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La Gazzetta ufficiale C15 del 12 gennaio pubblica la Risoluzione del Parlamento europeo sul tema sul tema «Invertire l’evoluzione demografica nelle regioni dell’Unione europea utilizzando gli strumenti della politica di coesione».

La Relazione tra l’altro sottolinea che le autorità locali, regionali e nazionali, le associazioni professionali e le ONG sono essenziali per individuare e valutare il fabbisogno specifico di investimenti nelle zone rurali e urbane ai fini della mobilità, dell’accessibilità territoriale e dei servizi di base e, pertanto, per sprigionare il potenziale delle zone interessate, comprese le tendenze economiche, sociali e demografiche; ritiene pertanto che debbano svolgere un ruolo decisivo in quanto partecipanti attivi nello sviluppo di strategie territoriali locali basate sulla comunità; sottolinea l’importanza di includere in tutti i pertinenti programmi dell’Unione, ove possibile, una risposta di bilancio specifica per invertire le tendenze demografiche, e di condurre valutazioni d’impatto delle politiche pubbliche sulla demografia; evidenzia che un approccio territoriale agli strumenti dell’Unione, quali lo sviluppo urbano sostenibile, le strategie di sviluppo locale di tipo partecipativo o gli investimenti territoriali integrati (ITI), potrebbero rivelarsi strumenti utili a cui ricorrere per mantenere e creare posti di lavoro, migliorare l’attrattiva delle regioni e aumentare l’accessibilità ai servizi a livello locale; riconosce le grandi potenzialità dell’economia circolare e della bioeconomia nel rivitalizzare queste zone e chiede assistenza tecnica personalizzata a sostegno degli enti locali e regionali nella progettazione e nell’attuazione di tali strategie, anche ricorrendo a metodi partecipativi che coinvolgano gli attori locali, le parti sociali e la società civile.

Il Parlamento ritiene che il turismo rurale sostenibile possa svolgere un ruolo molto importante nell’affrontare il fenomeno dello spopolamento e potenziare la creazione di posti di lavoro nonché la diversificazione economica e demografica delle zone rurali.

Inoltre, l’Assemblea di Strasburgo sottolinea che la politica di coesione dovrebbe contribuire a migliorare l’integrazione delle donne nella pianificazione delle politiche per lo sviluppo regionale e urbano, al fine di progettare città e comunità inclusive sotto il profilo del genere che funzionino per tutti.

La risoluzione evidenzia che occorrono strategie volte a invertire la migrazione della forza lavoro a livello regionale, nazionale e dell’UE; invita le autorità locali, regionali, nazionali e dell’UE a sviluppare politiche che rafforzino l’attrattiva delle loro regioni in termini di opportunità di lavoro e a contrastare la fuga dei cervelli nelle regioni di partenza attraverso la prevenzione, la mitigazione e risposte adeguate, utilizzando anche le risorse della politica di coesione.

La pandemia, continua il documento, ha messo in luce l’importanza della digitalizzazione in tutti i settori dell’economia, al fine di attenuare l’impatto del distanziamento sociale e delle restrizioni alla libertà di movimento, nonché per agevolare il monitoraggio sanitario o le visite online e offrire servizi di assistenza sanitaria nelle zone scarsamente popolate o nelle zone che affrontano sfide naturali o demografiche; ritiene opportuno avvalersi dalle opportunità offerte da tale evoluzione per creare nuovi posti di lavoro in zone caratterizzate dall’invecchiamento della popolazione.

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Nella Gazzetta ufficiale comunitaria del 12 gennaio è stata pubblicata una Risoluzione del Parlamento europeo sulla protezione dei diritti umani e la politica migratoria esterna dell’UE.

Nel documento si sottolinea tra l’altro l’obiettivo degli strumenti finanziari europei di sostenere i paesi terzi nello sviluppo del quadro istituzionale e delle capacità necessarie per gestire la migrazione in tutti i suoi aspetti, allineandosi nel contempo alle norme europee e internazionali;
il Parlamento sottolinea anche l’importanza di destinare una quota sostanziale dei futuri finanziamenti dell’UE nell’ambito della migrazione ai gruppi della società civile, non governativi e basati sulle comunità locali, nonché organizzazioni governative, intergovernative, regionali e locali attive nei paesi terzi per fornire assistenza e tutelare e monitorare i diritti dei migranti, sostenere le persone vittime di sfollamento forzato e le comunità che li ospitano; pone l’accento sull’importanza di garantire che una parte considerevole dei finanziamenti dell’UE sia stanziata a favore del miglioramento dei diritti umani, della protezione internazionale e delle prospettive future dei rifugiati; chiede che il sostegno finanziario dell’UE sia impiegato per creare soluzioni sostenibili in grado di far fronte alle sfide locali e regionali, in particolare quelle concernenti i processi democratici e lo Stato di diritto, lo sviluppo socioeconomico, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, le cause profonde della povertà, la disoccupazione giovanile nei paesi di origine, l’esclusione sociale, la parità di genere, i cambiamenti climatici, i conflitti, l’accesso ai servizi, nonché per promuovere i diritti dei rifugiati e migliorarne l’autonomia.

Strasburgo rileva il crescente ricorso, dal 2016, a una maggiore condizionalità tra la cooperazione allo sviluppo e la gestione della migrazione, compresi il rimpatrio e la riammissione; sottolinea che la cooperazione e il sostegno allo sviluppo dell’UE devono essere allineati con gli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche nel contesto delle azioni relative alle questioni di genere.

Tra i punti della Relazione segnaliamo la “preoccupazione per il numero crescente di minori non accompagnati che viaggiano attraverso percorsi migratori irregolari e per quanto concerne la mancanza di protezione nei loro confronti; sottolinea, in particolare, la mancanza di un monitoraggio e di segnalazioni efficaci da parte delle agenzie dell’UE e degli Stati membri riguardo alla protezione dei minori non accompagnati; invita l’UE a garantire che gli Stati membri e i paesi terzi riferiscano in merito ai meccanismi applicati per tutelare i diritti dei minori in conformità della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo”.

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