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Nel 2021, 6,0 milioni di persone di età compresa tra 15 e 64 anni nell’UE lavoravano nel settore dei trasporti (il 3,1% dell’occupazione totale nell’UE). Di questi, la stragrande maggioranza era di sesso maschile (82,9% contro il 17,1% di sesso femminile).

Nove persone su dieci (89,6%) impiegate nei trasporti lavoravano nel trasporto terrestre (come strada o ferrovia), mentre il 5,7% lavorava nel trasporto aereo e il 4,7% nel trasporto per via navigabile (vie navigabili interne o marittimo).

Lo rende noto il 7 febbraio il sito di Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea.
Tra i Paesi Ue, il maggior numero di occupati nel settore dei trasporti nel 2021 si registra in Francia (842mila, il 13,9% del totale Ue), Polonia (792mila, il 13,1%), Germania (689mila, l’11,4%), Spagna e Italia (rispettivamente 627mila e 626mila; ciascuna 10,4%). Il numero più basso di occupati era a Cipro e Malta (rispettivamente 5 e 6 mila; ciascuno 0,1%).

Per quanto riguarda l’occupazione nel settore dei trasporti per sesso, le quote più elevate di donne sono state registrate a Malta (25,2%), a Cipro (24,6%) e in Germania (24,4%). All’estremo opposto della scala, le quote più basse sono state registrate in Romania (9,7%), Croazia (11,5%) e Bulgaria (12,1%).

Eurostat, Cifre chiave del trasporto europeo – Edizione 2022

Sezione tematica Eurostat sui trasporti

Banca dati Eurostat sui trasporti

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In una dichiarazione rilasciata il 7 febbraio, il Presidente del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, Leendert Verbeek, ha espresso solidarietà alle autorità turche a seguito dei devastanti terremoti che hanno colpito il Paese il 5 e 6 febbraio 2023:

“I terribili terremoti che hanno colpito la Turchia sud-orientale hanno provocato migliaia di morti e molte altre migliaia di feriti, provocando massicce distruzioni di infrastrutture. Desidero esprimere le mie più sentite condoglianze alle vittime e alle loro famiglie, nonché la mia piena solidarietà e sostegno alle autorità delle città e delle regioni colpite e agli operatori umanitari che stanno ancora cercando di salvare vite umane. Esprimo inoltre le mie condoglianze al capo della delegazione turca al Congresso.

Chiedo alle autorità locali e regionali di altri Stati membri del Consiglio d’Europa di fornire possibile assistenza alle loro controparti turche in questo momento difficile, per aiutarle a ricostruire le loro comunità colpite dal disastro”.
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Gli sforzi dell’Unione europea per ridurre la sua dipendenza dalla Russia per l’energia saranno messi in risalto nella riunione del Comitato europeo delle regioni (CdR) dell’8-9 febbraio, con una risoluzione incentrata sulle sfide che devono affrontare le città e le regioni dell’UE.

La sostenibilità e il lavoro delle città e delle regioni europee verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite saranno al centro delle discussioni con Amina J. Mohammed, vicesegretario generale delle Nazioni Unite e presidente del gruppo per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

I dati suggeriscono il rischio che l’UE e altre parti del mondo non raggiungano gli obiettivi entro il 2030, ma molti enti locali e regionali dell’UE hanno integrato gli OSS nelle loro politiche e stanno lavorando attraverso un’ampia gamma di strumenti per accelerare i progressi verso gli SDG.

Margrethe Vestager, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea per un’Europa pronta per l’era digitale, discuterà ampiamente dell’agenda digitale dell’UE da una prospettiva locale e regionale. I membri del CdR condivideranno il loro punto di vista sulle questioni digitali da un punto di vista locale e regionale ed evidenzieranno le preoccupazioni e le questioni relative all’attuazione dell’agenda digitale dell’UE a livello subnazionale.

Segui la plenaria sul sito web del CdR
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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C47 del 7 febbraio pubblica la Risoluzione del Parlamento europeo sulla povertà femminile in Europa.

Il Parlamento europeo rileva tra l’altro che si registra una concentrazione sproporzionata e spesso non volontaria di donne nel lavoro precario, che comprende un numero elevato di contratti di lavoro a tempo parziale e scarsamente retribuito, a tempo determinato e a zero ore; esorta gli Stati membri ad attuare le raccomandazioni dell’Organizzazione internazionale del lavoro destinate a ridurre la portata del lavoro precario che includono, ad esempio, la limitazione dei casi in cui poter impiegare contratti precari e la riduzione del periodo in cui i lavoratori possono essere assunti con tali contratti.

L’Assemblea di Strasburgo invita gli Stati membri ad adottare politiche attive ed efficaci per prevenire e combattere le molestie sul luogo di lavoro, comprese quelle di natura sessuale e psicologica; invita la Commissione e gli Stati membri a garantire adeguati meccanismi di finanziamento per programmi e azioni volti a combattere le molestie sul luogo di lavoro, compresi meccanismi che aiutino le donne a denunciare i casi di molestie; invita gli Stati membri e l’UE a ratificare la convenzione n. 190 dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro.

Il Parlamento europeo sottolinea l’importanza di aumentare la consapevolezza circa le conseguenze delle scelte delle donne sul mercato del lavoro e l’importanza della loro indipendenza economica per proteggerle dalla povertà e dall’esclusione sociale.

LA RISOLUZIONE COMPLETA IN ITALIANO (PDF)
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Quest’anno l’UE ha stanziato 181,5 milioni di euro per gli aiuti umanitari nell’Africa occidentale e centrale, poiché questa regione continua ad affrontare crisi prolungate causate da conflitti e aggravate da altri fattori come il cambiamento climatico e l’impennata globale dei prezzi alimentari.

Sono stati annunciati nuovi stanziamenti per Burkina Faso (25,5 milioni di euro), Mali (26 milioni di euro), Mauritania (6,5 milioni di euro) e Repubblica centrafricana (20,5 milioni di euro), insieme a uno stanziamento regionale di 500.000 euro. i finanziamenti dell’UE già promessi per la Nigeria (34 milioni di euro), il Niger (25 milioni di euro), il Ciad (26,5 milioni di euro) e il Camerun (17 milioni di euro) il mese scorso, durante la conferenza ad alto livello sulla regione del lago Ciad tenutasi a Niamey.
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Al via il Trivia Quiz 2023, il torneo interscolastico online sull’Europa giunto alla sua nona edizione e dedicato ai temi fondamentali della cittadinanza europea. Lo rende noto il sito del Dipartimento per le politiche europee.

Dal 7 febbraio 2023 al 9 maggio 2023, gli studenti delle classi iscritte alla piattaforma didattica Europa=Noi possono partecipare alla sfida online e misurare la propria abilità nella conoscenza dell’Europa.

Oltre 350 domande sulla storia e le istituzioni dell’UE, i Trattati, i diritti, i doveri, le opportunità per i cittadini e altri temi fondamentali dell’educazione alla cittadinanza europea. E quest’anno, una attenzione particolare al Mercato unico di cui nel 2023 ricorrono i 30 anni.

Il Trivia Quiz è aperto a studenti e studentesse della scuola primaria e secondaria. Insieme ai loro docenti, dovranno rispondere correttamente, nel più breve tempo possibile, al maggior numero di domande.

Risulteranno vincitrici del torneo le tre classi della scuola primaria, quelle della secondaria di I grado e quelle della secondaria di II grado, che avranno ottenuto il punteggio migliore.

Il Trivia Quiz è uno dei prodotti offerti dalla piattaforma digitale “Europa=Noi”, promossa dal Dipartimento per le Politiche Europee e diventata ormai un punto di riferimento in tema di educazione alla cittadinanza, con risorse e strumenti multimediali per approfondire la storia, i valori e i programmi europei, con particolare attenzione ai diritti e doveri connessi alla cittadinanza e ai trattati.

I docenti possono accedere alla piattaforma tramite una semplice registrazione.
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L’accattonaggio tra i bambini rom, diminuito in numerosi paesi d’Europa all’inizio del decennio, torna a essere più visibile ed è accompagnato da un aumento di discorsi e atteggiamenti anti-Rom e anti-Viaggianti in molti Stati membri, secondo un rapporto del Comitato di esperti del Consiglio d’Europa sulle questioni relative a Rom e Viaggianti.

Gli esperti ritengono tuttavia che le misure socioeconomiche di lotta contro le cause principali dell’accattonaggio e il miglioramento delle condizioni di vita nelle comunità rom dovrebbero avere la priorità rispetto a misure giudiziarie come la criminalizzazione dell’accattonaggio.

Il rapporto indica che, sebbene sia difficile produrre statistiche, la ricerca mostra che l’accattonaggio non ha generalmente motivazioni criminali ma deriva piuttosto da una povertà estrema. I bambini rom potrebbero essere incitati a mendicare dai familiari o da terze parti per ripagare i debiti. La pandemia da COVID-19 ha esacerbato ulteriormente la situazione economica delle comunità rom in tutta Europa.

Il rapporto identifica delle risposte efficaci al problema in alcuni paesi europei. Tali risposte vanno dalle linee di assistenza telefonica nazionali per i minori in pericolo fino a workshop organizzati per migliorare l’impiegabilità e le competenze dei Rom. Il rapporto raccomanda diverse azioni, tra cui:

Sostenere le famiglie rom con programmi socioeconomici, come la mediazione scolastica e sussidi mensili per garantire che i minori vadano a scuola;

Migliorare la protezione dei minori coinvolti, incluso l’accesso all’assistenza legale. Si dovrebbe ricorrere all’allontanamento del bambino dalla sua famiglia sono come ultima soluzione;

Agevolare la partecipazione di esperti di protezione dei minori, mediatori rom e interpreti nei procedimenti.

Gli esperti hanno concluso che, per essere efficaci, le misure volte a eliminare l’accattonaggio dei bambini in Europa devono seguire un approccio differenziato. Ad esempio, il miglioramento delle condizioni di vita e l’accesso alla scuola materna consentono di ridurre questo fenomeno. Con un miglioramento dei livelli di istruzione e dell’accesso all’impiego e ai servizi sociali e sanitari, un numero superiore di Rom può uscire dalla povertà estrema. Questo, a lungo termine, sarà più efficace del semplice ricorso alla criminalizzazione dell’accattonaggio dei minori.

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