Kavala l’11° Premio Václav Havel per i diritti umani, che ricompensa le azioni eccezionali della società civile a difesa dei diritti umani.
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Durante una cerimonia tenutasi a Strasburgo il 14 dicembre, i rappresentanti del popolo ucraino hanno ricevuto il Premio Sacharov del Parlamento europeo per la libertà di pensiero.

La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, scrive il sito del Parlamento europeo, sta avendo dei costi enormi per il popolo ucraino, che sta combattendo non solo per proteggere le proprie case, la propria sovranità, la propria indipendenza e la propria integrità territoriale, ma anche per la libertà, la democrazia, lo Stato di diritto e i valori europei.

Nel consegnare il premio, la presidente del Parlamento Roberta Metsola ha citato il coraggio e i sacrifici compiuti dal popolo ucraino: “Il messaggio dell’Europa è stato chiaro: siamo al fianco dell’Ucraina. Non guarderemo altrove. Il popolo ucraino non sta combattendo solo una guerra di indipendenza, ma anche una guerra di valori. I valori che sono alla base della nostra vita nell’Unione europea e che per molto tempo abbiamo avuto il lusso di dare per scontati ogni giorno”.

Intervenendo in collegamento video, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo aver chiesto un minuto di silenzio a nome di tutti gli uomini, le donne, i bambini, i militari e i civili ucraini uccisi durante la guerra, ha dichiarato: “Dobbiamo agire ora, senza aspettare che la guerra finisca, per consegnare alla giustizia tutti coloro che l’hanno scatenata e per impedire il protrarsi delle aggressioni. Questa costituirà la protezione più efficace della libertà, dei diritti umani, dello Stato di diritto e di altri valori comuni, che sono incarnati in particolare da questo premio del Parlamento europeo”.

Proseguendo in collegamento video, il presidente ucraino ha chiesto il sostegno di un tribunale internazionale per assicurare giustizia per i crimini commessi dalla Russia.

Il Premio Sacharov per la libertà di pensiero è il massimo riconoscimento che l’Unione europea conferisce agli sforzi compiuti a favore dei diritti dell’uomo. Viene conferito a singoli, gruppi e organizzazioni che abbiano contribuito in modo eccezionale alla protezione della libertà di pensiero. Il nome del premio rende omaggio al fisico e dissidente politico Andrei Sacharov, vincitore del premio Nobel per la pace nel 1975. Ogni anno il Parlamento europeo consegna al vincitore del Premio Sacharov una somma di 50.000 euro nel corso di una seduta plenaria solenne che ha luogo a Strasburgo verso la fine dell’anno.

Per saperne di più su come viene scelto il vincitore del Premio Sacharov (infografica)
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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sottolinea le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, ma mette anche in guardia dai rischi: se attuate troppo rapidamente, le soluzioni digitali potrebbero portare all’esclusione di gran parte della popolazione dell’UE. La tecnologia digitale non deve sostituire il ruolo dell’essere umano, ma deve invece integrarlo e, al tempo stesso, deve essere inclusiva e proteggere le categorie vulnerabili come le persone anziane.

Lo rende noto il sito del CESE.

Molti europei non dispongono ancora di competenze digitali e la maggior parte delle amministrazioni nazionali non ha ancora attuato soluzioni digitali, precisa il CESE Porre come condizione per l’accesso ad alcuni servizi di interesse generale il possesso di un’identità digitale potrebbe portare a una situazione svantaggiosa per tutti: un numero significativo di europei potrebbe vedersi negato il diritto di accedere a tali servizi.

Il parere del CESE adottato nella sessione plenaria di luglio suona un campanello d’allarme. I nuovi strumenti di governance introdotti dalla rivoluzione digitale e industriale non devono essere oppressivi e subordinare la vita quotidiana dei cittadini all’adesione a sistemi tecnologici digitali controllati in modo non democratico.

Le soluzioni digitali, continua il Comitato, apportano benefici se integrano il ruolo dell’essere umano Gli europei sono in genere propensi ad avvalersi delle soluzioni tecnologiche digitali: queste sono spesso utili per snellire le procedure amministrative e contribuiscono a gestire una serie di altre questioni nella vita quotidiana. Una popolazione in possesso di competenze digitali può utilizzare un’identità digitale per beneficiare di un accesso semplificato ai servizi forniti dagli enti pubblici o dalle imprese.

Tuttavia, scrive il comunicato del CESE, dall’entrata in vigore, nel settembre 2018, della sezione del regolamento (UE) relativa all’identificazione elettronica, solo 14 Stati membri hanno comunicato di disporre di almeno un sistema di identificazione elettronica. Questo significa che solo il 59 % dei residenti dell’UE ha accesso a sistemi di identificazione elettronica sicuri e affidabili a livello transfrontaliero, e solo sette di questi sistemi sono pienamente compatibili con i dispositivi mobili e rispondono alle attuali aspettative degli utenti.

Secondo il CESE, le soluzioni tecnologiche digitali come l’identità digitale, i sistemi di pagamento digitale e l’integrazione nelle piattaforme di realtà virtuale e aumentata dovrebbero rimanere strumenti complementari e non dovrebbero sostituire completamente e in maniera iniqua altre pratiche che sono state sviluppate e perfezionate dall’essere umano nel corso di migliaia di anni.

Il Comitato sottolinea inoltre che le soluzioni tecnologiche digitali dovrebbero essere soggette al controllo democratico e che i dati dei cittadini dovrebbero essere protetti raggiungendo la sovranità digitale dell’UE, vale a dire che i dati creati nell’UE siano conservati in sistemi di archiviazione situati nell’UE.

Il controllo umano e i diritti umani sono pertanto i due pilastri alla base di una transizione digitale equa.

Per garantire un accesso equo alle opportunità offerte dalla digitalizzazione, afferma il Comitato, l’UE ha bisogno di un sistema di istruzione solido, con programmi di alfabetizzazione digitale e di transizione digitale per la sua forza lavoro. In tutti gli Stati membri devono essere avviati programmi specifici, oltre a programmi di apprendimento permanente in ambito digitale, tutorial riguardanti il linguaggio settoriale e formazioni pratiche.

Le disparità in materia di digitale tra gli Stati membri sono in aumento e questo preoccupa il Comitato, che è particolarmente sensibile alla mancanza di protezione delle categorie vulnerabili e sollecita nuovamente a promuovere un’UE che sia fondata sull’inclusione digitale, in cui nessuno sia lasciato indietro, e dove venga riservata particolare attenzione alle generazioni più anziane.

Per realizzare in modo democratico una società digitale giusta e accettata dai cittadini dell’Unione, è fondamentale coinvolgere pienamente le organizzazioni della società civile.

Qualsiasi iniziativa volta a integrare i cittadini nel sistema di identità digitale dell’UE, afferma il Comitato, dovrebbe essere fondata su valutazioni d’impatto e indagini sociologiche approfondite, e la decisione finale dovrebbe essere presa unicamente con il consenso informato e liberamente espresso dai cittadini stessi.

La Commissione europea, secondo il Comitato, dovrebbe effettuare valutazioni d’impatto su diversi aspetti: per esempio, l’impatto della digitalizzazione e dell’automazione dell’interazione umana sulla qualità della vita e sulle condizioni di lavoro, in particolare in termini di relazioni umane, come aumento della solitudine, problemi di salute mentale, diminuzione dell’intelligenza cognitiva ed emotiva e maggiore rischio di alienazione sociale.
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C223 dell’8 giugno pubblica la Comunicazione della Commissione europea relativa agli Orientamenti in materia di estradizione verso Stati terzi.

La Comunicazione è divisa nei seguenti capitoli:

una sintesi della giurisprudenza della Corte di giustizia;
Richieste di estradizione presentate ai fini di un’azione penale;
Domande di estradizione ai fini dell’esecuzione di una pena o di una misura di sicurezza privative della libertà;
Orientamenti applicabili nei casi in cui gli Stati applicano l’eccezione relativa alla cittadinanza;
Fasi che le autorità competenti devono seguire in caso di applicazione dell’eccezione relativa alla cittadinanza;
Orientamenti applicabili a tutti gli Stati, indipendentemente dall’eccezione relativa alla cittadinanza;
Valutazione dei diritti fondamentali prima di un’estradizione;
Applicazione della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali;
Scambio di informazioni tra i punti di contatto in merito a domande di estradizione infondate o abusive, in particolare quelle determinate da motivi politici;
Illustrazione delle fasi da adottare in relazione alle domande di estradizione ai fini di un’azione penale;
Panoramica dei sistemi nazionali in materia di eccezione relativa alla cittadinanza (informazioni fornite dagli Stati);
Modello per informare lo Stato di cittadinanza;
Modello per fornire informazioni supplementari allo Stato di cittadinanza;
Modello di risposta a una richiesta di proroga del termine;
Modello di risposta dello Stato di cittadinanza allo Stato richiesto;
Modello per la notifica o la richiesta di informazioni su richieste di estradizione infondate e abusive, in particolare determinate da motivi politici e/o richieste che sollevano preoccupazioni concernenti la violazione della Carta/CEDU.

LA COMUNICAZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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