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Il dispositivo per la ripresa e la resilienza ha aumentato la capacità di investimenti sociali nell’UE. Tuttavia, i piani nazionali di ripresa e resilienza, finanziati dallo strumento, sono ancora afflitti da carenze quali investimenti disomogenei nei programmi sociali nei diversi Stati membri, consultazione insufficiente con le parti sociali e una dimensione di genere troppo debole.

Lo afferma il Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) nel proprio sito.

“La dimensione sociale nei piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRRP)” è stato il tema di una recente conferenza organizzata dal CESE.

Uno degli obiettivi principali della Recovery and Resilience Facility (RRF), il più grande strumento finanziario dell’UE, è quello di “promuovere la coesione sociale e territoriale e mitigare l’impatto sociale della crisi” innescata dalla pandemia. Le riforme e gli investimenti sostenuti dai PNRRP dovrebbero essere in linea con il Pilastro europeo dei diritti sociali (EPRS), ma risentono delle carenze dell’UE in questo ambito.

Il presidente del CESE Oliver Röpke ha invitato a prendere in considerazione nuove misure per ridurre gli squilibri nei programmi sociali finanziati dall’UE, come nel settore degli alloggi, della formazione e dell’istruzione, dove i gruppi vulnerabili hanno meno probabilità di beneficiare di queste opportunità.

Evelyn Regner , vicepresidente del Parlamento europeo, ha attirato l’attenzione sul livello disomogeneo della dimensione sociale nei PNRRP in tutta l’UE. Il meccanismo delle tappe fondamentali dei PNRRP funziona bene in quei paesi dell’UE in cui le parti sociali [sono] fortemente coinvolte nella preparazione di questi programmi. Nella dimensione sociale i traguardi sono più deboli nei paesi dell’UE dove non c’è stato un dialogo adeguato con le parti sociali, ha sottolineato Regner.

I partecipanti alla sessione su “La dimensione di genere nei PNRRP” hanno lamentato che questo aspetto non è stato adeguatamente affrontato in questi fondi, forse in parte a causa della fretta di creare il Recovery and Resilience Facility in risposta alla pandemia.

Le disposizioni di genere della RRF non sono all’altezza degli impegni giuridici e politici dell’UE nei confronti dell’uguaglianza di genere. Lo strumento non è in linea con il duplice approccio dell’UE all’uguaglianza di genere e non segue la strategia dell’UE sull’uguaglianza di genere, ha affermato Irene Rioboo dell’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (EIGE).

Nel corso del dibattito è stato sottolineato che alcuni progetti in corso negli Stati membri potrebbero migliorare la parità di genere a lungo termine.
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Il presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE) Oliver Röpke ha partecipato recentemente al Forum sociale di Porto, insieme al primo ministro portoghese Antonio Costa, al commissario europeo Nicolas Schmit, al vicepresidente del Parlamento europeo Pedro Silva Pereira e al ministro del lavoro portoghese, Ana Mendes Godinho.

Nel suo discorso di apertura, il presidente Röpke ha ribadito l’importanza della politica sociale europea incentrata sul benessere delle persone e sui loro diritti. Ha sottolineato che il modello sociale dell’UE è il nuovo standard europeo, che può fungere da importante leva geopolitica, guidando il cambiamento anche oltre i confini dell’UE, ad esempio nei paesi candidati all’adesione.

Il Presidente ha inoltre discusso della posizione del CESE e del ruolo della società civile nella promozione dei diritti dell’infanzia e nella lotta alla povertà infantile, durante la colazione di dibattito con i ministri del Lavoro e degli Affari sociali degli Stati membri dell’UE e dei paesi candidati.

Al termine della conferenza è stata firmata una Lettera Aperta da 37 leader europei, rinnovando gli impegni del Vertice sociale di Porto per il 2030, prevedendo l’accelerazione del target per la Garanzia europea per l’infanzia, nonché nelle dimensioni delle competenze e delle qualifiche nel mondo della doppia transizione (digitale e ambientale).

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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C184 del 25 maggio pubblica laRisoluzione del Comitato economico e sociale europeo (CESE) sul tema «Uniti per la democrazia»

. Nel documento tra l’altro si legge che in periodi di complessi cambiamenti e sfide altrettanto complesse, la democrazia deliberativa/partecipativa può far parte del quadro più ampio di un indispensabile cambiamento sistemico. Vi sono molti esempi che, se attuati in modo efficace, possono consentire ai responsabili politici di prendere decisioni difficili sulle questioni di politica pubblica più impegnative e possono anche consolidare la fiducia tra i cittadini e i governi. Il presupposto è garantire che si tenga conto della pluralità delle opinioni e del diritto dei cittadini di esprimersi liberamente. Tuttavia, la democrazia partecipativa non costituisce la panacea. Le società democratiche devono affrontare un ampio ventaglio di sfide diverse, per le quali occorrono metodi di partecipazione differenti. La governance democratica richiede pertanto il ricorso a meccanismi diversi per scopi diversi, allo scopo di trarre vantaggio sia dai loro punti di forza che dai loro punti deboli.

Dobbiamo cercare collettivamente di trovare un nuovo equilibrio tra democrazia rappresentativa, democrazia partecipativa e democrazia diretta, continua il CESE.

Le conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa sulla democrazia europea hanno fissato gli obiettivi di accrescere la partecipazione dei cittadini e rafforzare le strutture per la democrazia partecipativa e azioni deliberative. Tenendo conto dei risultati della Conferenza sul futuro dell’Europa e dell’importante ruolo che il Comitato economico e sociale europeo (CESE) sta già svolgendo, il CESE intende delineare una serie di opzioni che potrebbero formulare un programma per le riforme istituzionali al fine di rispondere al meglio alle finalità del CESE stesso.

LA RISOLUZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) suona il campanello d’allarme e avverte che i vantaggi della digitalizzazione del sistema energetico si concretizzeranno soltanto se saranno eliminati gli oneri burocratici, se i consumatori saranno incoraggiati a svolgere un ruolo attivo e se saranno stanziati finanziamenti per migliorare le competenze dei lavoratori.

Il potenziale dei sistemi energetici digitali continua a essere soffocato da troppi ostacoli. Le soluzioni più intelligenti sono difficili da mettere in pratica, in particolare a causa delle pesanti procedure amministrative, della mancanza di incentivi efficaci e della rigidità della rete di trasmissione e distribuzione dovuta alla carenza di investimenti nelle infrastrutture energetiche.

Queste sono le principali conclusioni che emergono dal parere del CESE sul tema Digitalizzare il sistema energetico – Piano d’azione dell’UE, adottato nella sessione plenaria di marzo
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“Con il populismo e l’autoritarismo in aumento in tutta Europa, le organizzazioni della società civile affrontano una crescente ostilità. Lottando contro vincoli finanziari, campagne diffamatorie, attacchi politici e ostacoli giuridici e amministrativi, hanno urgentemente bisogno di un sostegno rafforzato su tutti i fronti per poter svolgere il loro ruolo chiave nel rendere le nostre società più aperte, più responsabili e giuste”. Così sul proprio sito il Comitato economico e sociale europeo (CESE).

Il 4 aprile il CESE ha tenuto un’audizione pubblica sul sostegno e il finanziamento della società civile nel settore dei diritti fondamentali, dello Stato di diritto e della democrazia, che ha fatto luce sulle crescenti difficoltà incontrate dalle organizzazioni della società civile (OSC) lavorare sui diritti umani e la democrazia nell’UE.

Tutti i partecipanti all’audizione hanno accolto con favore l’aumento del bilancio della Commissione europea per il finanziamento della società civile nell’ambito del programma Cittadini, uguaglianza, diritti e valori (CERV), con inviti a presentare proposte che hanno generato oltre 2 600 domande (di cui un terzo accolto). Nell’ambito del quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-2027, il bilancio del CERV ammonta a 1,55 miliardi di EUR, di cui un terzo è riservato specificamente alle organizzazioni della società civile.

Secondo il CESE, lo sviluppo del programma CERV è stato un passo nella giusta direzione, ma gli importi e l’utilizzo dei fondi, la durata dei contratti e la flessibilità di applicazione dovrebbero essere ulteriormente migliorati per fornire alle organizzazioni della società civile il sostegno a lungo termine di cui hanno bisogno dobbiamo affrontare i tempi critici in cui viviamo.

Anche se il programma CERV “deve essere lodato”, i relatori all’udienza hanno sottolineato la necessità di ulteriori miglioramenti, come l’aumento dei finanziamenti stanziati, ma anche il sostegno ai costi operativi delle organizzazioni ammissibili, l’estensione dei fondi alle OSC più piccole e la riduzione degli oneri amministrativi.
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Un reddito minimo adeguato è una condizione necessaria per garantire una vita dignitosa a molti europei, tanto più in quanto si prevede che aumenti il numero di persone a rischio di povertà. Onde assicurarsi che di tale reddito possano beneficiare effettivamente tutti coloro che ne hanno bisogno, gli Stati membri dovrebbero stabilire criteri di ammissibilità trasparenti e non discriminatori.

Il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha manifestato recentemente il suo sostegno alla proposta della Commissione europea di una raccomandazione del Consiglio relativa a un adeguato reddito minimo, salutando in essa un elemento essenziale della lotta contro la povertà e un passo necessario per conseguire l’obiettivo dell’UE di ridurre il numero delle persone a rischio di povertà di almeno 15 milioni entro la fine del decennio in corso.

Nel parere adottato sul tema nella sessione plenaria di marzo, il CESE ha espresso particolare apprezzamento per il fatto che la raccomandazione proposta suggerisca di applicare criteri realistici e non troppo restrittivi per mettere un reddito minimo adeguato − tale cioè da garantire a chiunque una vita dignitosa − a disposizione di tutti, senza lasciare indietro nessuno.

Per garantire che i regimi di reddito minimo forniscano risorse sufficienti, occorre inoltre mantenere tale reddito in linea con il tasso d’inflazione, che si prevede aumenti ulteriormente nel 2023 − raggiungendo il 6,5 % − nel contesto dell’aumento del costo della vita innescato dai recenti rincari dei prodotti alimentari e dell’energia. A questo scopo, il CESE propone che gli Stati membri valutino i livelli di reddito minimo su base annua, appunto in funzione del tasso d’inflazione − un esercizio che dovrebbe essere monitorato dalle organizzazioni della società civile, dalle parti sociali e dagli enti previdenziali.

Regimi di reddito minimo efficaci possono concorrere a garantire il rispetto dei diritti umani nonché fare in modo che le persone vivano dignitosamente, aiutarle a rimanere attive e incluse nella società e contribuire a integrarle in un’occupazione di qualità, ha dichiarato il relatore del parere Jason Deguara, aggiungendo che anche i lavoratori autonomi dovrebbero avere pieno diritto al reddito minimo e ad altre prestazioni.

L’obiettivo è ridurre il numero di persone a rischio di povertà di almeno 15 milioni entro il 2030. A prima vista, questo obiettivo non sembra molto ambizioso, ma le indicazioni fornite agli Stati membri e la base di una solida metodologia lo rendono certamente un importante passo avanti, afferma il parere del CESE, spiegando che un’occupazione sostenibile e di qualità costituisce il modo migliore per uscire dalla povertà e dall’esclusione sociale. In quest’ottica, noi chiediamo che si dedichi una particolare attenzione a gruppi specifici quali le famiglie monoparentali, le famiglie migranti, i giovani, le persone con disabilità e i Rom.

In generale i livelli di reddito minimo e la sua composizione variano notevolmente da uno Stato sociale all’altro, e questo vale anche all’interno dell’Unione europea. La situazione sul mercato del lavoro dei beneficiari del reddito minimo varia anch’essa notevolmente da uno Stato membro all’altro.

Nessuno dei paesi dell’UE garantisce attualmente alle famiglie senza lavoro un adeguato sostegno al reddito, tale da consentir loro di evitare il rischio di cadere in povertà. A causa delle condizioni di ammissibilità vigenti, relative ad esempio all’età minima, allo status di soggiornante, alla mancanza di una fissa dimora o alla composizione familiare, circa il 20 % delle persone senza lavoro non può attualmente ricevere alcun sostegno.

Esiste inoltre un problema di mancato utilizzo del reddito minimo, stimato tra il 30 e il 50 %, dovuto in larga misura a pastoie burocratiche.

In numerosi Stati membri il livello delle prestazioni di reddito minimo non è stabilito sulla base di una metodologia solida né collegato a indicatori fondati su dati statistici che rispecchino una vita dignitosa.

Nel parere, il CESE esorta quindi gli Stati membri a elaborare una siffatta metodologia, in modo da tenere conto delle diverse fonti di reddito e delle situazioni specifiche delle famiglie. E afferma che gli Stati membri dovrebbero stabilire criteri trasparenti e non discriminatori di ammissibilità al reddito minimo e che i regimi di reddito minimo dovrebbero essere parte integrante delle strategie nazionali di lotta alla povertà.

Nonostante l’attuale margine di azione a livello di Unione europea, gli Stati membri dovrebbero mantenere il diritto di definire il principio su cui basare il proprio sistema sociale, e i regimi di reddito minimo esistenti andrebbero analizzati in relazione ai sistemi complessivi di protezione sociale di cui fanno parte.

Per garantire l’adeguatezza dei regimi di reddito minimo, gli Stati membri devono − coordinandosi a livello europeo − elaborare ciascuno un bilancio di riferimento relativo a un paniere di beni e servizi. Tale paniere deve comprendere, tra gli altri, l’alloggio, l’acqua, l’elettricità, il riscaldamento, le telecomunicazioni, l’alimentazione, la sanità, i trasporti, la cultura e il tempo libero.

Secondo il CESE, i regimi di reddito minimo dovrebbero includere prestazioni sia in denaro che in natura per coloro che non possono lavorare o per i quali lavorare è pressoché impossibile.

Il CESE fa inoltre osservare come i sistemi di reddito minimo abbiano un effetto stabilizzatore sull’economia in generale, in quanto svolgono un ruolo chiave nel fornire sostegno e incentivi all’integrazione o al reinserimento delle persone nel mercato del lavoro.

La crisi indotta dalla pandemia di COVID-19 ha fatto crescere il numero delle persone a rischio di povertà e di esclusione sociale, che nell’Unione europea nel 2021 erano già più di 95,4 milioni. E le ripercussioni dell’invasione russa dell’Ucraina faranno crescere ulteriormente questo numero. Tra le persone particolarmente a rischio figurano quelle appartenenti a gruppi vulnerabili come le famiglie monoparentali o migranti, le persone con disabilità, i giovani e i Rom.

Neanche un lavoro a tempo pieno mette le famiglie monoparentali al riparo dal rischio di povertà. Quanto alle famiglie con due percettori di reddito da lavoro a tempo pieno, famiglie che normalmente non erano a rischio di povertà, sono ormai anch’esse a rischio se vi sono più di due figli a carico.
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In un parere adottato il 23 febbraio, il CESE ha commentato la comunicazione della Commissione sull’analisi annuale della crescita sostenibile 2023, che delinea le priorità di politica economica e occupazionale dell’UE per i prossimi 12-18 mesi.

lo rende noto il sito del CESE. Il Comitato accoglie con favore le priorità stabilite in materia di sostenibilità competitiva, nonché l’attenzione rivolta al rafforzamento del dialogo sociale nell’UE. Inoltre, il CESE sottolinea l’importanza di una buona comunicazione con i cittadini e invita la Commissione a investire in essa.

Per migliorare il funzionamento del mercato unico, il CESE chiede condizioni di lavoro eque, una concorrenza effettiva e una maggiore considerazione delle preoccupazioni della società civile. Il Comitato incoraggia inoltre gli Stati membri ad adottare un approccio realistico, moderato ed equilibrato nell’affrontare l’inflazione.

L’analisi annuale della crescita sostenibile (ASGS) viene presentata dalla Commissione una volta all’anno e fornisce i principi guida per la loro attuazione nel ciclo del semestre europeo 2023, il ciclo annuale di coordinamento delle politiche economiche, fiscali, del lavoro e sociali dell’UE all’interno dell’UE. L’Europa sta attraversando il periodo più difficile degli ultimi 70 anni e l’ASGS 2023 mira a mitigare l’impatto negativo degli shock energetici a breve termine, promuovendo una crescita sostenibile e inclusiva e aumentando la resilienza economica e sociale dell’UE a medio termine. In particolare, la presente comunicazione sull’ASGS 2023 propone agli Stati membri di perseguire gli obiettivi politici dell’UE relativi alle transizioni verde e digitale ed è strutturata attorno alle quattro dimensioni della sostenibilità competitiva: sostenibilità ambientale, produttività.

Nel suo parere, il CESE invita la Commissione a investire in una migliore comunicazione con i cittadini al fine di promuovere una maggiore consapevolezza dei vantaggi del progetto europeo.

Un discorso forte, affidabile e comune sulle sfide e su come l’UE si mobilita per lavorare per superarle è fondamentale per i cittadini, eviterà fraintendimenti sul progetto europeo e rafforzerà l’idea di un’Europa per tutti , relatore del CESE Gonçalo Lobo Saverio ha commentato.

A questo proposito, il CESE accoglie con favore l’iniziativa della Commissione di presentare quest’anno una comunicazione sul rafforzamento del dialogo sociale nell’UE e una proposta di raccomandazione del Consiglio sul ruolo del dialogo sociale a livello nazionale. Una migliore comunicazione e consultazione della società civile organizzata è essenziale e va di pari passo.

Il CESE ritiene che i recenti shock sottolineino l’importanza di coordinare strettamente politiche di bilancio sane e di costituire riserve di bilancio nei periodi favorevoli, affrontando al contempo i disavanzi sociali in quanto possono compromettere la crescita economica a medio termine. Le politiche di bilancio dovrebbero mirare a conseguire posizioni di bilancio prudenti a medio termine e garantire la sostenibilità di bilancio attraverso un consolidamento graduale e investimenti e riforme sostenibili che stimolino la crescita.

Il CESE chiede un approccio moderato, realistico ed equilibrato nell’affrontare l’inflazione, al fine di coinvolgere tutti nella ricerca di una soluzione che vada a vantaggio dell’intera UE. L’elevato livello di inflazione, innescato in particolare dal forte aumento dei prezzi dell’energia, sta avendo un impatto molto negativo su lavoratori e imprese, stabilità finanziaria, parità di potere d’acquisto e stabilità economica e sociale.

Per le famiglie vulnerabili, il cibo e l’energia rappresentano quote più elevate dei loro panieri di consumo. Pertanto, dovrebbero essere sostenuti a breve termine per proteggerli dai peggiori effetti della crisi. Inoltre, il CESE è favorevole a misure volte a coordinare i prezzi dell’energia al fine di moderare le tendenze inflazionistiche e sottolinea che potrebbero essere necessarie ulteriori iniziative per garantire la mobilitazione di capitali pubblici e privati ​​sufficienti per la transizione energetica e verde. Inoltre, il Comitato incoraggia la BCE a ridurre l’inflazione core senza compromettere la ripresa economica dell’UE.

L’UE deve anche bilanciare la domanda di approvvigionamento energetico e misure di sostegno che aumentino l’efficienza in tutti i settori. Ciò deve avvenire preservando l’integrità del mercato unico e garantendo stabilità finanziaria macroeconomica e politiche fiscali e monetarie coerenti. Inoltre, il CESE sottolinea che i problemi possono essere risolti solo se i governi, le imprese e la società civile organizzata lavorano insieme. Gli Stati membri devono concentrarsi incessantemente sull’efficienza e l’equità nell’utilizzo delle risorse finanziarie e di altre risorse pubbliche disponibili. Il CESE ritiene infine che sia essenziale, prima di qualsiasi aumento straordinario delle risorse dell’UE per gli investimenti pubblici e la promozione degli investimenti privati,
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Trasformare le società da combustibili fossili a circolari e sostenibili richiederà cambiamenti di vasta portata in tutti i settori, compresa l’istruzione. In un parere d’iniziativa, il Comitato economico e sociale europeo (CESE) ha chiesto un’istruzione trasformativa che consenta ai giovani di contribuire alla transizione verde.

I valori umanistici dovrebbero essere al centro dell’educazione allo sviluppo sostenibile (ESD), con un’attenzione particolare alle conseguenze ambientali e sociali delle nostre azioni. Ciò richiede una ridefinizione dell’educazione, dalla scuola materna all’università, e per gli adulti.

La sostenibilità non riguarda solo l’ambiente. Ci sono molti aspetti e tutti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile sono ugualmente importanti. L’istruzione svolge un ruolo cruciale in quanto è un fattore chiave per tutti gli altri obiettivi di sviluppo sostenibile, ha affermato la relazione del CESE.

I giovani sono i leader di domani, gli agenti del cambiamento sociale, dello sviluppo economico e dell’innovazione tecnologica e possono dare un contributo fondamentale allo sviluppo sostenibile, anche nell’elaborazione delle politiche.

Il pensiero critico e il processo decisionale informato dovrebbero essere insegnati a scuola, in modo che i bambini possano affrontare i problemi dello sviluppo sostenibile. A livello di base, i bambini dovrebbero essere istruiti su energia, consumo e produzione sostenibili, riducendo gli sprechi alimentari e facendo scelte alimentari responsabili.

La relazione recentemente adottata sulla valutazione del programma scolastico dell’UE integra queste raccomandazioni: Migliorare le misure di educazione alimentare con ore di lezione dedicate all’origine e al valore dei prodotti alimentari e visite alle aziende agricole e alle imprese agroalimentari, potrebbe rendere il programma scolastico dell’UE più efficace e contribuire all’educazione dei giovani per un’alimentazione sana e sostenibile.

Alla luce dell’attuale carenza di insegnanti e per trasformare davvero il sistema educativo, la professione di insegnante deve essere resa più attraente, con stipendi dignitosi, migliori condizioni di lavoro, meno burocrazia per gli insegnanti, formazione continua, pedagogia e organizzazione innovative scuole.

Il CESE ha inoltre chiesto un migliore utilizzo dei finanziamenti per l’ESS, come il dispositivo per la ripresa e la resilienza, Erasmus+, il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo Plus.

A livello dell’UE, ci sono già molte buone iniziative, dal quadro europeo delle competenze in materia di sostenibilità alla raccomandazione del Consiglio sull’apprendimento per la transizione verde e lo sviluppo sostenibile, solo per citarne alcune. Ora è nelle mani degli Stati membri:

L’attuazione dell’ESS è attualmente in varie fasi negli Stati membri e dovrà essere adattata in base alle rispettive esigenze e realtà.

Maggiori informazioni

Progetto di parere del CESE: Consentire ai giovani di raggiungere uno sviluppo sostenibile attraverso l’istruzione

Valutazione del programma scolastico dell’UE
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