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La Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C81 del 18 febbraio pubblica una risoluzione del Parlamento europeo sul tema: Il ruolo della cooperazione allo sviluppo e degli aiuti umanitari dell’UE nel far fronte alle ripercussioni della pandemia di COVID-19.

Il Parlamento pur compiacendosi della risposta globale dell’UE alla pandemia di COVID-19, che dimostra la sua ambizione di assumere un ruolo di guida e dar prova di solidarietà nei confronti di tutti i paesi partner, sottolinea, tuttavia, che gli attuali fondi sono essenzialmente riassegnati da altre linee di bilancio e che occorre far fronte alla sfida dell’anticipazione degli aiuti; chiede che i criteri di ripartizione per l’assegnazione siano aggiornati in funzione dell’impatto della pandemia nei paesi partner; chiede pertanto la mobilitazione di nuovi e flessibili fondi sostanziali per assistere i paesi in via di sviluppo in tutto il mondo nella lotta contro le conseguenze dirette e indirette della pandemia di COVID-19 e per affrontare le loro necessità critiche legate alla gestione della sanità e alla sorveglianza epidemiologica.

Nella risoluzione si invitano i donatori dell’UE a garantire che le organizzazioni locali della società civile e le organizzazioni non governative (ONG) internazionali che lavorano in prima linea ricevano finanziamenti nell’attuazione di programmi e progetti che affrontano la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze a livello di comunità, per raggiungere le persone lasciate più indietro; sottolinea che in assenza di risorse aggiuntive per la risposta e la ripresa dalla COVID-19, e con la maggior parte dei fondi destinati alle dotazioni geografiche, è fondamentale garantire una complementarità ottimale dei finanziamenti dell’UE.

Il documento esorta la Commissione a rispondere ai bisogni specifici dei rifugiati, dei migranti e degli sfollati interni, confermando il principio guida delle reti di sanità pubblica, che consiste nel non lasciare nessuno indietro, e a non impedire al personale umanitario in prima linea di avere contatti diretti con le persone alle quali presta soccorso; ribadisce con preoccupazione che i rifugiati, i migranti e gli sfollati interni sono tra le popolazioni più vulnerabili nel contesto della crisi sanitaria poiché devono spesso sostenere condizioni di vita più precarie e tendono a dover affrontare ostacoli nell’accesso ai servizi sanitari di base ancora maggiori rispetto alle popolazioni locali; sottolinea la necessità assoluta di garantire la parità di accesso alle cure per la COVID-19 e agli altri servizi sanitari e programmi che offrono una rete di protezione a tutte le persone colpite, a prescindere dalla nazionalità, dallo status giuridico, dalle origini, dal sesso, dall’orientamento sessuale, dall’identità di genere e da qualsiasi altra caratteristica.

Il Parlamento sottolinea l’importanza di assistere i paesi partner e di scambiare con loro le migliori pratiche (tra cui il consolidamento delle capacità delle rispettive amministrazioni locali e regionali), nonché di scambiare le migliori pratiche con le organizzazioni locali della società civile e di assisterle nell’individuazione delle vulnerabilità e nella creazione di meccanismi di prevenzione e risposta alle crisi, come pure nella protezione delle infrastrutture critiche.

Strasburgo, tra l’altro, chiede il rispetto dell’autonomia delle comunità locali e il loro coinvolgimento nelle azioni umanitarie e di sviluppo insieme alle organizzazioni locali della società civile, comprese le chiese, le organizzazioni religiose e altri rappresentanti locali.

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