E’ molto importante sottolineare che questa crisi sanitaria ci ha insegnato tantissimo. Prima di tutto, è stata gestita a livello centrale ma con il coordinamento locale, e questo è un primo punto. Poi conferma che bisogna sempre avere la visione del dialogo multilivello nel quadro dello sviluppo e della gestione, dei finanziamenti e bisognerà averla soprattutto nel post-Covid in cui tutti vogliamo ri-costruire, ri-cominciare, ri-vivere i territori. Quindi le città hanno avuto un ruolo chiave e lo avranno sempre e lo avranno nel futuro.
A Chefchaouen, nel nord del Marocco, abbiamo un potenziale turistico alto ma abbiamo avuto attività economiche che hanno cessato quasi totalmente, più del 70%, e quindi impatti molto negativi a livello economico, sociale. Questo spinge il mio comune, come tutte le altre città in Marocco (ma anche altrove), a prepararci alla crisi economica. Da noi viviamo uno stato di urgenza sanitaria: siamo confinati dal 20 marzo e fino al 10 giugno, dopodiché inizierà la fine del confinamento.
In Marocco, la maggioranza delle città intermedie non sono state colpite dal coronavirus. A Chefchaouen non abbiamo, grazie al cielo, nessun caso di contaminazione e lo abbiamo visto nella maggioranza delle città medie in Marocco. Solo metropoli come Casablanca, Marrakech, Tanger hanno avuto alcuni casi.
L’attuazione dell’Agenda 2030 parla degli obiettivi dello sviluppo degli SDGs così come il protocollo di Parigi sul clima. Per noi il piano di rilancio prevede, in modo chiaro, che bisogna continuare in questo ambito, non uscire da questi riferimenti e quindi vanno bene alcuni aggiustamenti, ma si rimane nell’Agenda 2030, e nell’Agenda per il clima.
Abbiamo quindi da svolgere azioni concrete, in particolare la promozione dell’eco-turismo, la connessione tra l’urbano e il rurale, i prodotti locali, quelli agricoli ed artigianali che si rifanno ai circoli di consumo creando mercati di prossimità nei quartieri.
Le città intermedie sono particolarmente adatte a questo riguardo e permettono di avere leve differenti, di essere intermediatrici per avere più solidarietà tra le città, tra i cittadini e con le metropoli. Quindi per noi si tratta di collaborare su più livelli.
Poi c’è una tematica importante, l’economia informale e la sua integrazione, fondamentale in tanti Paesi, soprattutto in quelli in via di sviluppo. Bisogna integrare l’economia informale, dare le assicurazioni sulle malattie, i sussidi di disoccupazione per sostenere i lavoratori dell’economia informale.
Tornando all’Agenda 2030, con i 17 SDGs abbiamo delle risposte per tutto e sul post-Covid in particolare perché il clima, ad esempio, è cruciale; non si può continuare a vivere senza la mobilità sostenibile, senza la valorizzazione dei rifiuti, senza considerare il clima come qualcosa di trasversale nelle nostre azioni, nei nostri progetti e per fare questo dobbiamo essere pronti, ripensando alla strategia del futuro, a piani d’azione da cambiare e nel mio comune lo stiamo facendo con i nostri esperti, e non solo, ma anche con la società civile per cercare di andare oltre e riconsiderare le priorità, pur mantenendo il quadro dell’Agenda 2030, perché ci si prepara già adesso per il futuro.
A livello finanziario ci vuole più duttilità, più flessibilità, più agilità perché dobbiamo essere pronti, senza commettere l’errore di gestire le reti delle città da soli; quindi bisogna avere delle task force globali che, quando l’occasione si presenta, pronte ad interagire. Dobbiamo essere pronti tutti insieme, per collaborare tutti a tutti i livelli, e che tutte le città siano pronte senza discrepanze. La cooperazione tra le città è fondamentale perché dobbiamo condividere questa conoscenza per preparare i progetti che rispondano all’Obiettivo sostenibile.
La crisi sanitaria e quella climatica sono connesse così come quella alimentare e la collaborazione tra comuni deve essere motivo per incentivare le nostre azioni congiunte. Ancora una volta le città hanno un ruolo chiave per potere implementare le risposte ai bisogni dei territori grazie alle nostre reti nazionali e globali.
It is very important to stress that this health crisis has taught us a great deal. First of all, it has been managed centrally but with local coordination, and that is a first point. Then it confirms that we must always have the vision of multi-level dialogue in the framework of development and management, of funding and we must have it especially in the post-Covid period where we all want to rebuild, re-begin, re-experience the territories.
So cities have had a key role and will always have it and will have it in the future. In Chefchaouen, in the north of Morocco, we have a high tourist potential but we have had economic activities that have ceased almost totally, more than 70%, and therefore very negative impacts on the economic, social level. This pushes my municipality, like all the other cities in Morocco (but also elsewhere), to prepare us for the economic crisis. We live in a state of health emergency: we are confined from March 20th until June 10th, after which the end of the confinement will begin.
In Morocco, the majority of the intermediate cities have not been affected by the coronavirus. In Chefchaouen, thank goodness, we have no case of contamination and we have seen it in most of the average towns in Morocco. Only metropolises like Casablanca, Marrakech, Tanger have had some cases. The implementation of Agenda 2030 talks about the development objectives of the SDGs as well as the Paris protocol on climate. For us, the recovery plan clearly states that we must continue in this area, not go beyond these references and therefore some adjustments are fine, but we remain in Agenda 2030, and in the climate agenda.
We therefore have concrete actions to carry out, in particular the promotion of eco-tourism, the connection between urban and rural, local products, agricultural and craft products that refer to consumer circles by creating neighbourhood markets. Intermediate cities are particularly suitable in this respect and make it possible to have different levers, to be intermediaries in order to have more solidarity between cities, between citizens and with metropolises. So for us it is a matter of working together on several levels.
Then there is an important issue, the informal economy and its integration, which is fundamental in many countries, especially in developing countries. We must integrate the informal economy, give health insurance, unemployment benefits to support workers in the informal economy.
Returning to Agenda 2030, with the 17 SDGs we have answers for everything and on post-Covid in particular because the climate, for example, is crucial; we cannot go on living without sustainable mobility, without waste recycling, without considering the climate as something transversal in our actions, in our projects, and to do this we must be ready, rethinking the strategy of the future, action plans to change and in my municipality we are doing this with our experts, and not only that, but also with civil society to try to go further and reconsider priorities, while maintaining the framework of Agenda 2030, because we are already preparing for the future.
On the financial side, we need more flexibility, more flexibility, more agility because we need to be ready, without making the mistake of managing the networks of cities on our own, so we need to have global task forces that, when the opportunity arises, are ready to interact. We must all be ready together, to work together at all levels, and that all cities are ready without discrepancies.
Cooperation between cities is essential because we need to share this knowledge to prepare projects that meet the Sustainable Goal.
The health and climate crises are linked, as is the food crisis, and cooperation between municipalities must be a reason to encourage our joint actions. Once again cities have a key role to play in implementing responses to the needs of territories through our national and global networks.