Approfondiamo il tema dell’inclusione dei migranti, andando alla scoperta della città di Mechelen, che guida il comune di Capaci nell’ambito del progetto Inclucities. Mechelen è un esempio straordinario di inclusione sociale e culturale, realizzato grazie ad amministratori locali illuminati che hanno saputo coniugare iniziative concrete di integrazione con una comunicazione strategica e integrata. Con l’obiettivo, riuscito, di amalgamare ed armonizzare popolazioni di etnie diverse.
Con il progetto IncluCities, al quale partecipano AICCRE ed il Comune di Capaci, otto città europee e associazioni dei governi locali stanno unendo le loro forze per migliorare l’integrazione dei migranti. L’iniziativa, gestita dal CCRE/CEMR, mette in coppia una città esperta con un’altra meno esperta per imparare a trovare e diffondere soluzioni locali sostenibili.
Il progetto, guidato dal CEMR e finanziato dal Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (AMIF) dell’Unione Europea, mira a migliorare l’integrazione dei cittadini di paesi terzi nelle città di medie dimensioni attraverso la cooperazione da città a città.
Per migliorare le politiche di integrazione, il progetto favorisce lo scambio di conoscenze tra 4 città mentori e 4 città allieve. Il Comune di Capaci è guidato dalla città belga di Mechelen, che con la sua politica di inclusione, è divenuta un clamoroso punto di riferimento. Pensate, nella città belga convivono 136 nazionalità e si parlano 69 lingue diverse! Quale miglior terreno per sperimentare la convivenza tra culture diverse? .
Pietro Puccio, Sindaco di Capaci
Pietro Puccio, Sindaco di Capaci e portavoce CEMR per le migrazioni, vede proprio “nell’insegnamento che possiamo ottenere da Mechelen la possibilità di far diventare Capaci un punto di riferimento per accoglienza ed inclusione”. Il comune siciliano negli ultimi anni ha avuto una forte presenza di migranti, provenienti dai Paesi della sponda sud del Mediterraneo, “causando, secondo Puccio, incertezze e timori dovuti alla paura del diverso”.
Capaci però ha un buon maestro di integrazione ed accoglienza.
Vediamo come Mechelen è assurta in pochi anni a modello europeo virtuoso di integrazione.
La cittadina belga è riuscita ad integrare sia rifugiati che gli immigrati di vecchia e nuova generazione. Un risultato ottenuto anche grazie a un programma di incontri tra i nuovi arrivati e i residenti, che ha aumentato la fiducia e il rispetto reciproco.
Se solo 20 anni fa questa città era considerata tra le più malfamate del Belgio a causa della disoccupazione, dell’alto tasso di criminalità e di povertà, ora è annoverata tra le migliori del Paese.
Un risultato reso più interessante dal fatto che Mechelen, che dista pochi chilometri da Vilvoorde, si trova proprio lungo il cosiddetto asse jihadista belga Bruxelles-Anversa, che in anni recenti è stato fucina di reclute del jihād internazionale.
A Mechelen vivono 20.000 musulmani, più che in Ungheria e Slovacchia messe insieme.La deriva populista è stata contrastata attuando in primis politiche di sicurezza e tramite la riqualificazione dei quartieri più poveri.
Burt Somers, Sindaco di Mechelen dal 2001
La vicenda di Mechelen è molto legata alla figura di Bart Somers, il sindaco della città dal 2001 che, nei primi anni del Duemila, riuscì a trasformarla da luogo chiuso, ostile al diverso, e con un terzo di elettori di estrema destra a cittadina modello, in Europa, per l’integrazione sociale.
Come in altre città, sulle persone immigrate c’erano molti stereotipi e pregiudizi: venivano viste prevalentemente come spacciatori, o come ladri. Era per colpa degli immigrati, pensavano gli abitanti di Mechelen, che la cittadina era sporca, al punto tale che si guadagnò il soprannome di «Chicago sul Dyle», il fiume che passa per Mechelen.
Stereotipi e pregiudizi sui migranti, dicevamo, che portò al successo dello storico partito di estrema destra fiammingo Vlaams Belang, che nel 2000 era stato votato dal 32 per cento degli elettori.
In pochi anni, però, Mechelen si è trasformata in una delle città europee più virtuose, a livello di integrazione e Somers ha vinto nel 2016 il World Mayor Prize, un premio patrocinato dalla City Mayors Foundation, un centro studi internazionale dedicato agli affari urbani, per chi è considerato il miglior primo cittadino al mondo. E, a proposito di Sicilia, tra i finalisti di quell’edizione c’era anche la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, apprezzata e riconosciuta per la sua attenzione all’integrazione.
Somers è riuscito a favorire l’integrazione a Mechelen facendo in modo che le persone si incontrassero e si conoscessero tra loro, facendole sentire al tempo stesso sicure.
Dare una singola identità alle persone, ha detto Somers, «crea una caricatura di ognuno di noi», e questa riduzione «permette alle persone di acquisire potere», di «definire cosa dobbiamo fare per essere considerati bravi musulmani, o bravi belgi».
Per raggiungere questo risultato, Somers ha lavorato su più livelli.
Il più importante ha riguardato le soluzioni abitative. Il sindaco ha incentivato il trasferimento delle persone più giovani e all’inizio della propria carriera lavorativa in aree più periferiche della città, tradizionalmente abitate da persone immigrate, facendo però in modo che non si verificasse la cosiddetta “gentrificazione”. La migrazione, cioè, degli abitanti originari della zona verso altre aree, a causa dell’aumento dei prezzi degli immobili nei quartieri che vengono riqualificati e progressivamente abitati da persone più ricche.
Con una serie di misure, infatti, è stato fatto in modo che gli stranieri che vivevano in quelle aree potessero comprare più facilmente casa, anziché stare in affitto: queste persone, quindi, erano anche molto meno incentivate ad andarsene, e sono rimaste dov’erano.
Nel 2001, un terzo dei negozi di Mechelen era sfitto, aveva il tasso di criminalità più alto del Belgio e un sondaggio di una rivista di consumatori l’ha classificata come la città più sporca delle Fiandre. Come detto, la paura tra i suoi residenti bianchi ha contribuito ad aumentare le fortune del partito nazionalista fiammingo di estrema destra Vlaams Belang: nel 2000,
Nei quartieri più periferici della città la mescolanza tra popolazione immigrata e popolazione autoctona è stata in qualche modo obbligata: al supermercato, nei parchi giochi e in tanti altri luoghi pubblici, cittadini belgi e di origine araba si sono abituati a incontrarsi, a familiarizzare con apparenze e costumi diversi, considerando questa diversità parte della loro vita quotidiana anziché una minaccia.
Per fare in modo che le cose funzionassero, Somers ha intuito che bisognava lavorare sulla sicurezza della città,
investendo molte risorse nella polizia, assumendo più poliziotti e accentuando la sorveglianza.
Il sindaco belga ha capito che la popolazione avrebbe accettato più facilmente cambiamenti e trasformazioni all’interno della propria società se si fosse sentita sicura.
Un altro aspetto strategico ed intelligente usato dal sindaco è stato quello di rafforzare le forze di polizia, ma integrandola nel tessuto civile e sociale della città, anziché dispiegarla con un approccio di tipo securitario.
Per esempio, quando dopo gli attentati terroristici a Bruxelles del 2016 il governo belga ha inviato 1.800 agenti di polizia nelle città per perlustrare le strade, a Mechelen Somers ha chiesto agli agenti di polizia, ove possibile, di non presentarsi per strada armati o con i giubbotti antiproiettile, alimentando così la paura, o la rabbia, delle persone.
Somers descrive la sua politica come avente due filoni, o “gambe”.
“La gamba ‘giusta’ è la sicurezza. Abbiamo investito molto nella polizia”, aveva detto in una intervista Somers.
La gamba “sinistra” è il suo concetto di integrazione: “Non possiamo permettere a un gruppo sociale di isolarsi o isolarsi. Tutti noi che viviamo qui siamo Mechelen, indipendentemente dal fatto che siamo nati qui o in Marocco. “
Somers ritiene che il concetto didattico di “incentivi e richieste” possa essere applicato anche alla convivenza sociale. “Se qualcuno si sente preso sul serio, farà uno sforzo”, dice.
Un luogo in cui si stanno concentrandogli sforzi per l’inclusione è la scuola professionale di Busleyden. L’ottanta per cento degli studenti ha un background immigrato. Comprendono 20 rifugiati, che sono stati divisi in tre classi e stanno imparando non solo il fiammingo, ma anche come andare d’accordo nella società belga. Come si comportano gli uomini e le donne gli uni verso gli altri in Belgio? Quali sono i nomi dei paesi e delle città del paese? Come si chiedono indicazioni?
L’obiettivo è che i rifugiati possano frequentare le normali classi scolastiche il più rapidamente possibile. Quattro studenti su cinque ci riescono dopo un anno, anche se alcuni non hanno mai visto l’interno di una scuola prima d’ora.
Inoltre, il primo giorno a ogni rifugiato viene assegnato un “compagno” che lo aiuta a prendere confidenza con il nuovo ambiente. “Questo è molto importante per i rifugiati, perché in questo modo escono dalle loro comunità esistenti”, spiega Somers, apprezzato al punto tale da essere rieletto tre volte dal 2001.
Buddy Mechelen – Areg en Elena(VIDEO)
PROGETTO BUDDY, COMUNE DI MECHELEN
L’anno scorso, Mechelen è stato l’unico comune in Belgio a fare volontariato per accogliere 250 rifugiati. “Il governo ha detto che non dovevamo prendere nessuno perché ci sono già tanti migranti che vivono qui. Ma l’abbiamo fatto lo stesso. Solo 15 anni fa, non avremmo potuto farlo; la gente di Mechelen mi avrebbe ucciso, ha detto Somer “
A Mechelen, il tasso di reati di strada è calato dell’84 per cento, e la città è passata dall’essere una delle città più sporche delle Fiandre a diventare una delle più pulite.
Il sindaco vede il costo del programma di integrazione come un investimento per il futuro. Sta finanziando questo investimento facendo risparmi in altre aree. “Devi solo prendere buone decisioni e implementarle sistematicamente”, dice.
Somers ha ridotto i costi del personale nel bilancio comunale dal 65 al 39 per cento, in parte attraverso licenziamenti. Ma l’investimento sta dando i suoi frutti. Il reddito medio locale sta aumentando più velocemente della media e Mechelen è l’unica città belga dove il tasso di povertà sta diminuendo.
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Questa ripresa sta contribuendo al fatto che sempre più famiglie ad alto reddito si trasferiscono a Mechelen e il gettito fiscale sta avendo un effetto notevole sulle casse della città. Questo a sua volta avvantaggia tutti coloro che vivono a Mechelen, indipendentemente dal fatto che siano lì da pochi giorni o dalla nascita.
Somers ha poi affiancato le politiche di inclusione e quelle di sicurezza ad altri programmi minori, ma comunque molto importanti per ottenere i risultati raggiunti.
“Cerchiamo di vivere in pace, qualunque sia la nostra origine, la nostra fede, il colore della nostra pelle, la nostra lingua e le nostre tradizioni. Impariamo a tollerare e ad apprezzare le differenze. Rigettiamo con forza ogni forma di violenza, di sopraffazione, la peggiore delle quali è la guerra.” Questa bella frase di Margherita Hack a Mechelen è diventata prassi. Nella cittadina belga c’è un programma per cui a ogni persona immigrata in città viene affiancato un abitante locale (scelto da una lista di volontari che si rendono disponibili a farlo): firmando un contratto, le due persone si impegnano a incontrarsi una volta a settimana per sei mesi, in modo che la persona appena arrivata abbia modo di fare pratica con la lingua, di sperimentare lo stile di vita locale assieme a una persona del luogo, oppure di ricevere aiuto per questioni più pratiche. Queste occasioni diventano anche momenti di scambio umano, in cui ci si racconta, si condivide la propria storia, i propri gusti, le proprie usanze o difficoltà.
Altri provvedimenti hanno invece garantito che ci fosse una certa eterogeneità all’interno delle scuole, abituando quindi i bambini e le bambine alla coesistenza con costumi e apparenze diverse. Insomma, la tolleranza nasce da una mescolanza sociale pensata e ragionata.
E se è vero che le parole hanno un peso importante, la scelta di una comunicazione politica intelligente ha avuto un ruolo importante: dopo gli attentati del 2016 a Bruxelles, per esempio, Somers ha condannato pubblicamente gli attentatori senza generalizzare sull’Islam, ma dicendo anzi che le persone musulmane erano vittime due volte: come cittadini belgi e come persone credenti la cui religione era stata usata per giustificare gli attacchi.
I fatti hanno dato ragione alle diversificate ma parallele politiche di inclusione: secondo uno studio fatto sugli immigrati di seconda generazione a Mechelen i bambini si definivano cittadini di Mechelen, contrariamente ad altre città del Belgio, in cui si definivano invece musulmani, turchi o marocchini.
il Policy Research Centre Asylum & Migration vzw è il punto di contatto a Mechelen per richiedenti asilo, rifugiati riconosciuti, persone in situazione precaria e altri migranti. Si forniscono informazioni legali sull’asilo e la migrazione e, insieme ai volontari, si aiutano i migranti nel loro cammino nella loro nuova società. Il servizio offre anche aiuti alimentari ogni settimana a persone in situazioni precarie.
STUDIO E STATISTICHE SULLA POPOLAZIONE STRANIERA A MECHELEN
foto scattata durante la visita di studio a Capaci. Carla Rey,prima a destra
I rappresentanti dell’associazione belga VVSG, il Comune di Mechelen, il responsabile del progetto CEMR e l’AICCRE hanno recentemente visitato Capaci, dove i referenti comunali li accoglieranno insieme agli altri partners del progetto, fra i quali le scuole e numerose associazioni attive sul territorio.
IncluCities mentoring pair: Mechelen(BE) & Capaci(IT) GUARDA IL VIDEO
Il TG dell’emittente televisiva siciliana VIDEOSICILIA il 5 ottobre ha mandato in onda un servizio su IncluCities e sull’impegno di AICCRE e del Comune di Capaci con interviste al Sindaco Pietro Puccio, all’assessore alle politiche sociali Rita Di Maggio e alla Consigliera comunale Fiorenza Giambona. GUARDA IL SERVIZIO