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Per facilitare il compito degli Stati membri, la Commissione europea ha elaborato una guida sulle Norme sulla comunicazione e la visibilità. Programmi di finanziamento dell’Unione europea 2021-2027 [.pdf – 885 kB], destinata appunto ai beneficiari dei finanziamenti UE e agli altri soggetti che divulgano i programmi europei. Lo rende noto il sito del Dipartimento per le Politiche Europee.

Dopo una sezione che risponde a domande generali, il testo analizza ciascuno dei requisiti istituzionali che la Commissione europea ha organizzato in dieci punti a fini di presentazione.

Il documento anticipa le principali questioni che interessano gli Stati membri e include le risposte alle domande presentate delle delegazioni al “Gruppo Informazione” del Consiglio UE, al quale il Dipartimento per le politiche europee partecipa per conto dell’Italia. In funzione della necessità di ulteriori orientamenti, nell’ambito del “Gruppo Informazione” sono previsti aggiornamenti periodici.
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Nel 2021, in tutta l’ Unione eeuropea, i giovani hanno lasciato la famiglia dei genitori in media all’età di 26,5 anni. Tuttavia, questa media varia tra i diversi Stati membri dell’UE.

Lo rende noto il sito di Eurostat, l’ufficio statistiche dell’Unione europea.

Le età medie più anziane, tutte a 30 anni o più, sono state registrate in Portogallo (33,6 anni), Croazia (33,3 anni), Slovacchia (30,9 anni), Grecia (30,7 anni) e Bulgaria (30,3 anni). Al contrario, Svezia (19,0 anni), Finlandia (21,2 anni), Danimarca (21,3 anni) ed Estonia (22,7 anni) hanno registrato l’età media più bassa, tutte sotto i 23 anni.

Nella maggior parte dei paesi del nord e dell’ovest, i giovani lasciavano la casa dei genitori in media tra i vent’anni, mentre nei paesi del sud e dell’est l’età media era tra la fine dei venti e l’inizio dei trenta.

Gli uomini hanno lasciato la casa dei genitori più tardi delle donne. Nell’Unione europea, in media, i maschi hanno lasciato la famiglia dei genitori all’età di 27,4 anni e le femmine a 25,5 anni nel 2021. Questa tendenza è stata osservata in tutti i paesi, ovvero le giovani donne hanno lasciato la casa dei genitori famiglia in media prima dei giovani uomini.

Gli uomini hanno lasciato la casa dei genitori, in media, dopo i 30 anni in 11 paesi dell’UE (Croazia, Portogallo, Slovacchia, Bulgaria, Grecia, Slovenia, Italia, Malta, Spagna, Romania e Polonia), mentre è il caso delle donne solo 2 paesi (Portogallo e Croazia).

Il divario di genere più ampio è stato riscontrato in Romania, dove i giovani maschi sono partiti a 30,3 anni e le femmine a 25,6 anni (divario di genere di 4,7 anni), seguita dalla Bulgaria (divario di 3,5 anni), con i maschi che si sono trasferiti a 32,0 anni e le femmine a 28,5 anni. Al contrario, Svezia, Danimarca e Irlanda hanno registrato i divari più ridotti tra i giovani maschi e le femmine che lasciano la casa dei genitori: rispettivamente 0,4, 0,5 e 0,9 anni.

Il divario di genere è stato più pronunciato nei paesi in cui i giovani hanno lasciato la casa dei genitori più tardi e meno evidente nei paesi in cui sono partiti prima.

Per maggiori informazioni:

Articolo Eurostat sull’età dei giovani che lasciano la famiglia dei genitori

Sezione Eurostat dedicata ai giovani

Banca dati Eurostat sui giovani

Strumento Eurostat i visualizzazione sui giovani europei
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Le zone di conflitto in Europa sono territori dove “la politica, come pure le armi, impediscono ai cittadini di godere dei loro diritti”, ha sottolineato il Vice Segretario generale del Consiglio d’Europa nel suo discorso di apertura della conferenza “Illuminare le zone d’ombra: effettiva applicazione della CEDU nei territori europei contesi”, che si è svolta a Galway. Scopo della conferenza era migliorare l’efficacia della Convenzione europea dei diritti dell’uomo nei territori europei in cui i meccanismi del Consiglio d’Europa non possono operare liberamente e effettivamente a causa di conflitti politici o militari irrisolti.

“Dobbiamo cominciare ad anteporre i diritti dei cittadini alle questioni politiche e ai conflitti, come lo ha sempre sostenuto la Convenzione, e vigilare affinché tali diritti siano effettivi per le popolazioni che vivono in questi territori”, ha sottolineato.

Il Vice Segretario generale ha ugualmente insistito sull’importanza “di non accettare mai compromessi sul fatto che la Convenzione europea dei diritti dell’uomo debba rimanere il punto di riferimento fondamentale in materia di protezione dei diritti umani in Europa, nell’insieme dei nostri Stati membri, senza alcuna eccezione”.

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