Ci eravamo già incontrati nei mesi scorsi (nella seconda edizione di Venice City Solutions 2030, ndr) e avevamo condiviso l’idea che lo sviluppo sostenibile, rappresentato bene dall’Agenda 2030, fosse sempre più una necessità che un’opzione.
Ci eravamo detti come lo sviluppo economico e lo sviluppo industriale seguissero percorsi che avevano bisogno di essere ritarati alla luce della sostenibilità, delle emissioni, del cambiamento climatico e avevamo anche assunto delle scelte, dei provvedimenti conseguenti.
Ad esempio, il Governo italiano nella legge di bilancio dell’anno scorso aveva istituito un Centro per i cambiamenti di controllo e monitoraggio per i cambiamenti climatici che ha insediato a Venezia. La scelta non è stata casuale, visto che Venezia è una città molto esposta, così come tutte le città di mare, alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Oltretutto, proprio a Venezia avevamo avuto modo e occasione di avviare un ragionamento sul ruolo degli enti locali.
Tutto questo che ci eravamo detti nei mesi scorsi e che avevamo considerato essere un passo in avanti, dopo quello che è successo negli ultimi mesi con la pandemia, appare ancora più clamorosamente l’unica alternativa possibile. Dopo il Covid-19, il mondo percepisce che molte cose sono cambiate, che non saranno più come prima. Molti tra gli operatori economici e tra la gente vorrebbero un ritorno rapido alla situazione precedente.
In questa contraddizione emerge invece con chiarezza che non c’è alternativa a un’idea di sviluppo sostenibile.
La prospettiva del mondo, dopo quanto è successo, è legata alla capacità dei governi, degli Stati, delle Agenzie, delle persone di assumere il tema della sostenibilità come quella sulla quale ricalibrare l’insieme delle scelte.
Vi è una responsabilità individuale che il Coronavirus ha messo in evidenza ed è rappresentata anche dalle semplici cose che vengono chieste per combattere il virus: igiene e attenzione nei rapporti. Questo è molto importante perché significa che è possibile immaginare per le persone un salto di qualità in avanti attraverso il quale la salute ha assunto un ruolo molto più pregnante di quanto era prima della pandemia. Noi dobbiamo tenerlo presente, quando parliamo di sostenibilità.
Avevamo molta più attenzione alla parte ambientale in senso lato, alle emissioni, al modello di sviluppo economico; ebbene, è emerso invece col Coronavirus che c’è un’altra componente che va affidata ad un dibattito sulla sostenibilità, che è la salute delle persone. Appare impellente inserire nel tema della sostenibilità la capacità delle persone di avere strumenti ed attrezzature individuali e collettive per vivere al meglio la propria salute.
E’ molto importante questo, perché offre una prospettiva nuova anche al dibattito sulla sostenibilità, che non è solo di carattere economico ed ambientale, ma che incide direttamente sulla condizione soggettiva delle persone.
Si allarga quindi l’orizzonte e la possibilità per le Istituzioni di avere molto più di prima la persona come riferimento. Questo significa però che bisogna assumere dei luoghi di riferimento, il terreno sul quale queste politiche vanno attuate e non c’è ombra di dubbio che siano le città. Lo abbiamo visto con il Coronavirus: le città sono state il luogo peggiore del contagio, ma anche il luogo maggiore di resistenza e di tentativo di arginare, controllare, sconfiggere il virus. Ormai sappiamo che tra breve, tra una decina di anni, il 70% della popolazione mondiale vivrà in contesti urbani e quindi questo ci obbliga ad una riflessione molto tarata su una condizione oggettiva della città.
In un paese come l’Italia, il paese delle mille città, un’analisi concreta sulle differenze che ci sono tra le grandi metropoli e le loro periferie, i borghi, le città intermedie, è il primo passo per costruire una visione strategica che faccia sì che questi luoghi siano gestibili in una chiave di sostenibilità.
Non c’è dubbio che questo significa immaginare una politica nazionale che sia tarata sul territorio. Questa è un’altra novità che il Coronavirus ci ha mostrato, lo abbiamo visto nel nostro paese dove ci sono state situazioni molto differenti nel contagio. Da cosa dipendevano? Dalle modalità con le quali nei singoli territori si viveva, si gestiva, si affrontava la questione sanitaria.
Quindi il territorio rappresenta il luogo nel quale costruire le politiche di sostenibilità. Città e territorio sono i luoghi nei quali si può immaginare una nuova qualità del vivere che abbia di fronte a sé i modelli economico, sociale e dei servizi. Per fare tutto questo servono risorse e strumenti.
Come Governo, abbiamo promosso un’operazione straordinaria per il nostro paese, inserendo nella lotta al Coronavirus 80 miliardi di interventi a sostegno delle persone, delle famiglie, dell’economia. Purtroppo abbiamo dovuto fare ovviamente un debito e questo ci pone un problema di responsabilità rispetto alle future generazioni che dobbiamo avere presente e non trascurare, ma abbiamo anche prodotto elementi concreti che ci avvicinano al percorso della sostenibilità.
Nell’ultima legge, quella che sta per essere varata tra pochi giorni (perché è già passata al vaglio della Camera dei Deputati), abbiamo introdotto un bonus energetico che offre la possibilità alle famiglie, ma anche ad enti pubblici economici, di ristrutturare gli edifici in maniera tale da poter alzare il tasso di sostenibilità ambientale con un bonus del 100%, e addirittura del 110% in caso di cessione. E’ stata una scelta non casuale, decisa in un momento nel quale ci occupavamo di salute. Abbiamo anche introdotto delle scelte che avvicinano anche la prospettiva economica in un quadro di sostenibilità.
Ci sono nuove condizioni da cogliere fino in fondo,occorre una strategia ed è il momento di averla insieme.
We had already met in recent months (in the second edition of Venice City Solutions 2030, editor’s note) and we shared the idea that sustainable development, well represented by Agenda 2030, was more and more a necessity than an option.
We said that economic development and industrial development followed paths that needed to be recalibrated in the light of sustainability, emissions and climate change, and we had also made choices, and the consequent measures.
For example, the Italian Government in last year’s budget law had set up a Monitoring and Control Centre for Climate Change in Venice. The choice was not accidental, given that Venice is a city very exposed, as are all seaside cities, to the consequences of climate change. Moreover, it was precisely in Venice that we had the opportunity to start a discussion on the role of local authorities.
All this that we had said to each other in recent months and that we had considered to be a step forward, after what happened in recent months with the pandemic, appears even more clamorously the only possible alternative. After Covid-19, the world perceives that many things have changed, that they will not be the same as before. Many of the economic operators and people would like to see a rapid return to the previous situation.
In this contradiction, however, it becomes clear that there is no alternative to an idea of sustainable development.
The perspective of the world, after what has happened, is linked to the ability of governments, states, agencies, people to take on the issue of sustainability as the one on which to recalibrate all the choices.
There is an individual responsibility that the Coronavirus has highlighted and it is also represented by the simple things that are asked to fight the virus: hygiene and attention in relationships. This is very important because it means that it is possible to imagine for people a leap forward through which health has taken on a much more pregnant role than it was before the pandemic. We must bear this in mind when we talk about sustainability.
We had much more attention paid to the environmental aspect in the broad sense, to emissions, to the economic development model; well, it has emerged with the Coronavirus that there is another component that must be entrusted to a debate on sustainability, which is the health of people. It seems urgent to include in the topic of sustainability the ability of people to have individual and collective tools and equipment to live their health in the best possible way.
This is very important, because it also offers a new perspective to the debate on sustainability, which is not only economic and environmental, but also has a direct impact on people’s subjective condition.
The horizon and the possibility for the institutions to have the person as a reference more than before is therefore widened. This means, however, that we need to take places of reference, the ground on which these policies must be implemented, and there is no doubt that these are the cities. We have seen this with the Coronavirus: cities have been the worst place of contagion, but also the greatest place of resistance and attempts to contain, control and defeat the virus. By now we know that in a decade or so, 70% of the world’s population will soon be living in urban contexts and therefore this forces us to reflect very carefully on an objective condition of the city.
In a country like Italy, the country of a thousand cities, a concrete analysis of the differences that exist between the great metropolises and their suburbs, the villages, the intermediate cities, is the first step to build a strategic vision that makes these places manageable in a key of sustainability.
There is no doubt that this means imagining a national policy that is calibrated on the territory. This is another novelty that the Coronavirus has shown us, we have seen it in our country where there have been very different situations in the contagion. What did they depend on? On the way in which the individual territories lived, managed and dealt with the health issue.
So the territory represents the place in which to build policies of sustainability. Cities and territories are the places where one can imagine a new quality of life that has the economic, social and service models in front of it. To do all this, resources and tools are needed.
As a government, we have promoted an extraordinary operation for our country, including in the fight against the Coronavirus 80 billion interventions in support of people, families and the economy. Unfortunately, we have obviously had to make a debt and this poses a problem of responsibility towards future generations that we must be aware of and not neglect, but we have also produced concrete elements that bring us closer to the path of sustainability.
In the last law, the one that is about to be passed in a few days (because it has already been examined by the Chamber of Deputies), we introduced an energy bonus that offers the possibility for families, but also for public economic bodies, to renovate buildings in such a way as to raise the rate of environmental sustainability with a bonus of 100%, and even 110% in the event of sale. It was not a random choice, decided at a time when we were dealing with health. We also introduced choices that also bring the economic perspective closer into a sustainability framework.
There are new conditions to be fully grasped, a strategy is needed and it is time to have it together.