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La Corte dei conti europea ha informato sulla GUCE C402 del 5 ottobre scorso che è stata pubblicata la relazione speciale n. 21/2021 «Finanziamenti dell’UE per la biodiversità e la lotta contro i cambiamenti climatici nelle foreste dell’UE: risultati positivi ma limitati».

La Corte ha riscontrato che nei settori in cui l’UE è pienamente competente ad agire, la Commissione avrebbe potuto adottare misure più incisive per contribuire alla protezione delle foreste dell’UE. La Corte raccomanda alla Commissione di migliorare questo contributo, rafforzare la lotta contro il disboscamento illegale e concentrare maggiormente sulla biodiversità e sulla lotta ai cambiamenti climatici le misure forestali adottate nell’ambito dello sviluppo rurale.

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La Commissione ha concesso 2 miliardi di euro ad alcuni Paesi, tra i quali l’ Italia, a seguito della modifica di due Fondi europei di sviluppo regionale, un Fondo sociale europeo (FSE) e un Fondo di aiuti europei agli indigenti (PO) nell’ambito dei programmi operativi per la ripresa Assistenza per la coesione dei territori in Europa (REACT-EU).

In Italia il PO nazionale “Governance e capacità istituzionale” riceverà complessivamente 1,2 miliardi di euro. Di questa somma, 761 milioni di euro andranno all’acquisto di 68 milioni di dosi di vaccini contro il coronavirus. 

Nelle regioni meridionali, le autorità utilizzeranno 374 milioni di euro per assumere nuovi operatori sanitari pubblici
e coprire i costi delle ore extra lavorate dai lavoratori attualmente inseriti nel sistema. 108 milioni di euro contribuiranno a rafforzare la capacità amministrativa delle autorità nazionali e regionali, anche nel sistema sanitario. REACT-EU fa parte di  NextGenerationEU e fornisce 50,6 miliardi di euro di finanziamenti aggiuntivi (a prezzi correnti) nel corso del 2021 e 2022 ai programmi della politica di coesione.
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Con il progetto IncluCities, al quale partecipano AICCRE ed il Comune di Capaci, otto città europee e associazioni dei governi locali stanno unendo le loro forze per migliorare l’integrazione dei migranti. L’iniziativa, gestita dal CEMR, mette in coppia una città esperta con un’altra meno esperta per imparare a trovare e diffondere soluzioni locali sostenibili.

Negli ultimi anni, gli arrivi di migranti e rifugiati hanno spesso causato atteggiamenti pubblici negativi, stereotipi e idee sbagliate. Mentre ci sono difficoltà in alcune aree, la realtà è che ci sono migliaia di buoni esempi e pratiche provenienti da città e paesi.



Mentre molte città sono riuscite a trovare soluzioni sostenibili per l’integrazione dei migranti, altre, soprattutto le piccole e medie, spesso non dispongono delle risorse umane e finanziarie, delle conoscenze e dell’esperienza necessarie.

Per colmare questa lacuna è stato dato vita al progetto IncluCities, concepito per condividere conoscenze, esperienze e buone pratiche tra le città in un processo di mentoring. A tal fine è stata creata una rete di otto città con diversi gradi di esperienza in materia di migrazione e le corrispondenti associazioni di governo locale.

Le città partecipanti, accompagnate dalle rispettive associazioni, sono “accoppiate” in gruppi di due, in cui una città funge da mentore e l’altra da mentee. Mechelen, ad esempio, sarà in coppia con il comune siciliano di Capaci.



“Abbiamo aderito con entusiasmo al Progetto perchè punta alla trasformazione delle città in luoghi di accoglienza e inclusione, capaci di offrire pari opportunità a tutti”, aveva commentato Carla Rey, Segretario generale dell’AICCRE, in occasione del lancio del progetto

“La partecipazione al Progetto rappresenta per il Comune di Capaci l’occasione per creare un territorio del dialogo multiculturale, spostando il focus dall’accoglienza, vista come gestione dell’emergenza, alla strutturazione di veri e validi processi di inclusione degli immigrati stabilizzatisi nel nostro paese”, aveva dichiarato Pietro Puccio, Sindaco di Capaci, che è anche portavoce CEMR sul tema migrazione.

Il TG dell’emittente televisiva siciliana VIDEOSICILIA il 5 ottobre ha mandato in onda un servizio su IncluCities e sull’impegno di AICCRE e del Comune di Capaci con interviste al Sindaco Pietro Puccio, all’assessore alle politiche sociali Rita Di Maggio e alla Consigliera comunale Fiorenza Giambona.
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Proprio in questi giorni, si è conclusa la seconda visita di studio del progetto “IncluCities”, la prima in presenza a Capaci. Sono state due giornate di scambio intense, in cui i nostri soci hanno potuto conoscere il contesto locale di Capaci e ed approfondire il progetto “Buddy”, che è attuato sotto lo slogan “Tutti Capaci”.

Grazie all’unione dell’esperienza della città di Mechelen e del contributo delle numerose realtà locali che hanno deciso di mettersi in gioco (scuole e associazioni del territorio) si potrà costruire una visione di città per tutti.



I comuni partecipanti collaboreranno strettamente in ogni fase del progetto. Le città organizzeranno visite di studio per identificare dove la politica di integrazione può essere migliorata e co-progetteranno piani d’azione per migliorare le loro prestazioni. Inoltre, in un secondo momento saranno organizzate accademie di formazione aperte ad altre città e associazioni di governo locale, in modo da diffondere le lezioni apprese e rafforzare la loro capacità di integrazione dei migranti.

IncluCities mira non solo a diffondere pratiche locali di successo tra le città, ma anche a contribuire allo sviluppo di migliori politiche comunitarie in materia di migrazione che riflettano meglio le esigenze e le realtà locali. Le associazioni dei governi locali e regionali svolgeranno un ruolo fondamentale, sia diffondendo le buone pratiche al resto della loro rete, sia interfacciandosi con i governi nazionali e le istituzioni dell’UE per alimentare la definizione delle politiche e la diffusione delle buone pratiche.

Città e associazioni partecipanti:

La città di Livadia e l’Unione Centrale dei Comuni della Grecia (KEDE)
Saint-Jean-de-la-Ruelle e l’Associazione francese del CCRE (AFCCRE)
Partinico e l’AICCRE
Fuenlabrada e la Federazione spagnola dei comuni e delle province (FEMP)
Bruxelles e Schaerbeek, insieme all’Associazione delle Città e dei Comuni della Regione Bruxelles-Capitale (BRULOCALIS)
Mechelen e l’Associazione delle città e dei comuni fiamminghi (VVSG)
La città di Jelgava con l’Associazione lettone dei governi locali e regionali (LPS)

IncluCities è un progetto triennale guidato dal CEMR e finanziato dal Fondo per l’asilo, la migrazione e l’integrazione (AMIF) dell’Unione Europea.

Summary of IncluCities Project

IncluCities: Identity guidelines
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La complessità dell’European green deal, con le sue implicazioni economiche e sociali, la varietà degli strumenti in campo, la necessità di coinvolgere tutte le parti interessate, forme di opposizione e resistenza da parte dei movimenti populisti, la questione aperta degli strumenti di policy più indicati per conseguire l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050, il ruolo di leadership dell’UE in materia di politiche ambientali. Vi proponiamo l’interessante articolo di “Affari Internazionali”, con i relativi approfondimenti.

Puntare a essere il primo continente a impatto climatico zero”: è questo l’ambizioso obiettivo che la Commissione europea si è posta nel 2019 lanciando lo European Green Deal. Per andare oltre le dichiarazioni d’intenti, è però indispensabile mettere in atto un insieme di politiche coerenti, che consentano di affrontare la sfida della sostenibilità su un orizzonte di lungo termine e nelle sue varie articolazioni: non solo ambientali, ma anche economiche e sociali. Come sottolineato dalla stessa Commissione, la transizione verso un’economia a impatto zero deve essere anche una “transizione giusta”.

Il nuovo fascicolo di “The International Spectator” raccoglie una serie di analisi e contributi sulla transizione sostenibile e il ruolo del Green Deal Ue Gestire una trasformazione di questo genere non può prescindere da analisi attente e dettagliate, per valutare l’impatto di quello che è stato fatto e individuare possibili direttrici di intervento future. La complessità delle dimensioni di intervento interessate impone l’utilizzo di una varietà di strumenti: non solo quelli delle scienze pure, ma anche quelli propri delle scienze sociali. È in questa direzione che si muove l’ultimo fascicolo (3/2021) di The International Spectator, dedicato a Europe’s Transition to Sustainability: Actors, Approaches and Policies, curato da Rosa Fernandez, Jonas J. Schoenefeld, Thomas Hoerber e Sebastian Oberthür.

Coinvolgere tutti
Un primo aspetto che emerge con forza è l’importanza di coinvolgere proattivamente tutte le parti interessate (gli “stakeholder”), per evitare di innescare meccanismi di esclusione ed evitare ogni forma di deficit democratico. Da questo punto di vista, un caso interessante è quello delle cosiddette “comunità energetiche”: gruppi di cittadini che si associano per dar vita a iniziative nell’ambito delle energie rinnovabili.

Si tratta di un esempio importante di partecipazione dal basso alla transizione energetica ma che, come sottolinea Rosa Fernandez, non è ancora stato adeguatamente integrato nei quadri regolamentari e di governance energetica dei vari Paesi europei. Su un altro fronte, l’importanza di meccanismi di partecipazione adeguata è evidenziata anche dal caso della decarbonizzazione dei trasporti: se il dibattito è stato a lungo indirizzato dal settore automotive verso una prospettiva incentrata sulla riduzione delle emissioni, negli ultimi anni nuovi attori hanno spinto verso un cambio di paradigma, incardinato sullo sviluppo di nuove infrastrutture per carburanti alternativi.

Di fronte alla transizione incipiente, non sono mancate tuttavia forme di opposizione e resistenza, specie da parte dei movimenti populisti: un caso emblematico è quello dei gilets jaunes, studiato da Thomas Hoerber, Christina Kurze e Joel Kuenzer. Le prese di posizione dei populisti europei verso la questione climatica sono però più complesse rispetto a un puro negazionismo: sembra emergere invece un intreccio tra nazionalismo e ambientalismo conservatore che può essere riassunto nella formula dell’ “ego-ecologia”.

Riforme green, ma zoppe
Quanto queste resistenze politiche possano impattare sulle scelte istituzionali, specie a livello di singoli Stati membri, è ben messo in luce dallo studio di Matus Misik sul modo in cui i paesi dell’Europa centro-orientale si sono rapportati agli obiettivi dell’Unione in materia di energie rinnovabili. Il quadro risulta tutt’altro che univoco, con alcuni Paesi pronti a porsi obiettivi particolarmente ambiziosi e altri che si mantengono ben al di sotto delle raccomandazioni della Commissione.

Quali siano gli strumenti di policy più indicati per conseguire l’obiettivo delle emissioni zero entro il 2050 resta in ogni caso una questione aperta, alla luce dell’analisi proposta da Jonas Schoenefeld, Kai Schulze, Mikael Hildén e Andrew Jordan dei mix di politiche introdotte a livello nazionale dagli stati membri nell’ultimo decennio. Ne emerge che il numero di politiche adottate è cresciuto nel tempo, ma contemporaneamente è diminuito l’ammontare di riduzione delle emissioni previsto in media per ogni singola policy. Per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero, è quindi indispensabile individuare con urgenza politiche più efficaci.

Salvare le foreste
La capacità dell’Unione di raccogliere questa sfida sarà cruciale per mantenere quella leadership in materia di politiche ambientali che le è attualmente riconosciuta a livello globale, come ben evidenzia la ricerca di Frauke Ohler e Tom Delreux sulla percezione di stati e organizzazioni regionali nei processi di negoziazione in questo ambito.

Da questo punto di vista, il ruolo dell’Unione dovrà necessariamente estendersi al di fuori dei confini degli stati membri. Un esempio importante è quello delle importazioni di legname, regolate dalla European Union Timber Regulation, volta a prevenire l’importazione e l’utilizzo da parte di aziende europee di legname tagliato illegalmente: come evidenziano Simona Davidescu e Aron Buzogany, l’applicazione di queste norme in Romania e Ucraina si è scontrata con forti resistenze da parte dell’industria del legname, ma ha anche beneficiato della crescente mobilitazione di attivisti e Ong capaci di mettere a nudo corruzione e illegalità.

In una prospettiva globale, resta aperto il tema di come garantire una “transizione giusta” anche al di fuori dei confini europei, tenendo conto anche delle iniquità in materia di scambi ambientali che si sono sedimentate nel corso dei decenni tra l’Europa e paesi terzi: secondo Gabriel Weber e Ignazio Cabras, un caso emblematico è quello della Colombia, da cui a lungo sono stati esportati quantitativi ingenti di carbone verso paesi dell’Unione Europea, senza compensare adeguatamente i danni sociali e ambientali che la produzione in loco ha generato nel tempo.
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Un’occasione per mostrate solidarietà ai colleghi polacchi: il CEMR invita ad aderire l’11 ottobre all’Associazione delle città polacche per una cerimonia di firma collettiva per dieci città polacche che si impegnano a promuovere l’uguaglianza di genere e la non discriminazione aderendo alla Carta europea per l’uguaglianza delle donne e Uomini nella vita locale

Informazioni e registrazioni all’evento.  
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