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“A due anni dalla tragica notte in cui la Russia ha invaso l’Ucraina tentando di conquistare Kiev, nonostante il respingimento delle truppe russe e la coraggiosa Resistenza ingaggiata dall’Ucraina, il bilancio che circola in questi giorni è amaro, avvelenato dal dubbio che si stia andando verso la sconfitta”.Inizia così un comunicato stampa diffuso nei giorni scorsi dal Movimento Federalista Europeo (MFE).

Come abbiamo sempre temuto, continua il comunicato, il problema è quello della tenuta delle nostre democrazie e delle nostre opinioni pubbliche di fronte ad una guerra in cui i cittadini non si sentono coinvolti più di tanto, mentre i governi sanno di essere impotenti. Le difficoltà degli USA e il rischio di un loro disimpegno fanno paura, al di là delle affermazioni di facciata. “L’aggressiva propaganda russa che semina false notizie, distorce l’informazione e polarizza la nostra società alimentando odio e disprezzo per la democrazia, completa il quadro”.

Il momento è drammatico, rivela l’MFE, “e non possiamo sperare ci siano scorciatoie o facili soluzioni. Possiamo solo resistere o soccombere. Possiamo fingere di sostenere una pace che è invece una resa che non fermerà Putin, come non aveva fermato Hitler; possiamo fingere che l’intera Unione europea non sia sotto attacco, con il suo stato di diritto, la sua libertà, la democrazia, il suo modello di economia e società sostenibili, la sua vocazione di pacificazione e di unità dei popoli; possiamo anche fingere che sia possibile convincere Trump che non è interesse dell’America abbandonare l’Europa al suo destino e alla conquista di Putin; ma fingere non ci salverà dalla realtà di una capitolazione ingloriosa e dalla fine di tutte le nostre speranze”.

Se vogliamo cambiare il corso delle cose, se non vogliamo che il prezzo pagato sinora dall’Ucraina e dalla sua popolazione esausta ma indomita non sia stato inutile, “dobbiamo fare ora tutto il possibile per dare all’Ucraina armi e sostegno finanziario e per farle sentire che la sentiamo parte della nostra casa europea; ma dobbiamo anche abbandonare i tentennamenti che ci tengono aggrappati ad un modello europeo che ormai non basta più a fronteggiare i rischi e le sfide che si fanno sempre più complesse e minacciose, e dobbiamo accettare di cambiare e rafforzare le nostre istituzioni sovranazionali, la nostra capacità di agire insieme, la forza della nostra democrazia comune”. Il Parlamento europeo, ricorda l’MFE, raccogliendo il testimone dei cittadini e del processo democratico della Conferenza sul Futuro dell’Europa, ha messo nelle mani dei governi una proposta che potrebbe entro la fine del 2025 darci un nuovo assetto politico-istituzionale sufficiente a permetterci di costruire la nostra potenza comune. Tocca al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sbloccare la situazione, portare la richiesta del Parlamento europeo di aprire una Convenzione per la riforma dei Trattati all’attenzione dei governi nazionali, e tocca a questi ultimi dare il via libera all’avvio della procedura. “I cittadini non lo sanno, l’informazione ignora questo fatto: ma se non vogliamo lasciare che l’impotenza ci schiacci e ci conduca al tradimento dei nostri ideali e dei nostri interessi, passando attraverso l’abbandono della Resistenza ucraina, questa è l’unica cosa concreta che possiamo fare, insieme a mantenere gli impegni già presi, ancorché insufficienti”.

Non ci è permesso arrenderci, conclude il comunicato del Movimento Federalista Europeo: “queste parole di Alexeï Navalny risuonino come un monito alle nostre coscienze. Cerchiamo di meritare il sacrificio con cui si sono immolati gli eroi che combattono per la nostra libertà”.
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La Ministra degli Affari esteri islandese e Presidente del Comitato dei Ministri, Thórdís Kolbrún Reykfjörd Gylfadóttir, il Presidente dell’Assemblea parlamentare, Tiny Kox, e la Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, hanno rilasciato nei giorni sorsi la dichiarazione seguente:

“Esprimiamo grande preoccupazione per le notizie secondo cui le condizioni di salute di Alexei Navalny, detenuto in Russia da oltre due anni dopo aver subito un tentato avvelenamento, stanno peggiorando rapidamente. Siamo seriamente preoccupati per le segnalazioni di maltrattamenti e condizioni di detenzione crudeli a cui Alexei Navalny è sottoposto e chiediamo alla Russia di fornire immediatamente adeguata assistenza medica. In linea con le sentenze pertinenti della Corte europea dei diritti dell’uomo, nonché le decisioni del Comitato dei Ministri, rinnoviamo i nostri appelli affinché Navalny venga liberato quanto prima e sottolineiamo l’obbligo incondizionato della Russia di eseguire appieno tutte le sentenze definitive della Corte.”
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La Segretaria generale del Consiglio d’Europa, Marija Pejčinović Burić, ha rilasciato il 17 gennaio la seguente dichiarazione:

“Oggi ricorre il secondo anniversario dall’incarcerazione di Alexei Navalny in Russia dopo un attentato alla sua vita per avvelenamento. Da allora, nonostante gli appelli del Consiglio d’Europa per il suo rilascio immediato e in linea con la sentenza pertinente della Corte europea dei diritti dell’uomo, Navalny rimane in carcere in condizioni durissime. Ribadisco la solidarietà della nostra Organizzazione nei confronti di Alexei Navalny. Non è e non sarà dimenticato”.

“Invito le autorità russe a eseguire quanto prima la sentenza della Corte e le successive decisioni del Comitato dei Ministri relative al caso Navalny”.

“Esprimo inoltre profonda preoccupazione per le notizie sui maltrattamenti e sulle crudeli condizioni di detenzione a cui è sottoposto Alexei Navalny, con gravi ripercussioni sulla sua salute. Esorto le autorità russe a garantire che gli vengano fornite immediatamente tutte le cure mediche necessarie. Seguirò gli sviluppi da vicino”.
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