Il 2017 ci consegna una Europa con una base su cui rilanciare il progetto di integrazione
Destavano preoccupazione per la possibilità che vincessero forze politiche con forti connotazioni populiste ed anti-Unione.
Così non è stato: in Olanda il partito nazionalista di Geert Wilders è stato sconfitto ed in Francia ha vinto Emmanuel Macron, che la sera della sua elezione ha festeggiato con l’inno europeo la sua elezione a Presidente.
Il 2017 poteva essere l’annus horribilis ed invece ci consegna una Europa sì stanca e sfilacciata, ma con una ottima base politica su cui rilanciare il progetto di integrazione. “Le sfide ed il futuro dell’Europa” è il tema di un incontro che si è svolto a Venezia il 22 maggio organizzato dall’ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa, dal Consiglio d’Europa stesso, dall’AICCRE, dalla Città di Venezia, dalla Commissione europea, dall’ufficio di Milano del Parlamento europeo e da Fondaco Europa, associazione culturale veneziana. Per ripartire verso il “sogno europeo” c’è innanzitutto bisogno di non dare nulla per scontato: “Il progetto europeo deve essere continuamente alimentato”, ha ammonito Carla Rey, Segretario generale dell’AICCRE.
Il modello di welfare deve diventare europeo con una forte capacità di difenderlo. Occorre una urgente strategia su una fiscalità europea, delle quali si sente ulteriormente il bisogno: per esempio, il Governo sta votando la Manovra che contiene una norma morbida sulla tassazione del welfare; morbida perché la forza vera è che vi sia una tassazione omogenea a livello europeo”. Come rilanciare l’idea d’Europa tra i cittadini? Inutile nasconderlo: generalmente nelle nostre società serpeggia l’euroscetticismo. Carla Rey non ha dubbi: “gli enti locali e regionali hanno una grande funzione, cioè quella di far sentire l’Europa più vicina ai cittadini e possono farlo, per esempio, comunicando il valore aggiunto che offre l’Unione europea, cominciando dal terreno economico-finanziario: fondi diretti, dall’Italia poco utilizzati per mancanza di formazione; Fondi indiretti che hanno finanziato e finanziano tra l’altro opere pubbliche, opere strutturali, progetti di formazione ,etc. Ma anche la ricerca, nella quale l’Unione investe molto, con ripercussioni positive sull’occupazione; penso ai programmi formativi scolastici ed universitari (basti pensare al programma Erasmus). Tutte risorse ed iniziative che concretamente aiutano lo sviluppo delle nostre città”.
La questione centrale, secondo Carla Rey, è nella scarsa consapevolezza che abbiamo in Italia della dimensione politica sovranazionale. “ci sono sfide globali che possiamo risolvere solo allargando il nostro orizzonte mentale e politico. Si stanno discutendo gli obiettivi dell’Europa 2020 e soprattutto dell’Agenda 2030 dell’ONU che fissa 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. Gli enti locali, insieme a tutta la società civile italiana, devono essere lì dove si decide il futuro di tutti”. Ha moderato i lavori Luisella Pavan-Woolfe, direttrice dell’ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa.