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E appena uscita una nuova brochure di presentazione del CEMR: “Empowering Local and Regional Europe since 1951” .

La pubblicazione offre una panoramica del CEMR e del suo lavoro per conto dei comuni, delle contee e delle regioni d’Europa. Fa anche il punto su ciò che è stato realizzato dalla sua creazione nel 1951 e trae gli insegnamenti di decenni di lavoro.

Il documento, disponibile in inglese e francese, presenta numerosi grafici, una mappa e una cronologia storica.

“Se questa pubblicazione chiarisce una cosa” , spiega il presidente del CEMR Stefano Bonaccini,“è il ruolo cruciale del complesso mosaico europeo di comuni, contee e regioni in tanti aspetti della vita. Dietro le parole che emergono – servizi di base, cambiamento climatico, sviluppo internazionale, COVID – c’è una realtà umana, locale e regionale funzionari eletti e dipendenti pubblici, che lavorano ogni giorno per i loro cittadini in un ambito di aree sempre più ampio”.

In particolare, all’interno della pubblicazione:


Gli uomini e le donne, i sindaci eletti e i leader locali/regionali di tutta Europa, che costituiscono la nostra leadership;

L’appartenenza al CEMR e la diversificata organizzazione territoriale dei diversi paesi europei;

I valori democratici, l’organizzazione interna e il modo di lavorare del CEMR;

Il lavoro tematico del CEMR, i progetti e i partner sotto i titoli Persone, Luoghi, Pianeta e Partnership;

La ricca storia del CEMR dalla fondazione (1951): dal contributo del gemellaggio tra città e della costruzione dell’autonomia locale nell’Europa del dopoguerra al lavoro in espansione sullo sviluppo territoriale, l’uguaglianza di genere e l’ambiente;

Come rimanere in contatto con il CEMR attraverso i suoi numerosi canali di comunicazione su misura per un pubblico diversificato.

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Organizzato dalla Federazione Sicilia dell’AICCRE e dall’Assemblea Regionale Siciliana (ARS) si è svolto il 31 gennaio a Palazzo dei Normanni di Palermo il Convegno “Mezzogiorno federato per un’Europa federale”.

Dopo i saluti di Gianfranco Micciché, Presidente dell’ARS, i lavori sono stata introdotti da Andrea Piraino, ordinario i diritto costituzionale all’Università di Palermo.

Sono intervenuti: Salvo Andò, Ordinario di diritto pubblico presso l’Università di Enna “Kore”; Francesco Tufarelli, direttore del Dipartimento politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Giovanni La Via, Direttore generale dell’Università di Catania.



I lavori sono quindi proseguiti con gli interventi degli studenti che hanno partecipato al concorso “L’Europa è nelle tue mani”. Questa parte dell’evento è stata coordinata da Pietro Puccio, Sindaco di Capaci e Segretario della federazione siciliana dell’AICCRE.

Le conclusioni alla giornata sono state tratte da Nino D’Asero, Presidente della federazione siciliana dell’AICCRE.
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Come già segnalato, Manuela Bora, Consigliere regionale delle Marche (nella foto), è uno dei 12 delegati, organizzati dal Comitato delle Regioni (CdR), che rappresenteranno gli enti locali e regionali al gruppo di lavoro della Conferenza sul futuro dell’Europa, che si sono riuniti a Strasburgo il 21 e 22 gennaio in plenaria. Manuela Bora è di nomina AICCRE nel CEMR che ha rappresentanza al CdR.

“Bisogna imparare dagli errori, ha detto la Consigliera delle Marche: l’errore maggiore dell’Unione è stato quello di abbandonare la strada della sussidiarietà, perché le Regioni e le città sono i terminali dell’Unione, lo strumento operativo ma anche il punto di dialogo con i cittadini, le famiglie, le imprese. L’altro grande errore è stato l’aver minato il welfare. Dobbiamo ripartire dalla sussidiarietà, finanziare la ricerca, rilanciare il welfare, sostenere la competitività dei territori e della nostra economia”.

Sul tema del del cambiamento climatico Manuela Bora ha sottolineato che “Le regioni e le città mettono in atto il 70% delle misure di mitigazione del cambiamento climatico e il 90% delle politiche di adattamento. Per questo – ha sottolineato – non esiste Green deal senza i governi locali e regionali, che si trovano in una posizione privilegiata poiché lavorano direttamente con le persone e promuovono il cambiamento nei comportamenti dei cittadini verso la sostenibilità”.
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L’evoluzione della trasformazione digitale ha avuto come effetto inevitabile lo scatenamento di nuove minacce in termini di cibersicurezza. In particolare, i criminali informatici stanno sfruttando la pandemia di COVID-19, per prendere di mira le organizzazioni e le aziende che gestiscono sistemi di telelavoro.

Il Parlamento europeo ha recentemente stabilito la propria posizione con una nuova direttiva, che riflette il mutevole panorama delle minacce alla sicurezza informatica e introduce misure armonizzate in tutta l’Unione europea, anche in termini di protezione dei settori essenziali.

Come sottolineato dall’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza informatica (ENISA) tra l’aprile 2020 e il luglio 2021, i cinque settori più colpiti sono stati:
la pubblica amministrazione/governi (198 incidenti segnalati)
i fornitori di servizi digitali (152 incidenti)
il pubblico in generale (151 incidenti )
la sanità (143 incidenti)
il settore finanziario/bancario (97 incidenti)

Secondo l’ENISA, le principali tipologie di minaccia sono nove: Ransomware: gli aggressori crittografano i dati di un’organizzazione e richiedono il pagamento per ripristinare l’accesso.
Cryptojacking: quando i criminali informatici utilizzano segretamente la potenza di calcolo di una vittima per generare criptovaluta.
Minacce ai dati: violazioni/fughe di dati.
Malware: un software che attiva un processo che interessa un sistema.
Disinformazione: diffusione di informazioni ingannevoli.
Minacce non dannose: errori umani e configurazioni errate di un sistema.
Minacce alla disponibilità e all’integrità dei dati: attacchi che impediscono agli utenti di un sistema di accedere alle proprie informazioni.
Minacce legate alla posta elettronica: mira a manipolare gli esseri umani per farli cadere vittime di un attacco e-mail.
Minacce alla catena di approvvigionamento: attacchi (ad esempio, un fornitore di servizi) per ottenere l’accesso ai dati di un cliente.

Sempre secondo il rapporto ENISA, il 76% degli europei considera il rischio di diventare vittime di crimini informatici sempre più elevato.
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