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L’affluenza dei cittadini alle elezioni europee è stata nei Paesi che compongono l’Unione intorno al 51%: un buon risultato se si considera che i sondaggi prospettavano in questo senso un quadro pessimista. Il CCRE/CEMR è soddisfatto dell’affluenza, segno che i cittadini hanno capito l’importanza dell’appuntamento, tuttavia c’è da lavorare per fare in modo che la metà della popolazione europea, i non votanti, possa in futuro essere più coinvolta e partecipe. Inoltre, c’è da capire se chi non ha votato non ha compreso l’importanza del Parlamento europeo oppure se ha dato priorità alle questioni nazionali. Gli eletti a livello locale e regionale sono in stretto contatto quotidiano con i loro cittadini e possono promuovere iniziative per aumentare la consapevolezza dell’impatto dell’UE nella nostra vita quotidiana. Questo è il motivo per cui il CCRE/CEMR, prendendo spunto dalle elezioni europee, chiede tra l’altro ai comuni l’organizzazione di dialoghi con i cittadini, annualmente nel giorno dell’Europa. Il presidente del CCRE/CEMR Stefano Bonaccini ha espresso preoccupazione: “con un Parlamento diviso alla luce anche dell’ascesa delle forze antieuropee si potrebbero rallentare decisioni importanti. Ad esempio, i negoziati sul bilancio dell’UE, a lungo attesi dalle città e dalle regioni per ricevere fondi strutturali e di investimento. Ciò allontanerebbe ulteriormente l’Europa dai suoi cittadini. Potrebbe anche bloccare le decisioni cruciali riguardanti lo stato di diritto dell’UE o incidere sulle nomine degli Stati membri per la Commissione europea e altri posti di vertice “. Il Presidente ha quindi esortato: “Abbiamo bisogno di un Parlamento funzionante per fornire risposte alle domande che i nostri cittadini ci pongono su temi importanti e che si aspettano ricevano una risposta, come il lavoro, il clima, la migrazione e l’innovazione“. In generale, il CCRE/CEMR avverte: se l’Unione europea vuole avere successo e progredire deve garantire che il livello locale e regionale sia coinvolto nel processo decisionale europeo, come espresso dal Parlamento in una risoluzione del 2018.
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