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nella foto, da sinistra Andreas Kiefer e Othmas Karas


“L’autogoverno locale e regionale con istituzioni democratiche elette e una forte società civile sono alla base di una società pluralistica, basata sulla democrazia, sui diritti umani e sullo stato di diritto. Il Consiglio d’Europa e l’Unione Europea condividono questi valori e cooperano a diversi livelli”, hanno confermato Othmas Karas, primo vicepresidente del Parlamento europeo, e Andreas Kiefer, segretario generale del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa durante un recente incontro a Strasburgo. Lo rende noto il sito del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa

“Ascoltare con attenzione i cittadini e dare loro una reale titolarità è sempre il miglior modo possibile di fare politica. Le radici della democrazia europea sono nelle nostre regioni e nei nostri comuni. Siamo pronti a sostenere iniziative democratiche a livello regionale e locale. Possono fornire un contributo molto prezioso per il nostro lavoro in seno al Parlamento europeo, che è la Camera del popolo eletta direttamente nell’Unione europea. Mi impegno a posizionare il Parlamento europeo come la voce dei bisogni e delle preoccupazioni dei cittadini europei e attendo con gioia una proficua cooperazione”, ha affermato Karas.

Andreas Kiefer ha accolto con favore l’adozione della risoluzione del Parlamento europeo sulla relazione annuale 2021 sui diritti umani e la democrazia nel mondo e la politica dell’Unione europea in materia, che “invita la Commissione ad aumentare i meccanismi di riassegnazione nell’ambito dei programmi di sostegno alla democrazia dell’UE al fine di rafforzare gli approcci dal basso verso l’alto al sostegno della democrazia e garantire che anche iniziative più piccole a livello regionale o locale possano beneficiare del sostegno dell’UE”. Ciò ha mostrato la profonda comprensione del Parlamento europeo per il sostegno alla democrazia di base, a cui il Congresso contribuisce con attività di cooperazione cofinanziate dall’UE sul campo, attualmente nel programma South-Med IV e in precedenza anche negli Stati membri del Consiglio d’Europa. Il Segretario generale del Congresso ha espresso la speranza che questa risoluzione del PE contribuisca a un maggiore sostegno dell’UE alle iniziative di democrazia locale e regionale nei futuri cicli di programma.

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Che progressi sono stati fatti nella lotta al cambiamento climatico e cosa ci raccontano i dati e le statistiche a riguardo?

Sul sito del Parlamento europeo sono pubblicate statistiche e infografiche a riguardo.

Gli obiettivi climatici UE per il 2020

Gli obiettivi che l’Unione europea si era prefissata per il 2020, erano stati stabiliti nel pacchetto sul clima e l’energia adottato nel 2008. Uno di questi, riguardava la riduzione del 20% delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990.

Si stima che le emissioni dell’UE nel 2020 fossero inferiori del 31% rispetto al 1990, il che significa che l’obiettivo è stato superato di 11 punti percentuali. I dati registrati, in comparazione a quelli del 1990, fanno registrare una diminuzione di emissioni del 24% nel 2019. Tra il 2019 e il 2020 si è registrato un altro calo significativo delle emissioni di gas serra dell’UE, e questo in stretta correlazione con la pandemia di Covid-19.

Secondo le ultime proiezioni degli Stati membri, per il 2030 la riduzione delle emissioni arriverebbe solo al 41% circa. L’obiettivo per il 2030, stabilito nelle legge europea sul clima, sarebbe invece quello di ridurre le emissioni di almeno il 55% rispetto ai livelli del 1990.

Con il nuovo pacchetto normativo, noto come “Fit for 55”, si mira a raggiungere gli obiettivi del Green Deal europeo e a rendere l’Europa un continente a zero emissioni entro il 2050.
Ulteriori fatti e cifre sul cambiamento climatico in Europa

I progressi in campo energetico e industriale
Per poter raggiungere gli obiettivi prefissi per il 2020, l’UE sta intervenendo in vari settori.

Tra le misure adottate vi è il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE (ETS, dall’inglese Emission Trading Scheme). Questa misura riguarda le emissioni di gas serra generate dai grandi settori quali industria, energia e aviazione, responsabili da soli di circa il 40% delle emissioni totali di gas serra in Europa.

Nel periodo che va dal 2005 al 2020, le emissioni prodotte dalle centrali energetiche e dalle industrie soggette allo schema di scambio di quote di emissione dell’UE, sono diminuite del 40%, una cifra decisamente più elevata rispetto al 23% di riduzione prevista dall’obiettivo per il 2020.

Gli obiettivi nazionali: a che punto sono gli Stati membri
Gli stati membri hanno stabilito degli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni secondo gli obblighi previsti dalla Decisione sulla condivisione dello sforzo per ridurre le emissioni in altri settori, quali edilizia abitativa, agricoltura, rifiuti e trasporti, escluso il settore dell’aviazione. Nel 2020 le emissioni provenienti dai settori che rientrano nel campo di applicazione di questa direttiva sono state inferiori dell’14% rispetto al 2005, superando l’obiettivo del 10% stabilito per il 2020.

Questa riduzione è stata in gran parte dovuta ai miglioramenti nell’efficienza energetica e al passaggio a combustibili a minore intensità di carbonio. Le emissioni provenienti dai trasporti, invece, sono aumentate annualmente fino allo scoppio della pandemia di Covid-19.

Gli obiettivi nazionali di emissione per il 2020 variavano da una riduzione del 20% entro il 2020 (dai livelli del 2005) per i paesi più ricchi a un aumento del 20% per i paesi meno ricchi.

INFOGRAFICA: ANDAMENTO EMISSIONI GAS SERRA

INFOGRAFICA: LA DECISIONE SULLA CONDIVISIONE DEGLI SFORZI

Altre infografiche sul cambiamento climatico

Emissioni di gas serra nell’UE per paese e settore
Gli effetti del cambiamento climatico in Europa
Emissioni di CO2 delle auto
Emissioni di aerei e navi
La storia dei negoziati sul cambiamento climatico
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Sei un giovane politico locale o regionale?
Hai tempo fino all’8 aprile per inviare la tua candidatura e avere la possibilità di essere selezionati per partecipare al programma delle attività 2022 del Programma YEP e della Comunità YEP.

Cosa sono il programma YEP e la comunità YEP?
Il programma Young Elected Politicians (YEPs) è una rete di politici che non hanno più di 40 anni e detengono un mandato a livello regionale o locale nell’UE. Ad oggi, più di 500 giovani politici si sono uniti ad esso dalla sua creazione nel 2019.

Il programma YEP e la sua piattaforma online YEPCommunity.eu offrono l’opportunità, tra l’altro, di creare reti, scambiare migliori pratiche, ottenere informazioni sulla legislazione dell’UE e sulle opportunità di finanziamento dell’UE, contribuire ai lavori del Comitato delle Regioni.

Poiché il 2022 è l’Anno europeo della gioventù, quest’anno il programma YEP si concentrerà in particolare sulle questioni giovanili.

Gli YEP selezionati avranno accesso a:
YEPcommunity.eu, il luogo per lo scambio di informazioni ed esperienze con altri YEP e alumni YEP;
seminari, eventi e consulenze su invito;
opportunità di networking online con i membri della comunità YEP;
corsi di formazione su temi dell’UE.
Inoltre, gli YEP selezionati avranno l’opportunità di partecipare a varie attività di comunicazione relative al programma.
Per candidarsi, leggere attentamente il bando per il Programma YEP 2022 e compilare il modulo di domanda.​

IL MODULO DI CANDIDATURA

Per maggiori informazioni sul programma YEP e le sue attività passate, visita la pagina web dedicata a YEP o scarica la cartella stampa 2022 . Condividere:
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Sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C85 del 22 febbraio appare l’avviso della pubblicazione della Relazione speciale della Corte dei conti europea — Fondi di investimento: le azioni dell’UE non hanno ancora generato un vero mercato unico a vantaggio degli investitori.

​​I fondi di investimento, afferma la Corte dei conti, “svolgono un ruolo essenziale nell’Unione europea dei mercati dei capitali, aiutando gli investitori a distribuire in modo efficiente i capitali di cui dispongono”. La Corte ha valutato l’adeguatezza del quadro normativo, gli sforzi profusi dall’UE per creare una vigilanza omogenea ed efficace in tutti gli Stati membri nonché il lavoro da essa svolto in materia di tutela degli investitori e stabilità finanziaria.

La Corte ha constatato però che le azioni dell’UE hanno consentito di istituire un mercato unico per i fondi di investimento, ma non hanno ancora conseguito i risultati auspicati, in quanto le attività transfrontaliere autentiche e i benefici per gli investitori rimangono limitati. L’uniformità e l’efficacia della vigilanza dei fondi e della tutela degli investitori sono insufficienti. La Corte raccomanda quindi “una revisione del quadro giuridico, un lavoro di convergenza più efficace, una maggiore tutela degli investitori e una razionalizzazione del quadro di rendicontazione”.

LA RELAZIONE COMPLETA DELLA CORTE DEI CONTI (PDF) IN ITALIANO
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