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In occasione della Giornata europea e mondiale contro la pena di morte (10 ottobre), una dichiarazione congiunta della Segretaria generale del Consiglio d’Europa e dell’Alto Rappresentante, per conto dell’Unione europea europea, riaffermano con vigore la loro inequivocabile opposizione alla pena di morte, compresa qualsiasi reintroduzione della stessa, in tutti i casi e tutte le circostanze.

La pena di morte è una punizione inumana e degradante, che rappresenta la massima negazione della dignità umana. Non serve da deterrente alla criminalità e rende irreversibili gli errori della giustizia.

Il mondo continua ad abbandonare la pena di morte e oltre due terzi dei paesi a livello globale hanno abolito la pena di morte nel diritto o nella pratica. Ci congratuliamo con lo Zambia e il Ghana che lo scorso anno si sono uniti al movimento abolizionista mondiale. Accogliamo inoltre con favore il numero record di 125 voti a favore della risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU che chiede una moratoria globale sul ricorso alla pena di morte in vista di un’abolizione definitiva. Chiediamo agli Stati che continuano ad applicare la pena di morte di introdurre una moratoria come primo passo verso l’abolizione.

Quest’anno segna il 20° anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo n. 13 alla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), riguardante l’abolizione della pena di morte in qualsiasi circostanza. Finora, lo hanno ratificato 44 Stati membri del Consiglio d’Europa. Elogiamo tale ratifica e accogliamo con favore la ratifica del Protocollo n. 13 da parte dell’Assemblea nazionale armena e la sua firma da parte dell’Azerbaigian. Incoraggiamo entrambi gli Stati membri a completare rapidamente il processo di ratifica.

La Bielorussia è l’unico paese ad applicare ancora la pena di morte in Europa. L’UE e il Consiglio d’Europa deplorano il fatto che, per la seconda volta in meno di un anno, la Bielorussia abbia esteso il campo di applicazione della pena capitale, questa volta ai funzionari e al personale militare per il reato di alto tradimento. In Cina, si stima che il numero di condanne a morte pronunciate e di esecuzioni effettuate lo scorso anno ammonti a diverse migliaia, sebbene le cifre restino segreto di Stato. Nel resto del mondo, paesi come l’Iran e l’Arabia Saudita hanno aumentato il numero di esecuzioni. Questi paesi, come anche altri Stati, ad esempio Singapore, continuano a ignorare il diritto internazionale in materia di diritti umani applicando la pena di morte nei casi legati alla droga o anche nei casi in cui i cittadini esprimono le loro opinioni sui social media o nelle strade. Il ricorso a questa pena inumana deve essere abbandonato. Esprimiamo inoltre rammarico per il fatto che nel 2022 e nel 2023 vi siano state ancora delle esecuzioni negli Stati Uniti.

Chiediamo a tutti gli Stati che continuano ad applicare la pena di morte di promuovere un dibattito aperto e democratico a favore della sua abolizione. In quest’ottica, gli Stati devono migliorare la trasparenza e l’accesso a informazioni precise sulle procedure, sulle politiche e sulle pratiche in materia di pena capitale. Il ritorno occasionale di discorsi sulla reintroduzione della pena di morte dovrebbe mobilitare maggiormente la società civile e promuovere ulteriormente la causa abolizionista fra i giovani. I governi di tutti i paesi abolizionisti devono inviare il chiaro messaggio secondo cui la pena capitale non farà mai ritorno nel loro sistema penale nazionale.

L’UE e il Consiglio d’Europa continueranno a condannare fermamente la pena di morte, in particolare laddove venga applicata ai casi di blasfemia, apostasia o relazioni consenzienti fra persone dello stesso sesso.

La società civile rimane in prima linea nella lotta globale contro la pena di morte. L’UE e il Consiglio d’Europa continueranno a rafforzare i partenariati per raggiungere tale obiettivo nel diritto e nella pratica. In questa importante giornata, elogiamo tutti gli avvocati, i difensori dei diritti umani, i rappresentanti del mondo accademico, i politici e i cittadini che continuano ad adoperarsi incessantemente a favore della dignità umana, dei diritti umani e dell’eliminazione definitiva della pena di morte.
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In occasione della Giornata europea e mondiale contro la pena di morte(10 ottobre), l’ Unione Europea e il Consiglio d’Europa ribadiscono fermamente la loro inequivocabile opposizione alla pena di morte in ogni momento, in ogni luogo e in ogni circostanza. Quest’anno ricorre il ventesimo anniversario dell’entrata in vigore del Protocollo 13 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), concernente l’abolizione della pena di morte in ogni circostanza. Il Consiglio d’Europa nel suo comunicato elogia tutti gli Stati membri del Consiglio d’Europa (compresi tutti gli Stati membri dell’UE) che hanno abolito la pena di morte in ogni circostanza e fa appello agli ultimi due Stati membri del Consiglio d’Europa che non hanno ancora aderito a questo Protocollo: Armenia e Azerbaigian – per farlo senza indugio.

Il costante calo mondiale del numero di Stati che ancora applicano la pena di morte conferma la tendenza globale ad abbandonare questa punizione crudele, disumana e inefficace. Una minoranza di 18 Stati, il 9% del numero totale degli Stati membri delle Nazioni Unite, ha ancora eseguito esecuzioni nel 2021. Il Consiglio d’Europa chiede a quegli Stati di introdurre una moratoria sulla pena di morte come primo passo verso l’abolizione.

L’UE e il Consiglio d’Europa condannano fermamente le condanne a morte recentemente emesse nella città ucraina occupata di Donetsk. Sottolineiamo che queste sentenze erano incompatibili sia con il diritto europeo dei diritti umani che con il diritto internazionale, comprese le Convenzioni di Ginevra e accogliamo con sollievo la liberazione delle persone condannate. Allo stesso modo, UE e Consiglio d’Europa deplorano l’emendamento politicamente motivato del codice penale della Bielorussia – che estende la pena capitale ai “tentativi di atti terroristici”, con l’obiettivo finale di prendere di mira i dissensi politici – ed esortiamo le autorità a revocare questa decisione. Chiedono inoltre a Singapore, Iran, Arabia Saudita e altri paesi che hanno recentemente aumentato il numero di esecuzioni di unirsi alla tendenza mondiale e abbandonare l’uso di questa punizione disumana.

L’UE e il Consiglio d’Europa elogiano il Kazakistan per aver ratificato il Secondo Protocollo Opzionale al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, che mira ad abolire la pena di morte nel mondo. Si congratulano inoltre con Papua Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana e Guinea Equatoriale per aver abolito la pena di morte quest’anno. Il trattamento inumano e degradante è inerente alla pena di morte. Il braccio della morte contribuisce al declino fisico e psicologico a lungo termine della salute di una persona. L’angoscia mentale di anticipare l’esecuzione e i metodi brutali di esecuzione utilizzati sono contrari all’articolo 3 della CEDU, da tempo riconosciuto nelle sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo.

Infine, l’UE e il Consiglio d’Europa incoraggiano tutti gli Stati ad aderire all’Alleanza globale per il commercio libero dalla tortura, lanciata nel 2017 e che attualmente coinvolge 62 Stati impegnati a limitare il commercio di beni utilizzati per eseguire la tortura e la pena capitale. La pena di morte è un trattamento disumano e degradante, contrario alla dignità umana. Non serve come deterrente alla criminalità. Nessun sistema legale è al sicuro da errori giudiziari, che possono portare alla perdita di vite innocenti.
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