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La Commissione europea ha pubblicato la seconda relazione sullo Stato di diritto nell’UE, comprendente una comunicazione che esamina la situazione nell’UE nel suo complesso e specifici capitoli per paese su ciascuno Stato membro. La relazione 2021 prende in esame i nuovi sviluppi intervenuti dallo scorso settembre, approfondendo la valutazione delle questioni individuate nella relazione precedente e tenendo conto dell’impatto della pandemia di COVID-19. Nel complesso la relazione evidenzia numerosi sviluppi positivi negli Stati membri, anche nei casi in cui si stanno affrontando le difficoltà individuate nella relazione 2020. Permangono tuttavia preoccupazioni che, in alcuni Stati membri, sono aumentate e riguardano, ad esempio, l’indipendenza della magistratura e la situazione dei media. La relazione sottolinea inoltre la forte resilienza dei sistemi nazionali durante la pandemia di COVID-19. Quest’ultima ha anche dimostrato quanto sia importante essere in grado di mantenere un sistema di bilanciamento dei poteri che preservi lo Stato di diritto.

Per quanto riguarda il nostro Paese, “Il sistema giudiziario italiano continua a subire una serie di riforme volte a migliorare la sua qualità ed efficienza, compresi i progetti di legge per snellire le procedure civili e penali, che sono ancora in discussione in Parlamento. La digitalizzazione del sistema giudiziario continua ad essere sviluppata e le risorse umane sono state aumentate con l’intenzione di espanderle ulteriormente. Queste misure sono particolarmente importanti per affrontare le gravi sfide legate all’efficienza del efficienza del sistema giudiziario, compresi gli arretrati e la lunghezza dei procedimenti. Il progetto di legge riguardante il Consiglio superiore della magistratura e altri aspetti del sistema giudiziario, che mira a rafforzare l’indipendenza giudiziaria, è ancora in discussione in Parlamento. Questo progetto di legge intende in particolare modificare le modalità di elezione dei membri del Consiglio. È importante che queste riforme tengano conto delle raccomandazioni del Consiglio d’Europa”.


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L’alluvione che si è abbattuta in Belgio e soprattutto in Germania ha provocato danni ingenti sotto molti punti di vista: perdite economiche, emergenza sanitaria, gestione di rifiuti. Nella società tedesca sono tante le polemiche e gli interrogativi che riguardano e mettono in discussione il futuro stesso. L’alluvione, dovuta ai cambiamenti climatici, era stata annunciata, eppure non sono stati fatti i passi necessari per arginarla. Colpa anche di una cittadinanza ancora non sensibilizzata a sufficienza sui danni provocati dai cambiamenti del clima. I vari studi invece sottolineano la gravità della situazione e le conseguenze per il futuro. Il dramma degli enti locali, che sono quelli che subiscono maggiormente i danni. L’impegno dell’AICCRE e del CEMR per sensibilizzare e dotare i territori di maggiore capacità gestionale e politica.



Una settimana dopo l’ “inondazione dell’orrore” , come è stata definita in Germania, nel Nord Reno-Westfalia e nella Renania-Palatinato, divampano sui giornali tedeschi più autorevoli sia i dibattiti sui cambiamenti climatici che le polemiche che stanno scuotendo la classe politica tedesca, legate ad alcune domande centrali: chi ha fallito? chi avrebbe dovuto avvertire le vittime dell’alluvione? La situazione in Germania è drammatica, soprattutto per le conseguenze che l’alluvione ha comportato: a causa delle carcasse e dei cadaveri di animali in decomposizione e dell’aumento delle temperature, il rischio di infezione è in aumento. C’è il rischio di epidemie e infestazioni di parassiti.



Vi è grande ansia sull’ondata di virus che potrebbe seguire l’alluvione: cresce la preoccupazione per l’aumento dei casi di Covid nelle regioni colpite. Soprattutto i rifugi di emergenza completi sono problematici. “Al momento, molte persone si stanno riunendo in uno spazio molto piccolo per affrontare insieme la crisi. Ora dobbiamo stare attenti che affrontare il disastro non si trasformi in un evento super-diffusore”, ha affermato ai giornali David Freichel dello staff di comunicazione della Cancelleria di Stato della Renania-Palatinato.
Inoltre, c’è una mancanza di farmaci e le scorte di sangue scarseggiano. A causa delle grandi quantità di rifiuti generati durante i lavori di bonifica, le capacità di alcuni impianti di incenerimento dei rifiuti non sono più sufficienti.
Il ministro degli Interni del Nord Reno-Westfalia Herbert Reul ha affermato che “tutti sapevano che sarebbe successo qualcosa”. Gli avvertimenti sono stati “trasmessi alle autorità competenti”. Reul, scrive il “Bild”, non è ancora in grado di spiegare in modo definitivo perché migliaia di persone sul posto non siano state informate in tempo utile o evacuate.

Insomma, la tragedia che ha colpito Germania e Belgio, legata ai cambiamenti climatici, ha colpito molti settori della vita dei cittadini e sembra aver tolto certezze all’intera società tedesca.

“La Germania è ancora aggrappata alla sua fantasia di sicurezza anche se non ha più alcun legame con la realtà. Sebbene il paese sia stato colpito da una rapida successione di tempeste e pestilenze bibliche – siccità, inondazioni e pestilenze – il mondo per i tedeschi, fino a poco tempo fa, si sentiva sicuro e sano come negli anni ’90. Il cambiamento climatico era onnipresente nel dibattito, ma non sembrava un pericolo alle nostre latitudini settentrionali” scrive in un editoriale in prima pagina l’ Editoriale di Christiane Hoffmann su “Der Spiegel” . “La scorsa settimana ha dimostrato che non si tratta solo di fermare il cambiamento climatico nei prossimi 10-20 anni, ma di iniziare ora ad adattarsi ai nuovi eventi meteorologici estremi. E forse dovremmo anche cambiare i nostri atteggiamenti. Potremmo ancora avere un’assicurazione, ma non sempre può proteggerci: dovremo anche diventare più resilienti”.

Eppure, purtroppo, i due Paesi del nord-Europa sono solo le ultime vittime di una lunga catena di inondazioni che sta colpendo l’intero pianeta. Gli eventi meteo estremi stanno diventando sempre più frequenti, intensi e costosi, e stanno mettendo sempre più a rischio la popolazione mondiale. Complessivamente a livello globale le calamità naturali hanno provocato 1.23 milioni di morti e influito sulla vita di 4.2 miliardi di persone tra il 2000 e il 2019. Lo evidenzia l’ultimo rapporto dell’United Nations Office for Disaster Risk Reduction.



Negli ultimi 20 anni si sono contati 7.348 catastrofi naturali che hanno provocato perdite economiche e danni per circa 2.970 miliardi di dollari americani
. Secondo il rapporto il numero di calamità è aumentato significativamente rispetto al ventennio precedente. Tra il 1980 e il 1999 si sono contati 4.212 disastri nel mondo legati a calamità naturali, con una perdita di 1.19 milioni di vite e perdite economiche di 1.630 miliardi di dollari.

L’aumento del numero di fenomeni meteo estremi dimostra l’evidente connessione con l’aumento della temperatura media globale. Restando nell’Unione europea, i costi economici dovuti agli eventi idrologici verificatisi nell’UE sono ammontati, dal 1980 al 2017, a circa 166 miliardi di euro, ossia circa un terzo delle perdite derivanti da eventi di natura climatica. In uno scenario immutato, le proiezioni indicano che i danni provocati nell’UE dalle alluvioni, per l’effetto combinato dei cambiamenti climatici ed economici, aumenteranno dai 7 miliardi di euro all’anno nel periodo esaminato(1981 al 2010) a 20 miliardi di euro all’anno negli anni 2020, 46 miliardi di euro all’anno negli anni 2050 . Gli eventi alluvionali sono divenuti più frequenti in Europa dal 1985. Negli ultimi anni, la tendenza mostra che il numero di piene repentine di entità da media a elevata è stato oltre il doppio di quello rilevato alla fine degli anni ottanta.

Uno studio coordinato dall’ingegnere ed esperto di rischio idraulico Günter Blöschl, della TU Wien (università tecnica di Vienna)pubblicato sulla rivista Nature, dimostra come gli ultimi tre decenni siano stati più ricchi di alluvioni rispetto ai cinque secoli precedenti. Le differenze principali si possono riscontrare nella durata, nell’estensione, nelle temperature dell’aria registrate e nella stagionalità. Il periodo più vicino a noi è più esteso rispetto ai precedenti periodi individuati dallo studio, è cambiata la stagionalità delle piene, e il rapporto tra le temperature e il verificarsi delle piene si è capovolto.
Le alluvioni europee, a esclusione di quelle avvenute nel periodo più recente, sono state caratterizzate da una temperatura atmosferica più bassa rispetto ai periodi intermedi. Negli ultimi 30 anni invece, il meccanismo risulta cambiato, e per la precisione invertito. Anche la stagionalità delle alluvioni è mutata, infatti in passato il 41% delle piene fluviali dell’Europa centrale avveniva d’estate, mentre oggi tale percentuale è salita al 55%. Nelle regioni del sud, la proporzione è passata dal 42% al 54%. Queste differenze sono influenzate dai cambiamenti dei fenomeni piovosi, dello scioglimento delle nevi, ma anche dallo sfruttamento del suolo, dalla deforestazione e da altri fattori antropici.
Quello che è accaduto in Renania e Vestfalia, due delle aree più avanzate dell’economia continentale, nel cuore dello Stato più efficiente d’Europa, è lì a ricordarci che i target fissati al 2030 o al 2050 sono già in ritardo. La situazione è seria ed urgente e mercoledì scorso la Commissione europea ha annunciato un piano ambizioso per abbattere le emissioni nell’Ue del 55% – rispetto al 1990 – entro il 2030.



Un altro tema emerso prepotentemente sui quotidiani tedeschi è stato quello della mancata sensibilità tra la popolazione del pericolo di alluvioni, nonostante gli avvertimenti numerosi di scienziati ed esperti di cambiamento climatico. Nonostante tutti questi cambiamenti legati al clima la nostra società non sembra invogliata a fare i passi giusti verso una soluzione, seppur minima. Il problema di fondo è che gli effetti non vengono percepiti come una causa del cambiamento climatico mentre le immagini come lo scioglimento dei ghiacciai vengono percepite come lontane, sia come distanza, ma anche temporalmente parlando. Questo aspetto è noto alla comunità scientifica tanto che in merito è stato condotto un esperimento; oltre alle solite immagini sono stati associati anche dei fattori umani. L’empatia che suscitavano la vista di volti veri e sofferenti ha causato risposte diverse alle persone che hanno preso parte a tale sondaggio. Mentre è difficile rappresentare in modo efficace l’accumulo di gas serra, risulta più facile mostrare il dramma che molte persone stanno subendo a causa di questo.
Alcune figure influenti avevano individuato tale effetto già negli anni 90, un periodo in cui Internet non era per niente diffuso. Con l’arrivo di questo mezzo le immagini di catastrofi sono diventate più comuni desensibilizzando la maggior parte di noi.


br>Oltre al problema delle immagini percepite come troppo lontane ce n’è un altro che impedisce una comprensione più approfondita dei problemi a cui stiamo andando incontro. Lo sconvolgimento del tempo meteorologico è solo uno dei tanti effetti del cambiamento climatico e prima ce ne si accorge, prima si potrà lavorare per cercare di migliorare la situazione. “In generale, la pandemia ha effetti immediati, violenti e visibili e la maggior parte delle persone ha la percezione della gravità e di consgeuenza prende le precauzioni necessarie, mentre gli effetti dei cambiamenti climatici che sono molto più importanti e devastanti sono però meno percebili”. Ci dice Belinda Gottardi, AICCRE, Sindaco di Castel Maggiore e portavoce CEMR sul clima. “L’innalzamento delle temperature produce eventi climatici estremi. Catastrofi che abbiamo cagionato oltretutto noi con un atteggiamento sconsiderato e fregandocene delle tematiche ambientali continuando a consumare suolo ed emettere gas serra, etc Sui nostri media è emersa la connessione tra disastri ambientali, umani ed economici con l’incapacità politica di prendere provvedimenti seri, in quanto vi sono sempre questioni elettorali, elettorali o politiche che diventano prioritari rispetto ad un intervento incisivo”.

La situazione preoccupante in Italia è stata resa pubblica dalla Coldiretti:
Il cambiamento climatico che si abbatte su un territorio reso sempre più fragile dalla cementificazione che in Italia, nonostante la pandemia, nel 2020 è avanzata ad un ritmo di 2 metri quadrati al secondo. E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini sulla base dei dati Ispra, nell’esprimere cordoglio per le vittime dell’alluvione in Germania e in Belgio che ha duramente colpito anche l’agricoltura europea, con l’allerta della protezione civile in 8 regioni in Italia.
Dall’inizio dell’estate in Europa si sono verificati il 45% di eventi estremi in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno tra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e grandinate, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’European severe weather database (Eswd). Una calamità che ha flagellato il vecchio continente dopo un mese di giugno che – sottolinea la Coldiretti – si classifica come il secondo più caldo mai registrato, con una temperatura superiore di 1,5 gradi alla media storica sulla base dei dati Copernicus. Si conferma la tendenza al surriscaldamento in Europa con il moltiplicarsi di eventi estremi che – sottolinea la Coldiretti – hanno pesanti effetti sulla vita delle persone, ma anche sulle attività produttive come l’agricoltura.


Le precipitazioni sempre più intense e frequenti, con vere e proprie bombe d’acqua si abbattono su un territorio reso fragile dalla cementificazione e dall’abbandono anche in Italia, dove più di nove comuni su dieci sono a rischio per frane o alluvioni. Per effetto delle coperture artificiali dal 2012 ad oggi il suolo non ha potuto garantire l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana, che ora scorrono in superficie aumentando la pericolosità idraulica del territorio nazionale secondo l’Ispra. A livello nazionale le colate di cemento non rallentano neanche nel 2020, nonostante i mesi di blocco di gran parte delle attività durante il lockdown, e ricoprono quasi 60 chilometri quadrati, impermeabilizzando ormai il 7,11% del territorio nazionale. Sono così saliti a 7275 i comuni – sottolinea la Coldiretti – con parte del territorio in pericolo di dissesto idrogeologico, il 91,3% del totale con 7 milioni gli italiani che vivono in aree a rischio frane, alluvioni ed esondazioni di fiumi, in una situazione di incertezza determinata dall’andamento meteorologico che condiziona la vita e il lavoro.



I più colpiti dal cambiamento climatico sono gli enti locali che, come abbiamo visto in Germania, devono sopperire ad emergenze ambientali, sanitarie, della gestione dei rifiuti, etc Il Sindaco di Schulder, Helmut Lussi, in una conferenza stampa, non ha trattenuto le sue emozioni. Questa alluvione”, ha detto, “lascerà cicatrici anche ai colpevoli. Cicatrici che non saranno mai dimenticate, che non si possono affrontare. Perché le nostre vite sono cambiate da un giorno all’altro”. E sui profili facebook di altri sindaci tedeschi non sono mancati appelli e richieste disperate di aiuto.

Anche per questo l’AICCRE ed il CEMR da anni hanno posto la questione ambientale al centro dei loro impegni politici, rivolgendo in più occasioni l’appello affinché si riconoscesse agli enti locali una maggiore influenza politica nel processo decisionale sui cambiamenti climatici, costruire un dialogo più forte tra tutti livelli della discussione, rimettere al centro la cooperazione decentrata, strumento di crescita collettiva e sinergica. Per esempio qualche anno fa al >Vertice sui cambiamenti climatici ad Agadir, in Marocco, AICCRE e CEMR misero in evidenza la visione e la prospettiva delle amministrazioni locali e regionali attraverso alcuni focus fondamentali: gli enti locali devono essere riconosciuti in maniera più forte come attori decisionali, perché spesso sono i governi locali a subire le conseguenze negative dei cambiamenti climatici (lo abbiamo purtroppo visto bene in Germania, ndr) e sono i primi a gestire le emergenze (inondazioni, siccità, terremoti, per esempio). Quindi sono i primi che devono mettere in campo azioni per contrastare il cambiamento climatico.



L’AICCRE ha aderito al Patto dei sindaci, iniziativa della Commissione europea lanciata nel 2008 per riunire in una rete permanente le città che intendono avviare un insieme coordinato di iniziative per la lotta ai cambiamenti climatici ed è il principale movimento europeo che vede coinvolte le autorità locali e regionali che si impegnano volontariamente ad aumentare l’efficienza energetica e l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili nei loro territori.
Belinda Gottardi, è stata tra le firmatarie della lettera aperta pubblicata dal Poltical board nella quale si esprimeva la volontà di trasformare la crisi legata del Covid-19 in un’opportunità per accelerare la transizione energetica. Anche se al momento l’attenzione si concentra sulle misure di contenimento e protezione, i governi nazionali e l’UE stanno già preparando pacchetti di aiuti per rimettere l’economia in carreggiata. Per sostenere al meglio le città e le regioni nei loro sforzi di ripresa, recitava l’appello, accelerando nel contempo la transizione energetica e climatica, “questi investimenti dovrebbero essere incanalati verso la trasformazione in una società neutrale dal punto di vista climatico. Altrimenti le conseguenze del cambiamento climatico porteranno a crisi molto più profonde e a lungo termine. Una strategia di ripresa verde dovrebbe quindi essere strategicamente orientata verso le sfide future della trasformazione della società”.

L’AICCRE ha deciso anche di sostenere il Green City Accord, l’iniziativa della Commissione europea aderendo alla quale i Sindaci si impegnano a migliorare la qualità dell’aria e dei corpi idrici, di estendere le aree verdi e ripristinare gli ecosistemi urbani, di avanzare verso l’economia circolare e ridurre la produzione di rifiuti, di ridurre significativamente l’inquinamento acustico. AICCRE ha aderito a questa iniziativa ed ha rivolto un appello alle città italiane per sostenere l’iniziativa in quanto, come ha sottolineato Carla Rey, Segretario generale dell’associazione, “ci permette di dimostrare concretamente che le nostre città sono pronte a condividere le loro esperienze con la rete Green City Accord“. Ma, soprattutto, ha precisato, “perché siamo convinti che questa sottoscrizione diventerà un importante atto politico per 3 motivi: 1. in difesa del ruolo degli enti locali come promotori e protagonisti del processo di sviluppo ambientale sostenibile; 2. per promuovere un loro maggiore coinvolgimento nei luoghi dove si prendono le decisioni ambientali; 3. e perché questa campagna di sottoscrizione deve essere prodromica a nuove possibilità di finanziamento diretto alle città per la realizzazione degli obiettivi che questo accordo si propone”.

Oltretutto, nell’ambito di “All4Climate – Italy 2021”, che raccoglie tutti gli avvenimenti dedicati alla lotta contro i cambiamenti climatici che si svolgeranno in Italia quest’anno, lanciato dal Ministero della Transizione Ecologica in collaborazione con Connect4Climate del Gruppo Banca Mondiale e con la partecipazione di Regione Lombardia e Comune di Milano, a settembre l’AICCRE co-organizza, insieme a UNEP, UNDP, UN-Habitat, ICLEI, UCLG, Global Covenant of Mayors e Regione Emilia-Romagna, il 2ndo Dialogo tra Sindaci, Governatori e Ministri dell’Ambiente per rafforzare la collaborazione tra i livelli di governo: l’azione per il clima come responsabilità di tutti; promuovere la neutralità climatica; finanziare le azioni.

Insomma, l’AICCRE si batte da anni non solo per mantenere alta l’attenzione sul tema dei cambiamenti climaticii, ma soprattutto per coinvolgere e sensibilizzare sempre più i territori e fare in modo che essi siano sempre più coinvolti a livello nazionale e sovranazionale. Si legga in questa ottica anche l’impegno massiccio dell’Associazione profuso negli ultimi anni sia per la diffusione in Italia degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’ONU e di Agenda 2030 che per l’nserimento dei nostri territori nel dibattito mondiale, dove il clima e le tematiche ambientali (energia, acqua pulita, sostenibilità, clima, protezione ambiente) hanno un grande rilievo (obb. 6, 7, 11, 13,14, 15).
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