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Il Comitato permanente CEMR per l’uguaglianza, del quale Silvia Baraldi (nella foto) è la portavoce, si è dichiarato il 7 aprile “profondamente turbato” per la recente decisione della Turchia che, attraverso un decreto presidenziale, si è ritirata dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica (detta anche Convenzione di Istanbul).

Una decisione “codarda” ed oltretutto intempestiva, come ha sottolineato il CEMR, “dato l’attuale panorama politico, sempre più segnato da numerosi contraccolpi sui diritti umani e alla luce della “pandemia ombra” di violenza domestica scoppiata il COVID-19.

Estremamente preoccupante per il CEMR “vedere il primo firmatario della Convenzione di Istanbul (la Turchia è stato il primo Paese a ratificare la Convenzione il 12 marzo 2012, ndr) voltare le spalle alle ragazze e alle donne della Turchia”.

Il CEMR è soprattutto preoccupato per le conseguenze del gesto turco in quanto esso “non solo avrà un impatto sulla vita quotidiana delle ragazze e delle donne in Turchia, ma risuonerà rumorosamente in tutta la regione e potrebbe influenzare altri stati a perseguire politiche simili”.

Ricordiamo che la Convenzione è il primo e unico strumento vincolante in Europa per combattere e prevenire ogni forma di violenza contro ragazze e donne, compresa la violenza domestica, lo stupro coniugale, i matrimoni precoci, le mutilazioni genitali ed escissioni.

In molti paesi in cui la Convenzione è attualmente in vigore, i governi locali e regionali e le amministrazioni hanno competenze specifiche che li rendono gli attori chiave nell’attuazione del Convenzione, in particolare per quanto riguarda la fornitura di servizi alle vittime e ai sopravvissuti alla violenza domestica e il monitoraggio e la segnalazione della violenza contro le donne.

Il CEMR ha espresso “solidarietà alle ragazze e alle donne turche che senza dubbio pagheranno il prezzo di questa manovra politica” ed ha rivolto un appello ai firmatari turchi della Carta europea per l’uguaglianza delle donne e Men in Local Life per continuare il loro impegno e incoraggiare tutti gli altri governi locali ad agire per affrontare ed eliminare la violenza contro le donne e le ragazze”.

Inoltre, il CEMR ha esortato “l’Unione dei comuni turchi a sostenere i propri membri nel loro lavoro di prevenzione, protezione e perseguire la violenza contro le donne nei loro territori, indipendentemente dalla posizione del governo nazionale


LA CONVENZIONE, TESTO IN ITALIANO

L’11 maggio 2011 la convenzione è stata aperta alle firme a Istanbul. Ad oggi, 12 Paesi hanno firmato la convenzione senza ratificarla, e 34 Paesi che l’hanno firmata,ratificata e fatta rispettare. L’entrata in vigore risale al 1° agosto 2014. Nel 2017, anche l’Ue ha firmato. Diversi Paesi hanno firmato la convenzione ma non l’hanno mai ratificata, il che significa che non è mai stata applicata. Tra questi Paesi vi sono Armenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Repubblica Moldova, Ucraina e Regno Unito. Altri si sono rifiutati di firmarla, come Russia e Azerbaigian.

In Italia, il 19 giugno 2013, dopo l’approvazione unanime del testo alla Camera, il Senato ha votato il documento con 274 voti favorevoli e un solo astenuto.

LA LISTA COMPLETA E AGGIORNATA DELLE FIRME E DELLE RATIFICHE (DAL SITO DEL CONSIGLIO D’EUROPA)
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