La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C15 del 12 gennaio pubblica la Risoluzione del Parlamento europeo sugli effetti dei cambiamenti climatici sui diritti umani e il ruolo dei difensori dell’ambiente in tale ambito.
documento si fa rilevare che:
gli impatti dei cambiamenti climatici e del continuo degrado ambientale sulle risorse di acqua dolce, gli ecosistemi e i mezzi di sussistenza delle comunità stanno già compromettendo l’effettivo godimento dei diritti umani, in particolare i diritti alla vita, alla sicurezza alimentare, all’acqua potabile sicura e ai servizi igienico-sanitari, alla salute, all’alloggio, all’autodeterminazione, al lavoro e allo sviluppo, come evidenziato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite in una risoluzione;
che, anche se fosse raggiunto l’obiettivo internazionale di limitare il riscaldamento globale a un aumento di 2 oC rispetto ai livelli pre-industriali, la portata di detti impatti aumenterà drasticamente nei prossimi decenni;
che i paesi contribuiscono in modo diverso ai cambiamenti climatici e hanno responsabilità comuni ma differenziate;
che i cambiamenti climatici rappresentano una minaccia immediata e di ampia portata per i popoli del mondo, soprattutto per le persone povere, che risultano particolarmente vulnerabili, come evidenziato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni unite in una altra sua risoluzione.
Il Parlamento quindi sottolinea che i dati relativi alle malattie e ai decessi prematuri dovuti all’inquinamento ambientale sono già tre volte superiori a quelli concernenti l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. e ciò costituisce una minaccia per il diritto alla vita, a un ambiente sano e a un’aria pulita. Le catastrofi naturali quali inondazioni, tempeste tropicali e lunghi periodi di siccità si verificano con frequenza sempre maggiore e determinano conseguenze nefaste sulla sicurezza alimentare nei paesi del sud del mondo e sul godimento di numerosi diritti umani.
Il documento si sofferma sulle restrizioni e le misure di confinamento legate alla COVID-19 che “hanno ridotto la trasparenza e il monitoraggio delle violazioni dei diritti umani e hanno intensificato le intimidazioni politiche e la sorveglianza digitale, limitando nel contempo l’accesso alla giustizia e la capacità dei difensori dell’ambiente, degli attori locali, delle comunità indigene e di altri soggetti di partecipare efficacemente ai processi decisionali”.
Le misure di confinamento delle comunità indigene e le misure sanitarie hanno limitato la loro capacità di pattugliare e proteggere i loro territori. Queste limitazioni dovrebbero essere sostenute da una legislazione legittima e democratica; che la capacità della comunità internazionale di monitorare e indagare le presunte violazioni è stata notevolmente ridotta a causa della pandemia.
Strasburgo sottolinea che “l’esercizio, la protezione e la promozione dei diritti umani profondamente connessi alla dignità umana e un pianeta sano e sostenibile sono interdipendenti” e invita l’UE e gli Stati membri ad agire in quanto partner credibili e affidabili sulla scena mondiale attraverso l’adozione, il rafforzamento e l’attuazione di normative conformi a un approccio globale all’azione per il clima basato sui diritti umani, onde orientare le politiche e le misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e di adattamento agli stessi e assicurare che siano adeguate, sufficientemente ambiziose, non discriminatorie e conformi agli obblighi in materia di diritti umani. La risoluzione osserva che le norme e i principi derivati dal diritto internazionale in materia di diritti umani dovrebbero orientare tutte le politiche e i programmi connessi ai cambiamenti climatici in ciascuna fase del processo e invita l’UE e gli Stati membri a incoraggiare i paesi terzi, le imprese e gli enti locali ad attuare e adottare soluzioni e misure che contribuiscano alla protezione dell’ambiente e affrontino le conseguenze dei cambiamenti climatici.
L’Assemblea di Strasburgo invita l’Unione e gli Stati membri a rafforzare il legame esistente tra i diritti umani e l’ambiente nel quadro della loro azione esterna e ad assistere e sostenere i meccanismi internazionali, regionali e locali per i diritti umani nell’affrontare le sfide ambientali, in particolare l’impatto dei cambiamenti climatici sul pieno godimento dei diritti umani e invita la Commissione europea a garantire l’integrazione delle questioni relative ai cambiamenti climatici e ai diritti umani in tutte le pertinenti politiche dell’UE e ad assicurare la coerenza di tali politiche;
Si ricorda quindi l’obbligo giuridico di rispettare il diritto a un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile, che costituisce, tra l’altro, una condizione per attività economiche sostenibili che contribuiscano al benessere e al sostentamento degli individui e delle comunità.
La risoluzione invita la Commissione a garantire che gli impegni concreti in materia di diritti umani, ambiente e cambiamenti climatici già stabiliti nel piano d’azione dell’UE per i diritti umani e la democrazia 2020-2024 siano attuati e monitorati efficacemente e che nell’attuazione del piano sia inclusa una prospettiva di genere e che
chiede l’integrazione della prospettiva di genere nelle politiche e nei programmi di sviluppo sostenibile, al fine di garantire che i diritti delle donne e delle ragazze — compresi la salute sessuale e riproduttiva, i relativi diritti e i servizi sanitari necessari –, la promozione della parità di genere e la giustizia climatica siano integrati attraverso programmi strategici.
Si invita successivamente la Commissione europea ad aumentare l’assistenza tecnica e finanziaria e le attività di sviluppo delle capacità per aiutare i paesi terzi a integrare i diritti umani nei loro programmi e nelle loro azioni nazionali per il clima e a rispettare le normative ambientali internazionali in modo da garantire che gli obiettivi in materia di cambiamento climatico non interferiscano con l’esercizio dei diritti umani in quei paesi.
Il Parlamento europeo rammenta che le disuguaglianze, le violenze e le discriminazioni subite dalle donne sono amplificate dai cambiamenti climatici e invita l’UE e gli Stati membri a elaborare e attuare politiche con una prospettiva trasversale di genere nel settore del commercio, della cooperazione e dell’azione esterna e per il clima, promuovendo l’emancipazione e la partecipazione delle donne ai processi decisionali e riconoscendo le specifiche limitazioni che le donne e le ragazze devono affrontare.
La risoluzione tra l’altro esprime profonda preoccupazione in merito al fatto che una recessione globale causata dalla pandemia di COVID-19 potrebbe indebolire, ritardare o modificare gli impegni assunti dagli Stati in termini di obiettivi climatici internazionali e di norme in materia di diritti umani; e invita l’UE e gli Stati membri a garantire che le politiche previste per la ripresa economica siano pienamente compatibili con la promozione e tutela dei diritti umani, come sancito dall’articolo 21 del trattato di Lisbona, nonché con la protezione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile.